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Polvere

Sono passati quasi due anni, ormai. Avrei dovuto dimenticare. Avrei dovuto farmi forza, smettere di chiedere aiuto, e tirare fuori un po’ di dignità. Avrei dovuto mettere da parte la paura e la timidezza, ed anche l’ ingenuità, forse. Avrei dovuto rimediare un po’ di coraggio, quello che non ho mai avuto. Avrei dovuto ricostruire la mia autostima ed il mio senso dell’ orgoglio. Ma quanto grandi possono essere, l’ autostima e l’ orgoglio, in una persona come me? Mi viene da piangere al solo pensare a tutte le volte in cui avevo deciso di togliermi la vita, a tutte le volte in cui mi sono sentito così solo da volere soltanto scorrere via insieme alla pioggia. E’ tutto così ingiusto, tutto così perfido e crudele. E strano. Strano a tal punto che nemmeno io riesco a darne una spiegazione. Riesco soltanto a piangere e a sentirmi solo. A sentirmi solo e a piangere. A ricordare. A scrivere parole senza significato e dimenticarle per poterle riscrivere una seconda volta. Ma nulla cambia. Come me, tutto si modifica per divenire sempre la stessa medesima cosa. Ed io sono stanco. Stanco di cent’ anni di solitudine. Stanco del silenzio. Stanco del buio. Stanco di vivere. Ed anche se questo non è giusto, ma solo profondamente crudele e perfido, non riesco più nemmeno ad arrabbiarmi. La verità è che sono soltanto ridicolo e patetico. Ogni volta che mi guardo allo specchio non riesco a non pensare a questo. E me lo sono ripetuto in testa così tante volte da convincermi che la verità sia questa. Ed in effetti lo è, nonostante a volte emerga dal mio animo una parte di me che mi vuole speciale, che mi crede unico. Ma è in momenti come questo, di crudo e freddo realismo oggettivo ( in cui riesco a pensare senza il filtro della sofferenza e né tantomeno quello della speranza ), che comprendo e mi rassegno alla reale forma d’ inclinazione della verità. In momenti come questo capisco che tutto ha uno scopo senza averne affatto. Oggetti, persone, case, luoghi, sogni… sono tutti senza forma alcuna. Ma posseggono un nome, ed è questo il loro significato. Io, invece, sono soltanto una di quelle gocce senza nome di cui l’ insieme chiamiamo “pioggia”. Uno di quei granelli di cui l’ insieme chiamiamo “sabbia”. Un po’ di quell’ azzurro che noi chiamiamo “cielo”. Ed ormai non mi è rimasto null’ altro da pensare, null’ altro da dire, null’ altro da scrivere. Perché il vuoto è nulla. Io sono nulla. La mia vita è nulla. E tutto mi sembra essere una polvere. Una polvere bieca e meschina. Perfida e crudele. Una polvere invisibile ed inespressiva in cui ogni cosa perde il proprio nome per divenire la bianca luna morente che scompare un attimo prima dell’ alba.

Lettera pubblicata il 21 Agosto 2013. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 4 commenti

  1. 1
    stranita -

    Carissimo…le tue parole sono immense di significato; le tue parole hanno un suono e sono così poetiche che mi hanno fatto davvero emozionare! Non sai come mi sento anch’io così…proprio ieri sera passeggiavo sotto la luna piena durante tempesta di vento chiedendomi cosa fosse la “felicità”. Mi sentivo sola….maledettamente sola e odio quando (anche inconsciamente) me lo sbattono in faccia facendomelo capire e facendomelo sfiorare con la punta delle dita! Mi sentivo anche io “nulla”, come se improvvisamente nulla avesse più significato. Mi chiedo anch’io se cambierà qualcosa o se rimarrà sempre tutto maledettamente invariato.

  2. 2
    Emax -

    Ciao TheWall,

    da come scrivi si intuisce la tua profondità d’animo, la tua sensibilità e, di conseguenza, la facilità con la quale sei stato ferito.
    La sensibilità è un’arma a doppio taglio. A volte ti permette di cogliere sfumature così sottili che alla maggior parte delle persone sfuggono, ma altre volte, la sensibilità, permette a gesti e a parole sbagliate pronunciate dalla persona giusta, di trapassarti l’anima da parte a parte e lasciarti agonizzante per molto tempo.
    Non conosco la tua storia, non so cosa ti è accaduto due anni fa, ma nel tuo stato d’animo ho riconosciuto il mio.
    Più passano i giorni e più si perde il contatto con se stessi. Il nostro io è uno sconosciuto. Un demone da combattere.
    E intanto il mondo va avanti, la vita di chi ci ha ferito continua spensieratamente e noi stiamo affacciati alla finestra a guardare. Immobili.

  3. 3
    MARA -

    Carissimo, tu hai un nome, tu sei unico,ognuno di noi lo è. Credimi, quando tocchiamo il fondo e ci sentiamo solo degli inutili vasi vuoti è proprio allora che viene il bello, perchè un vaso vuoto la vita lo puo’ riempire.
    E la vita ti sorprende, sempre! Te lo dico per esperienza personale. Hai avuto il dono di una sensibilità che non ti permette di accontentarti della mediocrità alla quale questo mondo ci vuole abituare. Continua ad essere fedele a te stesso. Continua a chiedere, domandare alla vita di scoprirne il significato, continua a desiderare la felicità. Siamo fatti per questo. Certo non arriva nelle forme che pensiamo e quando vogliamo. Ma arriva, inaspettatamente e misteriosamente. Se sei credente chiedi con tutta la forza e la caparbietà del tuo essere che Lui ti faccia capire. San Paolo diceva: quando siamo deboli è allora che siamo forti. Perchè quando siamo deboli diventiamo un grido, una domanda, una urgenza. Ed è proprio allora che la risposta arriva. Sempre.
    Ti abbraccio
    MARA

  4. 4
    c1962 -

    La delusione avvelena e uccide…lo ha detto Oriana Fallaci…parole verissime ma come arginare la devastante angoscia che procuce. Louise Lay sostiene di amarci a tutti i costi…con frasi rivolte al nostro io…cosa ne pensate

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