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La fine improvvisa di un amore

di Loredana
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14.073 commenti

Pagine: 1 538 539 540 541 542 1.408

  • 5391
    LUNA -

    LILLY: 🙂 il panzone è un grande, yeeees 😀

    ADA: 🙂
    credo (credo, ovviamente non posso parlare per lei) che Simona volesse dire questo, che non servono i se, perché è un dato di realtà che se una storia è finita è finita.
    Non credo fosse demonizzarla, ma prendere atto della realtà.

    Certo, se (tu generico, non tu Ada) rimpiangi qualcuno che ti ha fatto molto male, idealizzandolo come mister cherubino a volte può esserci un passaggio, tra idealizzazione e obiettività, in cui, i nodi vengono al pettine, e c’è un passaggio anche di rabbia e demonizzazione. Perché tanta, esagerata, magari, prima, è stata l’indulgenza o la mancanza di attenzione, che poi ti sembra che ti arrivi una doccia fredda in testa che ti mostra tutti dei flash che avevi considerato con eccessivo, passami la parola, probabilmente molto impropria, buonismo.
    A volte la demonizzazione serve interiormente per creare uno stacco, un distacco. Nella forte dipendenza può accadere.

    In realtà con il tempo lo stacco, interiormente, credo sia vissuto in maniera diversa. Molto più serena.

    Riguardo a ciò che dici sul fatto che ci può essere una storia bella e soddisfacente che si deteriora: verissimo. E’ vero quanto il fatto che alle volte invece c’è chi alla fine, detta improvvisa, di una storia stupenda, si rende conto che non era una figata neanche prima. Ma comunque sia le parole centrali credo siano sempre:
    stare nel presente
    ascoltarsi
    avere un buon livello di attenzione.

    ascoltarsi, nel presente, riguardo a: sto bene, non sto bene
    per buon livello di attenzione non intendo una paranoia in allerta, ovviamente, ma sempre il concetto di stare nel presente, e osservare le proprie sensazioni per quello che sono, e chi ci sta davanti per quello che è, in quel preciso momento.
    Nel senso di non girare con la fotografia in tasca di tre, sei anni prima…

    Non so se riesco a spiegarmi bene.
    Non si tratta di vivere le sensazioni.
    Per livello di attenzione intendo quella per cui anche se ogni giorno fai la stessa strada per andare al lavoro non è che per questo attraversi senza guardare a destra e a sinistra.
    Messa così sembra che parli della possibilità di un pericolo, forse era meglio un altro esempio… ma in realtà non è necessariamente attenzione nei confronti del pericolo, ma attenzione e basta.
    E’ chiaro che quando due persone stanno insieme non stanno là a fare il checkup ogni venti secondi, e ripeto, io parlo di attenzione per quello che succede molto più serena e naturale.

    @riuscire ad avvertire bene il nostro malessere “prima”, in maniera da chiudere una cosa che ad un certo punto è diventata negativa, senza darle modo di diventare devastante

    concordo 😀

    LULU: la verità è, scusami, che io penso che il fatto che il tuo ex se ne sia andato rappresenta per te una specie di vincita all’enalotto. Un enalotto più importante di quello monetario!
    Le sensazioni così acute che hai, comunque, le abbiamo avute tutte,come intensità, non preoccuparti.

  • 5392
    simona -

    Infatti volevo proprio dire quello!
    Il fatto che una storia finisce non vuol dire non soffrire, anzi, bisogna metabolizzare, vivere quel dolore, come possiamo, ma renderci anche conto che se non si può tornare con quella persona la vita non finisce…ci vorrà del tempo….magari proporzionato alla gioia provata sarà il dolore che ci piomberà sopra…ma come tutti i dolori ha un suo tempo…e ci sono modi per affievolirlo, anche se non sembra poi ci si guarda e si dice…ma come sono arrivata dove sono?
    …toh guardati è passato, ne sono uscita!
    baci simona

