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Quando arriva il limite di una storia?

La mia è una domanda sincera. Evidentemente, io posso anche rendermene conto, ma alla fine della fiera, dopo qualche giorno di silenzio stampa da parte mia (come ho imparato “dal migliore” nd), non so cosa, ma qualcosa mi fa andare avanti.
Se io raccontassi i motivi per cui litighiamo, credo che la maggior parte delle persone mi direbbero “scappa, cosa ci fai ancora lì?”. Lo penso anche io. Quindi mi viene da chiedermi:che cosa deve fare ancora per farmi capire che davvero siamo arrivati al limite?
Forse ora ci siamo, ma dando la colpa a me. Perché, è vero, abbiamo sempre parlato di avere obiettivi di vita uguali, ma ora che secondo lui la campana ha suonato, a me non sembra proprio l’ora. Sarà che sono più giovane di 2 anni, ma nemmeno chissà quanto. Ho 28 anni. Sono laureata e lavoro per una bella azienda e fino qualche mese fa ero iscritta ad una scuola notarile, che ho deciso di mollare (gli ultimi 3 mesi) perché era morto un nostro carissimo amico e sono andata un po’ in crisi, non riuscivo più a seguire le lezioni come prima, ed anzi ho dato la priorità ad occupare il tempo con altre cose più “gioiose” che mi rendessero felice, ossia facendo sport e iniziando a suonare uno strumento. Nella mia testa il pensiero era “non mi serve arrivare là, ho un bel lavoro, guadagno a sufficienza per avere una vita dignitosa, fine”. Se non che il mio compagno ha iniziato nemmeno troppo piano a dire che, perfetto, mi ero rassegnata ad avere una vita da barbona. Che allora aveva aspettato che io finissi l’università per cosa. Che io credo di avere un bello stipendio e di essere ricca, ma sono una “pezzente” (parola jolly che gli sta sempre in bocca ormai) come tutti gli altri e come lui stesso. Perché chi guadagna anche 2.000 euro al mese, non fa comunque una vita migliore, non fa “il salto”… rimane comunque un pezzente. Se io guadagno 1.600 + 150 euro di buoni spesa rimango una pezzente, e pure mongola, perché ho studiato per avere lo stipendio di un operaio. Avrei invece potuto lavorare prima (come lui che lavora da 15 anni e che sul conto meno di mille euro nd). PERO’ ecco la pronta soluzione: unifichiamo gli stipendi su un unico conto, e soffriremo meno la fame. Poi, i soldi che ti hanno regalato i tuoi nonni, unifichiamoli, non c’è più niente di mio e di tuo. Puoi anche tenerli intanto, ma quando avremo una famiglia non basteranno i due stipendi (lui prende solo 100 euro meno di me nd), quindi dovrai mettere tutto sul conto comune. E scusate se nn mi va a genio l’idea di condividere il conto con uno che si compra uno smartwatch scialacquando metà dei suoi soldi, che si compra la moto a rate e deve ancora finire di pagarla, per usarla solo 2 mesi e rivenderla a metà prezzo. Se gli faccio notare che in tal caso non mi andrebbe a genio che abbia sempre l’ultimo modello di Iphone se i conti fossero uniti, mi dice anche “eh certo, allora decidi tu cosa includere e cosa no?”. Non so. Siamo in due, per me dovrebbe andare bene ad entrambi cosa includere e cosa no.
Ma non finisce qui: a breve vogliamo comprare casa. Non nego che ora l’idea piace anche a me perché la casetta è davvero stupenda, mi sono innamorata quando l’ho vista… ma diciamocela tutta: inizialmente l’idea era soltanto sua. Quando sono scaduti i 4 anni di affitto mi viene a dire che lui non vuole rinnovare, si DEVE comprare una casa. Fa i capricci, scenate col proprietario di casa perché o gli fa pagare 300 euro un trilocale o ce ne andiamo, e rimaniamo in strada. Lui mi dice che dobbiamo trasferirci nel monolocale dei miei, e loro addirittura devono mettere fretta all’inquilino per far entrare noi che nel frattempo ci appoggiamo a casa di un amico, mentre lui continua a ripetere lapidario “che non metterà mai più un euro per una casa in affitto”. Tutto normale, del resto quando ero ancora all’università mi aveva OBBLIGATO ad andare in affitto con lui, nonostante facessi solo ripetizioni e fossi senza lavoro, altrimenti