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Molestie morali: l’abito non (sempre) fa il monaco

Le brutte esperienze, si sa, le facciamo tutti, ogni giorno. E tutti noi sappiamo che, comunque sia, possiamo cercare di trarne un insegnamento positivo per il futuro, controbilanciando, in qualche modo, la portata del male subito.
Questa volta io vorrei fare qualcosa in più, qualcosa per altre ragazze che si sono trovate o si potrebbero trovare in una situazione simile alla mia.
Io ho 37 anni, sono sposata e ho tre meravigliosi bambini. Dopo anni di fidanzamento e di matrimonio in cui ho subito molestie morali e, in alcune occasioni, anche fisiche, ho avuto la grazia di rendermene conto e la forza per porre fine a quest’incubo.
In questa sede, voglio raccontare di un terribile incontro che avrebbe potuto rappresentare la spinta nel baratro sul quale mi trovavo, e che, se non lo è stato, ritengo sia solo grazie al fatto che io fossi già abbastanza forte da riconoscere un altro “perverso”. E, dal momento che parte di questa forza io l’ho attinta dalle pagine di questo sito, vorrei in qualche modo “restituire” il bene ricevuto raccontando questa esperienza.
Dopo l’ennesima litigata con mio marito, e data la portata dell’odio che in quel litigio provo nei suoi confronti, mi reco in una chiesa che non è quella che frequento abitualmente, per confessarmi.
Il sacerdote è un parroco che conosco di fama, essendo uno dei più in vista della mia città. Dopo aver ascoltato una piccola parte della mia confessione quest’uomo mi dice delle cose che sono ancora scolpite nella mia mente.
“Nooooo, non devi assumere quest’atteggiamento di ribellione, è così che si distruggono i matrimoni! Ascolta, ti do lo stesso consiglio che ho dato a Maria, una ragazza nelle tue stesse condizioni, su come deve comportarsi una buona moglie. Se un giorno torni a casa in un’ora in cui sai che non dovrebbero esserci rumori e ne senti provenire dalla tua camera da letto, avvicinati silenziosa. Se ti accorgi che tuo marito sta facendo l’amore, nel vostro letto, con un’altra donna, non farti scoprire! Esci in silenzio, chiudi la porta più piano che puoi e vieni in chiesa a pregare. Poi, dopo un tempo adeguato, torna a casa, fa finta di niente e prepara al tuo sposo il suo pranzo preferito: vedrai che lui, prima o poi, si renderà conto della donna meravigliosa che ha al suo fianco e lascerà quell’altra. ”
Io stavo per svenire, ma, ingenuamente, pensavo in qualche modo di metterlo con le spalle al muro chiedendogli cosa deve fare “una buona moglie” quando il marito la picchia tanto da lasciarle i segni sul corpo per una settimana. Ancora adesso mi vengono le vertigini al pensiero della sua risposta:
“Ah, senti! Se un marito torna a casa e picchia la moglie è di sicuro perché lei lo ha fatto infastidire! Lui magari avrà avuto problemi sul lavoro e lei lo avrà risposto male invece di stare zitta. Le buone mogli devono fare il voto del silenzio. ”
Roba da non credere! Se io mi fossi fermata qui, se io avessi dato ascolto alle sue parole, se avessi lasciato che la sua violenza morale e psicologica attecchisse nella mia mente e nel mio animo già provati duramente, probabilmente avrei fatto il salto nel baratro.
Ma, come ho detto, ero già in forte ripresa, abbastanza da rendermi conto che anche lui mi stava molestando. E, grazie a Dio, ero anche tanto forte da non lasciare nemmeno che quest’episodio minasse minimamente la mia fede nel Signore, né, in generale, la mia fiducia nei suoi ministri. Qualche settimana dopo, sono andata da un altro sacerdote di cui mi aveva parlato un mio amico, che è stato, al contrario, il trampolino di lancio dal quale mi sono catapultata nella mia nuova vita, sbattendo con tutte le mie forze la porta in faccia a tutte le molestie subite. “La prossima volta che avrai anche solo la sensazione che tuo marito ti usi violenza, fisica, psicologica, verbale o quando semplicemente ti sentirai violentata dal suo atteggiamento, esci di casa e va a denunciarlo! Non permettergli mai più, e dico mai più, di farti del male! Riprenditi la tua vita, la tua serenità e va per la tua strada: il Signore vuole che tu sia felice adesso, su questa terra, non solo in Paradiso dopo che avrai penato per tutta la vita per colpa di una persona che hai avuto la sventura di sposare. E appena ne avrai l’occasione e la forza, sbugiarda il sacerdote che ti ha parlato in quel modo, se non altro pensando a tutte quelle povere ragazze, meno forti di te, che avranno la sfortuna di capitare nel suo confessionale”.
Nello scrivere questa lettera mi sembra di seguire, in qualche modo, anche questo santo e prezioso incoraggiamento.
Io so, perché l’ho provato sulla mia pelle, quanto le parole, la superficialità o l’indifferenza di chi circonda una persona vittima di molestie morali possano essere letali. E so quanto è difficile riconoscere i molestatori. Ancor di più se sono travestiti.
Cristina.