  • 5393
    LUNA -

    sembrerà poco romantico, ragazze, ma molte delle cose che vengono descritte qui, oltre che causate dal tema dei sentimenti, e chiaramente da tutte le emozioni connesse all’abbandono, alla fine di una storia, e inerenti al tipo specifico di vissuto, che certamente fa la differenza, anche in termini di stanchezza, intensità, senso di fragilità, rabbia, ecc, sono, di per sè, sintomi da stress.
    Grazie tante, bella scoperta, mi direte.
    Ciò che voglio dire, Lulu, è che, al di là di cosa ha causato lo stress acuto e del tema specifico della violenza morale, ecc, un problema è: lo stress, e le sue manifestazioni, che sono anche il sentirsi depressi, inadeguati, scollegati, fino a pensare all’idea – astratta, si spera – del suicidio, nonché la sensazione di non riuscire a fare le cose bene come al solito, di poter uscire con i bigodini in testa o di mettere il sale nel caffé e lo zucchero nella pasta, fare una figura di merda per disattenzione, o non aver voglia di, indifferente cosa sia, e una tendenza al pessimismo.

    Non sto sminuendo il problema del vissuto, ma ne sto cercando di centrare uno degli aspetti. Che è appunto lo stress acuto, in questo momento. Anche esploso, probabilmente, con la classica goccia.
    Lo stress è un segnale, non è una catastrofe.
    E’ un segnale che il corpo invia appunto perché funziona.
    Meno male. Peccato che non si sia fatto sentire forte e chiaro prima.
    Bene, ora lo fa!

    Il botto di stress di cui ho descritto alcune manifestazioni sopra, che segue ad un periodo esagerato stile maratona di newyork costante, o a un evento traumatico ecc, un periodo stressante particolarmente prolungato ha delle caratteristiche comuni che esulano dal contesto.
    Nel senso che è una risposta naturale, indipendentemente… da quale sia la domanda…

    Non si capisce una cippa di cosa voglio dire?
    voglio dire che in questo momento che naturalmente è anche foriero di domande esistenziali sacrosante e di emozioni e sensazioni molto forti riguardanti il vissuto e il presente, un dato oggettivo è che c’è uno stato di esaurimento generale che andrebbe anche “coccolato” come tale.
    Una specie di nylon che bisogna togliere per riuscire a vedere cosa c’è sotto veramente. Che poi, penso, sia il messaggio che ti sta lanciando Lilly.

    Io penso (magari sbagliando) che uno dei motivi per cui le persone ad un certo punto riescono a mettere in maggiore ordine i pensieri e a soffrire sì, ma diversamente, e a sentirsi più lucide, anche più ottimiste, sia anche che, attraverso una serie di alleggerimenti e di cure per se stessi hanno abbassato il livello di confusione stress in surplus. Che è una cosa molto meno mentale e molto più fisiologica di quel che si pensi.
    Il resto rimane certamente, ma è come credere, guardando una casa sotto la pioggia, che la casa sia la pioggia…
    che esempio cul… si capisce????

    Purtroppo vado di fretta e quindi forse mi sono spiegata malissimo, spero di no…
    :O
    Il messaggio era: la cosa buona dello stress è che, se te ne prendi cura, rientra!

