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Ho il terrore di tornare al lavoro

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Salve a tutti. Ho 25 anni, sono un operatore socio sanitario, ho lavorato in questa rsa per quasi due anni, non è stato il mio primo impiego in assoluto ma lo è stato come oss. Adoravo il mio lavoro e adoravo quel posto. Ho iniziato a gennaio 2020 e dopo aver affrontato il Covid, ho affittato una casa e ho cominciato ad uscire in quel paese che non conoscevo e che è circa a 13 km da dove vivono i miei genitori. Non è da me, io sono sempre stata l’eterna asociale che va a letto alle 21 e si alza alle 5 per andare a correre. Lì avevo trovato il mio posto nel mondo e anche una persona. Lei è un’infermiera di 23 anni più grande che al lavoro era solo una collega con la quale andavo particolarmente d’accordo.
Il nuovo caposala, che inizialmente mi piaceva, ha comiciato come infermiere ed era bravo e gentile. Ero contenta che diventasse lui il caposala e gliel’ho anche detto, lo consideravo una persona valida. Solo che da un momento al altro lui mi ha presa di mira e ha cominciato a infastidirmi (giuro, ancora oggi non so che cosa ho fatto). Avevo un contratto a tempo determinato che sarebbe scaduto a novembre 2020 e prorogato fino a settembre 2021. Poco dopo il primo rinnovo sono cominciati i problemi, infatti a una mia richiesta di un cambio turno, (cosa che in genere non faccio) lui se ne esce con questa frase “ci sono in giro delle voci, tipo che tu e Tizia state insieme, tipo fidanzate. Tu lo sai che questa cosa non va bene, non è normale e io se voglio ti posso licenziare. Un altro caposala lo avrebbe già fatto”. Io sono gay da tutta la vita, ho subito tante discriminazioni per questa cosa e frasi del genere mi mandano in bestia, però me ne sono stata zitta, sono uscita dalla struttura e ho chiamato la mia fantomatica fidanzata (a quel tempo non c’era proprio nulla tra di noi eravamo uscite una volta a mangiare dopo il lavoro). Lei mi ha detto di lasciar perdere che non voleva cambiarmi il turno, che lui non era tutto a posto e non meritava il peso che gli stavo dando. Io le ho dato ascolto ma mi sono resa conto che quello non era uno scherzo. Il signore era omofobo (e non solo) e me lo ha dimostrato molto chiaramente. Infatti ha cominciato a tormentarmi chiamandomi nel suo ufficio durante il turno e costringendomi a lasciare il reparto, facendomi perdere tempo per dirmi cose che non riguardavano il lavoro, chiamandomi a casa a tutte le ore del giorno e della notte, facendomi dispetti di ogni tipo, infamandomi di fronte ai miei colleghi con accuse assurde. È andata avanti per mesi e io mi sono rivolta a una dottoressa solo in una occasione perché aveva esagerato più del solito. Io non volevo problemi, volevo solo lavorare in santa pace.
Vista l’aria che tirava, io a giugno avevo cominciato a tirare i remi in barca e cercare un altro posto di lavoro, nonostante io avrei fatto carte false per rimanere lì. Dopo la prima chiamata mi sono presentata in ufficio dalla responsabile sanitaria, premettendo che non volevo casini, volevo solo sapere se c’era la possibilità di avere un altro contratto, perché a me li piaceva e io non me ne sarei mai voluta andare. Lei mi ha detto che avrei dovuto parlare con il caposala e lo ha chiamato in ufficio. Lui è entrato e ha cominciato a dire che io mi comportavo male, che i miei colleghi si lamentavano e che nessuno mi voleva in turno. Ci ho creduto e avrei voluto sprofondare, non pensavo di essere così uno schifo di persona. Dal canto suo la dottoressa ha preso le mie difese quindi lui ha detto una cosa che, nonostante non sia vera, mi ha dato ribrezzo e che mi ha fatto capire che tutta quello che mi aveva sputato addosso fino a quel momento non era vero, che voleva solo vedermi stare male. Non ripeto quello che mi ha detto perché mi fa schifo, ma era un’accusa gravissima, di cui non aveva le prove (anche perché ho quasi tutti i difetti del mondo ma non quello di cui sono stata accusata). È stato l’unico momento in cui ho reagito, dicendo che era ora di pranzo e che volevo andare ad aiutare i miei colleghi a dare il pasto, quindi la dotttoressa ci ha congedati. Ho cercato di accelerare il passo per arrivare nel mio reparto ma lui è stato più veloce e mentre eravamo in una zona dove non c’era nessuno lui mi ha letteralmente attacata al muro, minacciandomi. Lui aveva il coltello dalla parte del manico e non avevo possibilità di rimanere lì. Quel pomeriggio dopo essere tornata a casa per vomitare ho chiamato la dottoressa che ha cercato di giustificarlo, non credo lo abbia fatto con cattiveria, penso che, come me non volesse problemi, ma io da quel giorno sono cambiata e mi sono detta che avrei accettato qualsiasi posto purché lontana da lui.
Dopo poco mi sono licenziata e me ne sono andata a malincuore senza salutare nessuno, ho cambiato due posti di lavoro e non riesco a tenermene uno. Non riesco a togliermi dalla testa l’immagine di lui che mi attacca al muro, le sensazioni che ho provato, mi odio perché non ho reagito. Ho cominciato ad allontanare le persone, ha tirare su muri in cui non faccio entrare nessuno, ho paura della gente che mi si avvicina troppo, sia fisicamente che emotivamente. Ho il terrore al solo pensiero di dover indossare quella divisa di nuovo e allo stesso tempo vorrei solo poter ricominciare ma facendo quel lavoro.

