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Amore e disabilità

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Lettera pubblicata il 22 Settembre 2014. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Amore e relazioni - Salute

La lettera ha ricevuto finora 22 commenti

Pagine: 1 2 3

  1. 11
    M. -

    forme di disabilità gravi.
    Anche chi è senza due dita è disabile, ma può avere una vita, tutto sommato “normale”.

    Specifico che il mio non è un attacco, né una provocazione, né una offesa, ma ho cercato solo di sollevare un aspetto che riguarda tutte le persone in quanto tali, indipendentemente dalla loro disabilità.

    Secondo me la risposta più sincera l’ha data Annalisa.
    Ha detto che non se la sentirebbe, e quindi non si caricherebbe sulle spalle una situazione che per lei risulterebbe difficile da gestire.
    Ha detto ciò che pensa, senza falsi buonismi di circostanza.
    Se una persona non mi convince al 100% perché dovrei prenderla in considerazione per una relazione?
    Solo perché è disabile? Non credo. Non credo che le persone disabili siano disposte ad accettare una cosa così.
    Si cerca sempre di più di far fare una vita “normale” alle persone disabili, si cerca sempre di più di farli percepire alla società come “normali”, però tra “normali” se una persona non mi piace perché ha i capelli rossi, e a me piacciono le more, non la scelgo, ma a nessuno verrebbe in mente di vedere della discriminazione in questo.
    La discriminazione la vedo là dove non vedo parità, allora, a questo punto, bisognerebbe chiedersi se i disabili sono DAVVERO visti come persone “normali” oppure no.
    Io li percepisco come tutti gli altri e quindi li tratto allo stesso modo, non mi sento in dovere di essere in un certo modo con loro.
    Riconosco che devono combattere su più fronti, primo tra tutti la maleducazione degli automobilisti, e su altre questioni. Mi limito a non intralciarli.

  2. 12
    maria grazia -

    M
    in tutto il tuo discorso ti sfugge un punto fondamentale: io non ho parlato di DOVER ACCETTARE una persona, ma DI AMARE UNA PERSONA. e quando AMI, accetti AUTOMATICAMENTE qualunque sacrificio e anzi non lo vivi nemmeno come un sacrificio, se capisci cosa intendo.
    IO SO cos’è l’ invalidità perchè nella mia cerchia di parenti ci sono stati ben due casi di persone affette da sclerosi multipla. I loro rispettivi coniugi ( un mio zio e una mia zia ) non solo gli sono rimasti accanto, ma gli sono stati sempre devoti e fedeli. Ora una di queste due persone è morta ( il marito di mia zia ), ma non dimenticherò mai il grande sostegno morale e materiale che questa donna ha sempre dato al marito. ma non perchè lui le facesse pena, ma perchè si amavano di un amore sincero e per lei era NATURALE comportarsi così. Per me, se mi innamoro di una persona, vale la stessa cosa.
    Posso accettare anche una disabilità fortemente invalidante perchè NON E’ QUELLO IL PROBLEMA in una relazione autentica.
    Idem per quanto riguarda le disfunzioni sessuali. e a questo proposito concordo pienamente con l’ autore di questo video:

    https://www.youtube.com/watch?v=BuD_tD5zGO0

    quindi, M., io non sto parlando affatto di buonismo o di trattare i disabili come vittime. io sto parlando di non precludersi la possibilità di vivere un legame con una persona disabile se ce ne innamoriamo o ne siamo attratti, solo in quanto disabile. Per il resto, se incontro il disabile lo stronzo lo tratto alla stessa maniera di come tratterei “l’ abile” stronzo: gli faccio abbassare la cresta !

  3. 13
    M. -

    Sì ho capito cosa intendi dire tu.
    I disabili sono persone esattamente come tutte le altre (sembra stupido scrivere così, ma ad oggi, purtroppo, ci sono persone che non la pensano allo stesso modo), però io non vedo in maniera negativa chi, come Annalisa, ha detto chiaramente e sinceramente che una situazione così non farebbe per lei.
    Poi dipende dal tipo di disabilità, alcune sono meno invalidanti di altri, ed alcuni disabili riescono a gestirsi da soli, però non si può non tener conto il carico di una situazione così che viene poggiato sulle spalle di chi vogliamo vicino.
    Io conoscevo un uomo che, in seguito ad un incidente, è diventato impotente. Era sposato, ma ha voluto lui il divorzio dalla moglie perché non vedeva come giusto annullare la sessualità di sua moglie, che era ancora abbastanza giovane.
    Con questo non voglio dire che gira tutto attorno al sesso, ma gira tutto attorno a tutte quelle sfere che vanno a comporre una persona.
    Sono diventati super amici, amici speciali.

