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Bilancio di un fallimento, depressione e solitudine

Salve a tutti, sono qui per sfogarmi in merito a quella che è stata la mia fallimentare esperienza esistenziale.
Ho 34 anni e, nonostante soffra da sempre di problematiche psichiatriche (depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, ansie, ecc.) sono riuscito a laurearmi, a conseguire un dottorato di ricerca e un titolo di docente di liceo, a frequentare vari corsi di formazione e a coltivare molteplici passioni. Tuttavia sono sempre stato insicuro, ho sempre sofferto la solitudine e non sono mai riuscito a emanciparmi dal rapporto iperprotettivo dei miei genitori (vivo ancora con loro). Ora mi ritrovo senza lavoro e senza alcuna prospettiva, almeno dal mio punto di vista.
Il mio dottorato, forse perchè in area umanistica, non interessa a nessuno. I corsi di formazione e le passioni coltivate non mi aprono alcuna porta. L’unica prospettiva concreta di lavoro è l’insegnamento: attività nella quale sono totalmente incapace e che, come ho già tristemente sperimentato, non fa che aggravare il mio stato di salute.
Ancora più fallimentare il bilancio sul piano relazionale e affettivo. A causa dei miei problemi, ma anche del mio carattere introverso, ho sempre avuto pochi amici, che ho frequentato poco e con i quali non ho mai instaurato dei legami profondi (nessuno di loro sa dei miei problemi).
Sono sempre stato considerato un bel ragazzo e ciò ha fatto si che abbia sempre avuto un discreto numero di ragazze al mio seguito, ma sempre a causa della depressione e dei miei stati ansiosi (anche dal punto di vista sessuale) ho avuto un numero limitato di esperienze sessuali/sentimentali, di breve durata o solo avventure, intervallate da lunghi o lunghissimi periodi di assoluta solitudine.
E la nota dolente della mia vita è relativa proprio alla mia storia d’amore più importante. Lei l’ho conosciuta nel periodo della mia adolescenza in quanto compagna di scuola e all’inizio non c’è stato niente fra noi. Dopo le scuole superiori è partita per l’estero e ci siamo rivisti solo qualche anno più tardi nella sua nuova città con amici comuni. In questa occasione ci siamo solo scambiati effusioni e nulla più. Sono ritornato nella mia città, lei è rimasta nella sua. Abbiamo però cominciato a vivere una strana relazione aperta e a distanza fatta perlopiù di telefonate e qualche mail. Per circa quattro anni ci saremo visti si e no 2 o 3 volte l’anno e solo perché era lei a tornare per stare con me, ma con la scusa di rivedere i suoi parenti. Non abbiamo mai fatto sesso completo per via delle mie insicurezze, ma abbiamo avuto comunque piacevoli contatti fisici. Lei mi amava e pur avendo delle storie (la nostra era una pur sempre una relazione aperta), continuava a pensare costantemente a me invitandomi, a più riprese, ad andarla a trovare. Io, invece, non ero innamorato, ma anche a causa della mia difficoltà nell’instaurare relazioni concrete con le donne, ho lasciato che la cosa andasse avanti e quando lei mi invitava ad andarla a trovare, accampavo scuse puerili perché avevo paura dell’intimità. Per il resto ero quasi sempre solo se si eccettuano pochissime esperienze sentimentali/sessuali.
Finché, al quinto anno, il suo amore perdurante e la costanza delle sue attenzioni (era quasi esclusivamente lei a chiamarmi) non hanno vinto le mie resistenze e mi sono scoperto profondamente innamorato. Abbiamo iniziato a sentirci ogni giorno, via chat, mail e cell. Nonostante ciò non sono mai riuscito a vincere le mie paure e le mie insicurezze: temevo di non riuscire a letto e, nonostante l’amassi e fossi cmq molto felice di vederla (quelle rare volte che capitava), l’idea di stare con lei dal vivo mi generava ansia. Abbiamo iniziato a pianificare di vivere insieme: avrei fatto una parte del mio progetto di dottorato da lei o, se per motivi burocratici non ci fossi riuscito, avrei iniziato a farle visita con una certa frequenza (aspettando di raggiungerla definitivamente in seguito). Questo progetto di vita insieme mi esaltava e in parte spaventava. Lei era entusiasta. Ci ho messo circa un anno prima di raggiungerla, da solo, per la prima volta nella sua città (sempre dietro suo desiderio e dopo essermi fatto pregare).Quei giorni sono stati i più belli della mia vita perché le mie ansie e anche le mie paure sessuali si sono rivelate infondate: abbiamo vissuto bene insieme e ci siamo amati per una settimana. Ma ormai era troppo tardi. Tornato nella mia città abbiamo continuato a sentirci con rinnovato affetto da parte di entrambi. Solo che lei ormai soffriva troppo la solitudine e quell’assaggio di vita insieme glie l’aveva acutizzata ulteriormente. Neanche il fatto che stessi pianificando di trasferirmi da lei la consolava (le tempistiche erano incerte) e così 3 mesi dopo mi ha lasciato, pur continuando a rimanermi amica.
Era il sesto anno da quando avevamo iniziato la nostra relazione a distanza. Successivamente ci siamo sentiti qualche volta via mail e ci sono state molte incomprensioni e cose non dette fra noi. Ciò mi ha portato a chiudermi nei suoi confronti e lei ha fatto altrettanto con me. Da quando mi ha lasciato sono passati circa 3 anni: lei vive da ormai almeno un paio con un’altra persona con la quale sta coronando quello che era il nostro sogno. Io, invece, non mi sono più ripreso: mi sono immerso nei miei studi e nelle mie molteplici attività e non ho avuto neanche l’ombra di una relazione. Inutile dire che sono ancora innamorato perso.
Al momento trascorro le mie giornate rimuginando su cosa è andato storto nella mia vita, la depressione e i rimpianti mi stanno dilaniando e non ho la volontà ne la forza di cercarmi un lavoro. Ciò genera in me ulteriori sensi di colpa e incide negativamente sulla mia già scarsa autostima.
Mi sento morto dentro.

