La fine improvvisa di un amore
di
Loredana
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rischiare di soffocarla con le tue paure. Cerca di andare con calma e accetta i suoi tempi, e’ sempre difficile ricominciare dopo una sofferenza. Vivila con serenita’, prendi il buono che questo nuovo rapporto puo’ darti giorno per giorno, non pensare al domani, non pensare che lei sia la “cura” per il tuo benessere. La serenita’ prima di tutto cercala, e fai di tutto per trovarla dentro il tuo cuore. Ti auguro tutto il bene possibile, un saluto a tutti Lulu
Ciao Gatto. La paura” Eh già, la paura è una brutta bestia. Ti si radica dentro e salta fuori quando meno te lo aspetti. E alla paura si aggiunge l’ansia. Il passato che ritorna a tormentare. Questa volta non sotto forma di rimpianto strappacuore ma di tensione per un presente iperteso ed un futuro ignoti. E magari ti sembra che tutto il lavoro fatto, tutti i bei risultati ottenuti svaniscano in una bolla di sapone. Magari ti dici “ecco, tanta serenità raggiunta in teoria e poi??? Poi alla prima prova tenica tutto a quel paese……”!
E all’ansia si aggiunge lo scazzo, allo scazzo si aggiunge la demoralizzazione.
Fermati un attimo!
E’ tutto normale!
Il passato non si cancella schioccando le dita. Resterà sempre dentro di noi. Balzerà fuori nei momenti più imprevedibili. In un gesto, in un movimento della testa, in una risata, in una frase, un vestito, una pettinatura, in un qualsiasi atteggiamento.
Ma è passato, appunto. Devi (dobbiamo….mentre parlo a te parlo a me stessa…) imparare a conviverci.
Anche io non credo alle coincidenze e penso che un fulmine possa benissimo beccare due volte lo stesso posto ma se si parte con questa convinzione sentirai schifoso il gusto di una piatanza ancora prima di averla assaggiata.
Il che non significa essere ingenui e buttarsi nella mischia con il sorriso raggiante di chi si sente invulnerabile…..
Significa, come ho scritto prima, fermarsi un attimo e cercare la soluzione più adatta.
Mandi un sms, non ti risponde subito….fermati un attimo prima di scivolare nella paudepretensione !
Dirai…”parlare è facile! Pensi che non la stia cercando la soluzione???Non la trovo, se no non starei qui a scrivere!!!!”
Giusto! Ma forse la soluzione non devi cercarla da solo.
Cercala insieme a lei.
Parla con lei. Dille chiaro e tondo “sto male se non mi rispondi alla velocità della luce. Penserai che sia un atteggiamento cretino, infantile, non lo so, ma io sono stato malato e ho bisogno di questo questo e quest’altro..”
Aprile il tuo cuore, dalle fiducia, mettila nelle condizioni di sapere come sei, come stai ora in modo che possa essere lei a trovare il suo modo di accompagnarti in questa tappa del tuo viaggio chè è un pò più faticosa di altre.
Aprirle il cuore non significa affidarglielo, non significa regalarglielo. Non devi avere paura comportarti in modo di affidare la tua esistenza nelle mani di chi potrebbe andarsene e distruggerti.
Ma c’è un qualcosa di mezzo tra la diffidenza e l’affidarsi completamente agli altri. C’è il rapporto aperto.
Se tu sei stato un campione di atletica e ti rompi una gamba come ti comporti con la tua compagna (magari maratoneta)? Le dici “scusa ma la gamba mi fa un male cane, sto fermo per un pò, magari passeggio ma non corro” o con uno sforzo disumano corri perseguitato da dolori lancinanti e arrivi al traguardo ingrugnito e depresso?
E pensi che lei non si incazzerebbe se tu corressi senza dirle che stai male?
