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Amici a trent’anni: cosa ne è di quando ci raccontavamo tutto?

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Buongiorno a tutti,

provo a scrivere qui quello che sto attraversando in cerca di qualche spunto di riflessione diverso dal mio su cui ragionare.
Sono una ragazza estremamente chiusa in se stessa, non amo fare nuove conoscenze e non mi piace parlare dei fatti miei ai quattro venti, quindi ad oggi le amiche che mi ritrovo sono quelle conosciute tra i banchi di scuola, amiche con le quali sono cresciuta e con le quali ho fatto tutte le varie esperienze nei veri step di crescita. Siamo arrivate ai 30 anni e come è normale che sia le strade si sono un po’ separate, chi si è sposata, chi ha avuto figli ecc insomma la normalità. Tuttavia nel limite del possibile cerchiamo di mantenere i contatti, cerchiamo di vederci organizzando cene e siamo tutte sempre presenti agli “eventi” (matrimoni, nascite, battesimi) l’una dell’altra.
Quello che mi lascia perplessa e che mi spinge a riflettere sul tipo di rapporto che abbiamo è come mi sento rispetto a certe situazioni, sostanzialmente quello che mi lascia ogni volta di stucco è come vengo trattata (o come mi sento trattata) quando telefonicamente/a quattr’occhi entriamo in discorsi che mi portano a raccontare le disavventure che vivo quasi quotidianamente nell’ambiente tossico in cui lavoro praticamente tutte dalla prima all’ultima cercano di sviare l’argomento/rispondono a monosillabi o addirittura non rispondono e mi fanno sentire come se stessi parlando da sola.
E’ da parecchio tempo che percepisco questa cosa e infatti con il tempo ho imparato a stare sulle mie e a raccontare queste cose il meno possibile tuttavia capitano certe situazioni in cui o mi scrivono proprio nel momento in cui è successo il fattaccio ed è automatico lo sfogo oppure sono io che dall’arrabbiatura del momento scrivo in cerca di un supporto.
Quello che non capisco è se sono io sbagliare e ad un certo punto anche in amicizia è normale che di fronte a certi sfoghi, magari ripetitivi, l’atteggiamento sia questo o se sono loro a sbagliare perché un vero amico c’è sempre.
Ho analizzato questa situazione da ogni punto di vista, mi sento presa in giro quando di fronte a 4/5/6 messaggi di sfogo magari anche per una cosa seria/grave mi sento dire ogni volta “Oddio che situazione”, “Allucinante”, “Cosa da pazzi” e discorso chiuso, non pretendo nemmeno una risposta immediata perché capisco che le priorità di ognuna essendo cresciute siano cambiate ma nemmeno una risposta dopo 12/24 ore o addirittura nessuna risposta per riappare magari dopo 3 giorni con un messaggino tanto per che nulla a che fare con il discorso da me iniziato.
Se mi dovessero rispondere “non me ne frega niente dei tuoi problemi perché ho già i miei che mi avanzano” probabilmente sarebbe meno palese perchè io sinceramente è così che mi sento ovvero che non gliene frega niente di quello che vivo e/o di darmi un minimo di supporto.
A questo punto mi chiedo ma l’amicizia a trent’anni cos’è? Scriversi “Tutto bene?” e rispondere un falso “Molto bene tu?” e cosa ne è di tutti gli anni vissuti insieme prima in cui tutti si raccontavano tutto? Mi chiedo se sono io ad essere rimasta indietro e magari fa tutto parte di un evoluzione che io non ho avuto o se sono l’unica a dare all’amicizia un altro valore.
Ogni volta mi riprometto di non dire più niente a nessuno ma ogni volta ci ricasco e ogni volta finisco quasi per restarci peggio per come vengono trattata per lo sfogo che per la situazione che ha causato lo sfogo.
Ovviamente quando sono loro a cercare in me uno appoggio io sono sempre pronta a confortare o dare il mio punto di vista sulla cosa, argomentando il discorso e rispondendo più o meno nell’immediato.
Grazie a chiunque vorrà dire la sua sul tema.

Lettera pubblicata il 30 Maggio 2023. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 6 commenti

  1. 1
    Silvia -

    ciao Strel, cosa vorresti sentire come risposta dalle tue amiche? Nel senso che se tu gli esponi un racconto fine a se stesso ci possono stare le reazioni “alluccinante” ecc.. è peggio se invece tu al termine del racconto poni una domanda aperta “cosa ne pensi?” o “cosa avresti fatto al mio posto?” e non ricevi risposta. In tutta onestà per via del rapporto di lunga amicizia potresti addirittura sbilanciarti a chiedere se i tuoi sfoghi non sono ritenuti interessanti se ogni volta percepisci questo disagio. Prova anche a pensare al modo in cui tu comunichi se è efficace allo scopo che vuoi ottenere. E ricorda che per evitare risposte a monosillabi devi evitare domande chiuse (ti è piaciuto il film? si/no) e poni domande aperte (cosa ne pensi del tal film?)

