La fine improvvisa di un amore
di
Loredana
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Loredana.
14.073 commenti
Pagine: « Prec. 1 … 480 481 482 483 484 … 1.408 Succ. »
Pagine: « Prec. 1 … 480 481 482 483 484 … 1.408 Succ. »
Lascia un commento
Max 2 commenti per lettera alla volta. Max 3 links per commento.
Se non vedi i tuoi ultimi commenti leggi qui.
▸ Mostra regolamento
I commenti vengono pubblicati alle ore 10, 14, 18 e 22.
Leggi l'informativa sulla privacy. Usa toni moderati e non inserire testi offensivi, futili, di propaganda (religiosa, politica ...) o eccessivamente ripetitivi nel contenuto. Non riportare articoli presi da altri siti e testi di canzoni o poesie. Usa un solo nome e non andare "Fuori Tema", per temi non specifici utilizza la Chat.
Puoi inserire fino a 2 commenti "in attesa di pubblicazione" per lettera.
La modifica di un commento è possibile solo prima della pubblicazione e solo dallo stesso browser (da qualsiasi browser e dispositivo se hai fatto il Login).
Leggi l'informativa sulla privacy. Usa toni moderati e non inserire testi offensivi, futili, di propaganda (religiosa, politica ...) o eccessivamente ripetitivi nel contenuto. Non riportare articoli presi da altri siti e testi di canzoni o poesie. Usa un solo nome e non andare "Fuori Tema", per temi non specifici utilizza la Chat.
Puoi inserire fino a 2 commenti "in attesa di pubblicazione" per lettera.
La modifica di un commento è possibile solo prima della pubblicazione e solo dallo stesso browser (da qualsiasi browser e dispositivo se hai fatto il Login).
Devo averlo già scritto su un’altra lettera, ma lo ripropongo.
“………….perché i pericoli inventati dal nostro pensiero sono praticamente infiniti.
Alcuni appartengono al mondo che ci circonda: il collega che sta cercando di farci le scarpe (pur non essendo un calzolaio); l’amico che sta cercando di farci la moglie (pur
non essendo il conduttore di un’agenzia matrimoniale); e così via.
Altri sono attinenti al nostro Io corporeo: «Sono troppo grasso/a!», «Con tutti questi brufoli faccio schifo!», ecc. ecc;
o ideale: «Sono nato/a sfortunato/a», «Nessuno mi vuole bene!», «Sono uno/a stronzo/a!», « Finirò solo/a e abbandonato/a da tutti » ecc. ecc.
Il pensiero è dunque la causa principale della nostra sofferenza, l’essenza stessa della sega mentale.
Vediamo allora di affrontarlo con coraggio e di guardarlo nel bianco degli occhi sorridendogli, mentre in tasca nascondiamo un bisturi e un microscopio (oltre a una 357 magnum con il colpo in canna).
Il pensiero è come il coltello: ti ci puoi imburrare il pane oppure tagliartici la gola.
È incredibile, ma quasi tutti gli esseri umani preferiscono la seconda soluzione.
Il tempo serve a poco se non siete voi stessi ad aiutarvi!
Abbraxx!
Ragazzi a chi fa piacere, il mio contatto su messenger è secestato@hotmail.it. Ciao
Maya, Gatto, Luca: il calendario, di per sé, non fa miracoli… 😉 lo si sapeva già.
anche se i buoni propositi dell’anno nuovo, un bilancio teso al positivo, il concetto di impacchettare un po’ l’anno vecchio, passato, psicologicamente secondo me può fare anche il suo…
il periodo delle feste in realtà può essere anche piuttosto tremenduccio, per certi versi, per chi attraversa una burrasca, tanto da aver voglia di giorni più feriali, di dire: bene, ritorniamo nel tran tran quotidiano… perché alle volte a fregare è anche il fatto di un bilancio interiore (certi periodi calcano su questo aspetto più di altri, e se già si è in fase di bilanci e di ri-bilanciamento in atto…) e appunto espressioni interiori come “comincio l’anno nuovo con questioni vecchie ancora aperte, o comunque non risolte del tutto…”.
Certo che passerà, ragazzi, ma siete anche ancora un po’ freschi di delusione.
Siete convalescenti.
L’importante è non spaventarsi per le sensazioni negative, ma anche andare a cercare dentro la propria scintilla positiva.