Lettera pubblicata il 27 Novembre 2022. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Lavoro - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 5 commenti

  1. 1
    piero74 -

    che c’è, hai paura delle gesta che fa un omofobo razzista? hai fatto male a licenziarti, tu dovevi andare via solo da quel reparto, stop; e non ho capito, anche i tuoi colleghi sono contro di te? come la pensano?

  2. 2
    rossana -

    Nick97,
    hai avuto la sfortuna d’incontrare una delle persone che immaginano il mondo a loro somiglianza e che si impegnano attivamente a plasmare, nella maggior parte dei casi con aggressività e gusto del dominio, chi non si piega o non rientra nei suoi standard.

    Ci vuole poco a distruggere la reputazione, che in seguito è poi quasi impossibile ricostruire.

    Mi dispiace per la pessima esperienza. Mi sa che dovresti sforzarti in futuro a imparare a difenderti con maggior efficacia oppure abituarti a cedere e ad allontanarti da questo tipo di soggetti prima che essi abbiano modo di farti troppo male, come è purtroppo successo in questa circostanza.

  3. 3
    Nick 97 -

    Piero74
    I miei colleghi non hanno mai fatto molto anche se erano quasi tutti d’accordo sul fatto che lui avesse qualche problema. Non penso che abbiano mai capito la gravità della situazione, anche la mia amica infermiera mi ha confessato che l’aveva sottovalutata fino a quando, dopo che mi sono licenziata. Lui come caposala decideva chi cambiava reparto e quando sono andata a chiederglielo lui ha fatto a posta a non cambiarmi, nonostante non ne avrei avuto molto beneficio visto che lui aveva il cotrollo di tutti i reparti.

    Rossana
    È questo che mi fa paura. Ho allontanato tutti dopo quell’esperienza, il problema è che, ovviamente nessuno lo capisce e passo per quella schizzinosa, quando io non lo sono per niente. Ho solo il terrore che succeda ancora.

  4. 4
    MisterT -

    Hai avuto una brutta esperienza, purtroppo nel mondo del lavoro capita e hai avuto la sfortuna di incontrare una persona spregevole. Detto questo è stata anche colpa tua che ti sei fatta mettere i piedi in testa senza reagire fin da subito. Ora metteci una croce sopra e cercati un posto di lavoro in un’ altra residenza traendo insegnamento da ciò che ti è capitato. Capisco il timore di ri trovarti in una situazione del genere ma comunque che ti ricapiti nuovamente una persona cosi la vedo difficile. Tieni presente che il mondo del lavoro non è mai rosa e fiori quindi devi imparare un minimo a difenderti.

  5. 5
    Dante -

    Dovevi rivolgerti per vie legali e avresti sicuramente vinto la causa, la tua parola vale contro la sua.

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