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Lettera pubblicata il 14 Gennaio 2015. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 21.309 commenti

Pagine: 1 727 728 729 730 731 2.131

  1. 7281
    rossana -

    Per essere tale, l’amore di coppia dovrebbe prevalere su:
    – importanti cambiamenti di personalità dovuti a crescita sociale o emotiva?
    – condizioni economiche passate dal benessere all’indigenza?
    – subentrate situazioni di droghe, abbrutimenti psichici, malattie invalidanti?
    – morte del partner, con successiva incapacità di altre relazioni amorose?
    – limiti a evoluzioni personali percepite come indispensabili per il proprio equilibrio?
    – pesanti pressioni esercitate dall’esterno, ricatti economici, psicologici, sensi di colpa?

    Accettare tali sfide e superarle è parte dell’indole, del convolgimento emotivo IN ATTO o della volontà di rispetto degli impegni assunti ma, essendo tutto in divenire, tra l’IDEALE e la REALTA’ c’è di mezzo il trovarsi a metà del guado e il dar PROVA di sapersi orientare con attaccamento o correttezza fra passato e futuro.

    Se l’amore diventa peso o impedimento, non potendosi più inserire con spontaneità in progetti di vita o di realizzazione personale, non ha grandi possibilità di crescere ed evolvere, ed è quindi destinato a decrescere, esaurirsi o trasformarsi. Per alcuni soltanto può essere tanto pregnante da diventare prioritario, ed è fra l’altro difficilissimo che tale opzione sia condivisa da ENTRAMBI i partner.

    Per me, un’inevitabile conclusione non gli impedisce di essere stato vitalizzante, vissuto in pienezza e di aver dato, magari per anni o decenni, tutti i frutti che era in grado di offrire, in tutti i sensi.

  2. 7282
    Suzanne -

    Ma, alla fine tutto si riduce al successo che possiamo vantare con noi stessi con gli altri o forse vale anche ciò di cui si esperisce, dentro e fuori di sé? Perché a volte ho come l impressione che tutto si riduca, cosí come per tutti gli altri aspetti della vita, al poter mostrare qualcosa, in questo caso un rapporto che si porta avanti da anni, quasi fosse un trofeo che sottolinea il “come sono stato bravo”. Forse la maggior parte di noi desidera che la propria relazione duri fino alla morte, cambiano però le condizioni a cui probabilmente siamo disposti a sottostare, o cambiano le dinamiche secondo cui la riteniamo una relazione appagante o meno. Questa è la vera differenza, non tanto le tempistiche, cosí soggettive che possono far sembrare un attimo infinito. Concordo invece sulla necessità di una condivisione.

  3. 7283
    Golem -

    Ma un amore che finisce come lo potremmo definire? Una bella esperienza? Solo un amore finito? O un fallimento? Non si tratta di “vantare” successi ma di capire quando si è trattato di amore e quando di “altro”. Mi sembra abbastanza chiaro che la valutazione finale dipenda soprattutto dalle aspettative che a questo facevano capo, ma un fallimento è un fallimento se le aspettative erano per il “forever”. E quando il sentimento è “sincero” anche se ingenuo, l’obiettivo è quello.
    Non credo che per chi ha passato anni a “crederci” in quell’ammore, pur con i limiti dei condizionamenti favolistici ai quali molti, ma piuttosto molte, fanno riferimento, la fine di una relazione debba essere considerata comunque un dato…positivo. Mi sembra evidente che quell’amore non è maturato “realmente” oltre le normali pulsioni naturali o circostanze che lo hanno innescato, a prescindere dalle difficoltà da affrontare, che poi nei fatti sono quelle che lo certificano se sopravvissuto a queste. Un’esperienza lo è stata ovviamente, che semmai potrà fornire solo utili indicazioni per il futuro, ma non altro.
    Che poi ci sia chi si vuole immaginare tutte le sfumature oniriche e non che si leggono su queste pagine, pur di sdoganarlo come esempio di arricchimento, è tutt’altro discorso. Tutto è utile certo, anche i fallimenti, e questi sempre tali restano, ma l’utile sta solo nel capire il perchè lo sono stati. Poi se vogliamo vedere le cose come la mamma dello scarrafone, la cosa ci è consentita.

  4. 7284
    maria grazia -

    Suzanne no, non centra niente il dover vantare il proprio rapporto datato come un trofeo. Chi si preoccupa di questo aspetto semmai è chi si rifiuta di riconoscere le sue passate storie ( finite ) per quello che sono realmente state. Ciò che conta è saper rimettere in discussione credenze sbagliate e limitanti sul concetto amoroso, riuscire a liberarsene per sentirsi più strutturati e sereni sul piano emotivo. La crescita e l’ evoluzione personale, da questo punto di vista, già di per se è un’ enorme vittoria, che lo si vanti o meno o che poi si trovi un partner fisso o meno. Poi qui si sta solo discutendo, è un forum, ovvio che qualcuno felicemente in coppia riporti anche la sua esperienza diretta nel merito.
    Il vero amore supera qualunque difficoltà oggettiva e circostanziale proprio per la sua natura. se alcune circostanze annientano un rapporto e lo fanno terminare, vuol dire che quel rapporto non era abbastanza saldo, non poggiava su giusti presupposti.
    Per quanto riguarda dipendenze di vario tipo o problematiche psicologiche, non può essere certo un partner o un familiare a risolverle, per quanto ben intenzionato e per quanto il suo apporto affettivo sia sicuramente importante. in questi casi la persona direttamente coinvolta nella problematica deve cercare aiuto e sostegno presso figure professionali competenti. solo dopo questo percorso può pensare di vivere il rapporto di coppia in maniera armoniosa ed equilibrata..

