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Li credevo amici, mi hanno abbandonato

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Lettera pubblicata il 17 Marzo 2010. L'autore ha condiviso 16 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Amicizia - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 33 commenti

Pagine: 1 2 3 4

  1. 21
    Suzanne -

    Alisee guarda che non hai capito proprio ciò che ho scritto. Penso semplicemente che un rapporto ( di amicizia o amore) per essere veramente tale e per durare nel tempo debba nascere e svilupparsi in un humus di positività, scambio, arricchimento. Poi, ovviamente, ci saranno anche i momenti negativi, ma se io ricerco l’altro per miei bisogni, sono il primo a non instaurare un rapporto disinteressato e tendenzialmente equilibrato. Se io ho fame, ho bisogno anche di un pezzo di pane raffermo; se io non ho bisogni impellenti invece posso concedermi il lusso di scegliere ciò che può arricchirmi e migliorarmi.
    Per una volta sono d’accordo con Golem.

  2. 22
    rossana -

    Suzanne,
    forse sei stata più fortunata di me negli incontri o sei più capace d’intrattenere relazioni a lunghissima durata.

    non ti è mai successo di mettere fine a un’amicizia che a suo tempo aveva avuto il suo peso e il suo spazio nella tua quotidianità? se sì, per quali ragioni?

    a parte i famigliari, i miei affetti sono sempre stati pochi ma intensi e profondi. anche quei pochi, dopo essere nati e fioriti, nelle loro specifiche caratteristiche magari per molti anni, si sono smorzati e sono giunti a conclusione, lasciando immutato nel ricordo l’affetto che li ha alimentati e l’arricchimento psichico che ne è derivato. uno solo si distingue da tutti gli altri in termini d’incisività e persistenza.

    magari sarebbe bene comprendersi meglio sul termine bisogno, che dal mio punto di vista, in ambito di coppia, significa sessualità per l’uomo e appagamento emotivo per la donna. considero questi i bisogni primari che contribuiscono a formare il bilancio di un’unione di coppia.

    difficile che si accettino le inevitabili limitazioni imposte da un rapporto amoroso senza adeguate compensazioni. concetto che vale meno per l’amicizia, che però resta anche meno intimamente coinvolgente.

    mi dispiace di non poter condividere la tua esperienza e la tua opinione.

  3. 23
    Golem -

    Solo per la cronaca (e forse grazie al mio “cinico realismo” chissà) non ho mai litigato con un “amico”, al maschile o al femminile. Eppure sembra che abbia un caratteraccio no? Ho amicizie (poche: 5 o 6) che risalgono a 50 anni fa, e che so che non si interromperanno mai, anche se ci sentiamo una volta l’anno. Ed è proprio quella “lucidità” di vivere il rapporto, di cui si parlava, che le mantiene vive.
    Quando si cerca qualcosa che non esiste, solo perchè la si vuole immaginare “speciale”, col solito eccesso di fantasia o di impellente bisogno, è inevitabile che prima o poi arrivi la famosa resa dei “conti”. E i “conti” si arrendono alla realtà perchè semplicemente, come gli omonimi “aristocratici” fatti di “pan di spagna”, avevano l’àvito maniero in cui “crescevano”, ben piantato sulle nuvole.
    Insomma, i fallimenti sono dovuti sempre alla “sfortuna” o è un errore di “oggettivizzazione” di sè stessi?
    E siamo alle solite. Una “vera” amicizia, come l’amore, non si esaurisce mai. Non può.

  4. 24
    alisee -

    Suzanne
    Io ho amicizie di data molto lunga,
    ma non sono certo state tranquille,
    ci sono stati momenti in cui non ci siamo visti per mesi.
    Poi comunque la base è forte e si ritorna insieme.
    Altre sono finite, ma ne conservo un buon ricordo,
    perchè sono state intense.
    A volte ho duvuto mandar giù per portarle avanti, dato che l’amicizia era troppo importante.

