La fine improvvisa di un amore
di
Loredana
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Lilly: a volte ci si chiude perché si sta male e basta, e male si sta in quella chiusura, perché, appunto, le energie stanno ferme.
Come i gatti che quando stanno male si spostano, dove nessuno li vede, a volte ci spostiamo, da noi stessi, in una parte di noi stessi dove non ci vediamo. Implodiamo, fermiamo le macchine, gli ingranaggi, persino lo stomaco, e ne abbiamo anche bisogno.
Come i gatti che non mangiano se hanno lo stomaco in disordine.
Abbiamo bisogno anche di digiuno alle volte, e di silenzio.
Di non cercare niente,di stare fermi e basta. Per ripartire, però, per ripartire.
Il punto è che bisogna saper anche stare e basta, stare e basta in quell’immobilità, se è necessaria, ma per un tempo che veramente non sia per noi malefico e irragionevole per la nostra panza e il nostro benessere.
Come si fa a capire la differenza?
Viviamo in una società che non ha il coraggio di fermarsi, in cui stare fermi è essere ammalati, anche se non fai nulla per un’ora sola. In cui spesso poiché non si ha il coraggio di essere tristi e fermi per dieci minuti, un’ora, un giorno ci si scopre poi depressi di tutto il bisogno di fermarsi trattenuto, per settimane e mesi. E allora poi quando ci si scopre depressi ci si spaventa, perché non si riesce più a riconoscere i propri bisogni, di stare fermi in silenzio, un po’, per ripartire, di trovare nell’immobilità una mobilità interiore, piena di cose, da cui ripartire.
A volte, chiaramente, sono le botte grosse, le delusioni, i dolori ad arrestare la corsa, e a farci correre sul posto nella testa, come “matti” (nel senso di intensità, velocità, non di follia), con le orride sensazioni che sappiamo, con quel senso di non senso che ti travolge. Ogni botta richiede recupero. Non c’è altro da fare, è così.
Se la botta fisica richiede che il colpo si possa assorbire, se la ferita ha bisogno che le piastrine facciano il loro dovere, così accade con le botte emotive.
L’altro giorno mi sono fatta male e ho messo un cerotto, perché
altrimenti, dopo aver disinfettato, la ferita avrebbe continuato a sanguinare e sarebbe stata troppo esposta. Ma se tieni il cerotto troppo alla ferita manca l’aria, e se ti lavi le mani, con il cerotto, e l’acqua passa, poi quando ti ricordi di togliere o di cambiare il cerotto, scopri che la pelle sotto ha un aspetto orrendo.
(che esempio schifezza, ma questo mi è venuto).
Bisogna saper mettersi i cerotti sulle ferite, saper anche cambiarli e quando toglierli. Non dico che sia facile, ma credo che non ci sia altro da fare. Ascoltare quando c’è bisogno di stare fermi e basta, proteggere la ferita, e quando invece c’è bisogno di aria.
La guarigione è fatta di tante cose, del cerotto, del tempo che possiamo concederci anche per implodere e basta, per lasciare che il sangue esca anche per lavare la ferita, del momento in cui ascoltare le proprie risorse di guarigione interne e insieme di far andare l’aria sulla ferita.
Ho visto troppe puntate del dottor Aus, che mi vengono ‘ste metafore ospedaliere?
Non lo so 😛
MAX carissimo: sì, lo so che è dura questa battaglia, ma mi pare che tu sia sulla strada che va bene, no? e la affronti con sensibilità e coraggio. il punto è anche che sei cosciente, credo, delle aspettative che avresti se tu le rispondessi, e sei difeso, dentro, nella tua panza che ti porta a dire no, dal sentire che non vuoi più sentirti frustrato, com’è già troppo avvenuto, perché ti meriti di non esserlo più, di stare bene. Conosci i suoi meccanismi, e non ti vanno più. Hai capito che comunque le persone non cambiano se non sentono la necessità, vera, reale, di farlo. O se non possono, comunque, perché quelli sono i loro meccanismi, e basta.