    Secondo me sia da una parte che dall’altra bisognerebbe avere una sensibilità molto spiccata, capendo quello cui si vuole rinunciare, e quello che si chiede di rinunciare.
    Non sono cose semplici.

  4. 14
    rossana -

    a mio avviso, una cosa è la disabilità nel momento di inizio di una relazione, se questa non viene determinata dal classico colpo di fulmine ma ha la prerogativa di poter crescere a poco a poco. in questa fase, ci si può non sentire all’altezza della situazione, e allora è preferibile evitare d’imbarcarvicisi, poichè le probabilità che da essa derivi dolore per entrambi risulta fin da subito maggiore della gioia che se ne potrebbe trarre. ci sono azioni che sono alla nostra portata, indipendentemente dalla gravità della disabilità, e altre che non lo sono. è normale che sia così: non tutti i ponti reggono lo stesso peso. importante, innanzitutto, rendersi conto dei propri limiti!

    rimane scontato che, se già è difficile per persone normodotate trovare l’amore, ancor più difficile, ma non impossibile, lo sarà per chi ha qualche problema a carattere psico-fisico in più del solito (non è che tutti gli altri siano sempre perfetti, anzi, a volte quanto è nascosto nella mente è più pericolosi di quanto risulta evidente nel fisico). anche in questo caso, a mio avviso, vale la regola di non attendersi la luna ma nemmeno di rinchiudersi in fondo a un pozzo di negatività. evitare di isolarsi e restare aperti al mondo e al prossimo, nè più nè meno di tutti gli altri in cerca d’amore!

    la coppia a cui ho in precedenza accennato, che era di condizioni dignitosamente povere, mi ha insegnato moltissimo. erano ENTRAMBI persone assolutamente eccezionali!

  5. 15
    M. -

    In fin dei conti le dinamiche di un rapporto tra normodotati e non normodotati sono molto simili, anche se il dover fronteggiare una disabilità altrui richiede un qualcosa in più.
    Qualcosa in più che non si può pretendere, e se una persona stabilisce sin dall’inizio di non volersi far carico di certe cose, fa bene a non farlo, senza che questo la faccia apparire come insensibile ecc…

  6. 16
    maria grazia -

    comunque non capisco perchè una persona disabile debba essere vista necessariamente come “un peso”, come qualcuno di cui ci si dovrà OCCUPARE. per quello che ne so la maggior parte delle persone disabili vivono con dignità la loro condizione, e sono del tutto autosufficienti. poi, io parlo per me, per quanto mi riguarda è importante che a una persona GLI FUNZIONI IL CERVELLO, più che le gambe !…

  7. 17
    M. -

    Non è la persona in sé che può essere per alcuni un peso, ma la situazione che ha alle spalle.
    Un conto è non avere una mano, si è disabili, ma si vive comunque senza molti problemi.
    Un conto è avere una disabilità data da, per esempio, la SLA.
    Sono disabilità che hanno un peso diverso.
    Quello che sto tentando di dire io, è che una persona deve sentirsi liberissima di non accettare una situazione che non gli va. Tutto qui.
    Che poi sia meglio un cervello funzionante piuttosto che una gamba, credo che sia scontato scriverlo, se non retorico.
    Una persona non è fatta solo di carne ed ossa. Una persona è fatta anche del suo quotidiano, delle sue piccole o grandi lotte, è fatta di una marea di situazioni, e se ad una persona non va tutta la situazione, è bene lasciar perdere.
    Ma questo vale per tutti nei confronti di tutti.

  8. 18
    Annalisa -

    @Clara.Senza ofesa ti spiego il mio punto di vista poi se ti va bene va bene se non ti va bene non cambia niente.Io preferisco la via corta ,non perchè sia codarda non mi sento neanchè egoista ,al mio avizo con il cullo dei altri siamo tutti generosi ,alla fine parlano solo i fatti.

    Anni fà ho fatto da badante in provincia di Biella preso una ragazza giovane al epoca aveva 42 anni affeta da sclerosi multipla,x farla breve prima che la malatia avese fatto il suo percorso sta donna si era sposata,il marito e qui mi riferisco a tutti che parlano del’AMORE è scapato con la badante di turno è ha piantato in asso la moglie, chidendo la sua parte di soldi.A lungo andare non solo i mariti\moglie scapano ma anchè i famigliari ne risentono,unica chi voleva bene a questa ragazza e sempre stata sua mamma.

