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Dobbiamo riselezionare la classe dirigente

Sì. Dobbiamo riselezionare la classe dirigente. Dobbiamo ripartire dal luogo in cui abitiamo. Dalle persone che conosciamo, da anni. Dobbiamo sapere tutto di loro. E se decidiamo di affidare a loro il nostro presente e il nostro futuro, dobbiamo costruire un percorso di fiducia, di consenso, che sia non solo a tempo determinato, ma che sia fatto in modo che il controllo, quel controllo che sempre ci ha tradito, sia nelle nostre mani, in quelle dei nostri vecchi, i vecchi del quartiere che debbano avere sempre l’ultima parola. I vecchi del quartiere che rappresenterebbero tutte le anime e gli interessi di chi ci abita e che sarebbero il muro contro le aberrazioni, le ruberie, i tentativi di sopraffazione. Dobbiamo ricostruire la nostra organizzazione pubblica perché così non va. E bisogna ripartire dalla base, da noi. E’ necessario, pertanto, che il Popolo riprenda la coscienza di sé e della sua forza, quindi, della nostra forza, della forza di tutti noi e di ognuno di noi. Nessuno deve sentirsi più solo e abbandonato perché chi lo rappresenta, sovente non è in grado di fare, nel senso che non ha le competenze necessarie a sostenere le istanze dei rappresentati. Coloro che rappresentano il popolo, a volte, si accontentano o presumono di governare sul territorio attribuendo priorità a politiche poco attinenti alla vocazione, agli interessi e alla cultura di quelle popolazioni.
E’ quindi necessario che il Popolo si occupi direttamente e responsabilmente di organizzare le modalità di selezione del ceto politico… che dovrebbe, ad elezione avvenuta, assumere l’onere e non il privilegio di essere classe dirigente. Si potrebbe, pertanto, introdurre il criterio della trasparenza diretta – quale certa esecuzione di opportune verifiche da parte della popolazione – sull’azione amministrativa attuata a livello locale.
La partecipazione diretta e attiva della popolazione limiterebbe, oltretutto, l’ipotesi che taluni soggetti possano assurgere a posizioni predominanti in funzione leaderistica esautorando, di fatto, la relazione democratica su cui si fonda il rapporto tra maggioranza (che esercita la funzione di governo) e la minoranza (che esercita la funzione di controllo dell’azione politica dei governanti e la funzione propositiva tesa ad implementare le politiche governative) assicurando in tal modo una diretta partecipazione e rappresentanza di tutte le categorie in cui è suddivisa la popolazione che, con il voto, ha assegnato ad un ceto politico la funzione di governo per un tempo determinato. Il criterio della trasparenza apporterebbe alla popolazione il vantaggio di esercitare costantemente il controllo sull’azione politica attuata dagli eletti a livello locale (di municipio) e a livello comunale esercitando reciprocamente un’attività di controllo e di definizione delle politiche più adeguate alle esigenze del territorio e della sua popolazione.
Questa proposta di concepire in maniera completamente difforme il concetto di rappresentanza potrebbe contribuire ad attuare una più attenta selezione di coloro che dovranno essere preposti, mediante elezione, a svolgere la funzione di occuparsi dei bisogni della comunità che gli ha attribuito il consenso e dunque il potere.

Lettera pubblicata il 24 Aprile 2020. L'autore ha condiviso 6 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 4 commenti

  1. 1
    Bohemien82 -

    “Dobbiamo riselezionare la classe dirigente”

    È necessario riprenderci la sovranità costituzionale, popolare, monetaria…mandare a ca.... l’UE e i suoi usurai, uscire sbattendo la porta al Mes e iniziare a stampare la nostra banconota! Tutti bravi a scrivere ma poi nessun italiano scende in piazza…compreso il sottoscritto.

  2. 2
    Yog -

    A’ bombolo, cioè la tua teoria è che mannamo al governo i vecchi del quartiere, ch’è la mejo cosa.
    In effetti, come tu stesso dici, sarebbe una rappresentanza “difforme” (lo so, volevi dire altro, e io lo ho capito, ma ho capito anche che – pur esprimendoti con grande proprietà – non padroneggi perfettamente la nostra lingua madre).
    In ogni caso sappi che il vecchio più saggio del XI arrondissement di Vergate s.M. è schiattato ieri sbattendo il cranio mentre usciva spolpo dall’osteria “Da Luana”: questo è attualmente il livello di scienza politica dei migliori vecchi di quartiere.
    Nessuno gli ha fatto il tampone, ne gli ha tamponato il sangue, ça va sans dire.

  3. 3
    Rossella -

    Devi avere rispetto di chi comanda perché la tua libertà si manifesta al di fuori dell’immaginario degli italiani, nell’inferno. Leggi il Vangelo e poi mi dirai. Tra l’altro questo è il cuore del messaggio di Fatima. Questa mentalità ci porta a vivere nell’inferno. Mi sembra eccessivo, ma non si può negare l’evidenza. Ci vuole pazienza, l’unica forma d’amore che resta.

  4. 4
    Golem -

    Hai preso questa teoria dal Libro dei Sogni, nevvero?
    Chez nous, la dirigenza è la diretta espressione della “digerenza”. E anche in questo caso ça va sans dire.

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