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Perdersi in chi si è perduto

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Lettera pubblicata il 8 Settembre 2010. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 20 commenti

Pagine: 1 2

  1. 11
    Mo -

    Ciao VentoLibero. C’è qualcosa nelle tue parole che mi lascia perplessa.Stupita. Qualcosa mi sfugge ma non capisco cosa. Perciò mi limiterò ad osservare ciò che credo tu intenda fino a quando non avrò compreso. Credo fermamente anche io che l’amore di cui parli non sia un’illusione, che ci porti lontano e ci spinga, anche e perchè no, oltre quelli che pensavamo essere i nostri confini terreni; credo anche che nessuna delusione, per quanto sconvolgente, possa impedirci di credere, di avere speranza, volontà di scoprire per poter conoscere e capire e decidere e crescere.Spesso si finisce, offuscati dalla sofferenza,con il travisare il senso di molte cose, così impigliati e scherniti dalla ruota che sempre gira, ci perdiamo. Ma la tua ricerca ti conduce proprio sul campo di battaglia, là dove uomini combattono e piangono e urlano ed esultano. Forse il tuo tormento è dovuto alle domande che ti poni. O ti sei allontanato così tanto da te stesso da non comprendere più se i tuoi sentimenti sono autentici. E poi, domando, alla fine della danza, al calare del sipario, non è forse preferibile aver tanto usato i fili da averli spezzati piuttosto che trovarli ancora integri a tenerci ben dritti? Non è forse meglio trovare due strane fossette ai lati della bocca e rendersi conto che sono dovute agli anni di sorrisi che avere un volto incolume alle grinfie del tempo? Certo, capisco l’accezione negativa dell’immagine, ma anche questo dipende dall’esperienza che decidi di farne. Ho paura però che scavando si possano portar in superficie vecchie cose dimenticate, alcune piacevolmente sorprendenti, altre pericolosamente attraenti. Non ti stai perdendo in chi si è perduto… ti stai perdendo in te… forse? Tu lo sai se sei veramente vicino agli altri, se sei parte della loro gioia e del loro dolore, non troverai risposte altrove.

  2. 12
    ventolibero -

    Cara Mo,
    qui parlo da psichiatra:nelle tue parole c’è un evidente travisamento delle mie e una palese contraddizione con le tue del primo post.Non aggiungo altro e,subito smetto i panni di psichiatra solo,ti esorto di rileggerti e di riflettere.
    Detto questo,io non so quanti anni tu abbia,che vita tu faccia,quali sono i tuoi tormenti,i tuoi impegni,le tue passioni.
    Se mi permetti,cerco di dirti di me e dei miei di tormenti,impegni e passioni. Premetto che mi chiamo Alessandro e come già sai ho 28 anni,sono figlio di una ragazza madre,nacqui che aveva 22 anni,”il sole in tasca e una vita tutta ancora da inventare”e una responsabilità enorme ora la sfidava e sola scelse di affrontarla.Il dolore e le privazioni mi hanno carpito giovane e immaturo.Mi sono impegnato,ho sudato “lacrime di sangue”,ho esposto alla furia dei venti la mia bandiera di speranze e di incertezze. Tanti gli ostacoli,innumerevoli le privazioni,infinite le inquietudini.Mia madre è una sarta,mio nonno un pescatore genovese attratto dal Sud,ammaliato dalla dismisura del suo cielo stellato,dalla sua alluvione di luce. Tempo da sprecare non ne avevo,scelsi medicina,mi sono laureato con un anno di anticipo e conseguentemente specializzato prima del previsto con una tesi dal titolo: “La complessità dell’umano in bilico tra i facili entusiasmi e i meschini interessi della psicofarmacologia”,direi ardimentoso per uno che si specializza in psichiatria.
    Da poco lavoro in SPDC ospedaliero,l’acronimo sta per Servizio psichiatrico di diagnosi e cura.Non sono un dirigente medico,non sono di ruolo ma solo un giovane precario della ASL chiamato,almeno così spero o forse mi illudo che sia,a sfidare la precarietà esistenziale di tanti compagni di vita e di affanno.Con loro parlo,mi confronto,mi affatico e mi incazzo anche.Gli SPDC sono chiusi,sono sotto chiave e spesso con molta facilità,quando la chimica non ha gli effetti inibitori e devastanti sperati,non ci si fa scrupoli a ricorrere ai letti di contenzione.
    Sfidando la disapprovazione del primario e dei dirigenti medici,compromettendo il possibile,futuro inserimento in graduatoria per l’entrata in ruolo,rendendomi inviso agli occhi di infermieri e operatori vari,apro queste porte e da solo,con un gruppo di cinque-sei esistenze lacerate e affannate ci facciamo lunghe passeggiate,a pieni polmoni ci lasciamo invadere dall’odore intenso dei pini,sostiamo stremati e silenti ai piedi di un muro diruto,ci offriamo parole di comprensione e di rispetto.

