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LAD
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Suzy, ripercorrendo con la memoria certe sensazioni, e leggendole con la mia sensibilità ho pensato che in fondo si tratta di dare il giusto valore agli eventi che ci accadono, sfrondandole da quelle aspettative che appartengono a un tempo che è passato, cercando di sintonizzarle sul nuovo “noi” che siamo diventati, sia singolarmente che come coppia. Se ci pensi bene tendiamo a vivere il futuro con i “disegni” del passato, cercando spesso di soddisfare un IO che quasi sempre non c’è più, ma ancora non lo sappiamo. Ed è questo che crea equivoci personali e di coppia e le “rotture” interne ed esterne nelle relazioni.
Rivedere “certi” ricordi “colorati” da pregiudizi anche involontari, come succede spessissimo da giovani, dandogli il valore contingente del momento, serve a leggere meglio la realtà. In fondo è quello che è successo alla mia coppia e alla mia lei quando ha “rielaborato” al presente certi ricordi che la bloccavano ad un passato mai osservato come meritava di essere.
Panta rei no?
Dell’empatia son piene le casse, Gigi Beddu.
Dottore.
“Narda rei” mi pare più in tema.
Oppure “Panta Narda”. È ancora meglio.
(Professore, a proposito, ma un toponomasta, anche serale, laureato a Tirana, persino abusivo, ma possibile che non lo troviamo? C’è uno che mi pare averne le qualità ma non collabora come speravo, e io comincio ad annoiarmi)
Manca il resto dopo l’empatia. Comunque, visti gli effetti lamentati dal nostro, confidiamo che continuino ad arrivare numerosi “i soggetti che spuntano fuori con il vademecum del perfetto rehab”. Ci sarà quello che gli farà fare ‘sta cassa prima o poi.
Vero, panta rei, ma come è difficile fare la muta di pelle come I serpenti! A volte mi sembra che sia solo il contorno a cambiare e noi rimaniamo caparbiamente fissi in noi stessi. O forse dal di dentro è difficile osservare I cambiamenti…
Sìsì tu intanto Blog prova a farti una vita. 😉
Sarebbe bella e giusta una app che spara un cazzotto automatico in faccia a Blog tutte le volte che cita la parola narda. 😀
Progettala tu campione della “cassata”. Noi intanto non finiamo di apprezzare il tuo “carisma”, quello che crea tali timori reverenziali nel sesso femminile da tenerle lontane da te. Ma soprattutto restiamo ammirati dai tuoi illuminanti interventi, che apportano originali contributi alla qualità del sito.
Ricorda: una cassa è per sempre. Fattela.
Sì Suzy, come dicevo qualche giorno fa con una metafora, “l’occhio non vede sè stesso”. Le autoanalisi sono imprese titaniche che impegnano la vita e richiedono di “inventare” strumenti e parametri di analisi ex novo, lo dimostra la frase scritta sul tempio di Apollo a Delfi venticinque secoli fa: “Gnōthi seautòn”, conosci te stesso. Il problema è antico e accompagna tutte le “crescite” giacchè ogni progresso verso la conoscenza, ogni tipo di conoscenza – anche quella di sè – è una sfida contro l’ignoto, e l’ignoto per antonomasia non ci dice quali pericoli riserva, con la paura che spesso prevale su tutto, specie se si tratta di mettere le mani nelle proprie “interiora”.