    vi bbbbbacio 😀

  • 5394
    Ada -

    Si Luna, quello che dici
    (“a volte può esserci un passaggio, tra idealizzazione e obiettività, in cui, i nodi vengono al pettine, e c’è un passaggio anche di rabbia e demonizzazione…”)
    io l’ho attraversato. Ho visto lui e la nostra storia, TUTTA la nostra storia, come il festival dell’orrore. Ho visto lui come la cosa più viscida della terra. E si, ho praticamente rivissuto tutti i flash, come su una macchina del tempo impazzita.
    E mi sono sentita la persona più imbecille della terra.
    Ecco, questo è un passaggio che a me ha fatto malissimo. Perchè appunto sono io ad aver scelto quella persona… quindi sono io, persona più stupida del globo, ad aver scelto deliberatamente di accoppiarmi allo schifo assoluto.
    Adesso la vedo in maniera diversa. Io ho sbagliato a scegliere, è vero, ma è anche vero che non avevo gli strumenti per essere capace di scegliere meglio (e questi non li ho ancora)… ma reputo anche vero che lui, all’inizio, non fosse bene identificabile come lo schifo assoluto (anche perchè non avevo gli strumenti per identificarlo come tale, certo).
    Come dire, magari la storia era “malata” da subito, anzi sicuramente ci siamo scelti perchè “quello che non andava in me” si amalgamava bene a “quello che non andava in lui”. Non dico che la storia fosse bella e soddisfacente ma che “la percezione” era quella di una storia bella e soddisfacente. Io mi sentivo la persona più felice della terra, la mia percezione era quella. Nei 6 anni successivi, invece, no (ma questo lo capisco adesso, lo vedo bene adesso), se guardo indietro riesco a vedere il malessere che provavo e che all’epoca non individuavo in modo chiaro.
    Non so se riesco a spiegarmi. Dubito che “il principe azzurro” si sia trasformato in rospo, certamente rospo lo era da subito, da prima ancora di conoscermi… e certamente qualche segnale c’era da subito ma in quel preciso momento, in quei primi 3 anni, io ero serena e le mie emozioni erano positive. Nei successivi 6 anni, invece, era come se vivessi in un certo senso nel ricordo di prima. Per me era almeno lì, che avrei dovuto drizzare le antenne e dirmi “alt un attimo, non sto più bene qui” (invece di far passare appunto 6 anni).

  • 5395
    Lilly -

    “Una specie di nylon che bisogna togliere per riuscire a vedere cosa c’è sotto veramente. Che poi, penso, sia il messaggio che ti sta lanciando Lilly. ”

    Si! Intendevo questo.
    E aggiungo solo un particolare.
    Lo stress, spesso, è veramente generale.
    Intendo dire che, spesso, la fine di una storia è il gocciolone (gigante….)che fa traboccare un vaso stracolmo di merda proveniente da tutti i settori della vita.
    Il problema sta in questo: se a tutti gli altri fallimenti sei in grado di dare una spiegazione razionale che magari ti scusa e accusa solo gli altri (il collega arrivista, il cugino ladrone, il capo che fa mobbing, il cliente truffatore etc ) al fallimento di una storia in cui hai messo tutta te stessa…….non sai dare che una ragione…..una colpa, la tua, che sarà direttamente proporzionale alla grandezza che hai attribuito (immeritatamente) alla tua “dolce metà”.
    Entri in un meccanisco di “Je accuse….me stessa!!!” e dai vita ad un processo in cui tu sei imputato, avvocato di controparte, pubblico ministero, giudice…..manca l’avvocato difensore….anzi c’è ma è uno di quei tipi bonari e paciosi che ronficchiano e si svegliano solo per gettarsi la toga sulle spalle ed appellarsi alla clemenza della corte.
    E tutte le colpe che avevi buttato sugli altri tornano su di te com un boomerang.
    Il collega non è più arrivista…..sei tu che sei una cogl….
    Il cugino non è ladrone…….sei tu che sei una polla
    e via dicendo….
    Lo stress si allarga a macchia d’olio. Ovunque ti giri vedi dita puntate contro di te in un atto di accusa che diventa generale. E poco importa se tutte quelle dita sono le dieci dita delle TUE mani.
    Per te sono atti di accusa e basta. Non importa che vengano da te.
    La fine di una storia, spesso, è uno dei pezzi che compongono un macchinario infernale.
    Ma è un macchianario. Si può smontare…..

    “Il messaggio era: la cosa buona dello stress è che, se te ne prendi cura, rientra!”

    Ecco, appunto!

    Ciao a tutti. Un bacione.

  • 5396
    LUNA -

    ADA: ti sei spiegata benissimo, sei stata chiarissima.
    E hai fatto pure un “lavoro” non da poco, perché quello che dici dimostra dei passaggi che hai fatto importanti, se mi posso permettere di notarli.

    @Adesso la vedo in maniera diversa. Io ho sbagliato a scegliere, è vero, ma è anche vero che non avevo gli strumenti per essere capace di scegliere meglio (e questi non li ho ancora)… ma reputo anche vero che lui, all’inizio, non fosse bene identificabile come lo schifo assoluto (anche perchè non avevo gli strumenti per identificarlo come tale, certo).