La consapevolezza ti fa più forte, perché è quella che porta a dire, credo, alla fine io voglio stare bene, ora, me lo merito, ho già dato, sono stanco.
Riposati, Max, è giusto. Pensa un po’ a te 🙂 è dura, ma ti vuoi bene, io lo leggo. E’ tanto, sai? Ti vuoi bene da affrontare questa battaglia.
bacini a tot!
La tua storia Barbibruna mi suona molto familiare, ho vissuto in prima persona una storia simile alla tua.
Ti chiedi che scopo ha continuare a vivere?! Lo scopo sei tu, lo scopo sono le persone che realmente ti vogliono bene, se ti guardi intorno sicuramente ce ne sono….vedi io sono arrivata al punto di fare la cosa piu’ grave a me stessa e a chi mi ama, non stavo piu’ bene nella vita, con me stessa, con la gente che mi circondava, con il mio lavoro, volevo morire per amore, cosa avrei risolto? Significava ancora scappare, come avevo sempre fatto davanti a situazioni che non potevo, anzi non volevo affrontare, molto meglio andarsene, non volevo piu’ soffrire, ma per chi per cosa, non certo per me. Non era quella la cosa migliore per me, sai quando l’ho capito?! Quel giorno in cui mia figlia mi venne accanto mi abbraccio e disse, “mamma ti prego rimettiti, io ho bisogno di te, lo sai che ce la possiamo fare…..” in quel momento io ero la figlia e non era giusto, dovevo fare la mamma, dovevo fare qualcosa per lei ma soprattutto per me. Lei mi amav, mi ama, per come sono, non piu’ molto giovane, con i miei difetti, con i miei momenti di malinconia, le dovevo dimostrare che la vita non e’ poi cosi’ terribile come gliel’avevo prospettata, a volte e’ difficile ma superabile, e quando a volte nei momentacci mi passa il pensiero cosa ci faccio qui?! Adesso lo so’, ci sono per fare la donna, la mamma, la figlia, e forse chissa’ un giorno potrei esserci per fare la compagna, ma soprattutto ci sono per vivere!!!!con affetto LULU
http://www.youtube.com/watch?v=taMIe8OtPt8&feature=fvw
mi piace questa canzone 🙂
Gira che ti rigira il punto è sempre lo stesso.
Qualsiasi cosa si faccia, qualsiasi atteggiamento si assuma è la motivazione che fa la differenza.
Stare chiusi per non disperdere e caricarsi di energie.
Stare chiusi per utilizzare le energie contro sè stessi implodendo.
All’esterno cosa vedi? Uno chiuso e basta!
Ma quell'”uno”, dentro di sè, nonostante la confusione, la paura, la depressione, l’ira, il rancore, l’atonia e tutto ciò che si può provare, sa il perchè di quella chiusura.
Magari non realizza il perchè, non lo percepisce, non lo vede, non l’avverte…..ma lo sa.
Garantito!!!Mi è successo!
Ancora oggi sono chiusa. Nonostante la parlantina eccessiva di cui abuso in questi post, nonostante il lavoro che faccio e che mi porta sempre in mezzo ad un mare di gente.
Sono chiusa all’esterno perchè in fondo ho (ancora) paura che gli altri mi travolgano in due secondi netti. E allora sto lì, ben chiusa in me, a rienergizzarmi ancora un pò finchè non mi sentirò pronta.
Ma lo faccio perchè mi voglio proteggere e perchè mi voglio bene.
E perchè l’esaltazione del momento non è mai tale da nascondere i vari limiti che sento ancora di avere.
Ma che cavolo conta poi?
Io sto bene così. Per adesso.
Bacioni a tutti!
LILLY: già, capisco 🙂
sì, darsi il tempo di sentirsi pronti, se comunque dentro si sta in apertura e in movimento, credo proprio sia un gesto d’amore 🙂
comunque anche la tua parlantina nel forum (di cui peraltro non abusi affatto :D) è molto più rilassata di mesi fa, te ne sei accorta?
