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La fine improvvisa di un amore

di Loredana
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14.073 commenti

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  • 7981
    bruno -

    cara marianna, mi spiace che sei in queste condizioni, io ci sono già passato diverse volte, e ti capisco. ma proprio per questo insisto. non si può star male. per nessuno, mai. ecco perchè il mio cinismo. è l’unica soluzione per smettere di star male. lo so è diffice, lo so è incomprensibile, lo so e struggevole. ma proprio per questo l’unico metodo è il cinismo. decidi di non star male, e non ci starai. decidi che è stato un passo della tua vita, e starai meglio. come un genitore che non c’è più, come un cane che non c’è più. e cinismo, ma l’unica medicina. altrimenti passerà il tempo, e comunque ti accorgerai che non valeva la pena. quindi? manda tutto al quel paese, ora, subito, immediatamente, e rinascerai come una fenice. quello che manca al mondo non è l’amore, ma l’amicizia, e il potersi scambiare 2 parole. sentirvi vivi. e questo si può fare senza compagni. al meno finche non troverai quello giusto. comunque ti riprego di scusarmi, poichè sono molto più grande di te, e usando un poco di cinismo so che mi rendo antipatico. poi magari quelli che mi conoscono, anche di lettere, ( siamo quelli del gruppo pizza party ) mi trovano non proprio cinico ed antipatico. siamo tutti fiori, e senza la terra giusta non sbocciamo. perciò vuol dire che il tuo seme è caduto su una terra non fertile. chiudi la porta decidendolo, e risemina. un abbraccio. bruno

  • 7982
    kate -

    …effetto 11 Settembre…non si può che crollare!

    Marianna quando manca l’aria basta aprire la finestra e mettersi a respirare a pieni polmoni, ma non credo che l’aria che manca sia quella, forse, c’è un nodo alla gola che non va via, la voglia di piangere, la tristezza infinita, il senso di impotenza e di rabbia che ti sembra di voler mordere e distruggere tutto….
    vorrei dirti fatti coraggio che domani passa e starai molto meglio…ma non ne sono sicura…quindi per questa sera intanto ti mando un abbraccio e ti tengo la mano, domani decideremo meglio cosa fare…
    Se fosse così facile voler dimenticare e non sentire più quel dolore sarebbe una magia e magari nessuno soffrirebbe più….ma non è così…questo dolore bisogna viverselo tutto!
    notte kate

  • 7983
    Valinda -

    Che confusione sarà perché ti amo…sdrammatizzo ragazzi 🙂 MARIANNA
    ho finito da poco di lavorare 🙁 e anche a me stasera manca l’aria.
    venderei l’anima al diavolo per vederlo sotto casa mia ad aspettarmi,
    per vedere il suo sorriso, sentire la sua voce e i suoi abbracci.
    venderei l’anima al diavolo per stare tutta la sera con lui in
    macchina senza fare chissà quale vita sociale, cosa della quale prima
    qualche volta mi lamentavo. i miei errori li ho pagati cari. sempre se
    di errori si tratta. è che più ci penso più capisco che lui non mi
    amava (e non mi ama) non so spiegare bene perché..ma potrei fare una
    lista di cose che non tornavano e magari prima o poi la scriverò anche
    qua. e io penso di aver tenuto tutto dentro fino all’insofferenza.
    forse dovevo parlare, comunicare di più con me stessa e anche con lui.
    ma che sarebbe cambiato? almeno ne trarrò insegnamento. cmq credo sia
    questo che mi trattiene dal chiamarlo anche se lo vorrei, è un forte
    deterrente. certo che dopo mesi di pensieri solo miei vorrei sentire
    anche la sua campana..ma forse ne ho anche paura. che potrebbe dire?
    le sue eventuali risposte vaghe, superficiali, monosillabi, boh non le
    reggerei..perché sarebbero l’ennesima dimostrazione che questa storia
    è stata importante solo per me. cioè mentre io sto qua a pensare a lui
    e a noi, lui pensa a lei e al calcio, tutto qui. è solo che…non lo
    vedo, non lo cerco, ma lo sento. sento la sua presenza su di me,
    dentro di me. è come un cerchio che non si chiude e io voglio
    chiuderlo non so come, ma lo farò. sia una cena, una chiacchierata,
    una litigata o qualunque altra cosa devo trovare il bandolo della
    matassa capite?

