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Il loop comunicativo nelle relazioni amorose

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Lettera pubblicata il 29 Settembre 2016. L'autore ha condiviso 16 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 115 commenti

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  1. 71
    Golem -

    Suzanne, qui l’ironia elegante non é di facile applicazione. Perché venga degustata in maniera adeguata, sia da chi la produce che da chi la riceve, è necessario avere “appetito “, e non essere “affamati” di conferme.Troverai un esempio di quello che voglio dire in uno degli interventi sul thread delle “Siamo ragazzE…”, dove il bisogno di riconoscimenti sfiora il comico, “ripetutamente” ribadito, se non trasmettesse un filo di tristezza di fondo.

    Trovare qui un gruppo in grado di elevarsi oltre le esigenze del proprio ego, oltre che dalle personali dotazioni culturali, per dare corpo ad un dibattito che salisse anche solo di un livello rispetto a quello che spesso osserviamo, attraverso l’uso dell’ironia, e quasi impossibile, ecco perché si arriva al sarcasmo a volte. Perché si è stanchi di leggere cose, magari scritte pure bene se vogliamo, ma che frequentemente non dicono niente oltre gli stereotipi e i luoghi comuni. C’è chi é in grado di portare qualche novità? Pochi, a volte involontariamente, perché come ho detto più volte qui si viene più per avere conferme che risposte. Sono finti dibattiti, quanto piuttosto ricerca di solidarietà tra simili. Pezze calde non soluzioni..
    Ecco perché ci spacciamo con ironia per medici cialtroni di una clinica immaginaria. È una ER. Emergency Room. Un Pronto Soccorso più che un forum.
    Per questo ho concluso il rimato intervento in dialetto, che è più chiaro quando viene capito rispetto alla lingua ufficiale, molto più adatta a mistificare il valore di quello che si dice.
    Suzanne, non si può rispettare sempre chiunque per educazione, sarebbe ipocrisia e non tutti se la sentono, e io appartengo alla categoria. E in questo cado i mezzi espressivi si adeguano alla qualità dell’interlocutore. Tutto qui. Fino alla prossima rima.

  2. 72
    Markus -

    Maria Grazia

    “…Markus, non vedo cosa mi impedisca di essere d’ accordo con Golem relativamente ai post ai quali tu fai riferimento…”

    Mi pare che Golem, citando suo nonno e le sue parole, abbia esaltato la famiglia di quell’epoca e i suoi sentimenti.
    Famiglia patriarcale no?
    E quasi in ogni tuo post c’e’ un attacco a quel tipo di sistema. O sbaglio?

  3. 73
    Golem -

    Markus, scusa se intervengo. Come nell’altro thread tu salti a piè pari dieci evidenze per arrivare alle conclusioni che hai già in mente. Io ho “esaltato” SOLO la capacità di un uomo di capire cosa conta veramente nella vita, e avere avuto la sicurezza prima di morire che aveva visto giusto. E questa non è prerogativa esclusiva del passato, ma di caratteristiche personali. La famiglia “tradizionale” di per sè non significa niente, perchè nell’altra coppia di nonni la famiglia “tradizionale” era un inferno per la povera nonna Rosa, che è stata martirizzata da un marito padrone, violento e…tradizionale.
    Markus, la famiglia “tradizionale” la puoi fare quando vuoi, anche oggi, ma devi avere a che fare con persone intelligenti e a posto con la maturità. Magari anche un po’ informate. Non serve altro.

    P.S. Non c’entra niente con quanto ho appena detto, ma mi chiedo perché abbiano cassato solo una parte dei componimenti “poetici”. Manco fossero “les nouveaux fleurs du mal” di poetastri… maLaDetti.

  4. 74
    Suzanne -

    Golem, si vede che la mia poesia era più poetica 🙂 🙂
    Io adoro l’ironia, ma mi chiedo cosa uno ci stia a fare qui. Come suggerisci tu, o si cercano conferme oppure ci si confronta. Oppure? La terza opzione mi sfugge.
    Io credo che nessuno di noi sia libero da condizionamenti sociali, biologici, ambientali e culturali. Anzi, forse essere consapevoli di questa sudditanza ( più o meno accentuata) ci permette di stare in guardia.

  5. 75
    maria grazia -

    No Markus ti sbagli. Io attacco quel “tipo di sistema” che promuove rapporti di facciata privi però di un vero sentimento tra le parti. Non mi sembra fosse il caso dei nonni di Golem.
    Scegliendo di non sposarmi con determinati soggetti e di non vincolarmi in storie che sarebbero state un sicuro fallimento, dimostro di avere il massimo rispetto per un’ istituzione importante come il matrimonio e la “famiglia tradizionale”. La quale ovviamente però DA SOLA non può garantire la buona riuscita di un’ unione, se in questa manca la specifica volontà delle parti coinvolte ad andare l’ uno incontro all’ altro. Nel VERO senso della parola.

  6. 76
    maria grazia -

    Quella che riporto qui di seguito non è solo una “poesia”, ma è la descrizione vera e propria di quella che secondo molti uomini, ancora oggi, è la donna ideale!..