  3. 13
    ventolibero -

    Sono solo in tutto questo,forse è la sfrontatezza dei miei 28 anni,forse è la speranza ferrea che ancora qualcosa può smuovere un’acqua troppo placida e melmosa,forse solo il desiderio di non soccombere sotto i fendenti della pochezza e della miserabilità che ci assale da ogni angolo e penetra in ogni più remoto anfratto…se noi glielo lasciamo fare!
    Con molti ci divento amico,ci incontriamo fuori,andiamo a pescare insieme,ci cerchiamo nelle ragioni delle nostre angosce e delle nostre speranze.
    La casa di mio nonno,fino a suoi ultimi anni,è stata rifugio per i senzatetto,per i tossicodipendenti,per gli sbandati di ogni genere. Quelle porte continuano ad essere aperte,quelle vite di contrasto e di ostinazione,quelle vite che non si adeguano e non accettato,quelle vite che fuggono nella notte sono quelle a cui più volentieri mi accompagno.
    Avvinti in questo vortice è facile perdere se stessi nella furia dei dubbi e delle incertezze,nel timore di non farcela e nel terrore di ritrovarsi solo e impedito. Ma perdersi in se stessi come tu dici,cosa significa? Non significa nulla!
    Conobbi una ragazza nel primo anno di Università a Bologna,da allora sempre uniti,sempre insieme,sempre compagni,ma io non rinunciavo a ciò che più mi animava e mi entusiasmava e mi sgomentava e lei non ha ritenuto di poter sostenere questo “affanno per l’affanno” e con eloquio dolce e innamorato me lo ha detto.
    Sei anni spazzati via in un attimo! Fine della danza,discesa del sipario!
    Tu credi che mi sia risparmiato,che mi abbia imposto dei limiti,che non abbia vissuto l’amore solo perché ho mantenuto i miei fili integri? Cosa ne sai tu,tu che giudichi con facilità e leggerezza,di quelle lacrime che furiose si sono agitate furibonde nel profondo e si sono fatte compagne del mio sconforto?Solo che a queste lacrime non ho consentito di schiacciarmi e di costringermi nella solitudine egoistica del mio dolore.E tu ore vieni a giudicarmi,vieni a mettere in dubbio l’autenticità dei miei sentimenti,vieni a darmi lezioni di emotività?
    Io questo sono,questo ho fatto e questo faccio,con i tanti dubbi,le tante confusioni,le molte incertezze,le domande,i tormenti,la ricerca e la incrollabile speranza e i saldi fili che nulla farà recidere.Io mi espongo,ci metto la faccia e rischio.
    Chi sei tu?Cosa fai,di AUTENTICO,per chi ti passa accanto?Quali sono i tuoi tormenti?Qual’è il tuo impegno?
    CONOSCERE SERVE PER CAPIRE,CAPIRE PER DECIDERE,DECIDERE PER CRESCERE!

  4. 14
    ventolibero -

    Forse,dico forse,qualche giudizio dopo lo potremo anche emettere,io per il momento non sono i tale condizione.

    Tu invece?Credi di potermi ancora giudicare?Credi di poter ancora dire che sono lontano da me stesso?

