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Fratelli difficili. Una vita da salvare

E’ la mia la vita da mettere in salvo. E’ divenuta davvero difficile adesso. Fisicamente per la fatica e moralmente. Difficile, pesante. Anche per me che riesco a non perdermi d’animo, a risollevarmi in ogni situazione.
Il licenziamento per “motivi oggettivi” mi ha costretto, con rammarico, a tornare indietro a casa di mia madre.
Non riuscendo più a gestire da sola i pagamenti e le spese della mia casa, sono tornata. Come tanti, lo so.
E sarei stata pronta ad affrontare il momento con grinta. E l’ho anche fatto. Dopo il primo momento di disperazione ho fatto corsi di aggiornamento professionale, di lingue, insomma ho arricchito cv e formazione. Ho anche ripreso gli studi universitari, anche se sono grande e li sto completando, nonostante il luogo, la casa non sia consona alla concentrazione.
In più a casa ho mia madre, grande d età, potevo e volevo godermela in pace.
Ho due fratelli, più grandi di me. quasi 60 enni entrambi. Uno separato, cacciato di casa per via del carattere odioso e dei problemi che ha creato a moglie e figli. Ha preferito tornare a casa per comodità. Tutto gratis, fa pochissimo. Lava i piatti ogni tanto, fa un pò di spesa. Nulla di più. Ha reazioni verbalmente brutte, a volte. Voce alta, sembra un venditore di mercato. Se gli si parla, o piange o grida, o minaccia. Rinsavisce ogni tanto. Ma dura poco, perchè il carattere è quello. Figli e moglie non ne vogliono sapere. L’altro, migliore di carattere, ma con qualche ritardo cognitivo. E’ una persona non del tutto normale. Grossissimi problemi tutta la vita per me, che sono la più giovane e ho assorbito tutto e sempre. Per i miei genitori che si sono dannati. E’ uno che non lavora. Cura l’orto e il giardino di casa, si presta a fare qualcosa a casa, ma è una persona che non ha nulla. Lo mamtiene mia madre e anche l’altro che pur ha la sua pensione, come detto, fa pochissimo.
Non ho ricordi, ma davvero. Non una festività felice, nè niente.
Nonostante tutto ho cercato con tutte le mie forze e l’entusiasmo e la grinta di farcela. Ho studiato, ho lavorato, ho anche vissuto fuori dalla mia città per lavoro. Non ho avuto incontri fortunati, non ho una storia, una relazione. Ho anche accettato questo, pur facendomi domande su di me, sulle mie caratteristiche. E non solo additando le persone che ho conosciuto e vluto bene.
E, pur delusa, un filo di speranza la nutro ancora. (non ho ancora 50 anni)
Oggi mi ritrovo in questa casa infelice, dove i sorrisi sono pochissimi o inesistenti. Dove a volte ho crisi di ansia, per il buio dell’anima di queste persone.
Chiarisco, prima di lasciare spazio alle risposte di chi vorrà dare un suo punto di vista o lasciare un commento, che si è provato tutto con questi fratelli, maniere decise, riflessioni calme, discussioni costruttive, maniere forti da sempre e da che io mi ricordo, ma nulla è cambiato. Sono stanca, non ho una vita. Stando dietro a mia madre che amo moltissimo, di conesguenza mi ritrovo a pulire una casa in cui ci sono questi parassiti.
Non appena avrò nuovamente un lavoro che mi permetta di vivere e gestirmi, finalmente mi libero da questa gabbia.
Ma dico anche che ho senso di colpa per lasciare mia madre ormai anziana con questi. Il fratello grande l’ha fatta piangere a volte. Lei è forte e in gamba, fortunatmente. Mai lascerà la sua casa nè mai la costringerò. L ha costruita cn immensi sacrifici, è legittimo che resti dove è. Purtroppo con questi figli.
Fratelli che mi hanno condizionato e mi condizionano la vita intera.
Attendo i vostri commenti che possano aiutarmi a superare questo momento di difficoltà.

