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Barzelletta politico-razzista

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Questa freddura mi è stata raccontata nel 1991 mentre ero in volo su un aereo russo in rotta per Mosca, da un agente dei Servizi capitano del GRU, durante una missione ispettiva occidentale a cui partecipavo.

“Gli americani decidono di infiltrare un agente della CIA ai massimi livelli del governo russo.

Fanno un primo screening tra gli agenti in servizio, ma nessuno risponde agli altissimi requisiti richiesti per questa missione.

Decidono quindi di formare ex novo un agente finalizzato al progetto spionistico.

Indicono un concorso per selezionare un neonato tra i sei mesi ed un anno di vita che rispondesse alle misure antropometriche della media dei neonati russi.

Dopo un anno di selezioni tra 200.000 bambini, alla fine trovano quello perfetto per l’esigenza.

Il bimbo, sottratto alla famiglia, viene allevato ed addestrato a Langley in modo tale che la sua prima lingua sia il russo. Crescendo frequenta come unico alunno una scuola russa realizzata nella sede della CIA. Studia la storia, la geografia, l’arte, i pensatori e gli scrittori russi.

Nel frattempo il bambino cresciuto è divenuto un diciassettenne. Gli fanno frequentare per altri 5 anni corsi di economia, politica, geopolitica, fisica, ecc, ecc.

Negli ultimi tre anni di addestramento, ne fanno un top gun sui jet e sugli elicotteri, e naturalmente diventa un paracadutista provetto. Lo addestrano persino a bere Vodka a garganella.

A 25 anni il neo agente è preparato e pronto per iniziare la sua missione che prevedibilmente durerà una trentina d’anni.

Alla CIA la formazione di questo super agente è costata, in 26 anni, oltre 20 milioni di dollari, ma i vertici di quell’organizzazione, sono soddisfatti perché sono certi che costui restituirà informazioni segretissime e di altissimo livello che ripagheranno l’investimento fatto.

Arriva il gran giorno e la missione ha inizio.

Si imbarca su un velivolo della CIA che lo trasporta a notte fonda sui cieli della Russia. Si apre il portellone dell’aereo e la superspia si lancia col paracadute.

Atterra felicemente in un campo di patate vicino ad un villaggio. Sotterra il paracadute e con indosso vestiti acquistati in Russia si avvia a piedi verso il vicino villaggio.

Lui è sereno e sicuro di riuscire nella missione, perché si sente più russo di un vero russo.

Raggiunto il villaggio cerca un primo contatto con la popolazione locale. Quindi decide di entrare in una specie di pub versione russa.

Apre la porta del locale. Dentro ci sono una trentina di avventori, molti già alticci, che cantano e parlano ad alta voce, insomma c’è un gran casino.

Ma come il super agente appare sulla porta, tutti gli avventori si zittiscono. Cala un silenzio di tomba e gli uomini seduti ai tavoli cominciano ad osservarlo inespressivi.

La superspia, resta un po’ sorpreso del silenzio che il suo ingresso ha provocato, ma ritiene che, essendo un piccolo villaggio, gli avventori del pub siano incuriositi dalla faccia nuova . Si avvicina al bancone ed ordina una bottiglia di vodka. La paga in rubli, la stappa con la “delicatezza” russa ed inizia a bere dalla bottiglia come se fosse acqua.

Dopo pochi minuti dal suo ingresso nel locale si precipitano nel pub due poliziotti russi che, decisi, gli si avvicinano e lo arrestano brutalmente senza profferire parola.

Il super agente è sconcertato ed in perfetto russo chiede: Perché mi arrestate? Che reato ho commesso?

Ed una guardia gli risponde: Per spionaggio. Tu sei una spia!

Il nostro agente della CIA è basito. Come hanno fatto a scoprirlo così presto. Che errore ha commesso?

Comprende che la sua missione è finita prima ancora di iniziare, si arrende all’evidenza e si azzarda a chiedere al poliziotto che lo spinge fuori dal locale: Ma come avete fatto a scoprirmi? Il mio russo è perfetto, vesto indumenti russi, bevo vodka come i russi, allora dove mi sono tradito?

Il poliziotto lo porta di fronte ad uno specchio pubblicitario appeso su una parete del locale e intima all’arrestato: Osserva bene la gente che hai intorno e poi guardati allo specchio!

E lo specchio restituisce l’immagine di un giovane negro.”

L’ho fatta breve, perché chi me la raccontò andò avanti per mezz’ora.

Lettera pubblicata il 18 Marzo 2018. L'autore ha condiviso 19 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 5 commenti

  1. 1
    Angwhy -

    Gughy perdonami non è che faccia molto ridere,anche perche hai anticipato il finale già nel titolo,comunque per quanto rompano i co...... a destra e a manca Putin ha nuovamente stravinto, per fortuna.

  2. 2
    Yog -

    Capirai che barzelletta. Ho riso molto di più quando uno dei miei cuggini (non quello di Vergate, un altro che ha battuto il cranio da piccolo e non si è più ripreso, ma non abita dalle mie parti) aveva pronosticato che rensi vinceva le elezioni. Ho rischiato l’asfissia dalle risate. Quella sì che era una barza-

  3. 3
    Gughy -

    D’accordo con Angwhy non fa ridere, infatti nel testo l’ho definita “freddura”. I colleghi di quell’area mi hanno raccontato barzellette sugli ebrei da far accapponare la pelle.
    Comunque corrisponde allo spirito degli slavi e fa riflettere su un ottuso ed autolesionista “politically correct”.

    D’accordo anche con la sua chiusa: peccato che non abbiamo un Putin in Italia.

  4. 4
    Yog -

    Hai usato la parola “nero” (dopo “giovane”, che è aggravante). Sei da condannare a prescindere. Altro che barza, tu provochi.

  5. 5
    Gughy -

    a Yog
    Non ho capito. Comunque credo che debba leggere quello che è scritto e non quello che si pensa sia scritto.
    Insomma, leggere bene.

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