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Italiani all’estero? … bamboccioni!

di ivana.diciacco

Non voglio iniziare questa lettera con frasi sconvenienti nei confronti dello stato, sono troppo amareggiata e offesa.
Indignata nei confronti di uno stato che si è dimostrato insensibile e inesistente di fronte a una disgrazia come la morte di un suo cittadino in un paese lontano come la Cina.
Le istituzioni, consolato in Cina e Farnesina in Italia, non solo non hanno fornito l’aiuto richiesto a più riprese, ma hanno bensì risposto in modo arrogante, usando frasi offensive verso noi familiari.

Ecco in sintesi i fatti.
Mio cognato si trovava in Cina per lavoro e ha avuto un malore, un’aneurisma cerebrale che ha richiesto due interventi chirurgici d’urgenza, che purtroppo non sono bastati: in dieci giorni è passato dal coma farmacologico al coma irreversibile e poi alla morte.
Mio cognato non lavorava per un gruppo internazionale, di quelli che stanno facendo affari con la “miniera” cinese, ma aspettava un nuovo contratto come insegnante. Aveva 61 anni e da quasi cinque anni andava regolarmente in questo paese dove aveva svolto vari lavori e instaurato buoni rapporti. Mia sorella, appena ricevuta la tragica notizia, è corsa al capezzale del marito, pur rendendosi conto delle difficoltà che avrebbe incontrato: non sa parlare inglese nè tantomeno cinese. In 10 giorni passati in Cina, vicino a Shangai, è passata dalla speranza al dolore, dal problema di rientrare con il marito in Italia appena possibile per farlo curare in un ospedale italiano, alla burocrazia per rimpatriare con le ceneri del marito. In tutto questo è stata aiutata in remoto dai suoi familiari e in locale da alcuni amici cinesi del marito che si sono presi a cuore la situazione e l’hanno aiutata logisticamente e moralmente.
Ciò che voglio invece raccontare con questa mia, è l’incapacità del consolato italiano di Shangai a fornire il benchè minimo supporto e il menefreghismo della Farnesina, che interpellata affinchè facesse pressioni sulle persone del consolato in Cina, ha avuto, da parte di una sua rappresentante, un atteggiamento arrogante, di nessun aiuto, nè conforto: io e mio marito ci siamo sentiti dire che il consolato stava già facendo il massimo e che, testuali parole, “i consolati non possono soccorrere tutti quegli italiani bamboccioni che vanno in giro per il mondo senza conoscere le lingue straniere e che poi pretendono aiuto alla minima difficoltà” …
Ho una semplice domanda! Che funzione hanno queste figure istituzionali, che siamo noi cittadini a mantenere, se, nel momento del bisogno, sanno solo essere offensive e inutili?

Ivana da Milano

Lettera pubblicata il 7 Settembre 2011. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Cittadini

La lettera ha ricevuto finora 5 commenti

  1. 1
    geko -

    Innanzitutto, condoglianze.
    Partecipo alla tua indignazione. Prima di tutto c’è da dire che noi italiani, all’estero, non siamo visti assolutamente come bamboccioni anzi. Siamo considerate persone preparatissime in tutti i settori e sicuramente anche tuo cognato era ritenuto tale. I paesi esteri non si lasciano sfuggire le persone preparate, al contrario di come invece fa l’Italia, che darebbe anima e sangue per vederci soffrire nella miseria e nel precariato lavorativo.

    Ai consolati, ambasciate e via dicendo, SI ENTRA CON I CALCI, e tutti lo sanno. Le persone stra-raccomandate che entrano in questi luighi per diciamo così “lavorare” in realtà non sanno scrivere nemmeno una lettera, non sanno usare il computer, e tanto meno parlano due lingue (spesso non parlano nemmeno italiano, ma il proprio dialetto di origine).
    Perciò, purtroppo, ciò che ti è successo è un’amara tragedia consumata nell’incomprensione, e nell’indifferenza di chi abbiamo messo NOI in quel posto.