  5. 7285
    maria grazia -

    ..E i problemi economici o le pressioni esterne? chiaro che anche quelli, se il legame finisce o non nasce proprio, sono solo una scusa. Chi si ama lotta e resta insieme a prescindere da tutto e i problemi li risolve INSIEME all’ altro.
    Il VERO amore non è MAI peso e impedimento, ma è la nostra ancora, il nostro faro nel buio, la nostra forza. purtroppo si continua a confondere l’ Amore con qualcos altro.
    Il VERO amore non è MAI unilaterale. E’ sempre sentito da entrambi i partner nella stessa misura.
    Tutto ciò che a un certo punto finisce per “problemi” vari o che si fondava su dinamiche coercitive o ricattatorie, in realtà non era amore.

  6. 7286
    rossana -

    Suzanne,
    – “ciò di cui si esperisce, dentro e fuori di sé.”: per me vale molto più di quanto possa apparire all’esterno. di questo solo sono sicura!

    – “cambiano però le condizioni a cui probabilmente siamo disposti a sottostare, o cambiano le dinamiche secondo cui la riteniamo una relazione appagante o meno.”: niente e mai del tutto statico e tutto cambia in continuazione, fuori e dentro di noi. è triste essere costretti a decidere per il male minore, cioè fra se stessi e la quotidianità che viene a sorpresa proposta da mutamenti o carenze d’evoluzione altrui, ma a volte può diventare imprescindibile.

    – “tempistiche, cosí soggettive che possono far sembrare un attimo infinito.”: la durata di un sentimento non ha niente a che vedere con la sua profondità e intensità.

    è scontato che la gioia deflagrante e il completo appagamento, che avvicinano all’infinito, si provano soltanto nella condivisione di fisico e mente (pienezza concessa unicamente dal sentimento amoroso), ma, a mio avviso, non è giusto azzerare le sensazioni di chi DECIDE di soddisfare il proprio BISOGNO d’amare riversandolo su un soggetto prediletto, magari in attesa di poterlo rivolgere altrove.

    per me, i colori, la bellezza e i profumi dei fiori, anche di quelli che non portano frutti, valgono apprezzamento e rispetto. non è il raggiungimento della meta l’unico aspetto positivo in un rapporto di coppia.

    meglio amare, senza eclatanti risultati, che vivere in un’aridità priva…

  7. 7287
    Golem -

    Vorrei ribadire che io agli altri non voglio azzerare prorio nulla, ci mancherebbe, che interesse avrei. Qui si parla solo di differenziare quello che da sempre viene accorpato in un unica definizione buona per “tutte le stagioni”. Mi pare che sono state portate decine e decine di riflessioni al riguardo e qualcuno ne ha tratto giovamento, mettendo meglio a fuoco certe “differenze” di sostanza.
    Chi non ha problemi col proprio patrimonio amoroso, attuale o trascorso che sia, non ha che gioirne ignorando quello che dico.
    Le mie riflessioni, ripeto, non sono indirizzate a loro, ma a chi è curioso di vedere meglio quello che sembra scontato, quando invece scontato non lo è se lo si osserva…bene.

  8. 7288
    Golem -

    “meglio amare, senza eclatanti risultati, che vivere in un’aridità priva…”
    A Milano per descrivere certe scelte dicono “piutost che nient meji piutost”.

  9. 7289
    Suzanne -

    Sí, una storia che finisce è vissuta anche e soprattutto come un fallimento, ed è per questo che spesso si cerca di portarla avanti nonostante l evidente impossibilità o essendo addirittura controproducente. Però tutto dipende sempre dalla prospettiva in cui si guarda alla vita : se facessimo tutto solo per raggiungere dei risultati tangibili, bé credo perderemmo la parte più succosa e colorata dell esistere. Ogni esperienza andrebbe catalogata nel contesto in cui l abbiamo vissuta, senza sterili dietrologie : mi ha reso felice, appagata, mi ha in qualche modo cambiata? Bé, allora chissene frega dell obiettivo a lungo termine mancato ( che poi quando si è giovani non si pensa nemmeno cosí in avanti, ed è il brutto di diventare adulti perdere questa leggerezza nel fluire).
    Rossana, ovviamente io mi esprimo su ciò che conta per me ; amare comporta una mia conoscenza intima e profonda dell altro, che mi risulta impossibile se dall altra parte non c è la stessa apertura emotiva e mentale. Per questo per me amore è solo condivisione.

  10. 7290
    Golem -

    Direi che non si dovrebbe neanche dover discutere sul fatto che l’amore “richiede” la condivisione. È chiaro che chi fosse “investito” da un “sentimento” a senso unico deve fare un bilancio falsato per farselo tornare. D’altra parte siamo sempre al solito esempio della mamma e dello scarrafone. Pur di alimentare l’illusione si ricorre a qualsiasi espediente. Ma se si ha solo quello per vivere il “soogno”, ogni mezzo è buono. D’altra parte nelle favole tutto è possibile. Ma l’amore non è sogno, è realtà. Non si può dire di aver amato se tutto quell’amore è rimasto nella testa (o nel cuore, per i più romantici) “dell’amante”. Ci vuole la presenza “dell’amato” perchè sia reale, e soprattutto che quando l’amato è presente che lo corrisponda. Che poi ogni esperienza porti con sè un insegnamento è ovvio, ma come ho già detto, io ho solo cercato di individuare le cause principali di tanti fallimenti, dove l’illusione la fa da padrona. Come ripeto non è amore il ricordo di un amore, nè lo è la speranza di questo, anche se spesso non si ha altro per crederlo reale.

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