    @Nei successivi 6 anni, invece, era come se vivessi in un certo senso nel ricordo di prima. Per me era almeno lì, che avrei dovuto drizzare le antenne e dirmi “alt un attimo, non sto più bene qui” (invece di far passare appunto 6 anni).

    Gli strumenti si acquisiscono. e si recuperano. E quindi ottimo.
    Per quanto riguarda “avrei dovuto”: vista in maniera costruttiva (ecco, è andata così… ma il passato è quello che è, posso osservare come sono andate le cose, e perché, in modo lucido, ma ricordandomi sempre che ognuno, in una circostanza, la gestisce con i mezzi che ha in QUEL momento) questa osservazione è importante, ma l'”avrei dovuto” rischia di incastrarti (tu generico) se diventa colpevolizzazione, o senso di inadeguatezza o rabbia verso te stessa e similari.
    tempo fa parlavo con un’amica, la cui amica è nel casino delle molestie morali. Lei mi diceva che è molto preoccupata per lei e che si stupisce (non era uno stupore nè giudicante, nè critico, era uno stupore… d’amore, fortemente empatico) e soffre ogni volta che l’altra le riporta delle cose che le dice il suo tipo (frasi che fanno venire i brividi per come, in poche parole ben assestate, lui la mette K.O. come se dicesse: passami il sale… Mentre in realtà in quelle frasi ci sono dei tomi di destabilizzazione e violenza verbale) o il racconto di alcune situazioni e la sua amica, seppure si rende conto che qualcosa non va… non drizza le antenne, non del tutto. Non come può drizzare le antenne un’altra persona (che non giudichi le cose con frasi fatte, ovviamente) da fuori che senta un esempio su tremila del suo quotidiano.

    Io le dicevo che uno dei problemi è che se le antenne non si drizzano le ragioni sono molte, e una di queste è che difficilmente Tizio le sue stroncate o frasi al cianuro maggiori le spara il primo giorno… c’è un terreno che si prepara, un’assuefazione… un meccanismo di potere, sbilanciato, una danza a due fatto di piedi schiacciati (a volte ad averli schiacciati è solo uno, a volte due se li schiacciano a vicenda in continuazione, perché la dinamica è interconnessa) che non si rivela nella sua forma più eclatante il primo giorno, ma nel corso della relazione.
    Proprio perché la relazione non è una fotografia, ma una cosa che si costruisce (o si destruttura) giorno per giorno. E qui scatta sempre il discorso del presente/dell’ascoltarsi/dell’attenzione.

    I segnali ci sono ma varie possono essere le ragioni per cui non vengono colti, molte, ciascuno ha le sue nel grande bazaar delle ragioni. E la stupidità non centra una cippa. A volte non si colgono perché già sono vissute come famigliari. Magari non così eclatanti, ma magari c’è già un’assuefazione al sentirsi dire cose, per esempio, sedicenti per il proprio bene con toni al vetriolo e parole durissime. si conosce già quell’idea che il bene può passare attraverso l’aggressività. Ecco perché non si coglie il segnale da subito. Perché le figure di riferimento, in qualche modo, usavano quel metro, e perché c’è già una certa assuefazione al meccanismo conferma premio/disconferma ricatto/riconferma premio, e cose così. La ragazza di cui ti parlo è tutto fuorché stupida.