    Mia sorella ha un figlio unico afetto dal Morbo di Mayer e altre cose,so cosa si prova.
    Se ha mio marito gli venise un accidenti ,?non ho la sfera magica x dirvi cosa farei,ma di sicuro non lo abbandonerei,ma come viene ha lui puo venire anchè ha me.Ma inamorarmi di un disabile e sposarlo lo confermo non me lo sento di fare.Non che chi è disabile abbia la peste,ma ocore anularsi come persona e dedicarsi al malato.
    Comunquè in giro vedo spingere la carozina dei malati ,genitori ,frateli,eccpochi sono quelli che rimangono fedeli al giuramento nella buona e cativa sorte,
    O dio che deve fare un disabile?,tagliarsi le vene?,butarsi da un ponte?,…sicuramente no(qualchè volta la penso io che ho le gambe sane,ma ho il cervello a pezzi)il principe azzuro non esiste ,ma di sperare,sognare,e cercare l’anima gemela,nella vita non si sa mai.

  9. 19
    rossana -

    Annalisa,
    condivido la tua disanima sulla differenza fra ideali/aspettative e fatti.

    lasciando a parte l’eventualità che ad ammalarsi sia un figlio (le mamme di solito non l’abbandonano mentre i padri, sempre di solito, lo fanno molto più facilmente), altra cosa è un partner.

    ho conosciuto una donna che non ha lasciato il marito, affetto da sclerosi multipla, per il timore di dover poi affrontare la vita da sola, con la riprovazione di tutti i parenti di lui (fra l’altro, pure i genitori avevano preso le distanze dal malato, scaricandolo completamente su di lei). ma ho anche conosciuto un uomo che è diventato l’ombra di sé stesso nell’immane sforzo di continuare per anni a lavorare e a badare nel contempo a una compagna, amatissima, altrettanto ammalata. in ultimo, poi, ho apprezzato l’eroismo realistico di un marito che, non potendo più essere sessualmente attivo, lasciava la moglie libera, sia di allontanarsi da lui che di avere altre relazioni amorose, fuori casa.

    tante persone, tante reazioni diverse, alla stessa situazione che si era venuta a creare. altro, ovviamente, quando questa si delinea fin dall’inizio e si pensa o meno di essere in grado di farvi fronte: nessuno può essere forzato a quanto non si sente di poter fare.

    non accade altrettanto spesso che, alle riunione di festa di famiglia partecipino tutti mentre, se si presenta la necessità di assistere a lungo un famigliare ammalato o un genitore anziano, ognuno sia in grado di accampare mille scuse per defilarsi? spesso, solo quando le circostanze mettono alla prova (non per un giorno o per pochi mesi ma per anni) si scopre di che pasta si è fatti, non prima, quando è facile e gradevole illudersi di essere quello che non si è.

  10. 20
    maria grazia -

    “spesso, solo quando le circostanze mettono alla prova (non per un giorno o per pochi mesi ma per anni) si scopre di che pasta si è fatti, non prima, quando è facile e gradevole illudersi di essere quello che non si è.”

    è indubbio che per essere assolutamente certi di tutto quello che si farebbe in determinate situazioni, bisognerebbe trovarcisi. come è altrettanto assodato che ci sono vari livelli di disabilità, per cui alcune saranno pienamente accettabili fin dall’ inizio. altre invece saranno accettate e sopportate solo nel caso in cui ci fosse già un precedente rapporto consolidato con la persona interessata. Io, NELLO SPECIFICO, mi riferisco a persone che stanno su una sedia a rotelle ma che possono svolgere senza grossi problemi numerose attività. ecco, SO PER CERTO che non avrei problemi ad approcciare e a intessere una relazione esclusiva e a lungo termine con un uomo che si trovasse in tale condizione. Se poi invece parliamo di condizioni completamente invalidanti o di malattie gravi, lì la faccenda ovviamente è molto più complessa e, come dicevamo prima, NESSUNO DI NOI può sapere con certezza cosa farebbe in certe situazioni finchè non si troverà a viverle in prima persona. Io posso solo dire che quando amo un uomo lo amo e basta. per quello che è. E non mi importa se è menomato o non vincerà mai le olimpiadi. Anni fa ho frequentato per lungo tempo un ragazzo che amavo moltissimo. Allora pensavo spesso all’ ipotesi che potesse ammalarsi gravemente e in maniera invalidante, perchè nella vita non do mai niente per scontato. Beh, conclusi che IN QUALSIASI CASO gli sarei rimasta accanto. Fortunatamente non gli è successo nulla.

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