    hai ragione Marianna non basta una botte di vino, ci vorrebbe una
    botta di vita. arriverà? ma si sa, le cose quando le vuoi non arrivano
    mai o forse arrivano semplicemente quando è il momento. e intanto la
    vita va avanti è questo il bello. vivere con la remota speranza che
    può sempre succedere qualcosa di inaspettato. domani è un altro
    giorno. perdonatemi, stasera ho tante idee e tutte confuse. chi ha
    amato soffre dicono tutti. appunto, io ho amato lui…no. e sti c….
    scusate 🙂

  • 7984
    marianna -

    🙂 grazie Kate, ricambio e ti abbraccio forte!in effetti non è mai lo stesso tipo di dolore. Per esempio adesso sono nella fase che non capisco cosa vuole da me,e come un funambolo cerco di attraversare dall’altra parte ma ho paura che lui stesso mi faccia cadere.mi scrive ogni giorno che mi manca.io per prima cosa penso”oh gli manco….” battito accelerato… ma poi realizzo che”mi manchi”lo si può dire anche ad un’amica. E’ bello sapere che “mi vuole bene” ma,lo sapete, non era quello che avevo in mente 🙂 ghgh Però non mi faccio piu’ mille domande.
    Valinda cara non so esattamente cosa consigliarti…da una parte devi valutare che una tua chiamata “in amicizia” non ti è certamente preclusa,voglio dire…lo chiami per sapere come va,gli dici che anche per te va SPLENDIDAMENTE etc etc ma poi gli chiedi a freddo cosa pensa di te,se ti ha amata davvero. Potrebbe finire a parolacce oppure finire con sorrisi di circostanza in cui nessuno vuole turbare l’altro…però appena chiudi hai un magone che non finisce mai 😐 D’altro canto potrebbe anche essere una liberazione, la risposta che cerchi per chiudere il cerchio.potrebbe essere cio’ di cui davvero hai bisogno.Può darsi che stai così proprio perchè non hai ancora sentito la sua campana. Se un mio ex mi chiamasse per chiedermi cosa non aveva funzionato tra noi saprei rispondergli,in linea di massima un’idea ce l’ho,e fa sempre bene sapere Perchè. Ovviamente non so come può reagire il tuo ex,valinda.
    Bruno 🙂 capisco cosa intendi per cinismo e immagino che chi si dice tale non sia mai una persona insensibile,sarebbe contraddittorio 😉
    Sottoscrivo quel che dici sul bisogno di AMICIZIA. che palle certe volte sentirsi un passerotto in un acquario 😐 con attorno pesci rossi che per quanto si sforzino non avranno mai capito nulla di quel che dico.Comunque vabbè…è un problema mio,caratteriale suppongo.oppure conosco persone troppo diverse da me…
    Ci vorrebbe sta benedetta Botta di Vita!

  • 7985
    bruno -

    ok.ok. non so perchè dopo anni sono tornato, ma e stato molto bello. sapete circa 2 anni fa, ero famoso in questa lettera, perchè ero un poco pazzo, un poco psicologo, un poco cinico ed un poco sensibile, cioè un misto che fa schifo ( heheheheh ) no. scherzi a parte si parlava di me perchè ho avuto la brillante idea di organizzare una pizza party, e sono venuti diversi, da quasi tutta italia, inoltre ci siamo ritrovato a natale, e vi giuro è stato bellissimo. ecco cosa voglio dirvi, non rinchiudevi nella solitudine, ma organizzatevi, incontratevi, ridete e piangete insieme. solo cosi potrete ritrovare la giusta strada, ridendo con persone che hanno i stessi problemi, e le stesse situazioni. siamo nel 2000 e le distanze sono una scusa. trovatevi, e vedrete che mi darete ragione. un abbraccio a tutti. bruno

  • 7986
    LUNA -

    Penso sia normale avere la sensazione di non riuscire, di non sapere come chiudere il cerchio e sentire forte il bisogno di chiuderlo.
    Di pensare, anche, che per forza sia necessario parlare con l’altra persona. A volte accade, e si ha la fortuna veramente di trovare più chiarezza e serenità in un confronto… a volte ciò è possibile solo quando è passato del tempo, e non si cercano, per esempio, nell’altro delle risposte precise che non è in grado di dare, a volte i dialoghi servono solo a confondere di più…
    molto spesso non è le risposte dell’altro che stiamo cercando, in realtà, ma le nostre. La nostra chiusura del cerchio, che tradotto potrebbe essere, forse: accetto e rispetto, da parte mia, comunque l’esperienza che ho vissuto, come parte della mia storia personale, un capitolo del più complesso (in senso di fatto di tante cose, no di complicato per forza) libro della mia vita, mi sento in pace e posso andare avanti.