Lettera pubblicata il 19 Aprile 2009. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 7 commenti

  1. 1
    gianni1089 -

    Cristina e se tu fosti vittima di te stessa?????

  2. 2
    Stefano614 -

    Fedeltà, amore e rispetto reciproco sono le basi del matrimonio. Un prete che legittima comportamenti che esulano da tali principi non risponde ne alla legge di Dio ne a quella degli uomini. E’ una mentalità di alcune parti di questo paese secondo cui l’uomo puo permettersi cose che alla donna non sono permesse. Se ti capita di sentire nuovamente tali affermazioni sei libera di rispondere che nel vangelo va sempre interpretata la reciproca sottomissione degli sposi, e non certo una supposta supremazia dell’uomo. Uomo che da solo sarebbe come un seme gettato sulla pietra, destinato a seccarsi e perire senza portare alcun frutto.

    Auguri

  3. 3
    cristina72 -

    Ciao Stefano,
    grazie davvero per il tuo commento che racchiude in poche parole il senso del colloquio che ho avuto con il secondo sacerdote. E’ bello, inoltre, che tali parole provengano dalla tastiera e dal cuore di un uomo.

    @gianni
    pur volendo interpretare in modo propositivo il tuo post, perdonami, ma non ci sono riuscita. se la tua domanda provocatoria voleva essere costruttiva, potresti provare a spiegarmi con altre parole cosa intendi? io mi metto continuamente in discussione perchè penso che sia il modo migliore (se non l’unico) per crescere: se tu pensi che io abbia delle colpe per essere stata derubata della consapevolezza di essere una persona degna di rispetto come tutte le altre, dimmi pure quali pensi che siano.

  4. 4
    gianni1089 -

    Cerco di spiegarmi meglio…..tu sei stata vittima di tuo marito(o ex)…..ma se la vitta sei tu e l’aggressore è te stesso,che cosa bisogna fare?Se per caso sia il tuo io dentro di te a bloccarti,a ferirti,a pensare le cose più brutte,a fare cose sbagliate…..come reagire?

  5. 5
    emisquiz -

    Ciao Cristina,
    mi dispiace molto che tu abbia dovuto subire questo genere di trattamento da tuo marito.
    Ho notato spesso l’atteggiamento di cui parli non solo in persone di Chiesa ma anche in amici e conoscenti laici. Di fronte alla violenza familiare c’è sempre la tendenza a minimizzare, a dire “tutto passa, abbi pazienza” perchè si pensa sempre che il divorzio porti molto dolore (e povertà economica) a molte donne. Ed in effetti molte donne che divorziano vivono, con i loro figli, ai limiti della povertà. Per questo motivo nessuno si sente di consigliare ad una donna maltrattata di ribellarsi come è suo diritto. Soprattutto perchè vorrebbe dire sobbarcarsi l’onere della solidarietà materiale verso una pesona che, magari senza nemmeno un lavoro, se ne va di casa e non ha un posto dove andare.
    Non è che i servizi sociali siano molto più disponibili e devo dire che, per una donna che subisce violenza, ci sono tante persone (amici, vicini, figli, conoscenti) che fanno finta di non vedere.
    Mi fa piacere che tu abbia trovato la forza di uscire da questa terribile situazione e spero che il futuro ti riservi tanta felicità.
    E non ti crucciare per il religioso: se fosse esperto di amore coniugale non farebbe il prete! 😉
    Un bacio.