Lettera pubblicata il 2 Marzo 2014. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 15 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    liebe -

    caspita…..

  2. 2
    COGITO -

    Vai all’estero. ti farà bene

  3. 3
    Aton -

    Sei slegato dalla realtà, completamente. Devi recuperare assolutamente un rapporto fisico con te stesso ovvero praticare uno sport di potenza dove si suda (e si dimenticano i problemi). E poi esci da casa tua, inventati qualsiasi cosa, ma comincia a lavarti le mutande e stirare le camice da solo, anche quello è un bagno di realtà. Quanto alle ansie sessuali, sei troppo colto perché io ti dica ciò che già sai. Spiega un po’ che intendi per titolo di docente di liceo: sei solo abilitato all’insegnamento o hai fatto un concorso a cattedre?

  4. 4
    Campano -

    abbiamo in comune il fatto di non riuscire a instaurare dei legami profondi

  5. 5
    Paride -

    ciao Marco, è incredibile ma leggendola tua lettera mi è sembrato di rivivere in tutto e per tutto la mia vita…anch’io soffro di ansia e attacchi di panico, sono tutt’ora sotto cura, anch’io insicuro, insoddisfatto della mia vita ecc ecc. anch’io relazione a distanza durata 2 anni che mi ha distrutto totalmente dopo che mi ha lasciato dicendomi che non mi amava più…mi sarei anch’io trasferito da lei ma lei non ha più voluto, era andata fuori di testa per un suo collega…sono passati quasi 3 anni anche a me, ma ancora sento di non essermi ripreso totalmente, ho avuto altre storielle, ma nulla di che….comunque volevo solo dirti che comprendo perfettamente il tuo dolore e il tuo stato d’animo…ho 37 anni. ciao un abbraccio forte Marco