  5. 15
    Mo -

    Perdonami, ma mai ho tentato un giudizio. Ho cercato di andar piano, attenta e nel tentativo di tastare il terreno è evidente che i passi non possano esser decisi. Non accusarmi, ti prego, di averti giudicato, rileggendo noterai i miei continui forse e il tatto con il quale ho cercato di approcciarmi. Non credo di volerti o poterti rispondere ancora se le condizioni sono queste. Mi spiace, ma credo tu sappia che in una singola chiaccherata non può emergere tutto e che sono sempre necessarie più riprese per giungere a conclusioni. I miei erano e sono sempre con tutti, umili consigli. Posso sbagliarmi e contraddirmi, perchè no? Un giorno posso amare il verde dell’albero fuori dalla mia finestra ed il giorno dopo odiarlo profondamente. Senza bisogno di un motivo o di spiegazioni.
    Non sono io quella che ha scritto per prima in un sito libero espondendo me stessa cercando, perchè questo è l’intento, parole, pareri e idee altrui. Potrei dirti di me ma non è questa la sede adatta, e al momento, sinceramente, mi sento ferita dalle tue parole. Era solo un interessamento e mi dispiace che anche tu come me abbia travisato.

  6. 16
    tiffany -

    @Ventolibero
    Ho letto bene la risposta di MO,non penso ti stesse giudicando,rileggila se puoi.Concordo con la sua frase”ti stai perdendo in te”(e non è una fortuna per tutti,questa)
    Credo che in ognuno di noi ci siano due cose che ci facciano parlare e agire:la personalità e l’anima.
    Poche persone(ribadisco)parlano attraverso l’anima come fai tu.Poche altre si espongono come te,altre poche si pongono domande,tutto il resto DORME..La maggior parte di noi conduce una vita da zombie,lascaindosi trasportare dalla follia della mente collettiva.
    Si può dire che siamo TUTTI pazzi,shiavi di un sistema che non si commuove davanti all’immagine” della casa del nonno “che ospita i più deboli,ma si indigna di fronte alle notizie del telegiornale,quelle stesse persone che credono di fare qualcosa per il prossimo solo andando in chiesa e pregando parole che non sentono.(ma anche questo non è giudicabile)
    Io credo in te perchè TU sei me,non voglio filosofare,ma in questo momento di dispiacere nella mia vita preferisco leggere di anime confuse come te che cercano una strada al di fuori dell’ego che fa parlare il mondo materiale,sono convinta che le tue risposte arriveranno presto e tu non sarai altro che una splendida farfalla.
    Non tutti sono disposti ad essere bozzoli,(quindi disposti a morire per far nascere una nuova vita).
    in genere si finge di essere già farfalle,di avere una coscenza/conoscenza,ma,quel finto perbenismo che fa parlare la massa ,ormai è demodè.
    Preferisco quelli che cercano uno scopo nella vita,quelli che attraversano il dolore,che lo vivono.
    le ingiustizie accadono non perchè c’è qualcuno che punisce ma perchè attraverso queste si può cominciare a guardare con il cuore.
    E solo così possono esserci persone speciali come te.
    Fidati di te stesso e non mollare mai,il tuo è un percorso molto difficile,ma è quello che da più frutti.
    Ricordati sempre che solo attraverso il buio si conosce la luce,e credo che tu stai cercando proprio questo.
    Ah..dimenticavo!..sai scrivere molto bene,hai una storia alle spalle molto interessante,perchè non scrivi un libro?Io lo comprerei subito!!

