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È giusto o no dichiarare il proprio amore impossibile?

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Lettera pubblicata il 11 Aprile 2011. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Amore e relazioni - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 68 commenti

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  1. 61
    Acqua -

    Ma dai, Golem, sai benissimo che per quanto mi riguarda, sarei felice che lui provasse per me anche solo “tenerezza” (sinonimo di “pena” che declinata al maschile fa…)

  2. 62
    Golem -

    Lo so Acqua, il “mito” può tutto e la mitizzatrice lo accetta, ma resta sempre una relazione “sbilanciata” tra realtà e sogno, per avere un’esclusività che non si può avere, proprio per quello sbilanciamento di cui accennavo. Non ne abbiamo mai parlato, ma quella idolatria del soggetto desiderato è della stessa natura di quello che alcuni provano per quelle figure “divine” a cui si rivolgono con “devozione”, chiedendo grazie o miracoli. Ho parlato molto spesso della famosa estasi di Teresa d’Avila rappresentata nella scultura del Bernini, che è il punto di congiunzione psicologica tra la passione erotica e quella religiosa di cui ho accennato. La santa in “estasi” ha raggiunto quello “stato” di beatitudine perché sente su di sè, anzi “DENTRO di sè”, la presenza esclusiva del suo “mito”, che essendo DIO è il massimo a disposizione, che con quella attenzione particolare la fa sentire a sua volte “divina”. L’idolatria chiede, e la mente cerca una ragione “superiore” per giustificare quel desiderio di “Paradiso” in terra.

  3. 63
    Acqua -

    Ciao Sospesa, per favore tienimi aggiornata sull’evoluzione dei tuoi progetti e azioni… Tutte le mie strategie per cancellare “l’idolo” dalla mia mente si sono rivelate, fino ad oggi, fallimentari. Attualmente mi sto impantanando in una situazione sempre più complicata e Insostenibile. Ma non c’è niente da fare: mi ostino a non imparare dai miei errori e continuo a seguire i miei impulsi come se fossi un uno stato di ipnosi.

    Golem, attribuire caratteristiche divine a un soggetto umano è senz’altro un abbaglio, ma per uscire dallo stato d’estasi serve essere risvegliati. Forse basterebbe uno sberlone o una bella secchiata di acqua gelida.

  4. 64
    Golem -

    No Acqua, bisogna imparare a non inseguire i miti nei comuni mortali fatti di carne, ossa e “cartillagini”, come diceva Totò. E come si fa? Vivendo le esperienze di “sooognoo”, possibilmente al momento giusto e scoprire così che è un “perla” come tutti. Se non succede si continua a “soognare” e a mitizzare. O si finisce su LaD a distribuire consigli sull’ammore.

  5. 65
    Acqua -

    Facile a posteriori dare questa soluzione. Il momento giusto per vivere i miei sooogni è trascorso da almeno due decenni e quindi come faccio adesso a imparare a smitizzare? È come fare l’università della terza età: solo pochi ci riescono. L’unica soluzione per me è una legnata sui denti: io sono molto perseverante nell’alimentare i miei Desideri e non mi do mai per vinta, nemmeno davanti all’evidenza.

  6. 66
    Golem -

    Ma la “legnata” può arrivarti solo attraverso l’esperienza diretta, che ti mostri che quella mitizzazione è tutta illusione che alimenta altra illusione, come peraltro qui si è letto spesso, ma che non basta a razionalizzare la propria condizione rendendosi conto di queste storie identiche tra loro ci sono. Quindi non c’è scampo Acqua: bisogna sbatterci i i propri “denti”
    Sennò, ripeto, puoi sempre diventare una esperta laddiana in ammore. Gli esempi non mancano.

  7. 67
    Acqua -

    Golem, so cosa significa sbatterci i denti e mi ci sono già messa una volta in questa situazione, anche se con M. ho sbagliato a pormi in modo così improvviso ed impulsivo. Ciò nonostante la “cotta” non mi era affatto passata tanto che mi sono dovuta “inventare” un sostituito più tangibile, ma egualmente “irraggiungibile”. Ora con D. avrei l’occasione di agire in modo più razionale ed equilibrato, ma sono troppo irrequieta, ho paura e non voglio uscire dalla rassicurante dimensione onirica in cui svolazzo allegra e leggera.

  8. 68
    Golem -

    Sogno, direttamente te derivato da “somnus”, figlio del sonno, nel quale si ama indugiare quando il sogno è piacevole. In fondo é un po’ come quando la mamma ci chiamava per la sveglia e noi si rispondeva: “Si ma’, ancora cinque minuti dai”.
    Comunque Acqua, almeno tu mentre sogni sei “sveglia”, e sai di cosa si tratta. Pensa a quelle che si credono sveglie invece stanno sognando. Un dramma. Anzi…un teatrino.

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