  • 5397
    LULU -

    Grazie di essermi di aiuto, ne date davvero tanto. Io sono vissuta per tanto di etichette ed e’ proprio vero che fanno male, arrivi al punto che ti possono anche distruggere (metaforicamente parlando).
    Lilly, e’ cio che mi e’ stato fatto notare in terapia, non riesco ad interiorizzare cio’ che e’ successo per utilizzarlo positivamente, ancora mi colpevolizzo, giustifico lui, il suo atteggiamento.
    La voglia di ricominciare a vivere c’e’, se non l’avesssi avuta non mi sarei rivolta a qualcuno, compresi voi oltre che alla dott.ssa ma ancora spesso rimango li’ e ascolto il dolore, anche se per un decimo si e’ quasi annullato.
    Vedi Ada, anche per me e’ un po’ cosi’, nonostante tutto. Mi accorgo che il dolore e’ diverso ma vorrei se ne andasse piu’ velocemente di quello che ha fatto fino ad ora.
    Lilly e’ proprio questo il lavoro che sto’ facendo, devo imparare a volermi bene, non devo piu’ maltrattarmi, soprattutto a rispettarmi.
    Non perche’ sono il Nobel per la pace, non perche’ sono la persona piu’intelligente, capace, etc.etc., ma piu’ semplicemente perche’ sono una PERSONA.
    Sono caduta tante volte, rialzata con sbucci piu’ o meno profondi alle ginocchia; ho pianto tanto, cosi’ tanto che se le lacrime non fossero salate (ma sara’ poi vero che lo sono?!..mah!!) avrei potuto salvare dalla sete tutti i paesi dell’universo che soffrono di siccita’. Eppure sempre piu’ spesso adesso mi sento stanca sia di piangere, infatti lo faccio pochissimo, sia di ricadere, questo invece ancora troppo spesso.
    Lulu’, e’ vero premio piu’ grande non potevo vincerlo….nonostante questo non capisco, allora sono masochista, ma che .azz. mi dispero? Ho passato tutto il percorso della sofferenza, l’umiliazione, la violenza morale, l’annientamento fisico e psicologico, con relativa consapevolezza di essere in questa situazione, fino a raggiungere il massimo , il peggiore, la voglia di sparire per sempre dalla faccia della terra per non soffrire piu’. Non e’ stata solo una idea astratta, per mia FORTUNA andata a vuoto….
    E’ quando ti vedi da fuori, come in un brutto sogno, ti vedi cambiata, diversa, non piu’ equilibrata addirittura una larva che ti rendi conto dell’orrore che ti stai facendo. Io mi sono vista cosi’…non e’ solo colpa di lui se sono cosi’ adesso, sono io che l’ho permesso, se mi fossi voluta piu’ bene forse non sarebbe successo, dico forse…..oppure si….non ci capisco piu’ niente. Un giorno ce la faro’, spero succeda prima che LUI per un motivo o l’altro si rifaccia vivo, spero di essere abbastanza forte la prossima volta per non soffrire o peggio ricadere nella trappola. Mi prendo cura dello stress, purche’ rientri, forse non accetto piu’ le ricadute, anche se fanno parte del percorso. Vorrei che i momenti NI superassero di gran lunga quelli NO, per fare spazio definitivamente a quelli SI.
    Un abbraccio a Naty, sono strafelice per il tuo stato d’animo….e come vedi ho ricominciato ad invadere di parole questi spazi. Con tanto affetto LULU

  • 5398
    LUNA -

    Ha incontrato uno che, sentendosi minacciato dal fatto che lei abbia enormi risorse, di autonomia, passa il tempo a vedere una Ferrari e a convincerla che è una Cinquecento. A rimanere fermo nelle sue posizioni granitiche, fuori discussione, ma ad accusare lei di egoismo in ogni manifestazione di autonomia, anche mentale. Salvo, poi, dirle che lei dove vuoi che vada lei senza di lui, così figo, che le spiega la realtà?

    Alle volte, mi diceva la sua amica, quando lei arriva al punto da drizzare le antenne, e a rendersi conto che lui l’ha chiusa in una scatola di due metri per due (non importa che non abbia pareti, e che vivano a km di distanza) si sente sopraffatta dal fatto che siano 6 gli anni di questa storia. E dice: “mi ha rovinato la vita, ormai… Ormai che futuro posso avere ridotta così?”. (frase che conosciamo bene, ah? e quel “così” non è solo stato d’animo, non è solo stanchezza, e il frutto stesso di tutte quelle informazioni alla c.... sul proprio Io, sul proprio sè, che sono entrate per anni, come una dose di veleno nella minestra, quotidiana).
    E allora, forse anche per non sentire di aver buttato via questi anni, per non sostenere il terrore di temersi così lesionata, per il fatto che lui ha spento la luce per avere il suo ruolo di faro… lei è lì che torna, in quei due metri per due. Perché, come diceva Lilly, fuori ti prende l’agorafobia, perché non hai più una mappa tua.
    mentre in realtà, se tu la vedi quand’è lontana da lui fisicamente anche per un breve periodo, lontana dal suo raggio di influenza molesta, la vedi rifiorire… noti persino la sua espressione che cambia, la sua energia che sale, vedi le sue risorse, e comincia a rivederle anche lei… e poi vedi la sua espressione che cambia un’altra volta e la sua energia che scende di botto solo se lui la chiama al telefono… perché dopo anni bastano una parola, un silenzio, un tono, una frase non detta, non solo una detta, a far scattare i due metri per due…

