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Prendere in mano la propria vita

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Lettera pubblicata il 10 Luglio 2018. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 24 commenti

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  1. 11
    Yog -

    Senza lavoro, che cavolo te ne fai della 104??? Purtroppo biologia, che è una materia stupenda, è classificata ormai – a torto – tra le lauree inutili (in Italia). Io conosco qualche biologa emigrata negli USA, ma anche là arrancano, però lavorano. Punta eventualmente all’insegnamento.

  2. 12
    claudio -

    angwhy,l’articolo 3 della legge 104 si rivolge proprio al disabile in sé,dando la corretta definizione di “disabile”che ,però,per essere riconosciuto tale deve essere visitato da commissione medica apposita.E si estende anche a stranieri e apolidi .(fonte ed altri dettagli sul sito http://www.6sicuro.it/codici e leggi.
    Come hai detto,giustamente,sono interessati anche i familiari diretti del portatore di handicap ,ma nel caso di aida non conosciamo il loro rapporto poiché lei stessa ha riferito”di non contare completamente su loro”rimanendo nel vago.Nulla vieta a lei d’informarsi correttamente sulla questione anche perché le tornera’utile qualora trovasse lavoro(anche quello a domicilio).
    PS:aida,se ci sei e se ci tieni alla discussione ,a te la replica!

  3. 13
    Aida -

    Grazie a tutti quelli che hanno scritto. Conosco, almeno spero, gli aiuti che lo Stato può offrirmi ma non è certo con quelli che posso prendere in mano la mia vita.
    Non è che i miei famigliari mi abbiano abbandonato, anzi nel momento del bisogno ci sono. Solo che molto spesso non mi sento capita e tendo ad isolarmi. Ormai sono anni che vado avanti così.
    Forse non sono riuscita a far capire bene quello che chiedevo in questa lettera. Quale è il limite tra la il lottare per una vita migliore e l’accettazione delle cose così come sono? Dentro di me sto cercando di prendere in mano la mia vita, credo di starci anche riuscendo, è fuori che mi sento in balia degli eventi. Anche quando decido di fare una nuova esperienza, questa si esaurisce in se stessa, come una parentesi. Non c’è mai un seguito, dal quale possa costruire qualcosa. Per ora mi è sempre andata così, che faccio continuo a provare?

  4. 14
    rossana -

    Aida,
    sì, continua a provare! almeno finché non trovi, almeno in parte, quello che cerchi. è così un po’ per tutti, benché in casi come il tuo ci siano, oggettivamente, maggiori difficoltà, che richiedono un maggior impegno e maggior forza di volontà.

    a mio avviso, l’assicella del limite non è a livello di un netto spartiacque. ognuno ha il suo, oltre il quale gli diventa pressoché impossibile proseguire. possono verficarsi anche arresti temporanei, in attesa di ritemprare le energie, come mi sembra stia ora forse accadendo a te…

    hai provato ad offrire ripetizioni a buon mercato ai ragazzi? non tanto per il guadagno quanto per la linfa vitale di relazione che alcuni sono in grado di trasmettere, senza pregiudizi.

  5. 15
    claudio -

    Ciao aida,fiero di esserti stato “parzialmente” di aiuto,ti esprimo il mio punto di vista per le domande che hai posto.
    Il limite ,da te descritto ,lo ritengo soggettivo e indecifrabile.Nel lottare per migliorare la propria esistenza devi mettere in conto “l’entrata in competizione”con qualcuno o qualcosa:ti senti competitiva?allora lotta!in caso contrario fatti bastare ciò che ti offre la vita.(io,ad esempio,cerco di sfuggire alla competizione e la sua frenesia,ma é anche vero non bisogna farsi calpestare esprimendo in modo civile ,ma deciso,il proprio parere.
    Per il 2°quesito,sperimentare è bello finché dura poco anche perché la vita non é INFINITA!Se poi pensi che se tu non cambi la vita,é la vita che cambia te regolati di conseguenza.
    Concludo,nell’ augurarti ancora BUONA FORTUNA !anch’io sono preso dalle piccole e grandi angosce della vita(ho una decina di anni + di te),ma mi ripeto dentro di me una frase che era anche lo slogan di un noto spot pubblicitario:IO VALGO!(adesso ,voi valete).

  6. 16
    Aida -

    Hai ragione Rossana, per quanto banale sia: maggiori difficoltà richiedono maggiore impegno e maggiore forza di volontà. È proprio così.
    Penso di essere abbastanza competitiva Claudio. Mi rimane sempre il sogno di trovare un senso a tutto quello che mi è successo… Impresa abbastanza ardua…

  7. 17
    Yog -

    Boh. A scuola di guerra l’insegnamento è chiaro e anche univoco, cara Aida: se le forze avverse prevalgono, IMPERATIVO ABBANDONARE. Poi vabbè, se vuoi metterci forza di volontà e altri condimenti, vedi tu.

  8. 18
    Aida -

    Ti ringrazio Yog. Sono proprio quelli che mi dicono di abbandonare, che tanto non ce la farò, a spronarmi di più! Grazie di cuore

  9. 19
    Yog -

    Essì Aida. Quello era l’insegnamento della scuola ufficiali. Mi pare netto e preciso, come si usa in ambito militare, però l’effetto potrebbe essere quello che dici tu. Vedi l’Ortigara: 15000 morti in un giorno per il mancato ritiro.

  10. 20
    claudio -

    Sti c....!!,yog.
    E con il detto CHI NON RISICA,NON ROSICA come la mettiamo?Aspetta, credo di avere la tua risposta “appropriata”:sbombarsi di narda!!! 😉
    (e ,cosa importante,aida ‘gongola’).

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