Parlale. “Io ero fatto così ma poi mi sono ammalato per amore e sono diventato cosà. E non so se questo cambiamento è temporaneo o definitivo ma ora, adesso, in questo momento ho bisogno di questo, questo e quello. Sono stato malato e adesso sono in convalescenza. E NON MI VERGOGNO A DIRTELO! Voglio guarire. Ma per guarire ho bisogno di queste cose la cui assenza mi fa stare male anche se sono minuzie. Vuoi camminare accanto a me? Non ti chiedo nè di portarmi in braccio, nè di aspettarmi al “traguardo”. Cammina insieme a me, se vuoi”.
Sei stato un rassicuratore, prima, Gatto? Perchè se è così la facenda si complica. Chi è stato un rassicuratore ed ora ha paura e deve essere rassicurato anzichè rassicurare non risponde alla proprie aspettative. Non si riconosce più e vai con la depressione all’ennesima potenza…..
Parlo a te e parlo a me stessa, caro Gatto. Non sai quanto t capisco e quanto stia cercando una soluzione.
La soluzione l’ha prospettata Luna, qualche post fa: arieggiamo. Apriamo il cuore e facciamolo respirare.
Bye bye
Ciaoooo a tutti!!!!
Anch’ io vi leggo sempre con piacere e sto seguendo la soluzione prospettata da Luna: Arieggiare!!!!
Sai Luna, ironia della sorta lo stesso termine dopo di te me lo ha rivolto un medico e quando mi ha detto: arieggiare, ho sorriso…..
Sì, io stavo soffocando invece ho capito che per il mio benessere anche fisico dovevo cambiare modo di vivere, di vedere le cose.
Non ci sono novità, grandi novità all’ orizzonte, un nuovo amore ma ci sono Io.
Mi godo le piccole cose e chi mi incontra mi dice: Che bel viso rilassato!!!!
Oltre che il viso credo che si siano “rilassati”i miei pensieri, il mio cuore.Questo non significa che sono in uno stato di apatia ma dopo tanto dolore, dopo tanti momenti down non si può che risalire.
Mi guardo allo specchio e sono serena, serena .
Certo non mancano i problemi della quotidianità che credo ci siano per tutti ma ho smesso di “dannarmi”.
“La vita fa tanti giri e il suo sviluppo è così paradossale che il brutto diventa buono e il buono cattivo”.
Un saluto affettuoso a voi tutti.
Grazie per esserci.
Lilly, sei grande, descrivi cosi’ bene le cose che a volte mi sembra che qualcuno mi abbia rovesciato e descriva pari pari quello che ho dentro…….
Leggo e rileggo i tuoi post e tutto quello che avrei voluto dire io ma non sono riuscita a fare lo fai tu, grazie per i tuoi interventi. Lulu
Ciao Lulu.
Quando scrivi riesci a descrivere benissimo ciò che hai dentro.
E dai tuoi post esce sempre fuori la bellissima persona che sei, i tuoi buoni propositi, la tua fortissima intenzione di raggiungere e mantenere la serenità, la consapevolezza delle difficoltà, e la voglia di non farsi sopraffare da quei momenti bui che ci agguantano all’improvviso e che, a volte, sembrano più scuri di quanto siano veramente.
Ma sai perchè ci sembrano tanto neri?
Perchè non abbiamo più la vista abituata alla perenne oscurità che ci portavamo dentro.
Perchè abbiamo visto con la mente la luce della serenità ed i momenti di buio improvviso sembrano più scuri.
SEMBRANO più scuri….ma non lo sono.
Ciao bellissima. Un bacione.
Ciao tesoriiiii 🙂 🙂 🙂
Gatto, sono contenta di “sentirti” 🙂
non di sentirti in tensione, ovviamente, ma tante volte qui più di un affettuoso pensiero ti veniva spedito via etere 😉
concordo assolutamente con Lilly e con Lulu che hanno espresso in modo così chiaro, e insieme “abbraccioso” – l’ho sentito pure io questo abbraccione che ti hanno dato :):):) – delle riflessioni che a tutti noi non possono che giovare 🙂
la paura… eggià… questa conosciuta 😉
a volte, paradossalmente, si corre anche per la paura di lasciarsi andare? ci si butta, forse, per essere presi al volo?