    Ma… questo è il lato buono, forse non siamo così lontani dallo scatto… tempo fa, dopo essere stata da una psicologa, lei lo ha lasciato. Ha cambiato il copione. Lui, ovviamente, è andato fuori di capoccia. Ed è partito alla reconquista. Lei,anche per quel terrore dei 6 anni buttati nel wc,è tornata, e ha mollato la psicologa. Perché con la psicologa aveva rotto dei meccanismi, e non era pronta a romperli del tutto. Dove sarebbe il lato buono? nel fatto che il lavoro fatto non si perde. E’ tornata con lui, ha provato a vederlo come prima, ma comunque, per quello che era stato seminato, ha iniziato un percorso di recupero di autonomia e di autogratificazione, che esula da lui. Di fronte a ciò, poiché sta perdendo il controllo della situazione, lui ha alzato la posta delle sue dinamiche, naturale. Ma lei ora comincia a sentire la differenza, dove sta bene e dove sta male. Si ascolta.Più avanza la sua parte sana e più lui si rivela la stonatura.Qualcosa da dentro si è mosso.E’ tornata dalla psi

  • 5399
    LULU -

    Luna, nella mia precedente ho scritto LULU e mi ero rivolta a te, sono proprio SBROCCATA…
    Ho appena letto cio’ che scrivi, e’ di quella la paura di cui parlavo io,di quello che ha fatto la tua amica. Io so che comunque i miei dieci anni li ho buttati strabuttati, ma non ne voglio buttare altri. Meglio sola……Ma non sono sicura di avere ancora la forza di rifiutare quei due metri per due…almeno di non averne completamente.
    Si sente la differenza di dove stiamo bene e dove male caspita se la sentiamo, sentiamo anche che se, con “loro” stavamo in ansia 25 ore al giorno adesso da soli ne stiamo 23 ore. Il miglioramento c’e’ eccome se c’e’ anche se minuscolo, ma ecco che non ci sembra giusto che finisca cosi’ allora (parlo per me) chissa’ se c’e’ possibilita’ di RIRIRIRIprovare, forse questa potrebbe essere la volta buona!!!! In realta’ sai benissimo che non ci saranno piu’ volte buone con questa persona, MALEDIZIONE ma allora la smetti di pensare, pensare e……sperare che torni, anche se non vuoi ammetterlo neppure a stessa?! Ma siamo davvero complicati, almeno io lo sono molto, troppo.
    Gli altri che mi vedono, almeno esteriormente mi vedono “migliorata”, mi dicono di vedermi meno tesa, piu’ tranquilla, a volte quasi spensierata, forse l’ultima e’ una parola troppo grande da utilizzare, ma in realta’ anche io mi vedo un po’ diversa, poco poco migliorata, ma la paura e’ tanta. Non so’ se e’ per “scaramanzia” che mi dico di stare ancora molto molto male oppure perche’ a volte voglio ripensare per rifarmi del male, visto che me lo “merito”….la psicoterapeuta mi dice che sono ambedue le cose insieme, ma fosre quella che prevale e’ la seconda, devo espiare, secondo me, secondo la mia testa ancora straconfusa qualche cosa che neppure io so’….Allora che accidenti voglio, voglio stare meglio o stare ancora male?! Le contraddizioni in questo momento sono tante, non voglio piu’ stare con lui, pero’ vorrei essere con lui ancora nerlla nostra casa; non voglio soffrire piu’ pero’ continuo a pensare che avrei potuto sopportare ancora…..la mia testa e’ un rimescolare di pensieri, speranze, paure; e i sentimenti? Quelli sovrastano la ragione, allora non so’ piu’ chi sono, non so’ cosa fare qyando lo incontro insieme a lei, piango, urlo, grido da sola in auto e poi rido perche’ qualcuno preoccupato si avvicina e mi chiede se ho bisogno di aiuto, figura di .erd.! Allora mi dico ALT! Ferma un attimo, ma sono pazza? No, non lo sono, ho solo bisogno, tutto sommato di continuare a fare cio’ che ho fatto ngli ultimi tempi….andare avanti e guardare sempre meno indietro, mio Dio pero’ quanta fatica!!!!!LULU

