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Mobbizzato

Salve a tutti.
Cerco di essere molto breve, per quanto possa essere possibile.
Ho lavorato per circa tre anni con un contratto di lavoro interinale presso un ente pubblico.
Nel corso di questi tre anni sono stato trattato molto male dalla responsabile del mio progetto; avevo un II livello il primo anno, il secondo e il terzo anno di lavoro, invece, sono passato ad un terzo livello del CCNL.
Le mie mansioni dovevano essere quelle di impiegato di concetto e ho svolto comunque il mio lavoro però, la mia capo ufficio, mi faceva capire che, per riconfermarmi anche i prossimi anni e affinchè lei potesse parlar bene di me al direttore (visto che assolutamente non mi permetteva di avere contatti diretti con quest’ultimo) dovevo dasre il massimo di me e, all’occorrenza sforare anche gli orari in quanto, anche lei, ai suoi tempi, faceva cosi.
Il mio contratto prevedeva che svolgessi 5 ore lavorative, ma ho quasi sempre sforato andando anche di pomeriggio fino alle sette di sera per imbustare lettere, fare fotocopie e a volte per aiutare a spostare i mobili e fare pulizie…competenze che, ovviamente, non mi competevano minimamente.
Ho fatto tutto questo al fine di essere riconfermato anche quando, alla scadenza del terzo anno, hanno assegnato l’incarico ad una nuova agenzia interinale.
Ho consegnato il curriculum alla nuova agenzia interinale e la Responsabile mi aveva assicurato a me e ad un altra collega che mi avrebbero riconfermato al 99%.
Sono due settimane che ho saputo che la nuova agenzia interinale non mi ha chiamato; la Responsabile mi ha detto che non dipendeva da loro ma sò precisamente che le persone nuove che sono state chiamate al mio posto sono dei raccomandati in quanto parenti stretti ad altri dipendenti dell’ente stesso.
Voglio puntualizzare che nel periodo in cui ho lavorato, specialmente l’ultimo anno, ho subito delle vere e proprie violenze mortali da parte della responsabile la quale, dopo avermi fatto svolgere i lavori me li toglieva di mano dicendomi che non ero buono a nulla e che non li avevo svolti bene!
In quel periodo ricordo che ero dimagrito, avevo sempre dolori dappertutto, ero trascurato, non riuscivo a svolgere nessuna mansione lavorativa, nemmeno riuscivo ad accendere il computer tanta la pressione che mi dava la Responsabile e le urla che mi buttava contro.
Volevo parlarne con il direttore ma i miei altri colleghi mi consigliavano di non scavalcarla in quanto sarebbe stato peggio.
Da oremettere inoltre che non è la prima volta che questa persona si comporta così, anche in passato sono successe cose simili con altre persone.
Allo stato attuale ho parlato con lei e mi ha detto che farà di tutto per potermi dare un nuovo incarico, ma non la credo.
Vorrei cmq parlarne con lei ma ho paura e mi sento molto a disagio…ho vergogna di presentarmi li dentro, sembra debba farlo a testa bassa.
Nell’espletamento del mio lavboro dovevo essere a contatto con molte aziende per fare loro orientamento e consulenza; ho stretto molto buoni rapporti con loro tanto è che mi hanno detto che quando telefonano presso l’ente chiedono ancora di me.
Non la credo quando dice che farà qualcosa per me… aspetta solo che io dimentichi la cosa!
PS: Quando ci sono state queste nuove assunzioni, la nuova società interinale, non ha pubblicato le offerte di lavoro!
Non so cosa fare…. potrei essere tutelato in questa cosa?
…non posso e non voglio fargliela passare liscia, non all’ente ma alla Responsabile che non ha fatto altro che darmi insicurezze!
Vi ringrazio se mi risponderete!

