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Nullità

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Lettera pubblicata il 21 Ottobre 2015. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 30 commenti

Pagine: 1 2 3

  1. 11
    xleby -

    Non passerà se non trova la sua via…
    io ero spiaccicato uguale a lui… eppure sono cambiato.

    Dovrebbe piacerti questo filosofo.

    http://freemaninrealworld.altervista.org/philipp-mainlander-il-suicidio-come-redenzione-dallesistenza/

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/13/philipp-amo-la-morte-dove-risplende-la.html

  2. 12
    WoodenPillow -

    Innanzitutto, ringrazio sentitamente tutti quelli che hanno risposto a questo mio piccolo pensiero anche solo per aver perso il tempo di leggere quanto ho scritto.

    Cristiane, non sono affatto arrabbiato, anzi, il mio stato d’animo rasenta più un misto di rassegnazione e tristezza, un po’ quello che si prova a stare in una galleria senza via d’uscita, hai presente?
    Cammini, cammini, ma alla fine sempre bloccato in un buco rimani. L’ho resa molto semplicemente – visto il limite di caratteri – ma, banalizzando, è così che mi sento.

    Golem, di certezze ne ho, non se abbia la forza o la voglia di seguirle. Per come mi si prospetta ora il mondo, potrei dare retta alla mia passione oppure darmi a un qualunque lavoro, alla fine cambierebbe ben poco – morirò comunque. In più, e so che detto da un 18enne ha poco senso, di avere figli non ho molta voglia, non mi ci vedo a fare il padre, non so se ne sarei capace con l’indole che mi ritrovo.

    Almost-Imperfect, è un ragionamento logico, ma che non chiude il cerchio. Posso anche rallegrarmi di non aver fatto grossi danni – che poi, ripensandoci, di casini ne ho combinati, e pure tanti – ma manca comunque qualcosa che mi faccia dire: “Oh, fare quel determinato macello mi ha dato qualcosa, alla fine.”

    Non so, mi sento stretto in una morsa di generico qualunquismo, ma non saprei neppure dire se, trovandomi in un’altra posizione, la situazione cambierebbe. Ad ogni modo, è sempre bello vedere un dibattito nascere da una propria opinione, quindi credo che pubblicherò qualcos’altro, più avanti.

    Ancora un grazie a quelli che, detto alla romana, me se filano.

  3. 13
    Mocchiri -

    https://www.ted.com/talks/jill_bolte_taylor_s_powerful_stroke_of_insight?language=ja

  4. 14
    Cristiane -

    Io ti capisco poiché anch’io a volte cado dentro questi momenti….

  5. 15
    rossana -

    WoodenPillow,
    secondo me, quasi tutti sono mediocri nell’insieme e banali nell’aspetto, con vite in media dozzinali. è questo tipo di società, volta al successo prevalentemente economico, che pone la maggioranza a livello infimo di nullità se non “emerge”, mentre invece la vita di ognuno dovrebbe essere importante soprattutto per se stessa.

    il bisogno di circondarsi di persone più grandi e di restar solo con i tuoi pensieri è l’attitudine di un temperamento riflessivo e incline alla malinconia, come il mio. pur avendo al primo piano un appartamento abbastanza grande, mi sono ritirata a piano terra in una stanzetta con servizi e angolo cottura, dove mi trovo perfettamente a mio agio.

    anch’io non provo particolare dolore quando qualcuno muore: mi fa molto più soffrire vederlo penare, per qualsiasi ragione questo avvenga, e l’esistenza non lesina quasi a nessuno motivi per patire. d’altronde, quanti di noi lasciano memoria dopo la terza generazione?

    la voglia di andare avanti si può riporre solo in piccoli traguardi, interiori o esteriori, che possano dare un senso di appagamento. meglio evitare il più possibile di pensare troppo, che potrebbe distogliere dall’apprezzare alcuni aspetti della quotidianità, concessi a tutti, i soli sicuri.

    scaraventati qui dal caso, non si può che fronteggiare al meglio il futuro che ci è dato. se non si nasce nell’ambiente giusto e non si hanno i numeri giusti per raggiungere il famigerato successo, in qualsiasi contesto, non per questo non ci si deve impegnare per ottenere il meglio per sé. soddisfare e bastare a se stessi, a mio avviso, è già un modo più che apprezzabile per vivere la propria vita.

    all’età di vent’anni ho assistito, giorno per giorno, alla tristissima fine solitaria di un uomo che aveva fatto per decenni il bello e il cattivo tempo per migliaia di famiglie. figlio naturale di una importante genia di industriali, in tempo di guerra si spostava in elicottero, per evitare i posti di blocco. tanto denaro, tanto potere e tante donne. una casa principesca nel luogo più prestigioso della città, immersa nel vuoto di un matrimonio, privo di figli, con una donna che non aveva niente in comune né con la sua intelligenza né con la sua signorilità. di lui restano soltanto la cancellata di una delle più suggestive chiese cittadine, connotata da una minuscola targhetta con nome e cognome…

    aver vissuto per più di due anni in stretto contatto con lui e il suo mondo dorato è stata la mia miglior tacita vaccinazione.

