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Vorrei raccontare la mia storia

Leggo da tanto tempo le storie su questa piattaforma. Per molti sembra essere uno spazio per condividere o se semplicemente chiedere consiglio. Ragion per cui vorrei parteciparvi attivamente per una volta raccontando la mia storia. Mi chiamo Cesare e ho 23 anni. Ho viaggiato tanto e lavorato altrettanto. Ma sempre con un peso sulle spalle L’insoddisfazione di chi con impegno non riesce a costruirsi un po’ di felicità o serenità. Ho cominciato come contabile nello studio di mio zio. Il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene. Sgobbando anche per fare lavori che non mi competevano e di cui non ero conpetente per 20 Euro la settimana. Direte sicuramente… Era per cominciare o per fare pratica. Questo senza ombra di dubbio. La mia successiva fermata fu la spagna, la mia prima vera avventura. La mia città così come la mia vita mi stava stretta e al tempo stavo già da diversi anni con la ragazza di cui tutt’ora sono innamorato. Decisi di lasciarla e di fare altrettanto con  quel lavoro mediocre e senza sbocco che però mi aveva permesso di racimolare un gruzzoletto. Dall’oggi al domani feci i biglietti e partii alla dea avventura senza appoggio e conoscenza della lingua. Riuscì in tutto malgrado le difficoltà ad aprire/ gestire e mandare avanti una piccola gelateria di proprietà di un’amico di famiglia che aveva deciso di lanciarsi nell’impresa. Lavorai 12-13 ore al giorno 7 giorni su 7. Alla fine della stagione a quasi un’anno dalla mia partenza decisi controvoglia ma con la consapevolezza di non poter restare di ritornare alla mia città natale. Cercai invano di lasciarmi alle spalle la mia depressione dovuta al ritorno alla mia stretta ma tranquilla vita. Trovai solo 4 mesi dopo quello che fu un mio amico e mentore. Da qui iniziò la mia penultima avventura la programmazione. Cominciai senza sosta a studiare. Primi ingaggi e primi sogni si scontrarono con la dura verità della società moderna e dell’innocenza dei ragazzi. Dopo un’altro anno passato a lavorare incessantemente giorno e notte in previsione del primo stipendio. Il mio mentore preso da manie di grandezza decise che io ero di troppo. Rubando il nostro lavoro e usandolo a suo nome. Ed ecco che arriva l’ultima fase del mio viaggio. La depressione decise di fare ritorno più forte che mai. Anche perché l’amore della mia vita M.C. che scostantemente ritornava da me quando eravamo nella stessa città. Mi supporto al meglio Delle sue possibilità. Ma anche questo non riuscì a alleviare la mia moria. L’illuminazione avvenne quest’ultimo capodanno. Un ragazzo mi parlò del suo mestiere e rimasi sconcertato di quanto ne rimasi affascinato. Il croupier in Inghilterra. Scrivo dal mio salotto/cucina che e anche la mia stanza da letto. Dal mio cellulare rotto e vecchio con l’odore del cibo cucinato ore fa. In una casa dove non sono bene accetto, solo. In una città che ho scoperto non piacermi. Con la mia innamorata nelle braccia fisiche di qualcuno che le possa dare attenzioni che io con la mia voglia di riscatto e voglia di fare non sono mai riuscito a darle. Vi scrivo con l’amaro in bocca. Perche per quanto io abbia provato a scrivere questo pezzo. Tante cose mancano. Buchi di trama si possono chiamare. Tante disavventure e tante delusioni mi accompagnano. Ma non e questo il momento. Grazie anticipatamente direttore del suo posto sul suo sito. Spero sia di vostro gradimento.

Lettera pubblicata il 25 Giugno 2018. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Lavoro - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    Soleluna -

    Guarda, già una persona che a 23 anni vuole “raccontare la sua vita” come se ci fosse un gran vissuto da raccontare mi puzza sempre di bruciato. Inoltre hai racimolato un gruzzoletto con un lavoro da 20 euro a settimana: facendoci due calcoli sono 20 euro a settimana = 80 euro al mese = 960 all’anno… immagino che cifrone per poter andare in Spagna ed iniziare “alla dea avventura senza appoggio e conoscenza della lingua”… si senza appoggio ma con una gelateria DI PROPRIETA’ DI UN AMICO DI FAMIGLIA. No vabbè. Mi sono fermata con la lettura.

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