Laurea. Serve o non serve?
di
maria grazia
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per formarsi, cioè per diventare un medico, un avvocato o un ingegnere (l’università è finalizzata a questo, perciò stiamo parlando di questo tipo di formazione) non occorre studiare centinaia di pagine di testi universitari, frequentare laboratori, lezioni di anatomia dal vivo, perché è sufficiente leggere qualche pagina di qualche sito su internet. Stessa cosa, guarda. Che serve osservare le viscere di un cadavere, che schifo, tanto basta vedere i disegni su un libro, no? Uguale. Leggo due pagine di wikipedia e, hoplà, divento medico. L’importante è aver fatto lavori umili. Lavando i piatti in ristorante si diventa medici?
“questa non è una lettera che vuole esortare a non laurearsi. Vuole solo invitare a fare delle riflessioni e ad abbandonare certi stupidi stereotipi.”
Non è chiaro quali siano le riflessioni e quali siano questi stereotipi. Che un medico è allo stesso livello dell’OSS che distribuisce i pasti all’ospedale? Boh, opinabile. Comunque lo stipendio è diverso.
https://www.youtube.com/watch?v=iysMvxjbU1I&ab_channel=CiaoInternet-MatteoFlora
Maria Grazia, ho ascoltato il video che ci hai appena proposto e questo dato OCSE già lo conoscevo. Peraltro io stesso ho avuto occasione di imbattermi in persone che appunto si sono dimostrate incapaci di soffermarsi su un testo che fosse un po’ complesso e di una certa lunghezza. Ovviamente, se il testo di cui parliamo è molto addentro in una materia specifica e magari è redatto in un linguaggio tecnico, la cosa è più che giustificata, ma molto meno lo è se si tratta di un testo di argomento generale e scritto in un linguaggio di livello magari un po’ elevato ma comunque non specifico. Ovviamente, pur con questi limiti, una persona con una laurea è più probabile che sia almeno un po’ meno sguarnita di una che non ce l’ha, ma questo non risolve certo il problema. A mio avviso, le radici di tutto questo sono da ricondursi nella svalutazione che, da molti anni e da molte parti, si è operata nei confronti della complessità e del tempo lento dell’approccio ai saperi..
Il continuo insistere sulla trasmissione di contenuti in forma ipersintetica, che occupi non più di un certo numero di caratteri, che venga subito al sodo, fa perdere di vista l’esigenza di concentrarsi e di perdere un po’ di tempo per comprendere l’argomento nei suoi diversi aspetti. A ciò si aggiunga l’esaltazione dell’apprendimento per schemi e immagini e non per concetti, che rischia di trasformare persino un corso di filosofia in una specie di battaglia navale. E infine troppe cose in troppo poco tempo. Già alle scuole elementari si viene subissati da una marea di progetti e attività varie, che creano più confusione che altro nella testa delle persone, che sembra ridotta a un cumulo di uova strapazzate. I contenuti e le competenze “nuove” dovrebbero essere trasmessi conservando il buono del “vecchio”, cioè la capacità di soffermarsi per comprendere, privilegiando la qualità rispetto alla quantità. Infine, avere il coraggio di scoraggiare gli incapaci e indolenti.
Peraltro, quando si parla di inutilità della laurea, generalmente si intende riferirsi alle lauree “non stem”, ovvero a quelle non scientifiche e, invece, di carattere umanistico. Ben inteso, io non mi permetto certo di sminuire il sapere scientifico, poiché senza scienza, tecnologia, economia e matematica non si va da nessuna parte. Ma anzitutto il mondo richiede, che piaccia o no, anche competenze di tipo umanistico, di relazione, di comprensione e di comunicazione, tant’è che chi ostenta disprezzo verso queste cose poi, chi sa come mai, quando deve scrivere una lettera chiede aiuto a me. Inoltre è proprio il sapere umanistico, almeno secondo me, che aiuta alla riflessione e all’approfondimento, perché porta a ragionare per concetti e a occuparsi di elementi più astratti e non solo del concreto (numeri, cose, dati di fatto ecc.)
Condivido la tua analisi Max. La scuola così come la comunicazione attuale, non stimolano lo studio approfondito, il soffermarsi sui concetti. E di conseguenza non favorisce il pensiero critico. Tutto questo genera un insieme di individui che hanno una formazione di tipo nozionistico, ma quel “sapere” non lo hanno interiorizzato e fatto proprio. La ragione per cui oggi molti non comprendono un testo scritto, per me comunque sta soprattutto nella mancanza di empatia, che è sempre più dilagante e più radicata nella società narcisistica in cui viviamo. Nessuno vuole più ascoltare nessuno, a tutti interessa solo esporre ( e imporre ) il proprio punto di vista, come se ci trovassimo in una competizione perenne, e così facendo si perde quel pezzo importantissimo nell’ interscambio che è il confronto.
Non c’è apertura, e in mancanza di questo non può esserci ovviamente comprensione.
https://youtu.be/8951d2lc8Ag?si=mWWXWKOAdll3Hs9P
Maria Grazia, ho ascoltato il video che hai proposto nel quale la prosopopea del “laureato” è messa al suo giusto posto dall’esaminatore, che si era prima presentato come anch’egli candidato, così da prendere l’altro in castagna. Io come ben sai sono diplomato di Liceo Classico nonché laureato in Filosofia, ma non ho mai posto in evidenza questi obiettivi, pur innegabili, per ottenere prestigio o agevolazioni, né nella vita personale né in quella lavorativa, tant’è che mi son sempre fatto chiamare col nome di battesimo e ho accettato qualunque mansione, purché potessi materialmente svolgerla senza eccessive difficoltà pratiche. La mia cultura, se ce l’ho, si fa notare nelle diverse occasioni nelle quali ho occasione di dimostrare di sapere di cosa sto parlando e questo può guadagnarmi, e me la guadagna, la stima di chi mi circonda. Quando parlo di utilità della laurea intendo dire che: (segue)
1. Che piaccia o no, la laurea essa è ciò che si è deciso che attesti la capacità di svolgere una determinata professione (non si può, ad esempio, far curare le persone a qualcuno che non abbia seguito un determinato percorso di studi medici ecc.) e 2. L’acquisizione di una laurea e lo studio che la rende possibile, possono aiutare a maturare quelle capacità di approfondimento che nella vita costituiscono sicuramente una marcia in più, sempre che, ovviamente, il tutto sia stato fatto con la serietà e la scrupolosità necessarie. In caso contrario, assistamo sì alla nascita di un laureato incompetente, che magari è riuscito a conseguire il titolo imparando a memoria ciò che gli occorreva ma non ha avuto la necessaria maturazione personale. E soprattutto: chi ha la VERA cultura è capace di essere modesto e non guardare gli altri dall’alto in basso, consapevole che ciò che sa è molto meno rispetto a ciò che ignora (già Socrate diceva che il vero sapiente è colui che sa di non sapere).
L’ultimo messaggio che ho scritto presenta alcune imprecisioni. Spero abbiate notato che si tratta di cose puramente materiali, dovute al fatto che l’ho scritto con una certa rapidità e ho dovuto effettuare alcuni rimaneggiamenti a causa della limitazione dei caratteri utilizzabili. Spero di essermi comunque fatto comprendere. Saluti cari e a presto.