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Giorgio Napolitano e la libertà del Popolo Sovrano

E’ noto che l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stato sottoposto giorni fa ad un delicato intervento chirurgico.

Ciò che ha stupito è la massiva produzione sulla rete di messaggi che auguravano il peggio all’ex capo di stato. Su richiesta di un membro del PD, il capo della Polizia ha aperto un indagine della polizia postale, per “verificare la presenza di eventuali reati in quei macabri auspici nonchè di attivare le procedure di rimozione degli insulti e degli auspici di morte rivolti in rete al presidente emerito Napolitano”.

La motivazione dell’apertura dell’inchiesta è legata a questa considerazione, sottoposta dal membro del PD, che “Siamo ben al di là di ogni più estesa interpretazione dell’inviolabile principio di libertà di espressione”. In pratica, secondo il richiedente del PD, la richiesta di apertura dell’indagine è motivata dal fatto i cattivi auguri all’ex capo dello stato sono espressioni che vanno olte l’inviolabile principio di libertà di espressione.

Sono rimasto incuriosito da queste considerazioni e sono pertanto andato a verificare che cosa significhi “inviolabile principio di libertà di espressione”.

L’art. 19 della costituzione dice che  “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”.

Se Giorgio Napolitano fosse in carica (ma non lo è più), secondo l’art. 278 del codice penale  “Offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica”, commetterebbe reato chiunque comunicasse con qualsiasi mezzo, un’offesa che relativa alla persona del Presidente della Repubblica sia in riferimento a fatti che ineriscono all’esercizio o alle funzioni cui è preposto, sia a fatti che riguardano l’individualità privata, anche in relazione anteriori all’attribuzione della carica.

Escluso l’art.278, tuttavia la legge pone altri limiti alla libertà di espressione, tra cui: 1) il buon costume 2) la riservatezza 3) il segreto di stato 4) l’onore

Tra tutti questi limiti l’unico che potrebbe essere pertinente nel caso in oggetto sarebbe quello dell’onore, ovvero se qualcuno pubblicamente “ingiuriasse” o “diffamasse” l’ex capo di stato, ma tutto ciò avverebbe anche se il soggetto ingiuriato, in questo caso l’ex-presidente, non fosse malato o in Ospedale.

Ho letto su internet diversi commenti espressi dai cittadini in merito all’ex presidente, e oggettivamente (salvo in alcuni casi), i cittadini augurano all’ex capo di stato di “andarsene” all’altro mondo. Tale augurio, senz’altro malevolo, e non certo garbato o umano, non rientra tra i casi di ingiuria o diffamazione. Si tratta pur sempre di una libera espressione del Popolo Sovrano, il quale appunto esercita la propria libertà attraverso ogni mezzo possibile, come indicato nell’art. 19.

A maggior ragione non si capisce per quale motivo, in relazione alle sole espressioni “male augurali”, vi possa essere richiesta di rimozione dai siti web. Augurare ad una persona di “andare all’altro mondo” non è una minaccia. Lo sarebbe se l’espressione fosse legata ad azioni precise che conducessero alla violenza e/o alla morte contro il soggetto minacciato. Ma nel caso dei cattivi auguri “ospedalieri” è evidente che chi ha postato tali commenti non intendeva arrecare danno personalmente all’ex presidente, ma al contrario si augurava che l’intervento chirurgico fosse la causa della dipartita.

Il popolo è sovrano anche nelle espressioni, e se non viola la legge, nulla può essere opposto alla sua libera espressione. Oltretutto è necessario ricordare che il Popolo Sovrano ha anche diritto di modificare le leggi, nel caso le stesse siano troppo restrittive per il popolo.

La polizia di Stato è pagata dai cittadini, e quindi ai cittadini deve rispondere del proprio operato. Non tutti sono d’accordo ad impiegare le forze di polizia per fare ricerche nei siti web a favore esclusivamente dell’ex presidente. Ci sono altri cittadini che attraverso il web sono stati ingiuriati o hanno ricevuto cattivi auguri. Non hanno forse lo stesso diritto ?