  6. 6
    cam -

    Secondo me il fato che tu soffra di ansia e di attacchi di panico non è motivo della mancata realizzazione di te stesso.
    Ne soffrono un sacco di persone, me compresa, e di anni ne ho molti meno di te. Ho avuto anche io problemi di depressione, diagnosticata e sono sotto cura. Sono sempre stata brava a scuola, sto facendo gli esami in una facoltà molto impegnativa, ho avuto le mie fallimentari storie d’amore. Ho lavorato e lavoro tuttora in compatibilità con l’università.
    Questo per dire che molto spesso siamo noi che ci imponiamo pensieri autolimitanti, non voglio dire che ho qualcosa da insegnarti, ci mancherebbe, sei molto più vecchio ed esperto di me. La tua storia non la conosco se non per questa lettera.
    Ma ti posso assicurare che da quando ho avuto gli attacchi di panico, ho scoperto che un sacco di persone ne soffrono e ne hanno sofferto. Questo per dire che puoi realizzarti come persona anche tu (come hai già in parte fatto).
    Da quando ho preso coscienza del mio problema e sono seguita da uno psicoterapeuta, non ho più avuto attacchi di panico e ansia generalizzata. Fatti aiutare da uno psicoterapeuta e da uno psichiatra, se ne senti l’esigenza. E come dice Aton, anche lo sport può essere fonte di sfogo.
    Ti dico una cosa che mi ha detto lo psichiatra che mi ha aiutato quando avevo i miei attacchi. Gli attacchi di panico sono energia che tu hai già dentro di te e che non riesci a incanalare. E, molto spesso, noi assegniamo la responsabilità della nostra sofferenza interiore a fattori esterni (spesso relazioni con l’altro sesso, problemi familiari e così via…). Non è così. La sofferenza la portiamo dentro di noi e i fattori esterni sono spesso la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, per questo ti consiglio caldamente di parlare con uno specialista.
    Ovvio che se uscissi dalla casa dei tuoi, la realtà ti si sbatterebbe davanti agli occhi e questo potrebbe essere un buon modo per svegliarti fuori.
    Ovviamente non voglio insegnarti nulla, dirti solo la mia. E, ti ripeto, l’energia per superare le tue ansie ce l’hai, solo che non riesci a incanalarla bene. Quindi lavora su te stesso e vedrai come ti sentirai meglio. Aumenterà l’autostima consequenzialmente.
    Un’ultima cosa: chi soffre di ansia generalizzata e di attacchi di panico ha un grande senso della realtà ed è statisticamente più intelligente. Questo non per dire farci “pat pat” sulla spalla tra zoppi, ma per dire che hai tutta la forza per superare questa situazione!

  7. 7
    Marco79 -

    Grazie a tutti per le risposte.
    Aton purtroppo hai ragione: al momento temo di essere completamente slegato dalla realtà.
    Sono solo abilitato, non ho vinto nessun concorso a cattedre. L’abilitazione è stato un errore di cui mi pento. La scuola non mi ha mai interessato come studente e sicuramente non avrei mai voluto rimetterci piede come docente. Appena laureato volevo subito provare il dottorato, ma i miei docenti universitari e i miei genitori mi hanno convinto a provare anche questa strada.
    Cam di attacchi di panico ne ho sofferto solo in passato. La componente ansiosa, invece si manifesta solo in particolari circostanze come, ad esempio, è stato nel caso della sfera sessuale. Di fatto si è trattato di una forma di sessuofobia, che riguardava fondamentalmente l’atto penetrativo e l’ansia da prestazione ad esso correlata. Appena ho incominciato ad avvertire queste paure ne ho parlato con il mio medico di base e il mio psichiatra. Dopo gli esami medici necessari ho scoperto che si trattava di un problema solo psicologico. Non l’ho mai affrontato attraverso la psicoterapia, ma forse avrei dovuto. Con lo psichiatra del centro di igiene mentale che mi segue da anni non faccio propriamente psicoterapia: ci vediamo semplicemente una volta al mese per discutere di quello che mi è accaduto e per stabilire la terapia farmacologica.
    Il mio psichiatra mi ha sempre spronato a non lasciarmi condizionare da queste ansie sessuali e a lasciarmi andare qualora mi fossi trovato nell’intimità con qualcuna. Mi ha anche prescritto dei farmaci ad hoc. Ciononostante io per non affrontare queste paure ho sempre adottato una strategia di evitamento: sfuggivo le occasioni riproponendomi che avrei risolto il problema successivamente. Ciò ovviamente non ha giovato alla mia vita sentimentale/sessuale (già compromessa dalla mia depressione): ho perso molte occasioni e il problema è cresciuto. E dopo tutto questo, dopo anni, quando mi sono trovato con la mia (ex)ragazza sono comunque riuscito a fare l’amore con lei, senza peraltro ricorrere a nessun farmaco.

