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Non è facile vivere sai?

So che mi avresti capito, avresti guardato i miei occhi e tutto sarebbe stato facile, così maledettamente facile. Avresti aperto le braccia e saresti stata lì ad ascoltare i miei singhiozzi. Avresti pianto con me.
Non ci riesco, non riesco a buttare tutto fuori, non riesco più a piangere e nemmeno a ridere. Ho paura, ho solo tanta paura.
Sono cambiate tante cose in questi anni. Non riconosco più nessuno di quei bambini con i quali giocavamo, il tempo li ha cambiati, li ha cambiati così tanto da renderli estranei gli uni agli altri, li ha inariditi. Sognavamo di diventare grandi, di crescere, ma non conoscevamo il prezzo da pagare. Ma sembra che a nessuno importi niente, sembra che quei bambini non siano mai esistiti e a volte mi domando se non sia realmente così, ma non riesco a sputare sopra quei ricordi, sono gli unici appigli che ci tengono legati, sono le uniche testimonianze che mi ricordano sempre che tu ci sei stata ed io vivo per quei ricordi.
Non è facile fare sempre finta che tutto vada bene, stamparsi quel sorriso sul volto e tirare avanti, stringere i denti e sperare che domani vada meglio. Aspetto quel “dannato domani” da una vita ma non arriva mai. Aspetto che il tempo aggiusti le cose ma sembra che passi solo per gli altri ed io non so che fare…
Scrivo parole che non leggerai mai, ma ne ho bisogno. Ho bisogno di far finta, anche solo per una sera che tu possa ascoltarmi, ho bisogno di sentirti vicina perché mai come in questo momento mi sono sentito così tanto solo.
Sono gay, omosessuale, checca, finocchio, ricchione. Sono stanco di mentire, di nascondermi dietro ad un muro di vetro per proteggermi dalla vita, sono stanco di costringermi in vestiti troppo stretti, di fingere continuamente, di rinnegarmi sempre. Vorrei averti qui, vorrei poter affrontare insieme a te tutto questo, vorrei, vorrei, vorrei, c....… Vorrei solo che questa vita di merda non fosse così dannatamente ingiusta, vorrei sentirmi libero. Vorrei non crescere più…
Ho paura, ho paura di quello che sarà di me, ho paura di non riuscire a sputare tutto fuori e di morire sommerso dalla rabbia.
Perché deve essere tutto così difficile? Perché non riesco più a ricordarmi come sei fatta? Perché non riesco più a sentire la tua voce? Perché a 19 anni devo farmi queste domande? Perché, cavolo, perché?
Non so cosa farò, non so se riuscirò a rimettermi in piedi e a ricominciare tutto daccapo, non so se ne avrò la forza ed il coraggio… Volevo solo ricordare a me stesso che non ti ho mai dimenticata e che al di là di tutto, questa notte sarà fantastica perché ci saremo solo noi due, io e te, come ai vecchi tempi…

Lettera pubblicata il 24 Aprile 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    T.D._ -

    Che bella, Holden, questa lettera! Immagino un ragazzo che piange lacrime silenzione, calde e lente mente compone questa nenia di sofferenza e amore insieme. Un amore reale per la vita, lo percepisco. E che bello sapere che ci sono ancora dei ragazzi sensibili come te, in un’etica sociale che premia la figura del “vincente” arrogante. Quel vincente arrogante lo raffiguro con la maggioranza dei miei coetanei, che possono essere tranquillamente anche i tuoi visto che apparteniamo anno più anno meno alla stessa generazione. Quei coetanei che erano dei bambini, e neanche tanto innocenti, ma dei bambini con cui potevo se non condividerci molto vista la mia timidezza fin da sempre, almeno guardarli da lontano, ogni tanto avvicinarmi un pò, e provarci sprazzi di tenerezza. Oggi invece sono persi. Nelle loro auto nuove comprate a rate, quando li vedo passeggiare pieni di sè, dentro quegli abiti troppo piccoli e costosi, quando li vedo ridicolizzare a prescindere chi è diverso da loro, quando guardo i loro occhi colmi di vanto, di protagismo, di provocazione. Cosa vi è di umano in tutto questo? Ogni tanto incontro una mia coetanea come me, semplice d’aspetto, gentile, magari sorridente e poco truccata. O un ragazzo semplice come il mio, buono dentro, diverso e capace di non vergognarsi della sua “normalità”, dei suoi vestiti economici, della sua macchina che a fatica si mette in moto e della sua voglia di studiare, di fare le sue esperienze, di trovarsi un lavoro digitoso e poi diventare papà. E allora mi dico “si ricordano che sono stati bambini, che sono fragilmente umani”. E mi sento un pò meglio.
    Holden, la tua sfortuna non è di essere omosessuale, è di essere nato in questo contesto, dove chi ci rappresenta ha il coraggio di dire che è meglio pagare delle prostitute che essere gay. La tua sfortuna, come la mia, è quella di essere nati da una generazione egoista, che non ha saputo dare ai propri figli dei contenuti educativi seri, per cui ci ritroviamo dei coetanei che non si ricordano di essere stati bambini, che giocano a fare i “boss” di turno. Sono gli schiavi della cultura degenerativa, e credimi, starne fuori non è che una fortuna, purtroppo stiamo pagando noi “diversi”, “sfigati”, “anormali” un conto che non è nostro, ma il loro arriverà più tardi e molto più salato. A vent’anni anche a me assalgono pensieri come i tuoi, ma poi mi scrollo e mi dico che voglio e devo avere fiducia, lottare, affermare quel in cui credo. Non sei solo, il problema è trovare chi ti somiglia ed è difficile, chi ti capisce, chi pensa come te e ha valori, cuore, testa, anima simili ai tuoi. Il tempo purtroppo non aggiusta un bel niente, è il presupposto necessario per creare una situazione di vita. Perchè la reazione è Vita.
    La tua amica, penso si tratti di una amica, è fortunata a ricevere queste parole. E tu sei speciale a scriverle.

    Un abbraccio

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