Accettare le sensazioni di spaesamento, di malessere, ma non indugiarvi dentro.
Io credo molto alla compensazione positiva, e non mi riferisco assolutamente ad altre storie, tipo chiodo schiaccia chiodo. Credo al fatto di lasciare aperta una porticina al nuovo, e anche al vecchio, positivo, che può comunque sorprendere. Per vecchio positivo mi riferisco ovviamente non alle persone che hanno ferito, da cui ci si è staccati, bensì, per esempio, agli amici di sempre, quelli con cui si ha una sensazione di stare a casa… a qualche attività sportiva, per esempio, abbandonata, che ne so…
le parole conclusive del post di Maya mi fanno pensare a questo. Non solo al miracolo interiore della guarigione, che pure esiste, ma al fatto che effettivamente le fasi negative non durano in eterno perché la vita è in continuo movimento, con le cose che si possono scoprire, che possono far uscire dal torpore, che possono fare scattare quella speranza, quella curiosità, quella scintilla vitale, lo è anche quando si ha l’impressione di essere fermi.
Se si lascia aperta una porticina, anche senza rendersene conto, qualcosa di bello, di nuovo entrerà. Non necessariamente l’amore, non adesso, ma ci sono tante cose che possono rimettere in circolo l’energia, Maya, anche piano piano, finché il motore comincia a girare a pieno regime.
Maya, forse ora ti sembrerà che io esageri, ma parlo in generale:
più il malessere sembra/è acuto, e più alle volte la prima scintilla di guarigione sta nelle cose apparentemente più banali.
Se si cerca la guarigione nel ricordo di se stessi quando si riusciva a ridere a crepapelle, o a divertirsi, o a sperare in cose enormi, si rischia di cadere nel vortice del “un tempo ero… oggi non sono/ un tempo mi piaceva tanto/ora no… un tempo credevo/ora no… un tempo ciò mi distraeva/ora no”. Ma il punto è che è naturale che quando si sta male la percezione delle cose sia diversa.
Sarebbe strano il contrario, se si fosse là a ridere, non a piangere.
Allora più che star male per il proprio male e in più per ciò che non è attualmente sufficiente a stare bene come un tempo, più che indugiare nel chiedersi se sarà possibile, davvero, tornare come prima, è meglio guarire attraverso le piccole cose, accettando il fatto che non si può ridere a crepapelle, adesso, magari, e che si è pensierosi, distratti… ma mantenere un contatto con la realtà attraverso le piccole cose, non cercando il divertimento, la distrazione, ma proprio quel contatto.
da cui, inaspettatamente, possono nascere la distrazione e il divertimento. L’accorgersi che si è pensato meno a ciò che tormenta. Che si sta facendo pace con la vita e con se stessi.
Anni fa stavo male e ho fatto una serie di esami all’università. E’ stato il periodo in cui ne ho fatti di più di fila. E non me ne poteva fregar di meno, che prendessi 18 o 30 per me praticamente non faceva differenza. (e il bello è che i miei voti erano tutti più vicini al 30 che al 18, ma davvero guardavo il mio libretto e dicevo: bah…). Ma mi alzavo ogni mattina prima del solito e andavo all’università (io che ho sempre odiato alzarmi presto) e stavo in mezzo alla gente, e facevo quegli esami perché sapevo che era meglio così che annodarmi in me stessa. Avevo bisogno di darmi ordine.
Perché mi serviva quel motivo per svegliarmi la mattina dopo così come mi servivano le ore che passavo a piangere o a guardare il mare d’inverno. Ma capivo anche che in quel momento (in altri no, ma in quello sì) se fossi stata solo a guardare il mare d’inverno probabilmente avrei potuto starci finché arrivavano l’estate e i primi bagnanti 😉 E, come te, ogni sera mi dicevo: non può andare avanti sempre così.
E pensavo che la burrasca sarebbe passata, ma che perché passi bisogna anche tenere viva la propria scintilla, sotto la cenere. Anche quando farlo sembra una voce da dover segnare sull’agenda, perché spontaneamente non si farebbe una cippa lippa.
