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Una lucertola con la pelle di donna

Londra, 1970. Carol è un’ affascinante e sofisticata signora dell’ alta borghesia londinese che ha la necessità di mostrare al pubblico una certa immagine di sè. Moglie di un avvocato famoso e affermato e figlia di un aspirante deputato al Parlamento, Carol non può permettersi “sgarri”, perchè ne va del buon nome della sua famiglia. Così, l’ esistenza della donna prosegue sonnochiosamente e “rassegnatamente” secondo una quieta routine, finchè non intreccia un’ eccitante relazione saffica e clandestina con una conturbante vicina di casa: Julia, una ragazza bella e spregiudicata, proveniente dal disordinato e colorato mondo dello spettacolo e dedita a un’ esistenza dissoluta, tra piccanti incontri segreti e spumeggianti festini notturni senza limiti. Ad un certo punto Julia ( avida di soldi per pagarsi i suoi vizi ) decide di ricattare Carol chiedendole molto denaro in cambio del silenzio circa la loro relazione. La quale relazione, se resa pubblica, getterebbe Carol nella vergogna e metterebbe a repentaglio la reputazione di tutta la parentela di Carol e la candidatura del padre alle elezioni politiche. In preda alla disperazione e non sapendo più come gestire la cosa, Carol – una sera – dichiara di essere caduta in preda a una sorte di visione subcosciente, allucinante e terribile, e durante la quale uccideva brutalmente la vicina di casa. Che era stata effettivamente trovata morta ammazzata la notte prima. La faccenda si complica quando vicino al cadavere vengono rinvenuti gli effetti personali di Carol, e un hippy dipendente dalle droghe compare sulla scena come testimone del delitto in quanto presente al momento del fatto. Quando verrà interrogato dalla polizia per rendere conto della faccenda, parlerà di un’ enorme “lucertola con la pelle di donna” che aveva intravisto accanto a Julia nel momento in cui venne ammazzata. Si trattava naturalmente di un’ allucinazione provocata dall’ assunzione di droghe allucinogene, tanto in voga all’ epoca su scala diffusa come controrisposta alla cultura repressiva voluta dalla classe borghese e filo-religiosa, un pò come avviene oggi con il sesso sfrenato. Ovvio che la “lucertola” gigante intravista dal tizio, era tutt’ altro che una creatura effettivamente corrispondente a un rettile dalle dimensioni abnormi. Quindi, chi o cosa era in realtà ?…
Quella che ho appena illustrato, è soltanto la trama di un bellissimo film ambientato nella Londra di inizio anni ’70 e prodotto in quello stesso periodo, diretto dal bravissimo regista Lucio Fulci e che ha per protagonista l’ attrice Florinda Bolkan, stupenda nel ruolo di Carol. Ma quante altre “Carol” esistono davvero nel mondo ? Ogni volta che riguardo questo film, ripenso alle tantissime persone ingabbiate in una vita e in un ruolo che in realtà non gli appartiene e che è stato deciso da altri, pressate e compresse nell’ infelicità generata dall’ impossibilità di esprimere la propria natura, letteralmente bloccata in una maschera che consente loro di avere l’ approvazione ( e quindi l’ accettazione ) di chi gli sta intorno, per quanto quella vita non le soddisfa e gli risulta stretta. Alcuni ( pochissimi ) prima o poi hanno il coraggio di “gettare la maschera”, di ribellarsi ai propri “carcerieri” e di liberarsi dalla prigione “dorata” in cui hanno sempre vissuto. Altri, continueranno a mostrarsi per ciò che non sono e a recitare un ruolo pur di non subìre le conseguenze della loro liberazione, che possono essere anche molto spiacevoli. La verità rende liberi, si dice. Ma libero non vuol dire necessariamente accettato, “perdonato” e compreso. Anzi, in genere vuol dire tutt’ altro!
E’ anche vero però che il prezzo dell’ accettazione sociale a volte è davvero molto alto. In molti casi è una vera e propria rinuncia a se stessi. Quando non si ha il coraggio di andare contro il gregge omologato e di essere se stessi, non è infrequente che si reagisca con aggressività al proprio disagio, in certi casi arrivando persino a commettere azioni scellerate nel tentativo di lenire per sempre i propri tormenti e allontanare i propri fantasmi. E’ appunto il caso di chi, come Carol, arriva a uccidere. Negando persino di averlo fatto in stato di lucidità e per “disperazione”.