    Bruno: io non credo (parlo per me) che il cinimo sia la strada.
    Penso possa essere una fase, come le fasi (estremizzo) in cui magari guardiamo le coppiette per strada e pensiamo che tutti sono felici e noi no, o guardiamo le coppiette per strada e pensiamo che tutti stanno vivendo soltanto un temporaneo imbroglio.
    In cui ci chiediamo che senso ha amare se poi tanto finisce, o ci colpiscono magari statistiche sui divorzi o sulla durata dell’innamoramento a cui in altri momenti non avremmo fatto caso o ci saremmo fatti due risate, cose così, non da sfigati (perché mai, anche se ho capito che lo hai detto in senso autoironico e affettuoso, una persona dovrebbe essere sfigata perché una storia è finita?), ma da persone che attraversano un particolare momento della vita. E la vita è fatta di molti momenti particolari, up or down o di semplice cambiamento, dovuti a circostanze molto particolari che sia o anche interno, di nuove domande fatte a se stessi, riassestamenti o crescita personale.

    Non si può stare male per gli altri, dici?
    Si può eccome. Siamo esseri sensibili, per fortuna, chi più chi meno, certo. La sensibilità è un dono, che a volte ti si può ritorcere contro, ma se sei sensibile al bello lo sei anche al brutto. Come ho detto altre volte però bisogna anche conoscere la propria sensibilità un po’ meglio, alle volte, sapere che si ha dentro una ferrari e non una cinquecento, e imparare cosa per sè fa male o bene, cos’è tollerabile cosa no.

    Si può stare male per gli altri, il punto è chiedersi forse fino a che punto si è

  • 7987
    LUNA -

    disposti a stare male, a farsi fare male, anche magari da chi non pensa di farci male, non esistendo un’empatia completa, mai, e spostarci da ciò che ci ferisce e non fa per noi.
    Com’è importante avere dei progetti e dei sogni, sempre, ma nel momento in cui essi non sono realizzabili non morire dentro a ciò che avremmo voluto ma non è stato o non può essere, o non essere più.
    Gli amici sono meravigliosi, sono d’accordo, e considero gli affetti, al di là dell’amore, centrali, come altre cose molto importanti della vita, tra cui essenziali sono sempre l’amore e il rispetto per se stessi.
    Io credo che forse (ma ovviamente non posso generalizzare) siamo guariti nel momento in cui siamo di nuovo in grado di modulare le distanze con gli altri in modo spontaneo e naturale, senza girare nè scoperti come se andassimo in giro con le ferite aperte nè con un’armatura spaziale nè con l’aspettativa che giunga qualcuno a guarirci. Nel momento in cui, con spontaneità, siamo in grado di interagire con gli altri, e il nostro equilibrio è tornato in asse dopo la tempesta emotiva and co della fine di una relazione che abbiamo vissuto come importante.

    Credo che dobbiamo fare tutto il possibile per volerci bene, e considerare che, comunque, è con noi stessi che in ogni caso, in primo luogo, che trascorreremo la vita. Il nostro primo compagno di viaggio siamo noi, la persona a cui dobbiamo cercare di offrire una vita serena e confortevole.
    Questo non significa diventare chiusi ed egocentrici, nè non amare, nè guardare le cose con cinismo.
    In quell’amore per noi stessi, a volte da costruire o da ricostruire, c’è tutto lo spazio per accogliere gli altri, anzi, ce n’è forse anche di più, e più sano, che quando non ci si ama e si delega agli altri di far sentire un benessere che comunque intanto è da dentro di sè che dovrebbe partire.
    Ma per riconoscere gli altri, come amici o nemici, come portatori di gioia o scompenso, come simili o dissimili, come compatibili o meno, come buoni compagni di viaggio per un minuto o per 20, 40, 60 anni,
    o come persone a cui dire: no, scusa, scendo qui, essenziale è saper riconoscere se stessi prima, come individui degni di vita, salute, serenità e amore.
    E se è chi abbiamo scelto a scendere dal treno, e ciò causa dolore non resta, purtroppo, anche che vivere anche il dolore, ma ricordandosi dell’amore per sè e per la vita. E darle la possibilità di andare avanti, perché avanti va comunque,ma dobbiamo anche permetterle di andare avanti con noi