Anto: ma ciaooooooo :DDD saggio uomo 🙂 🙂 🙂
sono assolutamente d’accordo con te 🙂
e ti mando un abbraccione di buon anno 🙂
Vedo che anche le tue letture hanno dato i loro frutti 😉 😉 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂
(devo recuperare il libro sulle seghe mentali che citavi tempo fa, che è pure divertente 🙂 non so dove l’ho messo…
Louise Hay (mi pare si chiami così) diceva, in un suo libro, qualcosa tipo:
possiamo anche scegliere i pensieri, come se andassimo al self service a pranzare, e potessimo scegliere di non mettere sul vassoio quelli che ci fanno male e ci danno il mal di pancia 😉
baci baci
Ciao Ant062,
parole saggie e vere, il pensiero è la causa, ma il problema è riuscirlo a governare, allontanare quelli negativi, quelli che causano sofferenza, malessere, io non ci riesco nonostante l’impegno. Forse è ancora un po’ troppo fresca. Vorrei proprio avere la famosa pillola che cercava Lucact, butti giu’ quella ed è tt dimenticato…
@Gatto, perchè vorresti dimenticare tutto? Ogni esperienza aiuta a farci crescere: sia quelle positive che, ancor di più, negative.
Non cercare nessuna pillola. Cerca dentro te la forza per andare avanti e scegliere ciò che TI fa star bene…..indipendentemente dagli altri.
@Luna, saggia donna ;-D. Il tuo aneddoto riguardante il periodo degli esami universitari, mi ha ricordato un passato recente di una tal persona.
Hai ragione:le burrasche passano.
Ti resta solo l’odore salmastro del mare..
Ciao a tutti. Vi scrivo mentre sono immerso in un profondo stato di malessere che adesso si sta attenuando, ma che oggi in serata ha toccato punte per me allarmanti. Non sò come, ma oggi ho avuto una strana e tetra ricaduta, sentendomi male come non credo mi sia mai sentito nemmeno nei primi periodi in cui mi era successo tutto il macello con la mia ex. Non so che pensare di tutto ciò, oggi tra le altre cose ho fatto un gesto irrazionale che mi ha aggravato la situazione, ho mandato un sms anonimo brutto ad una persona vicina alla mia ex che diciamo non si era comportata molto bene durante la fine della mia relazione e questo mi ha causato un ulteriore aumento di destabilizzazione. Non riesco a capire perchè cado ancora, a distanza di molte settimane, in queste trappole mentali. Poco fa sono uscito per cercare di riprendermi ma non c’è l’ho fatta, non so come poi riesco gradualmente a tornare alla normalità. Quello che mi capita è bruttissimo, cado in una profonda depressione, vedo tutto nero, il mio pensiero si fissa sulla mia ex e in questo ci vedo qualcosa di malsano, perchè io vorrei solo farmi la mia vita e basta, è come se il fallimento di questa storia si amplifica mille volte dentro di me, a peggiorare le cose ci si mette che io per carattere, purtroppo, tendo a ricordare le cose belle delle persone e non quelle brutte, quindi in questi momenti tetri mi ricordo di lei e di tutte le cose che di lei mi piacevano, le cose brutte mi appaiono piccole e spesso tendo a darmi la colpa per ciò che succede. Vorrei un aiuto, vorrei stare meglio, non voglio ricadere in giornate come questa, mi lasciano un senso di vuoto e di smarrimento, il mio orgoglio ne subisce molto, e il morale va giù. Non riescoa a capire perchè veramente, io voglio stare bene è questo il punto, non voglio proprio stare male, in effetti devo considerarla solo una ricaduta perchè tutto sommato in questi giorni non sono stato malissimi, e spesso sono stato bene, però queste ricadute mi preoccupano, perchè è come se rendono inutili mesi di impegno per rinascere e pensare a me stesso. Non capisco che mi succede, voglio stare bene. Il mio pensiero più ossessivo è che mi sento una nullità, quando penso che lei non mi vuole più bene questa assenza di bene mi fa stare male a distanza, come se in fondo io mi dicessi che non valgo niente che non sono degno di essere voluto bene da qualcuno. CHe rottura, questa situazione mi pesa e mi rende la vita impossibile, non so che fare, ad un tratto non mi sento più forte come prima.