mi avrebbe lasciato, perché lui non aspetta una che studia. Inizialmente dicevo che era presto per comprare casa, ma in realtà mi faceva paura l’idea di un passo così importante con uno con cui era proprio impossibile parlarci insieme fino a qualche mese fa: se parlavi tu “rompevi le palle e rovinavi le serate” (Cit.), quindi non dicevo mai niente di quello che nn mi andava bene almeno per 3-4 settimane, e quando ne parlavo, seppur in modo gentile, rompevo. Se rispondevo alle sue idee, dovevo sempre rompere. La frase tipica era “ma non sei in grado di stare zitta ogni tanto?”, “io ho bisogno di avere una donna che sta zitta e non risponde sempre, perché mi fai incazzare”. Gli dico quindi che, se vuole una casa insieme (da solo non riuscirebbe mai a comprarla del resto), deve iniziare a parlare. Così fa, da circa un mese e mezzo. E io mi illudo che qualcosa sia cambiato. Arriviamo qui, a giorni dalla proposta di acquisto della casa, e arriva la proposta del “tutto in comune”, quando no, non esiste, perché non mi fido di come spende. Spese per la casa o per eventuali figli? Di certo sarei super disposta ad usare i miei. Vogliamo mettere quasi tutto lo stipendio su un conto comune? Va bene lo stesso. Ma una mia piccola autonomia devo mantenerla, fossero anche solo 100 euro al mese. I soldi dei miei parenti non è giusto che vadano nella sua disponibilità, perché prendiamo quasi uguale, e mentre io rifiuto cene su cene per risparmiare, lui non se ne fa mancare una. Anche perché a breve la mia auto mi lascerà a piedi, e dovrò pur cambiarla.
Discorso figli:abbiamo sempre detto di volerne, uno o due al massimo. Solo che, ora che useremo praticamente tutte le nostre disponibilità fra casa e mia futura auto, mi viene a dire: io voglio un figlio l’anno prossimo. Massimo due….eh? No. Se ci penso, mi viene male. Sì, voglio una famiglia, ma non ora. Ora io voglio una casa e voglio usare questi anni senza figli per poter finalmente girare il mondo in ferie… e poi quando vedo le mie poche amiche che già li hanno… veramente poca invidia. Io credo che per diventare madre, bisogna sentirsi pronta, ed io non lo sono, ma so che lo sarò. Anche perché…. ho un malessere di fondo, che dopo 4 mesi di assenza dagli studi si manifesta: vorrei tanto riprendere a studiare… quindi, niente figli, per ora perlomeno. Vorrei riprendere a studiare perché mi manca, considerando anche che quando studiavo ho sempre lavorato comunque, anche in questa azienda dove lavoro tuttora. Quindi, mi chiedo: è così assurdo questo mio desiderio? Non sto parlando di tornare a studiare dopo 10 anni, ma dopo 4 mesi, di un percorso che ho sempre fatto fino a qui. E quando glielo dico, lui che dice: “mi fai schifo”. Preciso che non mi ha mai fatto studiare: ho finito la mia università a fatica perché lui diceva sempre che dovevo mollare tutto e andare a lavorare. Se stavo a casa a studiare e lui non usciva, veniva di là a dirmi che si sentiva solo e dovevo stare con lui. Se studiavo 3 sere a settimana mi diceva che il mio primo dovere era lui, e che se doveva stare così solo allora tanto valeva che andasse da un’altra. Quando ho iniziato la scuola notarile gli ho chiesto il permesso: se non fai come all’università la faccio, altrimenti non inizio nemmeno perché non riesco a studiare se uno continua a farmelo pesare. “Falla pure”. Tempo due mesi ed era di nuovo come prima: non ce la fa. Fa niente se lui normalmente esce con gli amici 3 volte alla settimana ed io ne approfittavo per studiare: se per caso non usciva più all’ultimo, me lo dovevo smazzare io, con litigi epici se non andavo di là a fargli compagnia. Ero arrivata anche al punto di dirgli che uscivo e invece andavo in biblioteca in città, 30 minuti di auto, dove rimane aperta anche i weekend fino all’una, solo per studiare. E ora che ripropongo l’idea che avevo fino a 4 mesi fa: “adesso basta, con te non ci voglio nemmeno più parlare, mi fai vomitare come persona. Pensi a studiare invece di fare figli”. E non mi parla da 2 giorni, nemmeno saluta quando esce.