Concludo dicendo che secondo il pensiero dello scrivente, è barbaro augurare a qualcuno di morire presto. Ma questo non è un reato e non fa di chi ha scritto il suo pensiero un criminale.

 

 

Lettera pubblicata il 27 Aprile 2018. L'autore ha condiviso 12 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 10 commenti

  1. 1
    Rossella -

    Io sono scettica. Alcuni sostengono che si potrebbe trattare di un lavoro finalizzato a conservare il mondo arcaico dominato dalla feudalità. Non so fino a che punto crederci, ma sta di fatto che i giornali e le televisioni adoperano questo malcontento per sottolineare un fatto. Io non ci credo perché quando mi guardo intorno vedo che l’attenzione non dipende da quello. Gli effetti si manifestano quando ci sono le elezioni o quando si parla di agricoltura, pastorizia, ecc. Per il resto si potrebbe considerare una tattica per demonizzare l’avversario. Non crea quello che non c’è. Il male non ha questo potere.

  2. 2
    Angwhy -

    Io sono pronto a scommettere che al presidente Pertini gli Italiani (tutti)avrebbero solamente augurato ogni bene,come mai?

  3. 3
    Suzanne -

    C’è un’illuminante puntata di Black mirror ( serie futuristica su Netflix) in cui le persone su internet decretano attraverso I loro insulti e gli auspici di morte una vittima “sacrificale”: un politico corrotto prima, una giornalista moralmente discutibile, fino a persone normali “colpevoli” delle più banali sciocchezze. Non mi interessa tanto l’aspetto legale della questione, quanto piuttosto il bisogno famelico di sfogare rabbia e frustrazione attraverso canali che paiono liberi e anonimi. Perché? Ci si prende la responsabilità di quel che si esprime sempre, non nascondendoci comodamente dietro l’anonimato. Il popolo sovrano? Spero sinceramente di no, visto come si è ridotto questo “popolo”.

  4. 4
    BeepBeep -

    Suzanne ovviamente (e per fortuna) le imprecazioni della gente non determinano la morte di alcuno nel mondo reale.

    Ormai lo sanno tutti che scrivere in rete non è anonimo. Chiunque posta un commento sa che può essere rintracciato. Ma quale altra forma di democrazia potrebbe esercitare oggi il cittadino ? Non tutti vengono invitati alle trasmissioni televisive. Se così fosse credo sarebbero molti di più coloro che sentiremmo protestare pubblicamente.

    Il popolo è sovrano sempre e comunque, brutto o cattivo che sia. Lo dice la Costituzione e lo pretende lo stesso popolo. La libertà non è negoziabile.

    Il mio articolo voleva evidenziare il punto legale dei fatti intervenuti, proprio perché un esponente del PD, con la sua denuncia alla pubblica autorità, ha trasformato tutto ciò in un confronto giudiziario, e non già in un dibattito politico. Se la polizia indaga sui cittadini è necessario capire quale reato essi abbiano realmente commesso (non si perseguono le opinioni, ma solo i reati!)

    Rimane un fatto: augurare la morte di qualcuno è di cattivo gusto. Non è nobile e non è degno di un essere umano. Vale per Napolitano, vale per Berlusconi, vale per chiunque.

  5. 5
    BeepBeep -

    Angwhy, ma ovviamente il cuore della gente è legato a coloro che hanno fatto il bene per la patria, non a coloro che l’hanno devastata.
    Al cuor non si comanda.

    Personalmente ritengo che anziché imprecare per la morte di qualcuno sia meglio protestare in modo chiaro e preciso sui motivi per i quali una persona non è degna di fiducia (e non quando è in ospedale, ovviamente). La barbarie non porta a nulla. La libera opinione viaggia lontano.