Ciao Lucact,
mi spiace molto sentirti parlare cosi’, comunque sia è esattamente lo stato in cui mi trovo io tuttora. Cerco di fare la mia vita, di pensare al mio bene, di prendermi cura della mia persona, di distrarmi, ma la verita’ è una soltanto e dentro di me lo so benissimo. Nonostante abbia compreso che razza di persona fosse la mia ex,cio’ che mi ha fatto mi fa star malissimo, non riesco a distogliere il pensiero da lei, vorrei proseguire per la mia strada ma non è per nulla facile, non ho piu’ voglia di lavorare, di uscire, di parlare, vedo tutto nero, ho paura di non rivivere piu’ determinate emozioni, di incontrare una persona che mi faccia nuovamente sognare, vorrei sparire per non continuare a stare cosi’ male, mi sembra di essere un extraterrestre finito in un mondo che non mi appartiene, dove non c’è futuro, dove vivo ma con molta fatica. Questi giorni natalizi sono stati infernali, le ore sembravano non trascorrere piu’, notti insonne sempre con quel maledetto chiodo fisso in testa, lei e soltanto lei. Eppure cerco di fare tutto il possibile per andare avanti, ma vedo tutto nero, il lavoro, gli amici, il futuro, tutto. Spero il tempo aggiusti le cose, ma per ora non va proprio. Lucact, se hai voglia di 2 chiacchere will75@tiscali.it ciao a tutti e grazie ancora
Luca, ciao, mi dispiace che stai male. 🙁 Capisco cosa intendi per ricordare più le cose belle che le cose brutte, e questo in generale è un pregio, perché le persone che tendono a ricordare solo gli episodi brutti si portano dietro la zavorra di una visione al negativo. Però diventa un problema nel momento in cui questa tendenza vira al “buonismo” o “all’autocolpevolizzazione”.
Il fatto di avere presente che le persone e il vissuto sono fatti di cose buone e cose brutte, non solo brutte, significa portarsi dietro anche una parte di sè, senza eliminarla (peggio è rinnegare tutto ciò che abbiamo vissuto) ma non significa non riconoscere che un pugno è un pugno, e che una cosa che ci ha ferito rimane comunque una cosa che ci ha feriti, anche se da quella persona abbiamo ricevuto anche dei fiori o cose belle.
Che tu possa avere delle ricadute mi sembra assolutamente normale, anche perché hai ricevuto una gran botta emotiva, che comunque è un trauma, e un trauma non si scioglie come neve al sole in un attimo.
Il fatto di voler stare bene è corretto, lo diciamo sempre. Però attenzione che scegliere i pensieri, come diceva anche Anto, non significa negare le sensazioni. Attenzione a non finire con il non accettare comunque la varietà di emozioni e le emozioni di “rielaborazione” che possono arrivare (ciò fa parte della guarigione), perché altrimenti, per “non voler star male”, si rischia di cadere nell’ansia di enfatizzare le sensazioni di malessere.
Non so se riesco a spiegarmi bene… :O
io parlo non di negazione, ma di compensazione per questo motivo. C’è bisogno sia di lasciare la porta aperta che di guardare il mare d’inverno lasciando comunque passare le sensazioni, anche quelle negative. Forse il segreto sta nel permettersi di guarire, ma senza fissarsi né sul pensiero negativo, nè sulla guarigione.
Lo so che così sembra tutta teoria, in realtà non è così, solo che proprio perché di sensazioni e di pancia si tratta ho più difficoltà a spiegarti a parole ciò che intendo dire.
Forse, passami la parola (mi secca dare etichette) più che momenti di depressione tu hai momenti di ansietta. In cui la tensione si alza, vai giù a piombo con l’umore – perché ti spaventi – e i pensieri partono per la tangente, nella direzione in cui -pare-vogliono loro.
L’ansia è una risposta allo stress (anche post-traumatico), dice che si è un po’ “scollegati” (naturale, stai rimettendo insieme i tuoi pezzi dopo una… scomposizione emotiva forte), il pensiero (per come lo descrivi) è spesso anche la risposta mentale alla sensazione di “vuoto” e al messaggio che viene dalla pancia.
Molte delle cose che pensi (@”il mio pensiero più ossessivo è che mi sento una nullità, quando penso che lei non mi vuole più bene questa assenza di bene mi fa stare male a distanza, come se in fondo io mi dicessi che non vche non valgo niente che non sono degno di essere voluto bene da qualcuno” ecc) mi sembrano a istinto