  2. 2
    white knight -

    Ciao carissima, temo che tu ti stia (inconsciamente) macchiando di due reati. Tranquilla, lo dico con con affetto 😉
    Il primo è verso le tue amiche: probabilmente, senza volerlo, “inoltri” a loro la tossicità della quale vuoi liberarti tramite i tuoi continui sfoghi. Sia chiaro, è giusto sfogarsi con gli amici, ma non bisogna esagerare, perchè se loro hanno il dovere di sostenerci noi abbiamo il dovere di non pesare su di loro.
    E’ reciproco.
    Il secondo invece è verso te stessa: dai troppa importanza alle tue amiche, tra le quali comunque non è escluso che possa celarsi qualche stronzetta… Dovresti invece dare più importanza a te stessa, cercando di cambiare ambiente di lavoro e combattere la tua timidezza, al fine di ampliare il giro conoscenze, amicizie e magari trovare l’amore.
    Spero di esserti stato d’aiuto.
    Un abbraccio.

  3. 3
    Strel -

    Caspita mi fanno molto riflettere entrambi i commenti non l’avevo mai vista così. Probabilmente hai ragione @Silvia è il mio modo di comunicare che è sbagliato perché riflettendoci si tratta spesso di monologhi dove parto in quarta esponendo il problema e arrivo alla conclusione scrivendo di come l’ho risolto o come intendo risolverlo quindi il consiglio non scatta perché mi sono posta la domanda e data la risposta da sola. Anche quello che ha scritto @white knight è un bel punto su cui riflettere, scrivo convinta di volere un supporto ma incosciamente provo ad inoltrare a loro la tossicità della quale voglio liberarmi, questa frase è stata una doccia fredda non l’avevo mai vista così e non mi sono mai resa conto che probabilmente è quello che faccio senza rendermene conto, effettivamente scritto il monologo di turno io mi sento meglio ancora prima di ricevere la risposta, poi quando arriva mi scatta la sensazione esposta nella lettera, ma vista così sono io che sbaglio!

  4. 4
    Trilli -

    Non mi sentirei di dare tutta la colpa a te personalmente.
    Tu sicuramente sbagli il modo di comunicare il problema e invece di cercare un confronto te ne esci con un monologo ma dall’altra parte dovrebbero anche conoscerti, dopo tutti questi anni di amicizia, e capire che in realtà cerchi supporto. Invece di frase fatte potrebbero argomentare con il loro punto di vista e non intendo che dovrebbero necessariamente dirti quello che vorresti sentire dire, ma essere magari anche duri nel rispondere “Smettila di piangerti addosso fai il possibile per trovare un altro posto”. Lì per lì potresti restarci male ma con il tempo ti sarebbe sicuramente d’aiuto e potrebbe spronarti a fare un passo che probabilmente ti spaventa.

  5. 5
    Trilli -

    Sicuramente crescendo gli impegni di ognuno cambiano e prendendo strade diverse è normale che sia così ma dopo anni e anni di amici se un’amica mi chiama e non si tratta di vita o di morte ho tutta la confidenza necessaria per risponderle “Non ho tempo in questo momento ci sentiamo dopo, domani, settimana prossima”.
    Non risponderti, sviare, esprimersi a frase fatte è il modo più immediato per chiudere il discorso sul nascere qualunque sia il motivo che ci sta dietro. Tu penserai che non gli interessa quello che hai da dire, loro magari pensano che l’hai già ripetuto 20 volte, oppure magari stanno vivendo un problema personale del quale non ti hanno detto nulla e il tuo passa in secondo piano. Ma non la chiuderei pensando che sei tu che sbagli.

  6. 6
    Inlakech -

    L’amicizia è un punto di vista e le relazioni umane nel più dei casi sono pietose per via della superficialità in cui molte persone preferiscono vive, senza indagare in sé, senza avere voglia di crescere e migliorare.
    La scarsa autostima e il senso di colpa sono cancri dilaganti, così come le abitudini ossessivo compulsive, l’insoddisfazione, la pigrizia cronica, la depressione, l’ego che governa ogni cosa.
    Il sistema di potere vuole mantenere questo status quo nell’ignoranza generale.
    Cambiare significa vivere meglio con sé stessi ma anche trovarsi contro la maggioranza delle persone che non accettano molto bene il diverso.
    Difficile parlare in poche righe di un tema tanto complesso e su cui c’è tanta ignoranza a livello umano.
    I profeti sono tutti stati isolati e interpretati male.
    Questo siamo, purtroppo.
    Non amiamo noi stessi, non sappiamo cosa sia l’amore ed è dunque impossibile amare il prossimo in modo autentico.
    Senza amore non c’è ascolto, piacere, ma solo…

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