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Un mal di vivere

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Lettera pubblicata il 30 Luglio 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 38 commenti

Pagine: 1 2 3 4

  1. 21
    Molly -

    io leggo i commenti e mi accorgo di identificarmi in qualcosa di ognuno di voi…io ho 20anni e x quanto cerchi di migliorare la mia vita, non ci riesco! Sono già stata da uno psicologo e non ha saputo aiutarmi granché perché io ho la cattiva abitudine di non ascoltare nessuno! Faccio sempre di testa mia…Ma ora che la mia testa non dice più niente da un po’, non so come andare avanti…come castigliano frequento l’università ma a differenza sua io cerco di circondarmi di persone…da tutti sono considerata una ragazza solare e per intenderci sono la simpaticona della comitiva…Ma a volte mi sento falsa! Sono tanto simpatica e finta allegra quanto triste…alzarmi la mattina diventa sempre più difficile e ci sono giornate in cui sto al letto ad ascoltare la musica…finché poi non decido di prendere la situazione in mano e…faccio una bella doccia ed esco di casa affrontando giornate più frenetiche possibile…x non pensare! Ma sono stanca di portare questa maschera…e a 20anni vorrei solo ingranare la marcia, concentrarmi sugli studi ed essere quello che mostro quando non sono da sola…

  2. 22
    rossana -

    Molly,
    ho l’impressione che tu faccia di tutto per sfuggire a te stessa. Perchè?

    sei molto giovane ed è abbastanza logico che ancora tu non abbia raggiunto un tuo personale equilibrio. cosa che potrai fare meglio se ti riuscisse di approfondire la conoscenza di te, così come realmente sei e non come tendi a mostrarti in pubblico.

    la serenità deriva spesso dal raccordare il proprio modo di essere con il proprio modo di pensare e di agire. provaci, con calma e con impegno: con il tempo potrebbe esserti molto utile!

  3. 23
    Molly -

    rossana ti ringrazio per il consiglio…
    io non è che mi sforzo ad essere quello che non sono…
    non so come spiegarlo: con gli altri riesco a distrarmi e mostro quel lato di me che piace davvero molto ma avendo un orgoglio abbastanza dominante, non mi mostro mai debole perchè sono diventata il punto d’appoggio di molte persone e se crollo io…crolla tutto!
    Ma a parte questo…forse è vero che sfuggo a me stessa ma come faccio a scoprirmi?

  4. 24
    rossana -

    Molly,
    difficile a distanza, senza conoscere nulla di te e del tuo ambiente, darti suggerimenti su come orientarti meglio su te stessa.

    mi sembra però che già il tuo approccio iniziale abbia bisogno di essere corretto: nessuno dovrebbe mai diventare “IL” punto d’appoggio per gli altri (tantomeno alla tua età) ma dovrebbe essere innanzitutto il punto d’appoggio di sè. nei tuoi rapporti cerca la reciprocità. è bello e generoso dare ma non dev’essere un dispendio d’energie a danno del proprio equilibrio psico-fisico…

    prova, con delicatezza, a prendere le distanze da questo atteggiamento super-forte e vedrai che il mondo continuerà a girare come prima, e che le persone a cui fai riferimento continueranno ad adattarsi ad esso, com’è giusto e logico che sia.

    si può essere apprezzati anche senza essere dei giganti o degli allegroni: molto dipende da chi veramente c’interessa e ci può arricchire in un piacevole pacato interscambio…