Lettera pubblicata il 15 Settembre 2005. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Lavoro

La lettera ha ricevuto finora 12 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    Flavia -

    Caro Giangy, sono dispiaciuta per le tue vicissitudini, e capisco quando dici che sei dimagrito persino.
    Chi scrive ha passato circa 15 anni nell’ente pubblico per poi dare le dimissioni dalla disperazione. E’ vero che il posto è sicuro ecc. ecc., ma tutto quello che tu hai passato in tre anni io l’ho passato in 15. Non c’è stato un solo momento in cui non ci fossero umiliazioni, conflitti, prevaricazioni, nella logica del “sei con me o sei contro di me”. Questo accade nei posti di lavoro, e immagino che nel privato sia ancora peggio. Ho sentito di giovani che buttano sangue per conservare il posto, penso che io non avrei mai accettato certe condizioni di lavoro in cui vengono calpestati diritti fondamentali come quello di farsi la pausa pranzo. Certo io ho ormai un’età non giovanissima e i tempi si sono fatti sempre più duri.
    Sinceramente non ho consigli da darti; nella mia esperienza ho imparato che i superiori hanno sempre ragione, cioè se ci deve rimettere qualcuno ci rimette sempre il sottoposto, anche se può aver ragione o ha subito mortificazioni. Ai miei tempi non esisteva la parola mobbing e solo da poco hanno istituito degli appositi uffici in cui denunciare i maltrattamenti, ma: intanto è difficile farsi ascoltare, e poi i maltrattamenti subiti vanno provati con testimoni ecc., e chi mai tra i colleghi sarebbe disposto a fare il testimone? Bisogna ridere per non piangere… Quando sei in difficoltà i colleghi ti lasciano al tuo destino, non credere, i conflitti sono solo tuoi e si guardano bene da mettersi in cattiva luce coi capi e capetti.
    Insomma, bisogna avere le palle, come si dice, e io credo di non averle mai avute, idealista come sono: altro che collaborazione e lavoro di squadra! Quel che ho sempre visto è ben altro: competizione, sgambetti, pettegolezzo, punizione, emarginazione.
    Non sono una che andava a sfogarsi dai dirigenti, solo una volta ci avevo provato, ma anche questo non è servito, anzi alla fine è andato a mio discapito.
    Non penso comunque di essere una vittima, le regole sono quelle e non c’è modo di modificarle in un apparato così strutturato. Alla fine ho scelto di andarmene, col rischio che ha comportato e con tutte le conseguenze che mi sto sobbarcando; certo ho potuto farlo e non tutti possono permetterserlo.
    Comunque ti auguro di superare l’amarezza e di guardare avanti, il tuo valore lo sai tu e non è dato da come ti hanno trattato e da come ti tratteranno.

  2. 2
    Giangy77 -

    Il fatto è che hanno architettato tutto loro per mandarmi via senza chew risultasse un licenziamento e per mettre al posto mio un raccomandato…questo non riesco porpio a digerirlo!

  3. 3
    luc2005 -

    Occorre stringere i denti e andare avanti secondo i propri principi, tanto in un ente pubblico l’unica cosa che non farai mai, se non sei lecca… all’ennesima potenza o non hai il parente potente, è la carriera, ma non ti potranno negare gli avanzamenti che di tanto in tanto si verificano, sempre più raramente. I risultati esaltanti si ottengono se vali veramente, ma non fanno che accrescere acrimonia e il dispiacere dei tuoi superiori, perchè così facendo togli quella parte di loro clientela che si rivolge per ottenere il piacere. Nel campo privato il discorso si complica,ma la sostanza è la stessa, solo si accentua lo sfruttamento, se vali. Parlo per esperienza personale.Ciao

  4. 4
    pppat -

    Il modo migliore è sottovalutare l’atteggiamento persecutorio del collega che infierisce. Mi spiego meglio essendomi trovata, in qualità di dirigente, tra due fuochi. Nelle amministrazioni l’ambiente è predisposto all’applicare il mobbing. Chi diviene il bersaglio del fenomeno, dovrebbe attaccarsi all’obbiettivo delle mansioni lavorative e del guadagno tenendo un rapporto leale con tutti ma assolutamente estraneo a emozioni, confidenze, srdammatizzando molti episodi, da rivedere poi in un secondo momento, soli. Il mobbing se noti, circola soprattutto su chi lo applica e spesso nasce da un piccolo errore commesso della vittima. Non è solo una questione di pelle. Dopo diventa pregiudizio e persecuzione ingiusta.
    Fai tesoro dell’esperienza lavorativa, troverai un’altra strada, ma attento a non rivendicare la tua sofferenza su altri. Ciao

  5. 5
    arch manlio P -

    anche io sento di esprimere la mia opinione.
    nella società dove lavoro lo stress e il mobbing sono all’ordine del giorno. a me fanno mobbing e io a mia volta lo faccio ai miei collaboratori. cosi mi scarico e mi vendico contro la società che mi tratta male. fino a quando mi pagano lo stipendio bene, sopporto e tiro avanti anche se ho dimenticato il significato di dignità e autostima.
    se fanno mobbing, allora reagite con i vostri subalterni, siano essi inferiori o addirittura gli addetti alle pulizie che si meritano questo ed altro.

