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Rialziamoci adesso!

Ciao a tutti/e,

mi presento, sono Paolo, ho letto svariate lettere in questo forum, lettere di persone straziate dal dolore per l’ abbandono della persona amata, lettere disperate in cui i propri sentimenti venivano urlati al mondo quasi volessero implorare al destino di cambiare il corso degli eventi. Ho letto tutto questo in un momento davvero difficile della vita dove i miei tormenti sentimentali (avevo appena conclusa una relazione) si mescolavano a problemi di salute e lavorativi. Beh, un vero periodo di m…. In tutta questa bufera emotiva però trovai la forza di rialzarmi (con molta fatica) senza però dannarmi l’ anima, crogiolarmi nel dolore, pormi inutili domande o cercare colpevoli da sentenziare. Ho semplicemente cercato di capire i motivi per cui provavo tanto dolore, le cause da cui nasceva tanto malessere. Non so come spiegarmi, ma ad un certo punto pensai che era “ingiusto” stare male per una persona che ha deciso di abbandoarmi, non accettavo l’ idea, volevo cambatterla ma capivo di non avere dalla mia parte “le armi” necessarie per afffrontare una simile sfida. Mi sono documentato (ringrazio in questo caso il web) cercando le opinioni dei più svariati psicologhi, professori, chiunque fosse in grando di analizzare i più piccoli meandri dell’ animo umano. Volevo far tacere la bestia che lentamente mi stava massacrando dentro. Alla fine sono riuscito a trovare la maggior parte delle risposte che cercavo in modo da essere pronto, preparato per affrontare un eventuale, futura, ennesima delusione sentimentale. Ho affrontato un lungo cammino per ritrovare la serenità perduta e (anche se il sole ancora non brilla come prima) vorrei poter essere di aiuto per chiunque stia soffrendo adesso, magari con qualche buon consiglio o anche semplicemente come fossi una valvola di sfogo. Lascio la mia mail è spero di sentirvi presto. Un abbraccio

mp.83@hotmail.it

Lettera pubblicata il 20 Maggio 2015. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Amore e relazioni

La lettera ha ricevuto finora 11 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    biancabianca -

    Sai i consigli servono a poco…ognuno deve errare come lo ritiene più giusto ed imparare dagli stessi. La valvola di sfogo è ammirevole se ti senti fortificato tu stesso. Forse se offri confronto e scambio…questi si che se fatti con rispetto, possono arricchire le 2 parti. 🙂

  2. 2
    Rossella -

    Penso che si faccia un gran parlare di abbandono e difficilmente le persone riescono a razionalizzarlo quando non l’hanno vissuto. Il fidanzato che ti lascia per andare a studiare in un altro continente ha fatto una scelta di vita e non dovrebbe essere difficile dimenticarlo. Nella vita abbiamo priorità diverse ma questo non significa che non riconosciamo le cose che ci potrebbero offrire un’altra forma di realizzazione. Ha chiuso la storia perché evidentemente ti amava a dispetto di quello che ti dicono le tue amiche… ad un uomo che ti chiede di aspettare fai ancora in tempo a concedere il beneficio del dubbio: m’ama o non m’ama? Chissà! Quando ti trovi davanti all’evidenza (mi amava ma ha scelto la carriera) l’amore, se era autentico, dovrebbe cedere il passo alla rassegnazione perché quest’uomo avrebbe conservato quella mentalità anche se non avesse avuto l’opportunità di trasferirsi all’estero. Il suo stile è quello… se ti lo condividi non si capisce da dove abbia origine il tuo problema. Chi sta meglio di voi? Continui la tua vita e amen… il mondo è pieno di uomini? Perché soffri? Non sarà che ti senti rubare la scena? Per quanto mi riguarda penso che non riuscirei ad averne stima… più che nostalgia proverei rabbia ma alla lunga mi passerebbe anche quella!

  3. 3
    Paolo83 -

    @biancabianca
    belle le tue parole, davvero e le condivido. sono conscio del fatto che in questi casi i consigli servano a poco o nulla ed è più terapeutico soffrire ed imparare dai propri errori, però penso anche(come hai scritto tu)che aprirsi, sfogarsi, magari con un totale sconosciuto possa “aprire nuovi scenari” alla persona sofferente, permettergli di guardare il proprio problema sotto diverse prospettive. Il mio pensiero è questo: spesso soffriamo per situaioni non così gravi ma abbiamo solo bisogno di una persona che ci permetta di capirlo. Quindi raccontare le proprie traumatiche esperienze penso possa essere davvero utile a patto che i giudizi di colui che ascolta, siano limpidi, sinceri e privi di pregiudizi.

