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Il cambiamento e la perdita di sé

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Lettera pubblicata il 22 Gennaio 2017. L'autore ha condiviso 16 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 50 commenti

Pagine: 1 2 3 4 5

  1. 11
    Suzanne -

    Golem, molto bello quello che hai scritto, quando ti impegni sei anche piacevole;) Hai ragione, l’angoscia del divenire è il pegno da pagare per non essere più arrampicati sul banano, guardando invece col naso all’insù l’infinità di mondi ancora da scoprire. Forse vorrei essere solo più coraggiosa e non avere sempre la sensazione di aver perso qualcosa di fondamentale. Dentro e fuori di me.
    Maria Grazia, io mi immagino da “vecchia” su una sedia a dondolo a guardare il tramonto, sperando di aver raggiunto quella comunione con l’esistenza che mi farà finalmente dire “che bello essere qui, ora!”.

  2. 12
    Golem -

    Vabbè Suzy, non è che ci si possa “impegnare” con tutti. Tu e pochi altri capiscono quello che può contenere anche una sola parola, la maggioranza non ci riesce. Mantenere un certo livello con tutti è pressoché impossibile, se poi quello che scrivo tocca qualche nervo scoperto è finita. Ha un grande potenziale un forum, ma appena si supera il livello dell’acqua calda scattano i meccanismi che hai conosciuto, e io non ho la pazienza e la carità che ci vorrebbe in quei casi. E poi sarebbe inutile. Non ci si può limitare ad ascoltare chi ne sa di meno per “rispetto” se si sta conducendo un discorso dal quale ci si aspetta certi risultati. Quando nel precedente dibattito dicevo ero già “oltre”, non lo facevo per “offendere” il mio interlocutore, ma per fargli sospettare che c’era “altro” rispetto a quello che mi comunicava che ovviamente conoscevo. Questo vale anche per me naturalmente. Infatti io cerco sempre e da sempre chi ne sa più di me, e se anche avesse un caratteraccio, quando mi “impara” qualcosa sarà sempre apprezzato da me.
    Comunque Epicuro, è stato l’antesignano del “canone” della ricerca scientifica così come la conosciamo oggi, attraverso il nostro Galileo Galilei che l’ha battezzata. Non a caso è meno conosciuto dei “soliti” perchè la sua filosofia è stata osteggiata dalla cosiddetta Chiesa.
    Le scelte nella vita sono obbligate Suzy, la contemplazione è romantica e accattivante, ma non ci porta da nessuna parte in realtà. Non credo che ti manchino i mezzi per affrontare i cambiamenti che peraltro servono a dissodare la “terra” dove pianteremo i nuovi semi di quel cambiamento, come si fa coi campi con la rotazione delle colture. La staticità e la la “monocultura” ci impoverisce di elementi importanti per il nostro sviluppo, proprio come succede per le coltivazioni, quindi siano benedetti i cambiamenti, perchè è grazie a quelli che avremo i frutti migliori. Osa cum grano salis e vedrai che “raccolto”
    Bye

  3. 13
    Yog -

    ‘mi cuggino di Vergate sostiene che se cambi in meglio ti abitui subito, se cambi in peggio nun te passa più. È complicata la vita baby.

  4. 14
    maria grazia -

    Suzanne, in effetti quello che descrivi è il miglior modo di immaginarsi la “vecchiaia” ( ma non solo la “vecchiaia” ) anche per me. Non sono una di quelle persone che non sono mai contente di ciò che hanno e non riescono mai a godersi il “qui e ora”, e nemmeno vorrei mai esserlo! Costoro mi fanno solo molta pena.

  5. 15
    Vic -

    Siamo sempre persi fra il passato e il futuro
    e il presente sfugge via, perchè è un attimo, solo un attimo.
    Anche a me non piacciono i cambiamenti,
    Ci tengo a certe mie abitudini.
    Una persona cui tengo pensava di
    andare all’estero per trovare un lavoro migliore,
    per fortuna dopo alcuni mesi là ha fatto la scelta
    di tornare qui.
    Basta con questa cosa di andare all’estero e che sono
    i migliori ad andarci, lei è una “migliore” e anche il nostro paese è un buon posto, superate le difficoltà iniziali che sono
    il momento più difficile per tutti.
    Decidere deriva dal latino “recidere” , quindi
    per avere qualcosa, spesso bisogna rinunciare ad
    un’altra.
    Non bisogna però rinunciare ai propri sogni.
    Una frase che dico di me è “Forse non sono riuscito a cambiare il mondo, ma il mondo non è riuscito a
    cambiare me e questo è l’importante”

  6. 16
    Yog -

    Suzanne, quanno la scuola ti manderà in pensione, tra 50 anni, le vecchie non le metteranno più in sedia a donnolo. Le assitteranno sopra l’iRoomba e via in giro per l’appartamento. Se poi vivi a Quarto Oggiaro, il tramonto nun se vede proprio perché è coperto dal condominio di fronte.