  5. 25
    stefano -

    ciao a tutti, mi chiamo stefano ho 38 anni,e sono capitato in questo sito per caso facendo le mie solite ricerche per cercare di risolvere il mio “mal di vivere”,e sono sorpreso di quante persone vivano il mio stesso stato d’animo direi quasi identico e impressionante.
    ho provato farmaci ,psicologo,neurologo,ma dopo molti anni e dopo aver quasi distrutto del tutto la mia vita sociale, mi ritrovo qui e quasi con sollievo,vedo che e un male comune di molti,e che non solo mio.mi sono riconosciuto nelle storie lette,penso che forse ci dovremmo aiutare fra di noi che comprendiamo il nostro stato d’animo.forse internet e il mezzo migliore per metterci in contatto senza doverci esporre troppo,almeno per incominciare,credo che la soluzione sia in noi non in un singolo ma in tutti noi” malati” di mal di vivere perche penso si possa chiamare cosi malattia un qualcosa che ci distrugge dall’interno. leggere le esperienze di altri mi ha fatto bene mi sento un po meno solo in questo mondo. credo che noi con il mal di vivere abbiamo un animo piu sensibile di altri, andrebbe tutelato come se fosse un animale in via di estinzione,credo abbiamo una mente che percepisce di piu,qualcosa che ad altri sfugge non so cosa sia ma credo ci sia una risposta sensata al nostro stato,non certo clinica,penso piu a qualcosa di un’altra dimensione come se io vivessi in un mondo diverso,lo percepisco diverso da chi non ha questo mal di vivere,che ancora rimane uno stato d’animo ma che per me e di piu di questo,deve esserci di piu non posso credere che sia una malattia neorologica mi sembra riduttivo e discriminatorio,non voglio essere trattato da malato o da persona non in grado di fare,credo che la nostra mente ci dia un segnale ma che noi non siamo ancora in grado di capire.spero non pensiate che sia un folle

  6. 26
    PATRIZIA -

    Ciao Stefano,
    anch’io spesso penso come te che questo non sia il MIO mondo, ma il mondo degli altri, quelli che funzionano, che vanno a lavorare contenti, o fingono bene di esserlo, quelli sempre col sorriso sulle labbra, quelli che vivono come se avessero una molla dentro, senza mai barcollare, fermarsi, riflettere, quelli pieni di energia e di entusiasmo per tutto, che sia una cena fuori o una serata in discoteca.. Quelli che si esaltano per un vestito firmato o per l’ultimo I-Phone. Mi sembrano alieni oppure, alternativamente, mi sento un’aliena io. Tu dici che ti rifiuti di essere etichettato come malato, io non lo so, penso che non abbia molta importanza, anche perchè credo che essere bollati come “malati” in una società come questa sia più un complimento che una critica. Forse come dici tu noi abbiamo una marcia in più, la nostra dimensione diversa è quella di capire quanto sia stupido tutto questo affannarsi dietro il nulla, quanto sia apparente e inconsistente la vita e noi stessi.. Io ho senpre più questa sensazione, di essere volatile, precaria, a volte trasparente.. Non so spiegarlo bene, una sensazione di irrealtà, di stranezza.. Di vivere una vita non mia, in un mondo che non capisco e non amo.. Mi sforzo di andare avanti per le persone che amo, ma faccio sempre più fatica.. Sono in cura da uno psicologo e devo dire che quando vado da lui sto meglio, per un pò.. Sì, siamo più sensibili degli altri, siamo le “antenne” di un mondo che non pensa e non sente più niente, noi pensiamo e sentiamo fin troppo.. Non siamo sbagliati, non siamo pazzi, siamo solo troppo veri e vulnerabili, e andiamo oltre la superficie, e questo ci fa onore ma è anche pericoloso perchè ci fa soffrire e vedere le cose per come sono veramente, senza la “benedizione” dell’illusione o della fede (parlo almeno per me, in quest’ultimo caso), o l’anestesia delle cose futili e banali che a tanti piacciono.. Non so se mi sono spiegata bene, è difficile, ma se anche tu provi le stesse cose penso che capirai, e spero che parlando, come dici tu, possiamo in qualche modo aiutarci, e rendere questa nostra sofferenza un pò più lieve..

