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Sentire la morte come unica via di uscita

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Salve a tutti. Sono una ragazza di 21 anni, sebbene senta di averne molti, molti di più.  Saranno ormai sei, sette mesi che avverto un dolore indicibile attanagliarmi lo stomaco, non faccio altro che piangere e ripiegarmi su me stessa, come uno scarabocchio accartocciato. Vorrei tanto avere il coraggio di buttarmi sotto un treno o comunque farla finita, perchè non riesco più a sopportare la mole di dolore misto a senso di colpa che mi opprime. 

Perché, vi chiederete, sei in balìa di questi sentimenti negativi? Ebbene, ciò che rende ancora più frustrante il tutto è proprio questo: non ce li ho, dei validi motivi. O, per meglio dire, sono tutti nella mia testa.

Ho una famiglia che mi ama, l’unico reale motivo per cui sono ancora qui. L’idea di farli soffrire ulteriormente mi fa troppo male perchè io possa – almeno al momento – mettere in atto i miei intenti. Eppure, per il resto, niente mi sembra avere significato.

Sono sempre stata una persona sensibile, forse troppo, timida e poco incline ad aprirsi, perchè spaventata dal confronto con gli altri. Questo ha comportato il non essere una persona propriamente popolare, con più ansie che amici. Tutte le persone a cui io mi sia legata hanno, inevitabilmente, finito col tradire la mia fiducia e rivelarsi dei semplici approfittatori e menefreghisti. L’ultimo esempio è la mia presunta migliore amica, che da quando si è fidanzata neanche si ricorda di come mi chiamo. Il sabato sera esco con un gruppo di ragazzi e ragazze della mia età, conosciuti tramite mio cugino, ma con loro non c’è che un rapporto di conoscenza superficiale. Non che io mi sforzi di approfondire, sia chiaro, per il semplice fatto che non lo so fare. Quando sono in mezzo alle persone mi sento sempre fuori posto, a disagio, mi sembra di essere scialba e senza argomenti, così per la maggior parte del tempo sto zitta e li guardo, li invidio, perchè vorrei essere come loro, vorrei essere in grado di relazionarmi, di fidarmi e di voler loro bene, ma non ci riesco.

Da tre anni sono fidanzata con un ragazzo, ma nemmeno questo riesce p iù a darmi nessuna gioia. Lo amo, lo amo come più non potrei ma ormai lo vedo distante, disinteressato, come se la mia eterna malinconia e insicurezza avessero spento in lui ogni forma di affetto. Non facciamo più l’amore, lui non prova più attrazione nei miei riguardi (e non posso biasimarlo: brutta come sono diventata, con le mie occhiai e i chili di troppo..), non facciamo più le due a parlare dei nostri sogni e delle nostre speranze.. A lui interessa più fare colpo su una ragazza della nostra comitiva, sebbene a parole neghi tutto e dica che vuole solo me, noto il modo in cui la guarda, avverto l’attrazione.. Era il modo in cui guardava me.

Sono iscritta alla facoltà di medicina, ma non riesco a dare esami. Io, sempre stata studiosa e brillante, entrata al primo tentativo, sono bloccata da un anno su un esame del primo. Non perché non riesca a capire qualcosa, ma perché non riesco più a concentrarmi, ho paura di andare a fare gli esami, quando sono in un’aula e il professore chiama il mio nome ho paura di alzarmi ed andare a sedermi su quella sedia. Mi vergogno profondamente della mia codardia, torno a casa e dico ai miei genitori di essere stata bocciata, perché preferisco che mi credano perdente piuttosto che codarda. Ogni loro sguardo deluso, ogni loro speranza tradita me li cucio addosso come se fossero dei tatuaggi, in modo da non dimenticarmi mai la persona piccola e gretta che sono diventata. 