  • 5400
    LUNA -

    LULU:

    @allora sono masochista…

    NO, e ancora NO e NO

    Cosa devo fare, Lulina? 🙂 (Lulina sarebbe un’espressione tenerella tenerò a tuo indirizzo) scrivertelo con la scia di un areoplano che passa sopra la tua casa??? 😀 magari potessi:

    LULU NON E’ MASOCHISTA

    Gli “enalotti” come questi, Lulu, non sono come quelli per cui guardi i numeri e dici: cazzarola, ho vinto! e cominci a saltare per tutta la casa cantando dudududududù yeyè… e pensando che andrai a comprarti un’auto in un concessionario di lusso e manderai a ca… il capufficio rompip…
    (a parte che si destabilizza pure chi ha vinto l’enalotto per davvero, perché è un cambiamento ecc e quindi vedi te…).
    Macché… al momento una li vede anche come l’ennesima disgrazia…
    anche perché vanno contro, spesso, il tenace progetto di riuscire a cambiare un uomo, dandogli 6700909090 possibilità di fare quello che lui non vuole… (o non può), cambiare appunto. di cambiare la realtà – una relazione disfunzionale – in una storia d’amore foriera di gioia e serenità.
    affinché, cambiando, lui, possa risanare le ferite che lui o la storia ci ha provocato, e nel frattempo… mentre non cambia… evvai che si accumulano in corsa altre ferite… altri ricordi brutti che proprio lui dovrebbe risanare…

    ecco perché io dico che è un bene. Dico che lui adesso è ancora esattamente quello che è, ma non sta lì in faccia tua, ogni giorno, a fabbricare insieme a te dei brutti ricordi. Andandosene fuori dalle balle ti ha lasciato finalmente lo spazio di accorgerti che hai voglia di fabbricarne di nuovi e di buoni, per te.
    Non te ne accorgi subito?
    Naturale anche quello.

    poi però, passo dopo passo, un giorno ti guarderai indietro:
    meno male…
    meno male perché un giorno glielo avrei detto io di andarsene dalla mia vita, visto come mi sento ora :DDDD ma è andato fuori dalle balle prima… 😉

    Ti sembra impossibile?
    Eppure in storie come queste, mia cara Lulu, è ciò che accade quando la parte sana e positiva torna su. Torna su e dopo che per tirarla su hai fatto la tua bella strada col cacchio che fai entrare su quella strada qualcuno che, con quella strada, non centra una cippa. E ti accorgi che i suoi “incantesimi”, o malefici che siano, non funzionano più. Non perché hai smesso di essere masochista, ma perché sei uscita dalle maglie di dinamiche che ti aveva addormentata. E ora invece sei sveglia. E non ti rattrista, intendiamoci, che gli incantesimi non funzionino. Perché non era una magia, in senso buono, quella che è finita. Altrimenti non saremmo qui a parlarne…

    Ma ora stai come stai, ed è naturale che tu sia così “piena”.
    Ma una cosa tienila in mente, per favore, o tienila in panza, ancora meglio:

    ricordati che questa, di adesso, è una fase così che non dura in eterno. E che, anche con la tua terapeuta, ci stai lavorando su.

    Questa più di ogni etichetta è una cosa importante.

    Hai letto “la principessa che credeva nelle favole”?
    E’ un libro non pesante ma per molti versi “distenebrante”.

    Baci baci

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