Lettera pubblicata il 24 Aprile 2016. L'autore ha condiviso 15 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 14 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    Rossella -

    Mi hai incuriosito. Lo cercherò. In quanto al quesito che hai sollevato penso che molto dipenda dalle tradizioni familiari. Ho notato che nell’Italia centrosettentrionale il Natale ha tutto un altro afflato. E’ la festa della famiglia, la festa più sentita… penso che il ventiquattro pomeriggio si raggiunga un picco delle vendite. Invece dalle mie parti dire famiglia significa accettare di sparpagliarsi. Questo di regola accade dopo pranzo, quando, se hai degli amici, non si fanno problemi a citofonarti per andare al bar. Sali, scendi, risali, riscendi, incontri una signora nelle scale e v’intrattenete fino all’ora di cena a parlare dei figli che intanto sono andati al cinema. Siamo sparpagliati, di conseguenza non viviamo le apparenze come un ostacolo per la nostra realizzazione. L’emancipazione femminile in passato veniva sostenuta dalla centralità del capofamiglia (padre, fratello, zio, nonno, ecc.), perché diciamo che alla lunga il rapporto con la madre si potrebbe rivelare molto più vincolante. Il papà ti accompagna nella crescita e conserva sempre lo stesso atteggiamento, cosa che in alcune circostanze ti potrebbe far pesare il fatto che non hai raggiunto ancora degli obiettivi. Invece il rapporto con la madre, immediatamente dopo la pubertà, diventa quasi un rapporto tra adulti (diciamo serio/ semiserio da parte tua) e anche questa cosa, a tratti, ti potrebbe pesare. Ma la vita è così, se nei primi affetti trovassimo tutto ciò di cui abbiamo bisogno non perderemmo tempo a guardarci dentro e a vivere la nostra vita.

  2. 2
    Cassandra -

    Qualcuno direbbe che si tratta di rettiliani più che di lucertole, ansiosi di conquistare la Terra, da Orione, facendo leva sulle paure umane.

    Vecchi demoni abbigliati con nuovi abiti.

    Quando si è liberi, quando si aderisce all’IO SONO, non è più necessario il perdono altrui o l’altrui accettazione proprio perché ci si è sciolti dalle catene luciferine.

  3. 3
    maria grazia -

    Rossella, interessante il tuo commento. ammetto che incuriosirti mi regala un sottile piacere 🙂
    temo però che i tempi del caro vecchio citofono siano finiti. Adesso gli amici ( quelli rimasti ) chattano o mandano sms. peccato! … 🙂

    Cassy, sono d’ accordo con te. Ma temo che il beneficiare dell’ accettazione, o – quanto meno – del perdono degli altri, sia un meccanismo umano tanto istintivo quanto radicato, e al quale sia molto difficile opporsi. se non per qualche raro animo veramente forte. La maggior parte di noi aspira ad avere un qualche riconoscimento, di qualunque tipo. seppur se mi rendo conto che è proprio questo che porta poi a sostenere quelle finzioni di cui parlo nella lettera.
    io personalmente ho rinunciato da tempo all’ idea di dover essere capita e accettata da una certa frangia di persone. Non lo sarò mai, ma vivo bene lo stesso. Mi preme però spiegare i veri meccanismi che porta tanta gente a ragionare in un certo modo, in maniera che – chi dovesse decidere di “non scegliermi” – lo faccia almeno in maniera consapevole, e non perchè sotto l’ influenza del branco.

  4. 4
    Golem -

    Dai MG, Rossella come sempre ha centrato: sono le tradizioni famigliari natalizie che al sud hanno un afflato diverso dal centronord, dove è risaputo che sono più sentite, e Londra è nel sud dell’Inghilterra. Quanto ai citofoni, oggi sono frequentati soprattutto dai Testimoni di Geova che come sappiamo offrono il perdono a buon mercato e per l’eternità. Volendo Scarly potrebbe approfittarne. Ma per cosa? Penserebbe a un’amica che la “citofona” per un giro al bar. Dopo il pranzo natalizio ovviamente.

