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Ho 40 anni e mi sento un fallito

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Lettera pubblicata il 29 Luglio 2017. L'autore ha condiviso 8 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 29 commenti

Pagine: 1 2 3

  1. 21
    Jessica -

    Paride poi come è finita? Hai trovato un’altro lavoro? Fammi sapere anche io sto come te.

  2. 22
    Pablo -

    Ne ho 40 anch’io ed ho vissuto vicende familiari bruttissime. I miei genitori morti di malattia ed io quasi per un incidente dove ero in cod.rosso. Una sorella di che soffre di agorafobia e non vuole curarsi. L’ultima fidanzata una psicopatica. Ho’ ritrovato da un in mese una ex di 9 anni più giovane non so che sarà di me’ ma mi da un motivo per vivere. In bocca al 🐺.

  3. 23
    Massimo -

    Non vale davvero la pena togliersi la vita per fare piacere a qualcun altro. Hai idea di quanta gente ci sarebbe pronta a ballare sulla nostra tomba? Quanto piacere e quanta felicità ricaverebbe da questo? Tutti abbiamo dei nemici. Vuoi spezzare la tua vita per dare loro tanta felicità?

  4. 24
    rossana -

    Massimo,
    bel messaggio!

    In senso tragicamente inverso ma con un legame di fondo, mi ricorda Annibale, il grande condottiero Cartaginese.

    Ormai anziano, si era ritirato dal fare la guerra ai Romani ma questi continuavano a braccarlo ovunque, accecati da un inestinguibile odio, nonostante l’avessero vinto.

    Avvertito da uno schiavo che il suo rifugio era stato scoperto, preferì uccidersi con il veleno al dar loro la soddisfazione di assassinarlo, incapaci di attendere la sua vicina morte naturale.

    Mai dare soddisfazione a chi alberga in sé tanto rancore da non dar pace nemmeno a se stesso!

  5. 25
    Golem -

    Solo una fantasia poco informata poteva collegare (e collegarsi) la vicenda di Annibale a quella dei più modesti suicidandi nostrani. Primo perchè i Romani non avevano affatto vinto il Cartaginese, anzi, dopo Canne si aspettavano che puntasse su Roma; ma il punico era bravo in campo aperto e non a fare assedi a mura come quelle dell’Urbe. E poi c’è il fatto che Annibale dopo la vittoria di Canne perse la testa per un’avvenente apuliana di Oria, e fini per stemperare tutte le velleità belliche nel grembo della procace Uriana, trascurando così Marte per la più piacevole Venere presso Capua dove si era ritirato, da cui deriva il famoso detto: “gli ozi di Capua”. Insomma, Anny ha anticipato di un paio di millenni abbondanti gli Hippy, e preferì fare l’ammore invece della guerra.
    Mentre il “suicidio per onore” era normale in qualunque generale di quella portata e fama, ormai impossibilitato a reagire con le armi al nemico. Cosa c’entra con il suicidio da depressione e dov’è il legame di fondo col condottiero cartaginese lo sa la Madonna delle Ghiaie di Bonate di Sopra.

  6. 26
    rossana -

    Che noia, tutta questa persecutoria saccenza/supponenza!

    Dalla banalissima Wikipedia:
    “La seconda guerra punica terminò con l’attacco romano a Cartagine, che costrinse Annibale al ritorno in Africa nel 203 a.C., dove fu definitivamente sconfitto nella battaglia di Zama, nel 202 a.C.. Dopo la fine della guerra Annibale guidò Cartagine per alcuni anni, ma fu costretto all’esilio dai Romani e nel 195 a.C. trovò rifugio dal re seleucide Antioco III in Siria, dove continuò a propugnare la guerra contro Roma. Dopo la sconfitta di Antioco III si trasferì presso il re Prusia I, in Bitinia. Quando i Romani chiesero a Prusia la sua consegna, Annibale preferì suicidarsi; era il 183 a.C..

    Le sue ultime parole si dice fossero secondo Tito Livio: “Quanto sono cambiati i Romani, soprattutto nei costumi, non hanno più neanche la pazienza di aspettare la morte di un vecchio, su allora, liberiamoli da questo lungo affanno”.

    Niente a che vedere con affari di cuore e di sesso! Cosa c’entra con il non voler dare soddisfazione ai nemici, nucleo di collegamento al post di Massimo?

  7. 27
    Golem -

    I Romani volevano annullare Cartagine come pretendente al dominio del Mediterraneo, non un singolo cartaginese sia pure di nome Annibale. Una Cartagine che infatti “salarono” dopo Zama per impedire che vi crescesse anche una singola spiga di grano, gliene fregava assai di un Annibale che aveva capito di non avere le forze per vincere “quella” Roma, oltre ad una età avanzata per l’epoca, e questo lo aveva capito subito dopo Canne. Tito Livio ha voluto leggere “umanamente” un comportamento bellico “naturale” nella logica romana appena citata.
    Magari la supponenza sta nel voler interpretare su di sè, in maniera creativa, episodi storici con ben altri significati, o no?

  8. 28
    rossana -

    Post 27

    Appiccicaticcio, come al solito, come un pettegolezzo di portineria, con annesso scricchiolio di unghie sui vetri. Stavolta persino in contraddizione con il precedente!

    Proprio come chi sempre sa cosa c’è nella mente altrui, pur essendo incapace di avere un po’ più chiaro il contenuto della sua. D’altronde, come si fa a non interpretare, come più fa comodo, anche Tito Livio?

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