o si ha paura che i tempi lenti siano sinonimo di indifferenza. Ma a volte i tempi a scatto possono essere sinonimo di compulsione, e di “totalità” e “fusione” perché negli “spazi vuoti” sale un’ansia personale, non veramente a due.
ti dirò quello che mi pare, leggendo ciò che racconti di questa persona, ovviamente senza conoscerla, nè conoscere bene la situazione, ma da ciò che ho percepito io:
tu dici che quando sta con te lei sta bene. Ti pare poco? è quella la sensazione, credo, che porta con sè anche quando non siete incollati.
penso che avere incontrato una persona che sa prendersi i suoi tempi, ammettendo sia il suo interesse per te, sia il bisogno di prendersi i tempi, possa essere una cosa molto buona per te.
Possa servirti per vedere che non c’è nulla di male, anzi, a prenderseli.
anche incontrare una persona che sappia sia avere uno scambio che mantenere un livello (sano) di indipendenza.
se prendere i propri tempi significa avere rispetto per se stessi e per la persona che abbiamo di fronte non è uno sbaglio, si chiama onestà, nei confronti di noi stessi e degli altri.
Una persona che esce da una situazione complessa, dolorosa, da uno strappo, lo sai bene, come lo sappiamo tutti noi, attraversa diverse sensazioni, paure, fasi. se riesce ad attraversarle con presenza verso se stessa, e concedendosi i tempi, secondo me, fa un favore a se stessa, ma anche a chi incontra.
Detto ciò, è ovviamente comprensibilissimo anche ciò che senti tu. E con il fatto che non possa che giovare anche a te, e al rapporto, essere onesto con te stesso ed esprimere i tuoi bisogni. Mettendo entrambi le carte, onestamente, sul tavolo, in modo non necessariamente dipendente però. Intendo dire, facendo un esempio estremo, io posso dire ad una persona che per stare bene ho bisogno di sentirla 50 volte al giorno, xché sennò vado in ansia, ed è importante che io ammetta questo mio bisogno, perché solo così posso anche capire cosa sta dentro a questo mio bisogno. Dentro può esserci anche il fatto che ho vissuto una relazione molto interdipendente, in precendenza, in cui la mia dose di doping che io traducevo come amore, o che la persona che avevo accanto traduceva come amore e che esigeva, era 50 volte. X cui il parametro non era tanto come sto con, ma la dose di dipendenza e interdipendenza. Per cui o la dipendenza era fusionale e totale oppure cascava il palco,ma perché la relazione si reggeva molto sul dopparsi. Mi spiego? forse no :S
Quello che voglio dire è che se incontriamo qualcuno che è capace di esserci, veramente, e anche di rassicurarci, ma al contempo di non darci le 50 volte che sono doping antiansia ma di portarci su un livello di benessere soddisfacente, ma con modalità non doppanti, forse ci fa un favore. certo, sta a noi sentire se quello che a noi sembra distacco è distacco reale, non-vicinanza non-interesse, se ci pare distacco o se è un modo di vivere le relazioni che ci è incompatibile. Io ho incontrato una persona che aveva così terrore di diventare dipendente da me (e nessuno glielo aveva chiesto, ndr) che per sfuggire a questo suo terrore assumeva atteggiamenti opposti. Ma non mi pare il caso della tua ragazza, da quel che dici.
MAX: se si è vissuti in “cattività” forse ci vuole anche un po’ di tempo per apprezzare gli spazi aperti.
GIUSY: felicissima di sentirti e così 😀 serenità e apatia non solo non sono sinonimi, ma anzi! 😀
Luna:”Io ho incontrato una persona che aveva così terrore di diventare dipendente da me (e nessuno glielo aveva chiesto, ndr) che per sfuggire a questo suo terrore assumeva atteggiamenti opposti.”.
E già!!E’ uno dei rischi più grossi che si corre sia nella fase della “convalescenza” che dopo.