  8. 8
    Marco79 -

    L’idea di andarmene di casa, magari in un’altra città è una cosa che vorrei fare, ma non me la sento di trasferirmi senza avere trovato prima un lavoro per mantenermi o senza che questa mia decisione sia motivata da qualcosa di forte come, ad esempio, un nuovo amore. Partire senza avere un progetto, uno scopo, per poi magari tornarmene mesi dopo, quando ho esaurito le mie finanze è qualcosa che vivrei come una sconfitta. Quanto all’estero (grazie del consiglio COGITO), in quel caso avverto una ulteriore paura: non sono molto bravo con le lingue e la barriera linguistica è qualcosa che oggettivamente mi spiazza non poco. All’epoca per la mia ex mi sarei trasferito in ogni caso, ora non so se avrei più questo coraggio.
    Avete anche ragione sul fatto dell’attività fisica, ma la verità è che almeno per ora non credo di farcela. Non ne ho la volontà e sono un po’ debilitato anche sul piano fisico: sto mangiando poco e ho iniziato anche a far ricorso a qualche integratore per sopperire alle carenze nutrizionali.
    Grazie mille della solidarietà Paride: ricambio il tuo abbraccio e ti sono reciprocamente vicino nella tua sofferenza.

  9. 9
    mary -

    Ciao…
    Mi descrivi una tua giornata tipo..?
    E poi una tua settimana ? Senza vergogna né bugie tanto nn ci conosciamo,
    in base a quello che mi dici provo a darti una mano.

    Hai detto che nn riesci ad andar via di casa perché nn avendo un lavoro se poi nn riesci ti sentiresti fallito
    Che nn puoi andare all’estero perché temi di nn cavartela nn conoscendo bene la lingua
    E infine che pensi di nn farcela in palestra perché sei senza forze
    Sono questi i veri motivi per cui nn fai queste tre cose…riflettici un po’…

  10. 10
    Marco79 -

    Ciao Mary, grazie dell’interessamento: lo apprezzo molto.
    In quest’ultimo periodo le cose che mi fanno stare male sono diverse.
    Il non aver mai realmente superato la rottura con la mia ex e i sensi di colpa legati al fallimento del nostro rapporto. La solitudine lancinante che mi accompagna da sempre e che ora si fa sentire più forte. Il fatto che, nonostante mi sia impegnato molto, non sia riuscito ad affermarmi professionalmente e quindi a emanciparmi dai miei genitori. La sensazione di non essere riuscito a realizzare niente di importante in questi anni. La mancanza di prospettive per il futuro e il terrore per come mi vedo da qui a 5 o 10 anni. L’essere ormai prossimo ai 35 (età spartiacque per il lavoro, ma anche per lo studio). Questo e forse altro ancora.
    Nella vita mi sono sempre attivato per fare qualcosa: ho partecipato come relatore a qualche convegno pubblico, ho tenuto delle lezioni per un master universitario, ho pubblicato un paio di libri, ho collaborato gratuitamente come fotografo per una rivista web e ho fatto altre cose ancora. Non mi sono mai risparmiato, sia perché mi piace fare, sia perché volevo costruire qualcosa di bello e importante. Tuttavia, nonostante questo, le gratificazioni ottenute non hanno compensato i miei sforzi. Inoltre non ho quasi mai avuto nessuno (e soprattutto nessuna) con cui festeggiare i miei successi. Le mie paure e le mie ansie mi hanno spinto all’isolamento e a rovinare anche la storia più bella della mia vita. Ho sempre posticipato il momento in cui mi riproponevo sarei stato felice. E di momenti felici ne ho avuti veramente pochi. Un’altra persona riuscirebbe probabilmente a vedere alcune di queste problematiche nella giusta prospettiva, io no. Forse perché la depressione e il peso dei miei errori e dei miei rimpianti non mi permette di farlo.

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