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Mondo mio onarts odnom

di

Vorrei fare il pescatore, in una terra lontana, in cui si possa vivere la solitudine, senza che gli altri ci vedano qualcosa di strano.
Pescare il cibo necessario a vivere, come delle reti intrecciate. Vivere di attenzione per i particolari più banali. Avere un amico con cui scambiare poche parole alla sera davanti ad un tramonto. Niente fama né successo. Nessuna notizia dal mondo. Niente amore in eccesso. Nessun dolore dal mondo. Non voglio sentire altro. Domani è un giorno nuovo. Domani è bello. Domani e brutto. Diventare membro non necessariamente attivo di una comunità. Vivere la vita, tra le note di un pianoforte a toni bassi. Senza troppe aspettative. Con tante idee. Tante domande. Tanti libri magari. La barba lunga ed un vecchio cappello in testa. Vivere nella natura. Coi suoi pericoli. Con le sue meraviglie. Senza paura di morire. Perché nessuno sa. Nessuno ha mai saputo. Né saprà mai, per tempo, forse. Senza l’ipocrisia. Né la pretesa di voler sapere. Di imporsi. Senza tutto questo intorno. Lontano, lontano… lontano. Dove si vive lo stesso. Per vivere, o sopravvivere. Finché dura.
Verrà mai il giorno? E’ solo un attimo? Sono troppo triste, viziato dalla gioia. Irrisoria gioia. Banale gioia. Per le cose più strane. Sono strano magari, e magari è per questo che son qui. A confidarmi con gente che non conosco. Perché non voglio dirlo agli altri, neanche a lei. Perché potrei cambiarli e dar anche a loro questo sguardo. Gli occhi di un pazzo. Di un servo dello sguardo. Con troppi particolari tra cui perdersi. Ne sono geloso. Questo sono io e nessuno avrà mai i miei pensieri mi dico. Ma non è vero. O forse sì. Perché dietro a quel muro magari c’è solo la mia fantasia. E ne sono geloso. E mentre tutto gira sembro pietra. Inflessibile. Imprevedibile. Talvolta rotolo. Mi fermo. Rifletto. Mi fermo. Ma sento un vento che mi sgretola. Mi porta lontano a sognare, a pensare. Mi fa incazzare. Mi fa picchiare il materasso prima di addormentarmi. Perché più che un dono è una maledizione. Ne sono geloso. Ma mi ha inclinato l’orizzonte. Vedo il fumo di un fuoco che da lontano annebbia la realtà. Non so dove, non ne ho la capacità politica. Non m’interessa. E cerco aria per questi polmoni. Usurati dallo smog della città. Dalle polveri fini nel centro. Dall’umanità. Dal fumo di troppe sigarette. E mentre inciampo tra le righe di mie idee di un tempo non mi riconosco. Penso a quanto ero ingenuo. Perché la vita la si vive lo stesso. Anche senza questo pensare. Senza di me. Senza gli altri a sorte. Sono. Sarò. E poi finirà. Sempre lì, nell’ingenuità. Di un vecchio. Di un giovane. Una donna. Un uomo. Un animale. Un mostro. Un angelo. Un dio. Nessuno. Tutti. Forse te. Pesatore di una terra lontana. Troppo lontana. Troppo diversa. Arida per il sole. O troppo bagnata dal dolore. O magari splendida, perché i tuoi occhi riescono a vederla. Per sempre tuo. Nei tuoi ricordi, per quello che immagini di me. Anche se mi odierai vagheremo insieme stanotte, tra limpide colline verdi, vigneti o splendenti onde del mare. Lontani. Lontani…

Lettera pubblicata il 20 Giugno 2014. L'autore ha condiviso 11 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 8 commenti

  1. 1
    miky -

    Bello!

  2. 2
    Angelo9 -

    Bello e profondissimo. Difficile poter aggiungere qualcosa senza rovinare l’originale.

  3. 3
    rossana -

    Mark,
    se il testo aspira a essere di carattere letterario, lo sento ridondante.

    se, invece, intende parlare di vita vera, mi sembra che ci sia troppa riflessione, ripiegata su se stessa, favorita forse, anche, da relativo benessere, sia materiale che emotivo.

    una cosa sono i sogni, che si possono coltivare in gioventù; altro è la banalità della quotidianità, in cui, prima o poi, tutti finiamo di cadere… dove pensi di esserti collocato con questo post?

    scusa la sincerità.

  4. 4
    Stinto -

    Va tutto bene. Ma lascia stare quella roba. SAI CHE FA MALE. Un vigneto costa parecchio, scrivere qui costa una mazza. Pescare in un vigneto è cosa da ricchi, come coltivare ulivi in mare.

  5. 5
    Mark -

    rossana,
    sono per l’appunto relativamente giovane in effetti. In quella fase della vita in cui ci si toglie anche controvoglia quell’ultimo velo brillante dagli occhi. Per finire come dici tu, nella banalità, forse. O forse no. Senza pretese comunque. Ho espresso un pensiero, formulato come vuoi, non m’interessava pensare troppo alla forma in quel momento ad esser sincero. Mi andava di immaginarmi così, nella mia mente. In un utopia, se vuoi. Per il resto vabbè, possiamo pure ricadere nei puntini sospensivi, se vuoi. E sì, ora sono ridondante nel riferirmi a te, forse perché mi va di toccare le note che hai tirato fuori nel tuo commento. D’altronde, suoniamo tutti una melodia diversa. Oggi, domani e “oltre-tempo”.

  6. 6
    rossana -

    Mark,
    come tutti i creativi, “difendi”, giustamente il tuo pensiero e la sua forma. avrei dovuto essere io a “leggere” il tuo scritto come utopia ma così non è stato.

    continua pure a viaggiare nella mente, se questo t’aiuta ad avere un buon equilibrio nella vita di tutti i giorni.

  7. 7
    Mark -

    certo, lo farò, grazie per avermi illuminato allora!
    immagino fosse questo ciò a cui aspiravi 🙂

  8. 8
    rossana -

    Mark,
    non aspiravo che a commentare come sentivo il testo che avevi sottoposto all’attenzione degli utenti, visto che sono stata attratta a leggerlo.

    niente di meno e niente di più!

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