  6. 6
    cristina72 -

    @ Gianni.
    Ad un certo punto le cose sono andate proprio come dici tu! Io pensavo di me esattamente quello che mio marito pensava di me. In sostanza che non avevo nessun diritto di vivere la mia vita perchè ero “sua” moglie e che, inoltre, ero una nullità a 360°! E ho capito di essere una vittima di un rapporto malato (a causa sua ma anche a causa mia) solo dopo aver toccato il fondo, e dopo esserci rimasta intrappolata per dieci lunghi mesi.
    Vuoi sapere come ho fatto a venirne fuori?
    La prima volta che sono approdata su questo sito l’ho fatto digitando su google la parola “suicidio”. Non ne potevo più: io non riuscivo ad andare avanti e avevo la sensazione che nessuno mi avrebbe mai capita. Cosa potevo raccontare? Che non potevo sorridere a nessuno perchè mio marito mi faceva sentire una poco di buono o una superficiale, un’ingrata perchè non tenevo conto dei suoi sentimenti? “Sapevo” dentro di me che era assurdo subire il suo atteggiamento ma non sapevo come fare a mettere fine alla mia prigionia. Era paradossalmente meno problematico subirla.
    Poi ho cominciato a leggere qui di storie simili alla mia. Non ero io la pazza! C’erano altre persone che si trovavano nella mia situazione, altre persone che da come scrivevano, da quello che raccontavano mi sembravano persone in gamba, intelligenti, sensibili. Io mi ritenevo una nullità, un’idiota perchè pensavo che se subivo un certo trattamento in fondo me lo meritavo. Ma forse non era proprio così…
    Ed è così che è cominciata la mia risalita, grazie all’affetto e al sostegno di persone che non conosco se non virtualmente, che hanno condiviso con me le loro sofferenze, che hanno messo a mia disposizione il loro tempo, le loro idee, i frutti delle loro esperienze, le loro conoscenze letterarie (grazie Luna!!!).
    Ora ho finalmente un lavoro mio, a volte ancora mi sembra impossibile! Come non riesco a credere che dopo solo una settimana di prova il mio capo mi ha detto “si organizzi l’ufficio come meglio crede, ha carta bianca, ho capito che di lei e delle sue capacità posso fidarmi completamente”.
    DI ME???? Ma se io non potevo nemmeno scegliere le tende per il salone da sola? Ma se non c’era una volta che posata la cornetta del telefono mio marito non mi criticasse toni, parole e contenuti!!! Avresti dovuto dire così piuttosto che così, non sai nemmeno tu quello che volevi dire e hai detto di sicuro un’altra cosa, ma che avrà capito la persona con cui parlavi? E via dicendo…Una schifezza vivente, praticamente…
    Poi quando gli ho detto quanto avrei preso come stipendio (che è più del doppio di quanto prende mia sorella dopo otto anni, svolgendo un lavoro simile al mio) ha avuto il coraggio di dirmi “secondo me è poco, considerando le tue capacità”. Da non credere!!! Ora valgo qualcosa!
    E questo perchè ormai sono sfuggita al suo controllo, l’ho buttato fuori dalla mia vita e, pensa un pò!, sono felice senza di lui!!!!
    (continua)

  7. 7
    cristina72 -

    (continua)
    E la cosa che mi rende più orgogliosa è che ci sono riuscita PRIMA di sapere che ho ottime probabilità di ottenere l’annullamento del matrimonio per le molestie subite. Il fatto poi di riuscire a dimostrare di averle subite e di rendere agli increduli (ce ne sono ovunque, anche nella mia famiglia) la testimonianza della “valenza” che tali soprusi hanno, mi rende felice almeno quanto il fatto di essere riuscita a porvi fine.
    Ed è anche per questo che scrivo. Voglio dire a chi si trova ancora nel tunnel pensando che non ci sia via d’uscita, che invece la via d’uscita c’è, è dentro di noi e si chiama amore di sè. Ma che è difficile imboccarla da soli, io sono stata fortunata ad incontrare tanti “amici” ma mi sono anche data da fare cercando un supporto psicologico oltre che affidandomi alla mia fede, ho letto alcuni libri su questo argomento e, ogni volta che sono caduta (e l’ho fatto tante, tante volte) poi mi sono rialzata, ammaccata, ma con la voglia di continuare la salita.

    @Emisquiz: grazie di cuore 🙂

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