  6. 6
    M.Teresa -

    Ho 56 anni. dopo anni di vendita, a causa di una malattia (invalida civile superiore ai due terzi) da tre sono tornata a fare l’impiegata.
    L’azienda mi ha assunta a tempo indeterminato part.time tramite la lista delle categorie protette e dall’inizio ha fatto di tutto affinchè me ne andassi.
    La prima settimana l’ho passata nell’anticamera della fabbrica facendo per mezz’ora archivio e poi sorridendo a chi entrava.
    Prima volta che entravo in una fabbrica, non sapevo nulla di cicli
    produttivi ecc…

    Una venditrice ha avuto compassione di me e mi ha prestato un posto nel suo ufficio, dandomi da sistemare il suo l’archivio (arretrato da circa 10 anni) e compilare un file con la sua agenda.
    Poi fotocopie e distruzione documenti da parte delle colleghe più giovani di me di 30/35 anni.
    Ogni tanto venivo sfrattata perchè la venditrice doveva utilizzare il suo ufficio per delle riunioni ed io mi ritrovavo in piedi nel corridoio con borsetta e cappotto in mano.
    Le colleghe, tutte giovani, mi chiedevano perchè mai dovevo lavorare e per quale motivo non restavo a casa. Mi vedevano come una minaccia, una che porta via il lavoro ai giovani.
    Ho conosciuto il mio responsabile dopo circa due mesi dal mio ingresso in azienda.
    Era (ed è) il terrore dei suoi subalterni. Da lui (40 anni allora) ho ricevuto umiliazioni continue: rimbrotti, mancate spiegazioni, lavori spiegati in un modo per poi dire che andavano fatti in un altro. 8, 9 lavori nuovi in contemporanea. A volte mi faceva rifare più volte lo stesso lavoro rifatto prima in un modo e poi rifatto nell’altro e poi di nuovo nel primo e poi nel secondo modo senza che andasse mai bene. Altri di cui l’unica spiegazione era: vanno chiusi.
    Si lamentava perchè ero troppo gentile con colleghe e colleghi.
    Due mesi dopo aver iniziato a collaborare con lui gli è venuto in mente di farmi assistere a tutte le riunioni dei responsabili dell’azienda. Per farmi conoscere la realtà produttiva diceva.
    Ho iniziato a prendere appunti; la cosa mi interessava.
    Dopodichè mi ha dato gli appunti di un consulente per la qualità e ho dovuto aprire azioni correttive/preventive. Cosa mai fatta prima.e parecchio complicata se non si conoscono tutti i processi aziendali.
    Poco alla volta mi sono ritrovata oberatissima di lavoro:
    Certificazioni da richiedere
    Certificazioni fornitori
    Reclami da seguire, portare avanti e chiudere anche contabilmente
    A fine anno controllo e chiusura contabile reclami
    Rapporti di non conformità
    Statistiche
    Monitoraggi assicurazione qualità
    Dati per il management meeting
    Autorizzazioni resi
    Magazzino resi e non conformi sempre aggiornato
    Draft per fornitori
    Distribuzione guidata documenti all’interno dell’azienda
    Elenchi reclami con importi da verificare ed aggiornare ogni mese
    da esporre in fabbrica
    Archivio suo e mio
    Campioni da fare analizzare in laboratorio esterno
    Apertura ed andamento azioni correttive/preventive
    ed altro ancora
    Negli ultimi mesi sto anche aprendo inserendo i reclami dell’igienSo