  4. 4
    Paolo83 -

    @Rossella
    spesso (anzi praticamente sempre) tendiamo ad idelizzare la persona amata, quindi per quanto ci abbia fatto soffrire lasciandoci, per quanto non abbia messo i sentimenti al primo posto, per quanto con i suoi comportamenti abbia perso stima, la sua mancanza rimane comunque un supplizio per la persona abbandonata. Hai ragione tu: il mondo è pieno di donne e di uomini, se qulacuno ci lascia vuol dire che ha fatto la sua scelta, quindi ha scelto il resto e non noi quindi perchè soffrire per una persona così? Purtroppo però non tutti (io di sicuro) abbiamo la lucidità, la spaienza di renderci conto che è davvero una perdita di tempo patire per una persona che ci abbandonao: arrivare a questa fase spesso comporta un percorso lungo e districato che non tralascia scorie al nostro animo. Il motivo? Rendersi conto di aver condiviso un lungo periodo della nostra vita con una persona che alla fine ci ha deluso enormemente, può essere davvero destabilizzante per il proprio equilibrio emotivo presente a futuro

  5. 5
    biancabianca -

    @paolo..ciò che avviene come libero scambio, come confronto, come empatia comunque è positivo. Del resto non esisterebbe Lad se tutti noi non ricercassimo due e più occhi per leggerci e fornire spunti od ottiche che ci possono sfuggire perche siamo dentro il “problema o disagio o semplice bisogno di comunicare”. Quindi cosi come vi sono volontari ad un telefono amico, non vedo perche non ci possa essere “la corrispondenza amica”. Tutto ha una sua utilità se fatto con chiarezza e il solito ripetitivo ma fondamentale termine che è il rispetto.

  6. 6
    rossana -

    Paolo,
    “spesso (anzi praticamente sempre) tendiamo ad idelizzare la persona amata.” – per me ogni volta che si ama, in qualsiasi tipo d’amore, anche quello ridotto a semplice amicizia/affetto, un po’ più un po’ meno, a seconda dei temperamenti, si idealizza sempre, altrimenti, se tutti fossero visti nella loro più nuda realtà, non ci sarebbero mai scelte amorose.

  7. 7
    Golem -

    Paolo mi permetto di intervenire sottolineando che le scelte amorose idealizzate sono proprio quelle che fanno fallire la possibilità che nasca l’amore, non il contrario, come ti viene suggerito. L’amore può nascere solo quando si vede, si accetta e si sceglie quella persona nella “sua più nuda realtà”.
    Una amore nato su un’idealizzazione è inesistente, è persino una forma di narcisismo dissimulato e infantile, non diverso da quello che si ha da bambini per una bambola o un supereroe.
    Quello che viene confuso con l’amore si chiama innamoramento, e ci si aspetta che resti sempre in quella condizione onirica. Ma quando ci si “sveglia” ci si accorge che era solo un “sogno”. Ed è quello che è successo a te.
    L’amore è un lavoro che si fa in due NELLA REALTÀ, e si ama quella persona per quella che è E NON QUELLA CHE PENSIAMO CHE SIA. Quello che ti è finito non era amore ma solo “illusione d’amore”. Se lo fosse stato non sarebbe finito, perchè era una “casa” costruita da entrambi nel quale “abitavate” entrambi. Ma evidentemente non era stato costruito niente, oppure sulle nuvole. Per questo non dovrai soffrire per più di quello che si merita il crollo dei castelli in aria.
    La constatazione di questa evidenza è il primo passo verso la VERA maturità sentimentale.