Si corre il rischio di fare confusione tra dipendenza e apertura e nel dubbio di prendere la strada sbagliata ci si chiude dentro a sè stessi mettendo alla porta un enorme lucchetto di diffidenza.
Se mi apro troppo tu sai tutto di me, mi “acchiappi l’anima”ed io me la lascio acchiappare. Poi tu tagli la corda ed io cado a terra come un aquilone quando, all’improvviso, smette il vento….
Il terrore sta nella consapevolezza di non aver visto o voluto vedere, in passato, dei segnali evidenti di ciò che, poi, è capitato e la domande nasce spontanea: “se non ho visto prima che garanzie ho di non vedere oggi ed in futuro?”.
A ben vedere è sfiducia verso sè stessi che viene buttata all’esterno come sfiducia verso gli altri.
Con la diffidenza verso il mondo ci si mette al riparo da tutto ciò che di “brutto” si è stati capaci di attirare, trattenere, lasciarsi sopraffare in passato.
Il che (ma forse sbaglio) significa che la guarigione” è solo apparente o che la convalescenza richiede ancora tempo.
Sto guarendo perchè non mi sto più macerando in un dolore che uccide ma non sono ancora guaritop perchè non mi fido di me e, attraverso me, neppure degli altri.
Credo che si importante rendersi conto di questo per evitare di ritenersi in fase completamente “ok” solo perchè ci si sveglia al mattino con un sorriso sulle labbra anziche con l’espressione di chi è appena passato dentro ad un frantoio.
Non c’è nulla di male ad essere in “convalescenza”. E a dirlo. E a comportarsi in base alle esigenze che si ha in questa fase e non in base a ciò che gli altri si aspettano da noi o potrebbero aspettarsi da noi.
Ma se l’altro non conosce le nostre esigenze o se per paura, che ne so, di una
figuraccia (che non facciamo!!!!) stiamo zitti, teniamo tutto ben chiuso dentro di noi come se fosse un panno sporco da lavare in casa propria ci facciamo del gran male da soli.
Perchè alimentiamo uno stato di tensione “cattiva” che non è adrenalina, non è una scarica di energia positiva.
E perchè l’altro entra in confusione, ti vede diffidente ma sa che non ti ha chiesto nulla e non ha preteso nulla da te di diverso o di ulteriore rispetto a ciò che tu, per come dici di essere, potresti dare. Tu ti descrivi e magari ti atteggi per come sei sempre stato e poi di punto in bianco ti chiudi come un riccio in mezzo alla strada che vede dei fari puntati addosso.
L’altro non capisce più un tubo…..vorrei vedere!
Ma tu non stai vivendo la tua “normalità”. Hai paura. E la paura altera tutto, compresa la propria personalità. Si diventa in un certo senso “anormali” dove anormale NON significa rimbambito o “strano” o pazzo.
Significa solo che si è capaci soltanto a tratti, a momenti, di essere aderenti alla propria personalità. Nel tratto in cui scatta la paura e ci si disallinea da sè stessi occorre comunicarlo sia all’altro che a sè stessi. Per non confondere e non confondersi.
E prendersi ciò che occorre in quel momento.
Magari un pò di solitudine che l’altro potrà accettare perchè ne conosce il motivo.
Altrimenti potrà pensare di tutto. E magari ti prenderà (cantava Bisio) per una di quelle che “normalmente sono brave ma travolte dagli eventi non disdegnano di fare le put….” (lo stesso vale per i maschietti) e che durante quei momenti di travolgimento spariscono per un pò.
Tanti di noi sono stati picchiati a sangue da tante domande rimaste senza risposta, da tanti silenzi a cui abbiamo dato una voce che ha detto parole sbagliate.
Non generiamo altro silenzio, altre parole inventate in modo sbagliato, altra confusione che si aggiunge alla confusione.
Apriamoci e tuteliamoci. Sappiamo come fare. Dobbiamo solo credere in noi.
Allargo a tutti l’abbraccione “abbraccioso”!