Non sono mai stata molto allegra, ma amavo vivere. Amavo i miei amici del liceo, e li ho persi perchè mi hanno tradita e ripagato la mia fiducia trattandomi di merda proprio nel periodo più delicato della mia vita, quando mia madre ebbe un infarto ed avevo paura che potesse andarsene in ogni momento. Amo una persona che è evidente che non mi ama più, ma non ho il coraggio di lasciarlo, perchè se perdessi lui avrei perso anche il mio unico ed ultimo amico. A volte arrivo a desiderare che quell’infarto fosse venuto a me, così da dovermi risparmiare tutta questa tristezza, tutte queste lacrime, tutte le delusioni ai miei genitori, il morire di un amore. Sarei rimasta eternamente la ragazza studiosa e preparata, il mio lui forse mi avrebbe ricordata con affetto e i miei genitori mi avrebbero considerata come la migliore delle figlie. I miei amici non mi avrebbero ferita, ed io n on sarei qui, a scrivere, corrosa da un male di vivere così prepotente da paralizzarmi e lasciarmi senza energie. Ormai non passa giorno che non pensi ‘Magari mi venisse qualcosa, morirei e non dovrei più pensare a niente’. Poi penso a chi non ha niente, a chi ha dei reali motivi per stare giù eppure lotta con le unghie e coi denti.. Persone che vorrebbero la vita r non possono viverla, ed io non so che farmene. E mi sento anche peggio, se possibile. Non vedo via d’uscita, sto male e sono completamente sola nel mio dolore..

Lettera pubblicata il 21 Settembre 2015. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 7 commenti

  1. 1
    Adesso -

    Ho letto quello che hai scritto e mi dispiace veramente che tu ti senta così! ma non pensare minimamente di fare quello che hai detto! non lo fare mai, tu hai una forte depressione e hai bisogno di prendere luce sole aria, esci la mattina non stare rintanata in casa a rimurginare pensieri negativi perchè così li alimenti e peggiori, esci sopratutto la mattina fino al primo pomeriggio e stai un po sotto la luce del sole, fai qualche vacanza con i tuoi etc etc, ma non pensare mai a fare cose come quelle che hai detto, c’è sempre tempo per morire e questo non è il momento.
    Tutto si sistemerà con il tempo, è solo una tua condizione mentale, come se si fosse installata un “app” che ti comporta negatività, devi rimuoverla e ti sentirai meglio! fai meditazione, riallinea i tuoi centri energetici e vedrai che ti sentirai meglio, elimina dalla tua vista le cose che guardandole ti fanno pensare a cose negative e circondati da pensieri positivi. per ora questi sono i consigli che posso darti.

  2. 2
    xleby -

    Io penso che fin quando non moriamo bisogna vivere fino in fondo perché se sei viva oggi sicuramente è perché DEVE essere così. In fondo non controlliamo nulla e tutto ci sfugge di mano, persino la “nostra” vita non è nostra. Dobbiamo vivere perché un ordine superiore ha deciso che dobbiamo. Non possiamo sottrarci. TU non puoi sottrarti. IO non posso sottrarmi. E ora va a sederti su quella sedia e facci sapere com’è andato l’esame. Se va male è perché DOVEVA ANDARE COSÌ. Ma tu la tua parte devi farla per far andare le cose come devono andare. Ma tu in realtá non hai la responsabilità di nulla. E poi pensa che nessuno si ricorderà di noi e dei nostri fallimenti quando saremo morti e in realtà gli altri sono troppo concentrati a pensare a cosa gli altri pensano di loro ma in realtà NESSUNO PENSA NULLA DI NESSUNO. Siamo solo tutti impauriti da un ipotetica idea che il mondo possa avere su di noi per come siamo fatti. Sbaglia, nessuno ti giudicherà. E con questa CONSAPEVOLEZZA affronta tutta la tua vita. Ha più onore lo sconfitto che il vincitore: ci vogliono due palle per avere il coraggio di sbagliare e accettare di averlo fatto. Vincere invece è facile.

  3. 3
    chaponine -

    Secondo me il problema è proprio legato al troppo amore dei genitori: quando si ha troppo non si diventa adulti, perché vivi in una campana di vetro. Ho 25 anni, e siamo quasi coetanei, capisco le tue preoccupazioni sul presente e sul futuro, ma puoi cominciare da piccoli passi quotidiani.
    Non pensare a ciò che non hai e che non riesci a fare, ma punta su ciò che sai fare e valorizzalo. Ti do un compito da fare per il prossimo post: scrivimi dieci qualità che hai e che sono il tuo punto forte.