  8. 8
    Paolo83 -

    @Biancabianca è sempre bello leggere i tuoi commenti, sono lucidi e mai banali, per caso hai studiato psicologia? La “corrispondenza amica” è un espressione piacevole, in effetti sarebbe interessante affrontare i problemi sentimentali altrui e magari fornire un aiuto concreto che sia un semplice sfogo o una serie di consigli utili. Non è detto che uno sconosciuto che siano in grado di fornire “le giuste risposte”, naturalmente, come scrivi tu, nel totale rispetto della persona. Mi chiedo solo una cosa, se mi è permesso, nella tue parole è nascosto del dolore per una brutta esperienza in campo sentimentale o ho avuto un impressione sbagliata?
    @ Rossana mi sembra che le nostre opinioni combacino. Quindi abbiamo detto che tendiamo tutti ad idealizzare (in amore o in amicizia) una persona ritenuta importante. Idealizzare però, non significa amare un individuo per quello che rappresenta nella nostra mente e non per ciò che è davvero? Molte relazioni mi sembra di capire che si basano sull’ idealizzare il partner, questo vuol dire che sono tutti rapporti finti, fasulli? Questo è l’unica forma di amore che oggi, in questi tempi, l’essere umano è in grado di concepire?

  9. 9
    Paolo83 -

    @Golem
    Il tuo ragionamento è perfetto, non fa una piega e in fondo rispecchia il mio pensiero: non dico che sia giusto idealizzare una persona, come dici, significherebbe vederla per come non è nella sua reale natura, dico soltanto che credo sia inevitabile non idealizzare la persona amata come è altrettanto inevitabile distruggerla nel momento in cui l’ amore finisce. Ripeto non lo trovo giusto ma penso che questo sia un comportamento inconscio della nostra mente, come dire: “Ti amo quindi sei perfetta. Non ti amo più quindi sei di conseguenza una merda”. Se tutti la pensassero come te Golem beh i rapporti tra persone sarebbero stupendi, sinceri, duraturi mi chiedo solo se davvero sia possibile pensarla come dici tu, quindi costruire rapporti umani cristallini, senza idealizzare o comportamenti affini.

  10. 10
    Golem -

    Paolo, non sono nato “imparato”, ho dovuto fare anch’io degli errori, ma le esperienze servono proprio a capire se la strada che stiamo percorrendo è giusta. L’idealizzazione del partner non è altro che la riproposizione di quella che si è attuata nei confronti del genitore da bambini, il meccanismo è lo stesso, ma crescendo ci rendiamo conto che i nostri idoli in realtà sono fallaci come tutti. Non smettiamo di amarli, se il rapporto lo consente, ma li vediamo nella luce che meritano. Questo dovrebbe valere anche nei rapporti sentimentali e sessuali con i partner che incontriamo nella nostra vita sentimentale, dove il “piacere” della loro presenza e dell’innamoramento ci ubriaca spesso impedendoci una valutazione sobria del loro rapporto con noi.
    Le relazioni amorose da adulti muovono gli stessi sentimenti e con le stesse modalità di quelle prime esperienze “d’amore” che ci portiamo addosso, e spesso, nonostante i fatti ci mostrino immagini che non corrisponderebbero a quell’ideale che ci siamo disegnati dentro di noi, cerchiamo di non riconoscerlo a rischio di mettere in discussione tutto il mondo interiore che ci siamo costruito intorno a quella persona. E’ il modo migliore per il fallimento.
    Comunque sia, è necessario passare dalla fase idealizzante a quella oggettiva se si vuole sperare in un rapporto che sia costruttivo, dove i due protagonisti possano davvero dialogare su basi “concrete”, altrimenti arriva il momento in cui uno dei due percepisce che non c’è “verità” nella relazione e “molla”.
    Il fatto che si sia in buona fede (come nel tuo caso) non elimina l’effetto finzione nella vicenda, ecco perchè si arriva alla sorpresa di essere lasciati e non capire il perchè.
    L’amore che dura può nascere solo da una reciproca sobria e serena visione della persona che abbiamo di fronte, che ci consentirà anche di aggiustare il rapporto strada facendo quando si intravedono crepe nello stesso, e queste si potranno vedere solo se si sarà “lucidi”. Illudersi, come fa qualcuno di fronte al fallimento di una storia, che “comunque è stato amore”, non è altro che la prosecuzione dell’illusione romantica che ci ha appena portati a quel fallimento. E’, infondo, una mancata “crescita” emotiva che ci tiene ancorati al magico mondo delle fiabe dell’infanzia, cosa che fa tenerezza, ma che non ci fa vivere nella vita vera, ma in quella “virtuale”, che non “toccheremo” mai realmente, nè mai ci “disseterà”, spingendoci a cercare sempre nuove fonti dove “abbeverarci”.
    Bye

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