  6. 6
    nicola -

    Nel 2018 esiste ancora qualcuno che crede che con le parole si possa realmente uccidere una persona.
    Restano reali invece tutte le persone che si sono suicidate a causa delle pessime decisioni politiche di questi personaggi.
    Voglio precisare che agli italiani non gli frega una mazza della morte di certi personaggi, mentre gli interessa la morte di tutto ciò che rappresentano tali personaggi. Ovviamente, se tale concetto non fosse stato espresso in questo modo così poco nobile, nessuno avrebbe preso in considerazione tutti quei commenti.
    In poche parole, in italia il popolo viene ignorato fino a quando non tira fuori gli artigli.
    Attenti politici: il popolo è stanco di subire educatamente!
    E a quell’esponente del pd volevo ricordare che ho votato m5s.

  7. 7
    BeepBeep -

    Caro Nicola,

    quando scrivi “Restano reali invece tutte le persone che si sono suicidate a causa delle pessime decisioni politiche di questi personaggi”, siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Questo è ciò che in precedenza ho definito “protestare in modo chiaro e preciso sui motivi per i quali una persona non è degna di fiducia”.
    Molti politici andrebbero condannati per ALTO TRADIMENTO DELLA PATRIA. Ma per questo occorrono prove concrete, reali e non già sfoghi barbari o da quattro soldi.
    Non occorre la violenza quando si può agire secondo legge.

  8. 8
    Gughy -

    Non ho augurato nulla di male a re deposto perché dalle mie parti si dice che augurare la morte di qualcuno gli allunga la vita. E non vorrei fargli un favore che gli potrebbe permettere di fare altri danni (governo Monti e seguenti).

    A proposito di alto tradimento: il re deposto e Monti dovrebbero essere processati con questo capo di accusa per la vicenda dei marò rispediti in India dopo che il ministro degli esteri di allora li aveva riportati a casa, ministro che si dimise quando Monti rispedì i militari in India per salvare un contratto milionario per l’acquisto di 5 elicotteri da parte del governo indiano.
    Quel contratto, in ogni caso andò in cavalleria.
    Quando un presidente della Repubblica ed un capo di governo non difendono e tutelano militari a cui loro stessi avevano affidato la missione è ALTO TRADIMENTO.
    I militari si trovavano su una petroliera battente bandiera italiana, quando furono arrestati con l’inganno.
    Queste due alte cariche dello Stato che hanno distrutto il tessuto sociale degli italiani, rispedirono i nostri militari al “nemico” che li ha trattenuti per altri tre anni, e non è ancora finita.
    Questi burocrati li possiamo chiamare traditori?
    Penso proprio di sì.

  9. 9
    Gughy -

    A proposito della salute di re Giorgio, avete notato che nessun media aggiorna la sua situazione medica?
    Vorrà dire che sta migliorando e questo scatenerebbe i social sull’argomento?

  10. 10
    BeepBeep -

    Caro Gughy,

    ho analizzato quato hai detto, e ho formulato il seguente ragionamento:

    Il comandante in capo delle forze armate è il Presidente della Repubblica.

    Sotto di lui vi è il Ministro della Difesa.

    A seguire il Capo di Stato Maggiore della difesa, che è un militare di alto grado eletto a capo delle 4 forze.

    Se i marò hanno eseguito gli ordini con diligenza (e sembra di sì), il responsabile ultimo del loro operato è proprio il comandante in capo di tutte le forze armate, cioè il Presidente della Repubblica.

    In conseguenza di ciò, nel caso in cui l’Italia decida che è necessario far processare i propri militari da uno stato estero (cosa senza alcun senso), poiché i due marò avevano un comandante in capo, egli ne è responsabile e deve essere processato e trattenuto nel paese straniero al posto dei due militari.

    Quindi in conclusione, se l’Italia riteneva uno stato estero nel diritto di trattenere dei militari, l’ex presidente della Repubblica avrebbe dovuto consegnarsi al posto dei propri soldati.

    In caso la sostituzione dovesse essere per “numero”, allora avrebbe dovuto andare in India anche il Ministro della Difesa, e via così.

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