  7. 27
    rossana -

    Stefano,
    esclusi gli aspetti a carattere neurologico che possono derivare dalla genetica, secondo me il mal di vivere può dipendere da quanto segue:
    1) sensibilità superiore alla media, che non solo fa percepire più di altri le “brutture” del mondo ma che rende anche più fragili della media nell’affrontare le difficoltà della vita;
    2) attitudine di fondo pessimistica, derivante dal carattere o dall’impostazione di base ricevuta in famiglia (in sintesi, tendenza a vedere sempre e soltanto il “mezzo bicchiere vuoto”);
    3) aspettative irreali, che portano ad avere illusioni in tutti i sensi, che si tramutano poi, troppo spesso, in delusioni, favorendo la ripetitività di un ciclo pessimistico (o meglio: lettura irreale della realtà, derivante a volte dall’isolamento in cui si tende a riparare per evitare sofferenze e che invece fa sì che ci si concentri quasi esclusivamente su se stessi, inabilitati a frequenti confronti, che potrebbero alleggerire la propria situazione d’insieme);
    4) crescita in ambiente troppo ovattato, in cui viene offerto gratis tutto il necessario, rendendo inutili sforzi e progetti per ottenere in linea diretta quanto già è a disposizione (con conseguente mancanza di stimoli che potrebbero portare a gratificazioni, che diventano quindi carenti);
    5) mondo circostante troppo competitivo, nel quale è difficile lottare con buone prospettive di vittoria a livello medio-alto (scoraggiamento e demotivazione seguono, non aiutando di certo l’autostima).

    poi, ci saranno anche molte altre motivazioni, a livello soggettivo. ho soltanto voluto dare un contributo a carattere generale per riflessioni, su cui eventualmente discutere…

  8. 28
    Stefano -

    Ciao a tutti, Patrizia, Rossana leggendo i vostri testi di certo ho capito che sapete di cosa parliamo,mi trovo molto d’accordo con entrambe,la cosa che più mi preoccupa e trovare la giusta molla per reagire , per tornare come mi ricordo ero una volta ottimista propositivo ,lo status che c’è ora in Italia non aiuta, e spesso penso di andare all’estero, ma non riesco mai a decidermi benché lo desideri da anni, non riesco più a portare avanti progetti medio lungo termine,malgrado mi sforzi a volte penso che non dovrei progettare nulla ma agire senza pensarci troppo poi subentra la ragione o paura e mi trovo mille motivi e impedimenti per ripensarvi e stare comodo nel mio nido il che non può durare. Questo e il giro vizioso in cui spesso mi perdo

  9. 29
    fabrizio -

    ciao a tutti ,ho letto ciò che Patrizia ha scritto,e rivedo i miei momenti ,ciò che dice l ho sempre pensato e provato, sono in cura prendo psicofarmaci, essere troppo sensibili ,fa star male , Patrizia ha descritto il nostro mondo …..

  10. 30
    Marco -

    Ciao a tutti…
    leggendo le vostre parole, mi sento meno solo, mi sento meno vulnerabile.
    Anche io sento qualcosa che mi logora dentro, che mi opprime, cerco di contrastare ogni giorno questa “cosa”…è durissima, ma ci provo, per ora senza rivolgermi a psicologi.
    La mia esperienza, parte innanzitutto da un problema di forte incomunicabilità, all’interno della mia famiglia, con gli amici….con chiunque…….
    Da ciò è comiciato tutto…senso di inadeguatezza, in ambito sociale e lavorativo, forti crisi di ansia, isolamento…..paura….incapacità di reagire…..
    Da qualche settimana a questa parte, ogni mattina, prima di andare a lavorare, vengo assalito da forti crisi di ansia….ed è come se tutti i miei problemi si sfogassero sul lavoro..ogni cosa che faccio in ufficio mi terrorizza….dire, non dire, fare non fare, paure folli. Mi rendo conto che il problema non è il lavoro, ma io e il mio approccio alla vita.
    Ho sempre avuto un carattere mite, timido e riservato…la mia famiglia infatti non fa caso se parlo o meno, i miei amici, ormai pochi, neanche……..l’unica persona con cui riesco un pò a confidarmi è la mia ragazza….insieme io e lei stiamo cercando di superare questa cosa…….
    Ogni tanto penso di potercela fare, ma appena lo penso ricado nel baratro…..
    Sono vicino a tutte le persone che sentono qualcosa di simile a quello che provo io……entrare nella testa delle persone è complicato….ogni testa è un mondo a sè…….ma possiamo farcela…con impegno, volonta e un pò di auito possiamo uscirne..tutti!!!!

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