Io (con affetto) sì 😀
bacini
Luna, l’ho ascoltato, bellissimo, l’immaginazione all’inizio del video mi aveva un po’ turbata, pero’ poi mi e’ piaciuto molto. Un baciotto.
LULU: 🙂 a me piace molto 🙂
è vero, l’inizio è un po’ inquietante… ho provato la tua stessa sensazione. Figo anche in questo, il video, per l’evoluzione del tutto inaspettata 🙂 in senso positivo.
mi piace anche per questo 😀 😀 😀
il testo, poi, secondo me, è davvero bello e “interessante”.
In questo forum intervengono persone di tutte le categorie. La categoria dei malati, quella delle persone in cura, quella dei convalescenti, quella dei riabilitandi e riabilitati etc etc etc.
Qual è la categoria più a rischio di crollo (mentale, panzifero, entrambi)?
Tutte!
E di maggior crollo?
Tutte!
Non è un pensiero negativo! Anzi , il contrario.
Rileggo spesso i post di chi s’inciampa nel suo percorso riabilitativo e, inciampandosi, si deprime o si demoralizza o si spaventa. I famosi “due passi avanti e tre indietro”, la “camminata del gambero”, tutte quelle sensazioni in cui capita spesso di incappare.
Conosco bene questa brutta sensazione e l’ho analizzata. E’ una sensazione che sembra nemica e quando c’è un nemico di mezzo o lo si affronta o si scappa. E tante volte la fuga sembra la soluzione migliore….
Però, pensandoci meglio, mi sono detta “azz….quella sensazione (benché indotta da altri) nasce da me. Ed io non sono nemica di me stessa anzi mi sono amica. E con gli amici che faccio? Scappo? No (se non gli devo dei soldi….)”.
No. Dagli amici non scappo, gli amici li incontro ed io mi sono incontrata con quella sensazione.
E sono arrivata alla conclusione che se dopo uno di quei passi indietro sto male è perché in generale sto meglio. Ed in quel meglio in avanzamento sto bene.
Mettete il caso che stiate stendendo un lenzuolo dal balcone. Ecco….nell’enfasi del gesto perdete l’equilibrio, piombate di sotto e finite all’ospedale con braccia, gambe, costole e testa fratturate.
Se in questo contesto vi cade una flebo su un piede e vi ferisce una falange dell’ultimo dito del piede sinistro direi che non è un dramma. Forse neanche ve ne accorgereste.
Ma se state bene e mentre state facendo visita ad un ricoverato la stessa identica flebo vi plana sullo stesso identico dito 99 su 100 scatta il drammone! Quanti di noi non si metterebbero a gridare come se un panzer ci avesse centrato in pieno???
Questo per dire che un dolore su un corpo sano o in guarigione fa più casino di un dolore su corpo dolorante.
Un passo indietro mentre si sta andando avanti fa più impressione e genera più disagio di un passo indietro mentre nella confusione generale non si ha la più pallida idea di dove si stia andando e magari neanche la percezione che si è fermi da giorni, mesi, anni…
E, a volte,Max, la tentazione di rispondere ad un contatto di chi ci ha fatto male sembra tanto un passo indietro. Ma è una tentazione legittima. Sarai tu stesso a dire a te stesso cos’è meglio per te quando avrai abbastanza equilibrio da capire dove finisce un atteggiamento imposto dal rancore, dalla voglia di vendetta o dalla paura di soffrire ancora e dove comincia un atteggiamento nato dal rispetto di te stesso e delle tue esigenze.
Cara Luna. La mia parlantina si è rilassata perché non ho più paura di dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato e subirne pesantemente le conseguenze. Non sai quanto mi fa piacere che tu te ne sia accorta. L’affetto è bellissimo! E reciproco :-)))).
Ps. bellissimo il video e bellissima la canzone.
Un bacione a te e a tutti. Bye Bye.