  4. 4
    Rossella -

    La storia ci pone davanti a quesiti che purtroppo la politica non riesce a risolvere in maniera organica. Il dramma dei rifugiati – tanto per fare un esempio- non è appena un’urgenza umanitaria. Tenere alla propria intimità domestica non significa non riconoscersi nelle radici giudeo-cristiane. La solidarietà ha mille volti. Non ospiterò a casa mia ma – non per notare- potrei adoperarmi in un altro senso. Per intimità s’intende un rapporto umano che si è sviluppato in maniera spontanea. La stessa persona potrebbe diventare il mio migliore amico. Peraltro il fatto di appartenere alla sfera della civiltà giudeo cristiana non ci ha impedito di punzecchiarci per decenni; fior fior di barzellette cominciano con “c’erano un italiano, un francese e un tedesco…” o “c’erano un francese, un tedesco e un napoletano…” E’ sbagliato far passare il messaggio che l’immigrato europeo sia un privilegiato. La cultura musulmana arricchisce la nostra identità ma quello che dovrebbe essere chiaro è che le religioni non neutralizzano il gioco politico. La tua storia sembra porre l’accento proprio sulla debolezza delle istituzioni ai tempi della società di massa. Sta a te scegliere dove stare, la responsabilità delle tue scelte è solo tua. La differenza, che si estrinseca nell’impopolarità di un pensiero, ti porta a stare da una parte piuttosto che dall’altra… di fatto nessuno ti è ostile. Ti consiglio di non demoralizzarti, in bocca al lupo 😉

  5. 5
    Yog -

    Situazione fotografata come tragica, ma in realtà con ottime possibilità di ripresa. Già essere entrata a medicina è un successo notevole, pertanto non angosciarti per una impasse pur di lunga durata. Non dovrei essere io a dirti che hai bisogno di cure: ci sono ottimi farmaci per impedire che si cronicizzi il quadro che rappresenti, parlane con il medico di base. Alle opinioni altrui non dare troppo peso, nessuno ti ricorderà per l’eternità, perciò rilassati. Se vedi poi che va storta con il ragazzo, mollalo e stappa una bottiglia di prosecco. Idem per gli amici di cui non ti interessa più di tanto. La solitudine è libertà, e chi è libero resta solo per poco.

  6. 6
    Gian88 -

    Mia cara ho compreso perfettamente i tuoi sentimenti perché, fino a qualche mese fa , erano anche miei. Mi chiedevo che senso avesse vivere, mi sentivo un peso per i miei genitori , mi facevo schifo perché non era riuscito a dare un motivo alla donna che amavo per stare con me, e mi sentivo una nullità perché a 27 anni ero ancora a casa con i miei . Ora ho solo un vago ricordo di quel dolore ma tucorfi davvero la sensazione di vuoto interiore che avevo dentro , ma non devi abbatterti. Il tuo ragazzo guarda un’altra? Lascialo . Non é un buon motivo il fatto che non ti tieni più come prima o avere i chili di troppo. Anche io stavo con una ragazza che era molto negativa, molto insicura a causa di traumi infantili . É inevitabile che dopo qualche anno che si sta insieme ci si dia un po per scontati e ci si lasci andare , in più tu hai tante cose per la testa. Era successa la stessa cosa a lei ma io continuavo a ripeterle quanto fosse bella e quando ha voluto andare in palestra l’ho incoraggiata . Penso che se mai qualcuno é proprio nei momenti più duro che devi invece far capire quanto é speciale per te.

  7. 7
    rossana -

    Rosrus,
    a volte si hanno problemi fisici; in altri casi, invece, impedimenti psichici. entrambi vanno affrontati con grinta, in modo da poterne superare almeno la parte più invalidante.

    scrivi molto bene. nonostante tu sia giovanissima, hai un’ottima capacità di analizzare sia te stessa che chi ti circonda, cosa che non può che esserti d’aiuto.

    in tutti i post precedenti di sono stati dati utili suggerimenti. prendi il toro per le corna e costringilo a non provare più ad abbatterti. ce la puoi fare: questo non è che un momento di transizione, volto ad acquisire una maggior consapevolezza, a cui seguirà un nuovo adattamento e una nuova sicurezza.

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