  5. 25
    maria grazia -

    Sarà un mio limite.. ma io proprio non riesco a fare a meno di revisionare e di rianalizzare in chiave analitica i miei rapporti ( sia d’ amore che d’ amicizia ) che a un certo punto sono giunti a conclusione,cercandone le motivazioni. Motivazioni che infatti, se ripercorro a ritroso certi passati periodi della mia vita, sono sempre presenti in tutte le mie relazioni interpersonali che si sono piano piano esaurite.
    In ognuna di esse c’era sempre quella “nota stonata” rispetto a tutto il resto, quel disequilibrio nel modo di comunicare e rapportarsi, quella sensazione – anche quando tutto sembrava andare “bene” – che in qualche modo non c’era uno scambio equo perchè gli scopi che l’ altro dichiarava non erano autentici ( nelle amicizie come nelle storie sentimentali ) e perchè io ero appunto mossa in quel momento da un “bisogno” ( anche magari inconsapevole ) di conferme e non dal desiderio di avere uno scambio alla pari e arricchente con l’ altra persona. E alla fine certi episodi rivelatori avvenuti con queste persone mi hanno dato la prova definitiva di ciò che percepivo..

  6. 26
    maria grazia -

    ..la loro amicizia o il loro “amore” non erano genuini, ma generati da meccanismi di convalida o di approvvigionamento energetico di cui forse loro stessi non erano nemmeno coscienti. Proprio come io allora non ero cosciente di essere una codipendente affettiva in balìa dell’ approvazione degli altri.
    Non posso quindi che accodarmi alle disgressioni di Golem e di Suzanne, condividendone appieno il contenuto. I rapporti saldi e destinati a durare non possono basarsi sul bisogno, qualunque esso sia.

  7. 27
    Suzanne -

    Rossana, ho posto fine ad amicizie che appunto sono nate sullo slancio del bisogno ( di vicinanza, condivisione, complicità) perché, appunto, si sono esaurite da sé. Nei casi in cui invece c’è stata una scelta libera e positiva, una sorta di colpo di fulmine, ho attraversato fasi diverse, altalenanti,ma non ci siamo mai perse. Credo più nell’amicizia che nell’amore proprio perché è una condivisione che dovrebbe essere disinteressata, senza le innumerevoli aspettative che si investono in un rapporto di coppia.
    Non credo nemmeno che il bisogno nel rapporto di coppia abbia questo contrasto tra uomini e donne anzi, credo che gli uomini, senza generalizzare, richiedano una stabilità emozionale e una zona “di comfort emotivo” molto più accentuata rispetto alle donne della mia età. Avere dei bisogni però è naturale e inevitabile quando si è in coppia; scegliere un compagno o amico sulla spinta di necessità è invece altro discorso.

  8. 28
    maria grazia -

    Ma esiste il bisogno normale e naturale ( che poi non è un vero bisogno, ma solo sano desiderio di comunione con l’ altro e di condivisione ) e poi il bisogno patologico, che è invece generato da una carenza emotiva, da una debolezza, e su cui occorre lavorare.

  9. 29
    Golem -

    Mi sembra evidente che se un rapporto “umano” di natura “sentimentale”, amicizia o amore che fosse, si esaurisce, è perchè non ha soddisfatto le aspettative che prometteva. E questo accade quando la prima lettura è stata “alterata” da precondizioni idealizzate. Ciò significa che sono emerse strada facendo realtà diverse da quelle che apparivano.
    La condizione di “bisogno” tende ad avvicinarci a un rapporto col nostro “vestito della domenica”, e questo, volenti o nolenti, crea una mappa mentale del soggetto “ben vestito” che evoca un’immagine che durante i “giorni feriali” non incontreremo, con una inevitabile “delusione” che non sarebbe sopravvenuta se ci mostrassimo per quelli che siamo “normalmente”. Anche se “quell’abbigliamento” non è scientemente strategico, resta il fatto che sul lungo periodo appare “artificioso”, o comunque non congruo.
    Si può mantenere lunghissimi rapporti di natura formale, ma non saranno mai nè intensi nè profondi, per ragioni che non serve spiegare. Tuttavia vi sono soggetti che non “escono” se prima non si “truccano”. Poi, quando li vedi al mattino “appena svegli” tutto si ridimensiona verso il basso. Morale, conviene sempre farsi conoscere da “appena svegli”, e poi mettersi in ordine. Ma solo per sè.

  10. 30
    rossana -

    Alisee,
    mah… da inguaribile romantica, con adolescenziali fissazioni sulle illusioni, credo che NESSUN essere umano faccia niente per niente, nemmeno nel tanto santificato e osannato amore materno.

    PER ME, il dare/avere, sostenuto da necessità/bisogni di vario genere, rientra come componente di base, più o meno incisiva, in tutti i tipi di relazioni, sia in quelle favolose, che restano vitali “per sempre”, che in quelle umanamente meno strutturate, che resistono ai cambiamenti per tempi più brevi.

    mi piace pensarla così, e per il momento non ho motivo di cambiare punto di vista.

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