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Commento a vignetta di Altan

Gentile Direttore, vorrei sottoporle un commento alla geniale vignetta di Altan dell’ultimo numero dell’Espresso (quella in cui si parla dell’inglese degli italiani che fa ca....). Gli italiani, si sa, non brillano per la conoscenza delle lingue e l’inglese non fa eccezione. Anche se negli ultimi anni le cose sono un po’ migliorate, resta comunque il fatto che il nostro inglese resta stentato, approssimativo e soprattutto mal pronunciato. La colpa di ciò va imputata ai nostri ritardi atavici, ad una classe insegnante che sa l’inglese poco e male ( come mai non si richiede per legge un periodo di tirocinio all’estero per ottenere l’abilitazione all’insegnamento della lingua? ) ai programmi scolastici che non privilegiano la conoscenza delle lingue, ma anche ad una schiera numerosa di personaggi pubblici che tramite i mass-media veicolano quotidianamente strafalcioni inimmaginabili, sia di lessico che di pronuncia, che vengono poi recepiti dalla massa del pubblico come “corretti” e quindi successivamente reiterati ad altri cosicché l’errore diventa cronico e incorreggibile. Fa specie intuire che questi personaggi non si pongano minimamente il problema di come i loro errori, da fatto privato di ignoranza, diventino, sfondone dopo sfondone, un fatto pubblico e generalizzato di incoltura linguistica. Il guaio è che molti di costoro credono di sapere l’inglese e ne fanno sfoggio con incredibile disinvoltura fino ad arrivare a dei paradossi che fanno inorridire, se non sbellicare dalle risate, il pubblico estero anglosassone che segue i nostri programmi televisivi sul satellite o che viene in vacanza in Italia. A costoro il nostro modo di parlare inglese fa lo stesso effetto che a noi faceva l’italiano parlato da Stanlio e Ollio quando dicevano “ stupìdo ” : facile ilarità condita con un pizzico di disprezzo. Dicevo dell’incredibile disinvoltura di questi personaggi pubblici che credono di conoscere bene l’inglese ( deve essere così per forza, altrimenti eviterebbero di avventurarsi nell’uso parossistico di termini inglesi) al punto tale da inventarsi parole che sui vocabolari di inglese non esistono, come la parola “ footing” ( attività sportiva = Jogging) che in inglese significa piedistallo. E poi errori di accentazione a più non posso, come pèrformance, èndorsement, còntrol, èxpress, solo per citarne alcuni. Il presentatore Fazio su Rai 3 corregge pubblicamente il bravo Nino Frassica che dice “repòrt” e lo rimbrotta : “ rèport ”, così si dice! – e bravo asino! . Oppure il pur bravo Carlo Conti che si sforza di arrotare la A e la R quando dice New York, ma poi cade miseramente sulla pronuncia dello Stato americano del Massachàsset (ma ho sentito dire di peggio, ossia “Massachòsset ” ; su questa parola sfido a trovarne uno che la pronunci correttamente!!! Poi ci sono infiniti errori di lessico : il titolo di un film recente “ forever young ” da solo fa intuire che si tratta di un film italiano, altrimenti sarebbe “ young forever ” ; ci sono poi autentiche perle : parlando della Statua della Libertà una commentatrice, sapendo che gli americani usano per lei un nickname confidenziale, ma non si ricorda quale, la definisce “ Lady Liberty ” rivelando la sua cultura approssimativa dei modi di dire americani che invece la chiamano “ Miss Liberty”. Si, cara, è una signorina, non una signora! Altri segni della inconsistenza dell’italico modo di parlare inglese sono: l’ignoranza del fatto che la H in inglese è aspirata, mentre senti dire “ Tom Anks” “ Go om “, oppure l’ignoranza nel pronunciare le due vocali UI che fanno dire “ Tom Crùis ” laddove la I non si deve sentire. Il bello è che molti vocaboli anglosassoni si pronunciano rispettando la accentazione di derivazione latina che gli italiani si sforzano di correggere perché “ poco inglese”; per cui giù con “ àlarm” (allarme) che invece è alàrm, “ sìgaret ” ( sigaretta) che invece è sigarèt, “ semètery ” (cimitero) che invece è semetèry. Tuttavia, pur con tutti questi sfondoni, il nome del nuovo Presidente Trump viene pronunciato correttamente arrotolando la T e la R al modo siciliano ; almeno questo! Ma è perché siamo dei grandi scimmiottatori, la sostanza resta quella di un grande popolo di improvvisatori : gli italiani di sempre. Un lettore che l’inglese lo sa perché lo usa per il proprio lavoro quotidiano. R. G

Lettera pubblicata il 9 Marzo 2017. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 2 commenti

  1. 1
    Pace per tutti -

    Se sei italiano sei fra gli italiani che lo conoscono. Alrei no. o stesso vale per gli stranieri, c’è chi parla l’italiano in forma perfetta o con un leggero accento ed altri che lo stare zitti sarebbe la scelta migliore.
    Nella maggior parte dei casi è sufficiente comunicare in modo decente.

    A Londra un indigeno mi canzonò per il mio accento, prima di canzonare lui gli dissi che io italiano riuscivo a parlare con lui nella sua lingua, e gli rifeci il verso invitandolo a parlare inglese pure lui senza quell’accento buffo della sua città. Ed gli inglesi di madrelingua molto spesso hanno accenti che rendono difficile il parlare fra di loro.

    Come nelle barzellette mi trovai a fare un lungo go viaggio in treno con uno svedese, uno si Boston, uno di New York e uno della Georgia. Ad un certo punto mi presero in disparte lo svedese ed il bostoner che mi chiesero se comprendevo gli altri due. Loro due li comprendevo molto bene, e dissi che perdevo qualche parola dell’abitante di New York e quasi niente di quello della Georgia. Il ragazzo di Boston ridendo, disse che a volte non lo capiva nemmeno lui.

  2. 2
    rossana -

    Renzo,
    parlo e scrivo due lingue straniere abbastanza correttamente (non certo con la tua perfezione di pronuncia, avendone studiato la grammatica a scuola e sperimentato la quotidianità per poco più di un anno caduna lavorando all’estero come emigrante). ciononostante, non le uso mai quando interagisco con italiani, se non con qualche vocabolo stranoto a tutti.

    PERSONALMENTE trovo vergognoso, quando non ridicolo, l’uso dell’inglese in sostituzione di una lingua che per millenni ci è invidiata dal mondo intero. così bella, così ricca, persino musicale!

    molte persone “credono di sapere l’inglese e ne fanno sfoggio con incredibile disinvoltura fino ad arrivare a dei paradossi che fanno inorridire, se non sbellicare dalle risate, il pubblico estero anglosassone che segue i nostri programmi televisivi sul satellite o che viene in vacanza in Italia.” purtroppo, soprattutto chi dovrebbe difendere l’identità del suo Paese anche nella lingua spesso è il primo che la ricusa, facendo scempio della lingua altrui ed escludendo dalla comunicazione chi è ancor meno preparato di lui in esterofilia. spettacolo penoso!

    tanti italiani sono purtroppo fatti così: sbruffoni e buffoni quando si tratta di apparire e di autodenigrarsi!

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