  7. 17
    Tuttoscorrecomeacqua -

    Suzy, ricordo che avevamo gia’ toccato in passato questo argomento del cambiamento e della necessità stressante di adattamento continuo al contesto esterno. Personalmente ho sempre trovato
    affascinante la teoria del Panta Rei e allo stesso tempo inquietante. Anch’io avverto una certa difficoltà nel prendere delle decisioni radicali che causino rotture con il passato , le emozioni vissute e i ricordi e tendo ad adattarmi alle inevitabili mutazioni esterne diffidando da situazioni che potrebbero richiedermi di operare una scelta drastica , tagliando di netto il ramo vecchio per fare spazio all’innesto di un fresco germoglio.
    L’esempio di Vic sulla scelta del lavoro all’estero è semplice e calzante: un cambiamento andrebbe affrontato senza avere la sensazione opprimente che esso comporti un’inesorabile rinuncia al proprio passato, ma “rischiando” di sbagliare con serenità e ottimismo. Vero è’ che se sbagli in certe situazioni non sempre puoi tornare indietro, ma se non rischi non potrai mai sapere se quel cambiamento ti avrebbe reso più felice e probabilmente avrai un rimpianto.
    Non chiedermi poi come fare a districarsi da questa situazione, perché di farfalle ancorate ai rami ce ne sono molte. Credo che, in alcuni casi, possa aiutare la presenza di una persona amica. Se io, per esempio, decidessi un giorno di cambiare lavoro per intraprendere un’attività completamente nuova che ritengo sia più rispondente alle mie aspettative, sarebbe più facile, per me, avere un ‘amica/o che condivide questo progetto. Il mio problema è che , pur desiderando ardentemente di volare, a volte ho paura, e se qualcuno mi tenesse “per manina” mi butterei più volentieri. Tuttavia è’ ovvio che la maggior parte delle scelte, comprese quelle sentimentali, richiedono coraggio e di devono affrontare da soli.
    In particolare per la tua situazione attuale a quali cambiamenti ti riferisci? Ti saluto con aff etto e aff inita’

  8. 18
    Suzanne -

    Yog, per mia grande fortuna vivo abbarbicata in un piccolo paesino tra le colline; sul mio terrazzo la sedia a dondolo è già posizionata, accanto ad una botte che funge da tavolino. Ti inviterei per un aperitivo ma niente narda, solo vinello o acqua del rubinetto!

  9. 19
    Angwhy -

    Quando uno risponde vuol dire che si è preso la briga di leggere,magari aggiungere ok stronzo ho letto il tuo commento non mi piace e vaffanculo o vogliamo continuare con questo circolo pickwick che se la canta e se la suona da solo?

  10. 20
    rossana -

    Acqua,
    riprendo da “di farfalle ancorate ai rami ce ne sono molte” e da “se sbagli in certe situazioni non sempre puoi tornare indietro” per illustrarti in sintesi il mio pensiero.

    se le decisioni potrebbero dar modo di proiettarsi in un futuro incerto, è logico che si esiti e che ci si appoggi a persone amiche di fiducia, in grado di meglio aiutarci a individuare vantaggi/svantaggi e a fare chiarezza. a mio avviso, questo non succede se si è sul momento del tutto convinti della bontà della decisione.

    le donne sono spesso accusate di essere simili alle scimmie, cioè capaci di soltanto di lanciarsi da una liana all’altra ma incapaci di effettuare scelte emotive autonome. è probabilmente vero più per le donne che per gli uomini, sulla base del dato di fatto che in genere le prime beneficiano di più frequenti occasioni favorevoli rispetto ai secondi.

    non è vero che non si può tornare indietro: oggi, anche in Italia, è in linea di massima possibile recedere da tutti gli impegni contrattuali a suo tempo sottoscritti. la difficoltà sta nella capacità di subire in termini di sofferenza il prezzo dei propri cambiamenti, o meglio degli eventuali errori che ne rendono necessario il recesso.

    c’è chi li valuta soltanto sulla base dei costi emotivi su di sé e chi li soppesa, invece, tenendo presente anche il dolore che essi possono provocare ad altri, sia colpevoli in parte, come i partner, o innocenti, come i figli e i genitori.

    da quanto sopra si potrebbe desumere che ogni decisione avviene a seguito di più o meno accurate analisi e ponderazione. invece, a quanto espresso da esperti, pare che alla fine della fiera si decida quasi sempre per istinto e che questo tipo di decisioni, alla luce del senno del poi, finiscano per rivelarsi le più valide, indipendentemente dai riverberi che possano avere su identità soggettive più o meno consolidate.

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