Lettera pubblicata il 22 Agosto 2020. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Famiglia - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 7 commenti

  1. 1
    Yog -

    Dunque.
    In qualche pagina de “I promessi sposi”, non ricordo quale perché mi sono scofanato abbondanti porzioni di pesce crudo con vino bianco appena mosso e se mi ricordo il mio nome è già molto, c’è scritto “A chi la tocca, la tocca”.
    Vero.
    E l’art.433 cc va letto e riletto.
    Se i genitori, all’atto di generare fratelli, avessero usato un preservativo anche preso dal tabaccaio, era meglio.

  2. 2
    diamante1 -

    Speriamo che gli altri,eventuali “25 lettori”si allontanino dal sarcasmo,preferendo risposte empatiche,di umana vicinanza.

  3. 3
    Nikolas -

    Purtroppo quando si vive da soli per tanti anni, poi diventa difficile sopportare schemi e abitudini altrui.
    Ognuno a modo suo cerca di guadagnare spazi, e all’inizio della convivenza questi spesso collidono.
    Non dici da quanto tempo vivi questa nuova coabitazione, ma ho motivo di credere che, passato un primo periodo burrascoso, poi si stabiliscono degli equilibri migliori e i contrasti si appianano. Ci vorrà un anno circa.
    Resta il fatto che una società civile non dovrebbe lasciare un suo membro adulto senza lavoro, oppure opprimerlo per salvaguardarlo, e infine costringerlo a tornare dalla famiglia di origine.
    Senza volere entrare nel merito di altre polemiche, è fin troppo evidente che se si vuole trovare una sistemazione a chi è in cerca una vita migliore, lo stato il sistema lo trova sempre.
    Il singolo non ha una visione globale sul mercato del lavoro e sulle richieste regionali o stagionali. I Centri per l’Impiego dovrebbero attivarsi di più, e attuare un migliore coordinamento al livello nazionale.
    Indirizza il malcontento nella giusta direzione.

  4. 4
    rossana -

    Diamante,
    lettera molto triste, benché ricalchi, purtroppo, una situazione abbastanza comune. in vite più o meno standard, credo ci sia poco di più pesante di un ripiego su se stessi e sul ritorno all’ospitalità dei genitori in un’età matura.

    la casa in cui sei rientrata ospita anche i tuoi fratelli, che fatichi a sopportare in quanto molto diversi da te. colpa del carattere dell’uno e dei limiti cognitivi dell’altro? non mi sembra che queste analisi siano di una qualche utilità, se non quella di essere, per te, dei dati di fatto.

    asserisci che in passato s’è fatto di tutto per migliorarli, senza successo. a maggior ragione, niente può ora cambiare nel loro modo di essere e di contribuire all’andamento pratico ed economico della famiglia.

    prova a guardarli con gli occhi di tua madre, e a sforzati di accettarli per come sono, se non altro per amore di lei. lascia perdere gerarchie di merito e risultati: considerali semplicemente fratelli, di sangue e di sventura.

  5. 5
    Yog -

    Mah. Abbiamo opinioni diversi su cosa sia il “sarcasmo”, che non mi pare di avere usato avendo esposto pochi chiari concetti.
    Saresti tu l’empatica della famiglia?
    Quella che vede il “buio nell’anima delle altre persone”?
    Saresti tu l'”illuminata”?
    Non è che perché tu sei “rientrata” che quegli altri devono farti una standing ovation, se proprio empatico dovessi essere, lo sarei con la padrona di casa.

  6. 6
    diamante1 -

    Grazie a Nicholas per il suggerimento finale.E’ una frase che mi sembra significativa.Che mi aiuta in questo mio disagio che è davvero profondo.

  7. 7
    rossana -

    Yog,
    da sempre, senza ricordarla, ho fatto mia la citazione: “A chi la tocca, la tocca”, che trovo calzante soprattutto quando mi capita di dover entrare per qualcosa di abbastanza serio in ospedale.

    lì, proprio non si sa mai chi e cosa ci toccherà!

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