  5. 5
    maria grazia -

    “Rossella come sempre ha centrato”

    assolutamente! 🙂 😉

  6. 6
    Cassandra -

    maria grazia, se ti preme continuamente e continuamente e continuamente di spiegare i “veri” 🙂 meccanismi… mi sa che tanto libera dall’accettazione del branco non lo sei 🙂

  7. 7
    Yngvi -

    @CASSANDRA: mi sai che hai centrato il tutto…anch’io mi sono fatto l’idea di una mariagrazia non libera…forse mi sbaglio o forse no…

  8. 8
    maria grazia -

    sinceramente Cassandra non ho ancora capito perchè ti innervosisce tanto quello che scrivo. Qui si sta solo discutendo, nessuno vuole giustificarsi con nessuno. Del resto perchè dovrei “giustificarmi” ? Non lo faccio nella vita, figuriamoci se ritengo di doverlo fare qua! Mi sa che i “ricamini” siete voi a farli sugli altri e non il contrario.
    i maschilisti e i benpensanti che si affacciano su questo sito sono sempre intervenuti – e continuano a farlo – facendo ipotesi e adduzioni su ciò che muoverebbe o non muoverebbe coloro che non la pensano come loro. Non vedo perchè adesso – l’ altra parte – non possa venire qui ad analizzare le LORO, invece, di dinamiche psicologiche e comportamentali… Mi risulta che la libertà di parola ( almeno quella ) non ci è stata ancora negata. E io continuerò ad usufruirne finchè potrò. Gli altri possono anche non seguire il mio “modus” o le mie idee. Non sarò certo io a fermarli.
    In ogni caso, sei liberissima di non leggere i miei commenti se ti/vi annoiano. ciao.

  9. 9
    maria grazia -

    invece, per rispondere al tuo “tormentoso” quesito, Yngvi: no. ti sbagli. non sono “prigioniera” DI NULLA, nel senso che pensi tu. Se domani decidessi di diventare una pornostar o di girare il mondo suonando il bongo, tanto per dirne un paio, nessuno mi fermerebbe, compresa mia madre o la mia famiglia! Quello che attualmente rifiuto lo rifiuto perchè non mi interessa, e non per “costrizione”. i giudizi della gente ? li subisco da sempre e ci sono abituata ( è il destino di tutte le persone che pensano con la propria testa ), quindi ho imparato molto presto a fare a meno del “branco”, sta tranquillo. questo però mi ha anche permesso di trovare amici VERI, a differenza di tante persone omologate.
    per il resto, la mia libertà finisce dove comincia quella degli altri e, come chiunque altro, sono sottoposta alle norme che regolano il nostro ordinamento e alle dinamiche congiunturali del nostro tempo.

    secondo me, quello che nel mio caso ha dato molto fastidio a certe persone ( e l’ ho riscontrato anche qui dentro ) è stato lo scoprire che dietro ad una donna “tragressiva”, o comunque fuori dagli schemi, può celarsi una mente pensante.
    tutto qui. questo li sconvolge, scombussola i loro parametri e le loro convinzioni. e forse, anche le tue…

  10. 10
    Yog -

    Il citofono del mio laido bilocale non funziona quasi mai, ma i miei amici non citofonerebbero comunque lì perché io non sono mai a casa! Mi cercherebbero direttamente al bar. Infatti io sfuggo spesso dalla mia gabbia con due stanze, anche se non mi pare dorata (ho provato a grattare anche le pareti, ma non c’è niente, solo vecchio intonaco). Sia però ben chiaro che, da quando ho affittato il bilocale, non ho sperimentato alcun reale orrore visivo. Percorrendo i viali di Quarto Oggiaro, ieri sera sentivo isterici tuffi dall’abisso di un tombino e un selvaggio abbaiare di cani e la gente non ne poteva più. Un ispettore di polizia mi ha fermato, ma era tormentato da pensieri in cui era circondato da creature dotate di testa giallastra a forma di stella marina, così mi ha lasciato andare.
    Mah. Anzi, “Hmà”.

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