    Alcesti sul circuito Poesia
    (In Memoriam Marina Tsvetayeva, Anna Wickham, Sylvia Plath, Shakespeare¹s sorella, ecc, ecc)

    Erica Jong

    La schiava migliore
    non ha bisogno d’esser picchiata.
    Si picchia da sè.
    Non con una frusta di cuoio,
    o con bastoni e verghe,
    non con un randello
    o con un manganello,
    ma con la frusta fine
    della sua stessa lingua
    e il battere sottile
    della sua mente
    contro la sua mente.
    Chi può infatti nutrire per lei metà
    dell’odio che nutre essa stessa?
    e chi può eguagliare la finezza
    degli insulti che si rivolge?
    Anni di allenamento
    occorrono per questo.
    Venti anni
    di auto-indulgenza
    e negazione di sè;
    finchè il soggetto si ritiene una regina
    e pure una mendicante-
    le due cose allo stesso tempo.
    Deve dubitare di sè
    in tutto fuorchè l’amore.
    Deve scegliere appassionatamente
    e malamente.
    Deve sentirsi perduta come un cane
    senza il padrone.
    Deve riferire tutte le questioni morali
    al proprio specchio.
    Deve innamorarsi di un cosacco
    o di un poeta.
    Non deve mai uscire di casa
    se non celata sotto il trucco.
    Deve portare scarpe strette
    perchè sempre ricordi di essere schiava.
    Non deve dimenticare
    che è radicata nel terreno.
    Benchè sia svelta nell’apprendere
    e riconosciuta intelligente
    il dubbio che istintivamente ha di sè
    la deve rendere così debole
    che si applica brillantemente
    a mezza dozzina di opere d’ingegno
    e così abbellisce
    ma non cambia
    la nostra vita.
    Se è un’artista
    e quasi quasi è un genio,
    il fatto stesso d’avere questo dono
    deve riuscirle così penoso
    che si toglie la vita
    piuttosto che vincerci.
    E dopo la sua morte, piangeremo
    e ne faremo una santa.

    Alcesti al circuito della poesia, 1973

  7. 77
    maria grazia -

    Suzanne, nel momento in cui si riconosce la presenza di certe dinamiche umane, penso sia quasi istintivo riuscire a non restarne invischiati più di tanto. Credo invece che l’ umanità si divida in due categorie di persone: quelli che sono “sudditi”, e quelli che sono LIBERI. E i primi non sopportano i secondi, per le ragioni che ho spiegato. Vedere nell’ altro il riflesso dei propri bisogni insoddisfatti è quanto di più frustrante possa esserci. Chi è libero ti mette davanti ai tuoi limiti e ai tuoi problemi irrisolti, e questo può risultare devastante per chi ha una personalità debole e condizionabile. La più alta forma di sudditanza è indubbiamente la continua ricerca dell’ approvazione altrui. Questo atteggiamento conduce regolarmente alla sottomissione pressocchè totale verso i dictat delle convenzioni e verso chiunque ci capiti a tiro, anche verso il più limitato e piccolo degli individui.
    Tu Suzanne sei “sottomessa” a qualcosa ? e se si, a cosa ? Sempre che ti vada di rispondere, ovviamente..

  8. 78
    Suzanne -

    maria Grazia, domanda difficile. Mi sento sottomessa alla parte di me che non ho scelto di essere. Mi riferisco ai tratti strutturali ( il mio essere malinconica ad esempio), oltre che a tutti quegli aspetti derivanti dalle influenze ambientali: i genitori che si hanno o non hanno avuto, il clima familiare respirato, le varie esperienze che ho dovuto fare mio malgrado. Oggi, purtroppo, non sono il frutto solo di ciò che ho scelto di essere; la mia durezza verso me stessa e gli altri, il mio respingere le persone quando invadono troppo i miei spazi emotivi, le paure nell’affontare nuove situazioni. Essere liberi è un grande obiettivo; molto spesso però la libertà più visibile non corrisponde alla prigione che ci siamo costruiti da soli. C’è una frase di Jim Morrison in cui mi riconosco fin da adolescente:
    “Playing solitaire
    Playing warden to your soul
    You are locked in a prison
    Of your own devise”

  9. 79
    maria grazia -

    Suzanne, la mia domanda era difficile, ma la tua risposta ha colto nel segno: riuscire o meno ad emanciparsi da quelle situazioni cui nostro malgrado siamo stati soggetti e che erano indipendenti dalla nostra volontà. Secondo me, il grado di “liberazione” di un individuo si misura proprio da ciò che riesce a concretizzare, tra le cose che desidera, partendo da una situazione sociale, familiare o ambientale relativamente castrante. Gli aspetti interiori che riguardano il nostro essere, e che tu dici difficilmente arginabili e monitorabili, sono invece secondo me anch’ essi in gran parte la risultante di condizionamenti culturali, familiari e ambientali ( almeno nella maggior parte dei casi ). La famiglia in primis, che può trasmetterci ansie e insicurezze, oppure forza e fiducia in noi stessi, a seconda dell’ impostazione cui tende o che ha a sua volta ricevuto. Coloro che riescono davvero a LIBERARSI da questi circuiti invisibili e condizionanti, sono molto meno di quanto generalmente si creda. Del resto l’ attaccamento al cordone familiare ( quand’ anche questo fosse dannoso per la nostra evoluzione personale ) è uno dei pilastri portanti della nostra italica tradizione. Cosa ben diversa è all’ estero, specie nei paesi anglosassoni, dove i giovani ragazzi già a 18/20 anni sono incoraggiati ad abbandonare il nido materno e paterno per trovare da soli la loro strada.

    Jim Morrison ? è persino superfluo citarlo con me. E’ il mio maestro ispiratore, a mio avviso un genio senza tempo.

  10. 80
    Suzanne -

    Maria Grazia, una persona può benissimo emanciparsi dalle situazioni che in qualche modo l’hanno condizionata; ciò non significa (nella maggior parte dei casi) essere riusciti a modificare la propria struttura. Molto facile confondere il nostro mondo interno con la realtà che viviamo : a volte le persone che paiono maggiormente “libere” sono invece quelle più soggiogate ai propri meccanismi interni, talvolta del tutto inconsapevoli. E comunque c’è una disposizione del tutto personale e naturale che credo sia immodificabile; una volta scoperta e compresa, possiamo forse cercare di conviverci.

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