  7. 17
    ventolibero -

    Cara Tiffany,
    ti sono grato per le parole di affetto e di stima che hai avuto,parole di comprensione e di vicinanza.
    Sono uno psichiatra e,seppure confuso,inquieto e tormentato parlare coi moti dell’animo non mi dovrebbe riuscire difficile. Lavoro con l’anima,le sue ferite,le lacerazioni sue proprie,la disperazione che lenta sale e la imprigiona e incatena.
    Schiller dice: “nel tuo cuore sono le stelle della tua oscurità” e questo per dire che noi tutti siamo accomunati dalla stessa indomabile ricerca della nostra luce,tutti noi siamo uniti dal desiderio che la “stella più immota della notte si pieghi alla forza della nostra nostalgia” come auspicava Goethe e allora capisci che la nostra salvezza è solo nel nostro cuore,dove ancora sono custoditi quei residui di orgoglio e di speranza che ci esortano a impegnarci e a credere che non tutto è destinato a svanire nel vortice del buco nero della pochezza e miserabilità indicibile di questi tempi di precarietà emozionale.
    Lasciami dire però che,senza fare modestia falsa e bugiarda,non mi ritengo,perché non lo sono,un essere speciale e tantomeno una mosca bianca,sono solo un giovane ventottenne che ancora osa credere e sperare in questo tempo di disillusione e basse “vogliuzze” per scomodare Nietzsche. Con i miei tanti limiti,con quel poco che sono e che posso cerco di non soccombere conservando uno sguardo fiero e orgoglioso che mi dia la capacità di avere occhi più acuti per poter cogliere il dolore di quanti mi sono accanto e perché non transiti inerte davanti al loro malessere con volto indifferente,con cuore chiuso,con passo affrettato.
    Ti dico che se fossi diverso da come sono di certo non farei lo psichiatra ma magari il chirurgo o il dentista ma,aggiungo anche,che gli psichiatri che ho conosciuto durante gli anni di studio come quelli con cui oggi lavoro sono più distaccati,freddi e razionali di un chirurgo in sala operatoria nell’attimo cruciale di una laparotomia e questo,per uno psichiatra è demotivante per se stesso e oltremodo disastroso per coloro che gli sono “affidati”.
    Sai qual’ è la fama che abbiamo?Ti riferisco le parole che mi furono dette da un maturo signore che ebbi modo di seguire in reparto: “mi apparite come dei macellai del cervello,come degli stupratori dell’anima,come degli esaltati presuntuosi,fanatici e disumani”.Ecco,cara Tiffany,faccio fatica a dissentire da queste affermazioni che riassumono tutta la storia della psichiatria,che qualcuno ha definito “industria di morte”.

  8. 18
    ventolibero -

    A questo punto tu forse sarai tentata di chiedermi: e per quale arcana ragione ti sei specializzato in psichiatria? E’ una risposta che non posso tentare di esprimere qui ora ma,magari,possiamo riprendere l’argomento in seguito.
    Quanto al libro,provo un po’ di vergogna per aver scritto,ed essermi dilungato oltre il dovuto,di miei fatti personali e mai di questi parlerei in un libro per il solo gusto di raccontarmi e autocompiacermi,tuttavia ti sono grato per l’apprezzamento.
    Mo,voglia tu accettare le mie sincere scuse se ho urtato la tua sensibilità,se ti ho ferita e causato malessere. Con questi moti dell’animo ci lavoro e conosco il peso di malinconia che assumono quando abbiano a nascere da equivoci come è stato il nostro.

  9. 19
    Tiffany -

    Vento libero
    Mai e poi mai ti chiederei il perchè della tua specializzazione,ma una cosa si…continua ad essere quello che sei,frase fatta e banale,ma ti chiederei comunque solo questo..
    Il mondo cambierà e c’è bisogno di giovani come te, pronti a comprendere ben altro in un paziente.
    Ho conosciuto medici che erano solo terroristi,sono stata mesi con una spada conficcata in testa,con la paura di una malattia mortale.
    Ho visto morire mia madre a quattordici anni per una diagnosi spagliata,e poi dieci anni dopo mio padre,trascurato in un ospedale.
    A 16 anni,diventata un pò ribelle,mi hanno portata da uno psichiatra,il quale con una facilità disumana mi prescrisse degli anti-depressivi(????!!!!)li ho buttati nel secchio dopo due minuti.
    Ero solo un’adolescente,con un lutto alle spalle,con un padre alcolista,sola e abbandonata a me stessa,in mano ad un “professorone”che, se non fosse stato per la mia indole ribelle,mi avrebbe rovinato la vita.
    Per questo sono e sarò con te,continua a combattere,tu stai ponendo le basi per quella che spero sarà una sanità diversa.
    A presto
    Tiffany

  10. 20
    daniela -

    Ciao Alessandro, non leggo più tuoi commenti qua sopra, e mi dispiace.
    Ti seguivo con attenzione, e ricordo quanto ti è capitato, mi dispiace tremendamente. Come stai ora? come va? Fatti sentire se ne hai voglia.
    Ciao,
    Daniela

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