Lettera pubblicata il 19 Ottobre 2019. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Amore e relazioni

La lettera ha ricevuto finora 7 commenti

  1. 1
    Rossella -

    “Da Roma in su” il discorso è presto fatto. Non ci sono grandi margini di manovra. Classiche cose: proposta, anello, fedi, ecc. Per motivi ambientali non è possibile fare un discorso basato sui sentimenti. Ci s’inganna. Questa è la mia esperienza. Il romano di settima generazione è un uomo del popolo. La sua vita ruota intorno all’ufficio e ha possibilità di essere introdotto in ogni ambiente. Sono due mondi diversi. Ciò nonostante tante donne del Sud continuano a preferire l’uomo del Nord per via delle persecuzioni alla Chiesa. La procedura consente loro di conservare l’aria della signora. Solo la burocrazia ha questo potere. Non esiste un’altra strada. Quando perdi quest’aria ti ritrovi in Africa, con tutto il rispetto. Il figlio ti viene tolto (diventa un figlio del mondo) perché tu intanto resti un’italiana all’estero, mentre lui rappresenta la seconda generazione. Dovete essere una coppia solida per dargli modo di conservare il senso delle radici, oltre a quello della famiglia. E’ destinato a sporcarsi per riuscire a conservare il posto che si è trovato ad ereditare dai signori del passato. A maggior ragione non sarebbe possibile trovare un punto d’incontro con qualcuno che si trova a doverti commiserare, probabilmente suo malgrado.

  2. 2
    Esasperato -

    Come dal nick che ho scelto, sono esasperato dal leggere lettere come la tua. Ma quale speranza lasciate a un uomo serio e corretto voi donne che tollerate per compagni individui tanto miseri, odiosi, prepotenti, castranti. Arrangiati, non meriti altra risposta tu e le altre che non sapete scegliere un uomo e vi tenete pure una chiavica.

  3. 3
    Rossella -

    La figliolanza crea un doppio vincolo. L’uomo tende naturalmente a conservare quel prestigio. Potresti bruciare un capitale. Non cambierebbe nulla. La povertà non fa la differenza, può essere un valore aggiunto. Ti vendi, no? Cara moglie con la puzza sotto il naso, resterai sempre una delle sue amanti. Tra l’altro quando si spegne la passione la moglie è sempre la moglie. Infatti il sesso in menopausa è un tabù proprio perchè genera la “giovinezza”. L’uomo resta sempre legato alla sua adolescenza. Non potrebbe mai funzionare. Ma a parte questo è la causa del debito pubblico, come hai potuto vedere attraverso gli articoli di legge che ti ho enumerato. Questo è un vero tradimento verso la patria. Un uomo onesto non ti dovrebbe insidiare. Facile metterti davanti la verità quando i giochi sono fatti e ha ottenuto il suo scopo. Penso che dovrebbe sparire dalla tua vita perché l’ombra del peccato mortale ti trascina in un luogo in cui sembra possibile recitare la parte di paolo e Francesco con la soddisfazione di chi ha trovato un posto all’Inferno, pensa.

  4. 4
    Golem -

    Ha ragione Esaspy: mandalo a ca..... È un fallito costituzionale. È un ordine.

  5. 5
    Angwhy -

    Ciao credo che il duplice intervento di Rossella dovrebbe averti chiarito di molto le idee,in caso contrario rileggiti con attenzione gli articoli di legge che ti ha enumerato.è evidente che lui non è di settima generazione,ma forse questo è il male minore dal momento che con un polentone rischieresti una scomunica da parte del Vaticano

  6. 6
    Yog -

    Tieni il conto separato, aspetta qualche anno e mollala a un altro fin da subito. Fai molti figli, così la sinistra avrà più voti tra 20 anni.

  7. 7
    Bottex -

    Io rispondo in generale alla domanda del titolo, non solo al tuo caso specifico. Il limite di una storia varia da relazione a relazione, ma da quanto ho visto, in genere è molto più “basso” di quanto le persone siano disposte ad ammettere (nel tuo caso poi, più che mai). Spesso leggo di persone che portano avanti una relazione burrascosa per anni, anche se ormai non c’è più nessuna intesa e litigano costantemente, sperando magari che col tempo, magicamente, tutto si risolva e l’altra persona cambi. Ma è una sciocchezza! Queste cose succedono solo nei film! Quando non si riesce più ad immaginare un futuro sereno con l’altra persona: questo è il limite della relazione, raggiunto il quale, anche se ci sarà certamente sofferenza, è il momento di chiuderla. Perché le persone non cambiano. Possono smussare qualche spigolo del loro carattere per amore dell’altro, certo, ma non cambiano da così a così. Questo è quello che l’esperienza mi ha insegnato. Ribadisco anche una mia grandissima convinzione: pensare che una cattiva relazione sia sempre meglio che nessuna relazione è uno degli errori più gravi che si possano fare.
    Per quanto riguarda il tuo caso specifico, penso non ci sia bisogno di aggiungere nulla. Saluti.

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