  • 7988
    Giu -

    @E se è chi abbiamo scelto a scendere dal treno, e ciò causa dolore non resta, purtroppo, anche che vivere anche il dolore, ma ricordandosi dell’amore per sè e per la vita. E darle la possibilità di andare avanti, perché avanti va comunque,ma dobbiamo anche permetterle di andare avanti con noi

    grazie Luna

    riempi di luce e di comprensione molte giornate 🙂 alè!
    baci

  • 7989
    bruno -

    ciao luna. ma ti chiami proprio cosi? e bello leggere tutte le tue frasi, e provabilmente il mondo all’inizio doveva essere cosi. ma mi chiedo: chi rovina tutto? secondo me siamo sempre noi. Sai? a volte quando faccio corsi di vendita, chiedo a tutti una semplice cosa: ” chi tra di voi ha prestato soldi o favori a degli amici, parenti o altro, e poi non li ha ricevuti indietro? ” a questo punto tutti, nessuno escluso alza la mano. Allora faccio la seconda domanda: ” chi tra di voi deve soldi o qualcosa a qualcuno e per un motivo o per altro non li ha dati? ” nessuno alza la mano. questo ci fa capire che noi guardiamo solo il male ricevuto e mai quello che abbiamo fatto. cara luna, sarai certamente una bellissima ragazza, e potresti dire francamente che non hai fatto soffrire nessuno? Quindi ecco come vedo il cinismo, solo come cruda realtà. abbiamo perso una persona cara e ci sembra la fine del mondo, ci piace crociolarci nel silenzio, nel pensare, nel metterci con la faccietta triste da una parte. In attesa di chi sa cosa. ecco cosa intendo per cinismo. Se riuscissimo a guardare la realtà, forse tanti guai non ci sarebbero. dobbiamo guardare il mondo come un quadro bianco, siamo noi che mettiamo i colori, e prima di iniziare il dipinto, dovremo essere sicuri di quello che vogliamo disegnare, per non lamentarci dopo. forse mi manderai a quel paese, ma penso che non vale la pena soffrire ne per altri ne per noi, dovremo solo essere più obiettivi prima, e non farci illudere, da un innamoramento falso. scusa, abbraccio bruno

  • 7990
    LUNA -

    Bruno: ciao 🙂 perché ti scusi? 🙂
    sono d’accordo sulla cosa del dipinto, quello che non capisco è cosa c’entri l’illusione. e soprattutto perché l’innamoramento dovrebbe essere per forza falso. O forse dici che bisognerebbe stare attenti a capire se è vero? il punto è che ci sono anche amori veri che cambiano e finiscono, e secondo me il realismo è accettare che la vita, in genere, è un divenire. non sta ferma.
    mi sono chiesta cosa avrei risposto alla tua prima domanda. Ho pensato che non avrei alzato la mano. Onestamente. Con i miei amici, quelli veri, non mi è mai capitato. Trovo che nessuno di noi sia in perdere, anche se nessuno è perfetto. Certo che anch’io ho fatto soffrire, anche perché ritorno a quel discorso che facevo sul fatto che l’empatia totale non esiste. Quindi si può far soffrire anche senza volerlo. Ma forse è anche vero che perdoniamo (e ci viene perdonato) molto più facilmente il dolo involontario, a volte impossibile da evitare, piuttosto che il dolo volontario, figlio di un certo modo di guardare la vita.
    Io, vedi, ti avrei risposto piuttosto pensando a ciò che non ho restituito piuttosto a ciò che non mi è stato restituito.
    Però poiché non misuro ciò che do o mi viene dato, non tengo una specie di libretto in cui segno le entrate e le uscite quando si tratta di persone con cui ho un legame profondo, rispondere alla tua domanda mi sarebbe difficile. E’ per una questione di sensazione, più che di conti, se percepiamo di essere in perdita, in credito, in debito, o in parità con le persone.

    A me è capitato di avere a che fare con la vendita. E vendevo. Vendevo senza raccontare bugie. Mi avevano dato un “prontuario”
    su come avrei dovuto convicere a comprare. A me pareva assurdo. Se avessero tentato di vendere a me così forse ci sarebbero anche riusciti, però a me, quello che vedevo scritto nero su bianco, faceva sorridere, mi pare una recita. Ho venduto, e non perché raccontavo bugie, ma per il modo in cui mi ponevo. Ero molto giovane e risultavo simpatica. C’era chi mi diceva (donne, sarebbe facile dire che erano maschi ed ero carina): in realtà questa cosa non mi serve, però lei è gentile, e mi ha fatto ridere.
    Oggi, con la crisi che c’è, forse ciò sarebbe impensabile. Ma è stato prima della crisi che mi sono chiesta: ok, esiste il libero arbitrio, e non ho mai puntato la pistola alle persone che mi hanno comprato il prodotto, però non mi piaceva il concetto, non mi piaceva il concetto, a me, di usare la capacità comunicativa

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