    Perché, ricordiamoci sempre una cosa: che se l’Italia va come va è soltanto colpa di noi italiani che non sappiamo ribellarci, non sappiamo fare la rivoluzione, non sappiamo tagliar le teste.

    Al consolato dovrebbero vergognarsi. Che schifo, a volte mi fa schifo essere italiano. Ma poi so che ci sono anche brave persone in questo paese…brave, ma inermi, purtroppo. Me compreso.

    ciao
    s.

  2. 2
    Kid -

    Sentite condoglianze.
    Parole gravissime , proprio perchè i Consolati hanno proprio quella funzione , che ha come primo presupposto che il cittadino Italiano , non conosca la lingua ufficiale……..
    L’ignoranza totale nel fare il proprio lavoro , condita di arroganza e presunzione e totale incompetenza , vista la gravità della situazione . Specchio funesto di una certa Italia .
    Ma ovvio , in questo Paese ormai allo sbando , fà notizia il fatto che non si serva il caffettino al tavolo di David Cameron, uomo tralaltro che al bar è solo un avventore ,come tutti , e le vere vergogne italiane , vengono sempre nascoste .
    Spero , per lei , che qualcuno abbia il coraggio di parlarne pubblicamente , se non altro per conoscere un nome e una faccia.
    In uno Stato di diritto vero e proprio , chi agisce in quella maniera dovrebbe essere licenziato in tronco , in quanto inidoneo ed incompetente a ricoprire quel ruolo.

  3. 3
    T.D._ -

    Ciao,
    innanzitutto fa tenerezza la storia di tuo cognato.

    Non so se sia possibile o meno, ma io proverei ad informarmi se si possa agire per vie legali. In fondo, un funzionario di un ente non ha svolto il proprio mestiere, tra l’altro permettendosi offese.
    Forse un giudice di pace vi può aiutare…
    Io, potendo, procederei per un semplice e basilare principio: dignità.
    Basta con il tacito mutuo soccorso agli arroganti, il silenzio è la complicità.

    Ciao.

  4. 4
    I.R. -

    Innanzitutto tanta solidarietà e condoglianze alla famiglia.
    Questo drammatico episodio non fa che confermare quelle che sono le funzioni di un ambasciata Italiana oggi in quei paesidove gli interessi politici, economici e commerciali sono rilevanti.
    Questi centri di potere, altri non sono che un gruppo di privilegiati (anche se distaccati) che fanno parte a pieno titolo, di quella che oggi nel nostro paese viene considerata “casta”.
    Il connazionale in difficoltà, che lascia l’Italia per ragioni di lavoro, …o anche solo per studio o viaggio di piacere, viene lasciato in balia di un paese “difficile” come può essere la Cina, sia come lingua che come ambiente locale.
    E attenti a non disturbare il manovratore, altrimenti diventano dispotici ed arroganti.
    Chiudo questo mio commento rivolgendomi a quella signora (funzionario della Farnesina) che usa l’appellativo “bamboccioni” con gente che ha superato la cinquantina.
    Le auguro di non trovarmi di fronte per un fatto analogo, altrimenti dovrebbe prenotare molte sedute dal dentista, perché le parole per quelli come lei non servono.
    I.R.

  5. 5
    RICCARDO CRESCI -

    Purtroppo questa storia non mi sorprende, ne ho sentite altre dello stesso generere raccontate sia da italiani che da stranieri, avendo avuto a che fare con i nostri consolati! E pensare che dovrebbero tutelare l’interesse dei connazionali all’Estero.
    Personalmente non ho ricevuto torti quando sono entrato in un Consolato Italiano, ma il trattamento e l’atteggiamento profuso (sprezzante ed arrogante) mi fanno chiedere con quali criteri viene scelta certa gente.
    Lo stesso accdeva in Alitalia quando hostess e stuard non conoscevano altra lingua all’infuori del dialetto romano, figuriamoci l’inglese!!!
    Ho la convinzione che i criteri di scelta del personale “diplomatico” siano gli stessi:essere borgatari, parlare con l’accento della Magliana ed avere tanti santi nei palazzi romani……..

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