  7. 7
    M.Teresa -

    Sono arrivata a portarmi il lavoro a casa, perchè il mio capo continuava a sollecitarmi tutti i lavori dicendomi che erano urgenti.
    L’estate scorsa gli è venuta l’idea di fare finta di venirmi dietro e continuava a farmi avanches per provocare qualche mia reazione.
    Praticamente avrei dovuto saltargli addosso. Lui mi avrebbe denunciata e mi avrebbero licenziata. Roba da matti!!!!Andava a dire alle mie colleghe e colleghi che io restavo in ufficio più del dovuto per restare con lui. Quando io facevo solo le mie 4 ore ed un quarto come da contratto e restavo di più solo quando mi autorizzava lui perchè aveva un’ urgenza. Che umiliazione!!!!
    Ma, alla mia età non posso trovare altro.
    Sono una donna di fede, non ho mai pensato al suidicio, ma in questo periodo francamente avessi potuto lo avrei fatto. Ho dovuto trovare dentro di me tutta la forza possibile per andare avanti e devo proprio dire che i dirigenti sono meravigliati di come riesco a superare tutto; a testa alta, svolgendo il mio lavoro al meglio e prendendo con infinita calma ogni velleità. Però, dopo tutto quello che ho passato nella vita, non avrei mai pensato di poter fare un’esperienza del genere.

    Il tutto per avere un 3° livello del contratto Tessile. Praticamente il più basso per gli impiegati.
    Quando avevo 25 anni mi avevano promossa al 3° livello si, ma del commercio, come impiegata di concetto, ma a 29 mi ero licenziata perchè in attesa del 4° figlio. Ne ho cinque. E mi hanno spostato la pensione a 60 anni…..
    Coraggio mobbizzato, ritrova la fiducia in te stesso e credi fermamente che senz’altro è meglio che tu sia uscito da un’azienda che avrebbe potuto solo farti del male. Quando si agisce con retta coscienza, alla fine si vince. Auguri.

  8. 8
    alex -

    Non c’è alternativa al mobbing. Una lenta e inesorabile agonia verso l’autostima, la fiducia in se stessi. Io ne faccio parte e tu? Tu no? Beh, sei fortunato.Ansia, depressione, tremori, paura di fare, paura di parlare, paura di muoversi. Un giorno ce la metti tutta, lavori bene, sei soddisfatto e pensi,mah, forse cambieranno idea. Ma il giorno dopo è tutto uguale, se non peggio. E’ cosi’, prendere o lasciare. Le aziende private poi sono le peggiori. I sindacati? Ma quali sindacati, specchio per le allodole. Non lo potete combattere il mobbing sapete perche’? Perche’ è un male invisibile. un male che solo i vostri occhi scrutano, solo la vostra anima assorbe.Il resto non c’entra, il resto non conta, il resto si para il culo. Nel 2006 signori, ci sono ancora certe cose, eccome se ce ne sono!

  9. 9
    albert -

    Non è vero affatto che il mobbing non si possa combattere, si può e si DEVE combattere, perchè è la forma più vile e schifosa di sopraffazione: quella che vuole distruggere la cosa più preziosa che una persona può avere, la propria dignità e la stima verso sè stessa.

    Il mobbizzatore, e i colleghi che vilmente si allineano a lui/lei non sono diversi dai nazisti che mettevano la gente nei campi di sterminio, perchè hanno la stessa visione della persona, e credono di poter fare a pezzi la sua dignità, e sono dei VIGLIACCHI all’ennesima potenza.
    IL mobbizzatore è un animale che regredisce allo stato peggiore, a quello del branco che cerca di fare a pezzi il malato o il debole.

    Oggi il fenomeno del mobbing è ben noto, anche e soprattutto ai magistrati, e molti lo puniscono con energia e severità.

    Quindi Giangy fai una cosa (la stessa che fanno le donne cui vengono rivolti ricatti sessuali): procurati un registratore tascabile, e registra di nascosto tutte le sfuriate gratuite, e le risposte vaghe che la tua responsabile ti dà, poi vai da un avvocato serio e con le palle e falle causa. Oppure prima vai dall’avvocato (assicurati che sia uno/a che ha già trattato casi simili e sia motivato ad affrontarli)
    Procurati anche certificati medici che attestino i tuoi malesseri e il dimagrimento o esaurimento nervoso.

    Ti garantisco che ho conosciuto parecchia gente che ha fatto così, e i mobbizzatori vigliacchi poi hanno dovuto pagare care le loro mascalzonate, quando sono stati trascinati davanti al giudice del lavoro.

    Qui non è in gioco solo un lavoro, è in gioco la tua dignità, ricordatelo.

  10. 10
    SASA -

    Ciao Giangy, anch’io lavoro attualmente presso un’ente pubblico e mi chiedevo se per caso fosse lo stesso…
    Subisco ingiustizie varie dai miei colleghi e non saprei se si trattasse di mobbing.
    Mi piacerebbe parlarne con te… attendo tue notizie

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