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Babbo Natale fammi diventare un ragazzo come gli altri

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Ciao Babbo Natale,
non ti ho mai scritto in vita mia, non ti ho mai chiesto regali, nemmeno da bambino. Tu sai però che per me il Natale semplicemente non esiste, è un’atmosfera mai provata, è una famiglia mai avuta, un padre che non mi ha mai cercato e voluto.
Quest’anno però ho deciso di scriverti per chiederti un regalo, uno solo. In 28 anni che vuoi che sia chiedere un solo regalo? Non ho mai preteso giocattoli, mi vergognavo a chiederli. Beh, per quest’anno, a Natale, vorrei un dono speciale. Babbo Natale, ti prego, fammi diventare un ragazzo come gli altri. È l’unica cosa che voglio, veramente. Voglio essere un ragazzo con una famiglia normale, degli affetti, qualcuno che s’interessi a me, qualcuno che mi accetti e mi voglia bene per come sono, non voglio essere più solo, sono stanco di essere forte, sono stanco di fare l’adulto, anche io voglio sbagliare, anche io voglio fare sciocchezze che ad altri verrebbero subito perdonate. Voglio essere uno di quei ragazzi che si vedono flirtare in mezzo alla strada, che sanno di gioia ed entusiasmo, che non devono pensare alla mamma malata o ai soldi che mancano sempre, o al padre che non hanno mai conosciuto, che non vivono nel continuo terrore di vedere un’altra sciagura abbattersi addosso a loro.
Caro Babbo Natale, ti chiedo, fammi essere un ragazzo contento della vita, che vede nel futuro la speranza, che pensa sempre in positivo, che sente di essere ben voluto, che non vive solo di solitudine. Fammi essere un ragazzo che può essere amato, che può ricevere affetto, che può fidarsi degli altri. Voglio camminare per la strada senza dover pensare tremila cose tutte insieme, perché sono solo, perché non ho tempo, perché devo fare sempre tutto io, e perché in vita mia nessuno mai mi ha aiutato, perché tutti volevano che fossi già grande quando grande non ero, perché tutti si aspettano da me che io capisca sempre, che conosca il mondo, che possa anche rimanere deluso “tanto è già maturo” – come dicono tutti. Toglimi questa vecchiaia di dosso. Rendimi giovane, per la prima volta. Ho bisogno di sapere che anche per me c’è speranza, che non sono un fantasma, che anche io potrò avere una vita mia. Non voglio più questa solitudine che mi fa essere solo anche in mezzo alle persone. La solitudine di chi è solo è la peggiore di tutte. E io sono solo.
Babbo Natale, se davvero esisti, fammi questo regalo. Voglio per Natale diventare un ragazzo normale.

Lettera pubblicata il 25 Dicembre 2009. L'autore ha condiviso 25 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 3 commenti

  1. 1
    Stefy -

    Più ti leggo, e più mi leggo. Mi leggo il male di vivere, la pesantezza di doversi arrangiare, di sentire che da un tuo passo falso dipendono le persone a cui vuoi bene, le loro situazioni, i loro umori, i loro comportamenti, i loro giudizi. Leggo la mia solitudine dentro quando cammino, quando sento intorno risate e penso che siano provocate dalla mia goffaggine, mi guardo intorno e sento che devo andare avanti con una seria dignità, con un nome e un cognome, con il mio musetto imbronciato e con un bel sorriso da spalmare nella parte inferiore della faccia quando incontro qualcuno. E’ una maschera che si attacca da sola, se tu te ne dimentichi,alla “The mask”. Poi mi ricordo che io tutto questo lo odio, che voglio continuare ad essere vera e allora me ne sbatto e mi tengo il mio broncio, il mio malessere e il mio essere me stessa. Ma mi guardo intorno e c’è il vuoto, il nulla..ci sono persone, c’è un legame importantissimo, ma comprensione no.
    Prima o poi incontro quei parenti che vedi ogni 4-5 anni e se hanno la luna ok, si fermano a salutarti. E la maschera dell’educazione, del buonsenso, della “considerata maturità”, dell’acconsentimento si rimpossessa dei miei gesti, non spontanei, non innati, non veri, non miei. Nei giorni in cui ho qualche sprazzo di felicità me ne sbatto di quello che si aspetterebbero gli altri, vivo PER ME, vivo per riflettere la persona impregnata nell’involucro di un corpo che devo riconoscere come mio.
    Mi sento sulla pelle quello che descrivi, mi sento attaccati ai vestiti le sensazioni umide di un malessere inconsistente, amorfo e indefinibile. Mi dispiace, perchè sento una profonda umanità in quello che scrivi, avverto un dolore stratificato negli anni, come alcune rocce di montagna, modellato delle precipitazioni improvvise, dalle scosse violente, dalla distruzione che lascia nella sua scia una valanga che ti crolla addosso.Mi viene da dirti”ti capisco”,ma la verità è che ogni cosa è soggettiva e personale.Eppure,vagamente,colgo..

  2. 2
    pia -

    Anche io più leggo la tua lettera e più mi ritrovo.
    Solo che a differenza tua, io lo chiedo da sempre, dacchè me ne ricordi. Se non era Babbo Natale era Gesù Bambino, il Buon Dio…
    Ogni notte dacchè ne ho memoria ho sempre chiesto di essere come gli altri… e oggi a 34 anni lo chiedo ancora…
    chiedevo di avere una famglia come tutti i miei compagnetti scuola, di avere mio padre vicino e presente, di essere felice, oppure chiedevo di morire…
    E’ difficile vivere, andare avanti se ti manca la terra su cui camminare…se ti senti sempre escluso…di essere al mondo per sbaglio… ti dici che presto tutto potrebbe anche cambiare ma non è così…
    Cerchi di distrarti concentrandoti su quello che la vita di ogni giorno ti offre… ma non è facile… tutto ricade sempre lì… sul senso di ineguatezza che senti nel confronto della vita…
    Spero che Babbo Natale esaudisca il tuo desiderio…
    auguri per tutto
    pia

  3. 3
    Stefy -

    Senso di estraneità e inadeguatezza in TUTTE le circostanze e in tutti i contesti: la mia ombra.

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