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Non protesta, ma tristezza (sequestrata 16 ore dall’autostrada)

Gentile direttore, buonasera. Mi chiamo Clelia Celisi ed è la prima volta in vita mia che scrivo al direttore di un giornale. Sono reduce dal viaggio più lungo della mia vita, da Bologna a Siracusa, passando per un’autostrada che, all’altezza di Incisa, mi ha sequestrato per 16 ore. Ne avrà ricevute, lei, lettere di protesta…. a iosa, lo immagino. Ma la mia non vuole essere una lettera di protesta, ma di tristezza. Sono rimasta seduta nella mia auto per 16 ore di fila, anche passeggiare per sgranchirsi le gambe era un po’ difficile, c’era freddo e i fumi delle altre auto – tutti il motore acceso, tenevamo, per il riscaldamento – rendevano l’aria fuori quasi irrespirabile. Tristezza, le dicevo, ma all’inizio era rabbia, desiderio di sapere cosa fosse successo. Ho provato infinite volte a chiamare i numeri di emergenza: 112, 113… infinite volte. E lì non ci potevo credere: i carabinieri, la polizia che non rispondono, non è possibile. Invece si, è possibile. In 18 ore, di notte, fermi in auto, tutto poteva essere possibile: un infarto, un malessere, una crisi glicemica, qualunque emergenza. Da non poter raccontare a nessuno. Nessuno che ti risponde. Ma, grazie a Dio, non è successo. Intorno a me è successo altro: una famigliola con bimbi piccoli che hanno iniziato a piangere. La mamma ha finito la scorta di pannolini, contava di prenderli all’autogrill. Ma l’autogrill distava 36 lunghissimi km. La bimba più grande a un certo punto ha fatto pipì là, in mezzo alla neve. Dopo 5 ore anche la sua mamma, protetta dal giaccone del papà che le si è parato davanti. Non so come la mia vescica abbia potuto resistere a una simile prova, ma ce l’ha fatta, sennò avrei fatto la stessa cosa anch’io. Ho assistito a delle scene di nervosismo: a un certo punto un signore ha provato a infilarsi nella corsia di emergenza, e in molti hanno protestato: no, la corsia di emergenza è per chi ha qualche problema serio, per chi sta male davvero. Il signore ha fatto un po’ di storie, e poi ha fatto marcia indietro e si è rimesso al suo posto. Devo essere sincera, però: nel tentativo di avere notizie, ho chiamato anche il 118, che ha risposto, dicendo che i mezzi di soccorso bloccati in autostrada erano 7: chiami il 113, qualcuno le spiegherà. Ma, ripeto, i numeri 112 e 113 non rispondevano, il telefono squillava a vuoto. Le parlavo di tristezza. L’ho provata al casello dell’autostrada, quando a Rosignano ho visto che le auto erano in fila per pagare il pedaggio: non c’erano le sbarre su, come sarebbe stato normale, no. Tutti in fila rassegnata… tutti hanno pagato. Io no. E sono triste perché ho sfogato la mia rabbia su quel povero impiegato che faceva solo il suo lavoro e che per recarsi lì a lavorare aveva fatto anche lui 3 ore di fila. Ma c’era lui, là. E io me la sono presa con lui: non pago, gli ho detto. Non dovreste neanche chiedermelo. Dovrei solo sentire parole di scuse. Ecco. Parole di scuse. Quello che io non ho sentito. Una nazione civile deve essere in grado di garantire i servizi essenziali, anche in momenti di crisi. E, comunque, una nevicata neanche così eccezionale non avrebbe dovuto essere occasione di una crisi di queste dimensioni. Il ministro Matteoli ha convocato questo, ha convocato quell’altro. Ma nessuno ha avuto l’onestà di ammettere che l’organizzazione NON C’È STATA. E che, semplicemente, si è sottovalutata la portata del problema. In una nazione civile si dovrebbe avere il coraggio di dire: si, abbiamo sbagliato, scusateci. Faremo in modo che non succeda mai più, neanche nel caso della nevicata del secolo. Ora sento che le associazioni dei consumatori si mobiliteranno per fare questo, per fare quello, polemiche, risarcimenti. Vedremo. Non so che risarcimento potrà chiedere il guidatore dell’auto davanti alla mia: all’uscita dell’autogrill dove in massa ci siamo recati dopo quelle interminabili ore a rifocillarci, forse a causa della stanchezza che, identica, sentivo anch’io, è andato a schiantarsi dall’altra parte della strada. Ci solo volute più di 2 ore per estrarlo dai rottami, e spero sia vivo. Farò un esposto al prefetto, e scriverò anche al ministro. Con tristezza, direttore. Perché so già che nessuno mi risponderà.
La ringrazio per la sua gentilezza.
Clelia Celisi

Lettera pubblicata il 20 Dicembre 2010. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Cittadini

La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    colam's -

    Tristemente vero..

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