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A due passi dal matrimonio dice di non amarmi più

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Lettera pubblicata il 6 Ottobre 2011. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Amore e relazioni

La lettera ha ricevuto finora 13 commenti

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  1. 11
    Golem -

    Solita masochismo-dipendenza.
    Se l’Amore avesse un difensore ti denuncerebbe per abuso di titolo.
    Comunque una cosa l’hai centrata: il “desiderio”. Il “bisogno” d’amore NON è amore, e nelle tue condizioni mai lo diventerebbe. Come dire che tu hai bisogno di acqua, ma questo non perché “ami” l’acqua. Ti serve giusto per dissetarti.

  2. 12
    Rosa -

    Da piccola nacque in me il bisogno di seguire mia zia per conoscere la verità sul fidanzamento. Questo mi ha fatto crescere. Ho capito che non ero indirizzata verso la vita monastica. A mia volta indossavo gioiellini – che perdevo- per sentirmi sicura dei miei interessi cultural-mondani, che vivevo nel mio spazio creativo. Nei giochi. Nella camera. Le donne che mi salutavano, quando stavo con i miei, m’impressionavano sempre per un particolare. La mia anima era sensibili. Dovevo essere più signora di quanto può esserlo una signora. Il particolare amplificava la figura della madre, tanto che al matrimonio non ci pensavo. Mamma mi fa signora. Senza mettere da parte mio padre. Adesso penso a questo, nonostante il fatto che intorno ai 16 anni cominciai ad assumere una posizone diversa sul matrimonio. Sentivo una mancanza. Anche prima di quell’età, credo. Forse nella vita ho comunicato questo, perché ho un tipo orgoglio che mi fà l’immagine precisa di un tipo semplice.

  3. 13
    Rosa -

    Il matrimonio non farebbe per me. Ho un’anima indomita e, anche se non si vede, tendo a non essere conformista e quindi mi ribello. Magari adesso mi ribello a chi non capisce perché mi ostini a stare in una posizione sfavorevole. Il matrimonio. L’orgoglio di aver vissuto con pazienza -quella che mi manca- la paura, il terrore, la vergogna e tutte le prove della vita, per un giorno poter guardare con soddisfazione un principe. Questa è la mia felicità. So di sbagliare. Il cuore non ce lo possiamo guarire tra di noi, soprattutto quando si sente l’esistenza della schivitù. Ma forse ci serve questo. L’uomo non lo capisce perché etica e morale non vivono in una tematica angtropologica che rende realistica l’idea di tenere nella paura di una vigola qualcuno che ti deve tenere presente. Io ti vedo sempre. ma tu non fai parte della mia vita. Vivi in un altro mondo. Perché creare lo stato d’animo in cui riposare come signore di 100 anni fa?Mi va bene, ma difendo la fede con chi c’è…

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