  6. 16
    Alfredo e Violetta -

    Ti consiglio vivamente di provare a leggere ‘i fratelli Karamazov,di Dostoewskij,hai un intelligenza straordinaria..tipica del pragmatismo,leggi il libro se giá non l”hai letto.

  7. 17
    Golem -

    Woden, tu ancora non hai capito che la vita NON HA NESSUN senso trascendentale, e l’intelligenza che è apparsa durante l’evoluzione nella nostra specie, se ci ha fatto conquistare il primato su questo pianeta è quella che ti sta creando questa angoscia sul senso delle cose.
    Non ne hanno, o meglio ne hanno in quello che SONO. La vita è questa mattina in cui ti sei svegliato e puoi scegliere di viverla o di tormentarti coi tuo pensieri che NON troveranno mai una risposta, perché questa non c’è.
    É inutile illudersi, come fanno alcuni che “dopo” ci aspetta un mondo migliore, perché questa è solo una tenue speranza che gradiró constatare eventualmente, ma la speranza è già un mezzo fallimento. Ed é inutile pensare che dobbiamo morire, perché succederà.
    Avevo due nonni che con le loro dicharszioni rappresentavano perfettsments i due limiti della vidione dell’esistenza. Lei si chiedeva “perche nasciamo se dobbiamo morire?”, mentre lui in ammalato e in procinto di andarsene al figlio che lo consolava rimproverando gli di non essersi curato come avrebbe voluto rispose “figlio, ho vissuto bene e ho fatto quello che dovevo e volevo per quello che il destino mi ha dato: sono sazio”. Sazio. Bellissimo no? Significa che ha vissuto utilizzando e godendo di quello che aveva. Io questa frase io c’è l’ho stampata nella mente, e mi accompagna quotidianamente.
    Woody, si può cambiare solo l’intervallo tra l ‘inizio e la fine il resto è immutabile, quindi devi fare tu la tua vita, e il fatto che tu abbia già delle sicurezze è MOLTO, per esempio rispetto a quello che avevo io alla tua età , eppure dai vent’anni in poi non ho fatto altro che affrontare la vita con quello che avevo. Come ha fatto Robinson Crusoe, trovandomi praticamente solo sull’isola deserta ma riuscendo a dare senso a quella condizione e ad essere artefice di “quella” vita nel migliore dei modi.
    Tutti ci poniamo certe domande, ma la vita è quella che succede mentre tu fai quelle riflessioni.
    Oggi fatti un giro a vedè li Musei Vaticani o Villa Borghese, e vedrai quanta meraviglia c’è in questa vita anche, anzi SOPRATTUTTO nella realtà, che non nei sogni, che sono e resteranno tali. Vacci, e magari incontri pure l’amore della vita, hai visto mai? Osa
    Memento Audere Semper (e senza connotazioni politiche)

    P.S. Ma poi, che ti importa della memoria che resterà di noi quando saremo morti. A me non interessa adesso di quello che pensano gli altri di me, figuriamoci dopo, e sono molto più vicino di te a quel momento.

  8. 18
    maria grazia -

    Wooden, mi associo al commento di Golem e mi permetto anch’ io di darti qualche “dritta”..

    – il paradiso NON esiste. quindi se decidi di essere buono e altruista devi farlo per te stesso, e non per un futuro quanto ipotetico riconoscimento. sappi comunque che sei sarai “cattivello” vivrai molto meglio.

    – il senso della vita è che SIAMO NOI a doverle dare un senso, creandoci uno scopo PRATICO, STIMOLANTE E CONCRETAMENTE REALIZZABILE.

    – non far mai dipendere la tua felicità da qualcun altro! è l’ errore più grande che si possa fare.

    – meglio fare rabbia che fare pena. e se sono in tanti a criticarti e attaccarti, significa che sei sulla strada giusta.

    – gli amici sono come i cioccolatini: meglio POCHI E BUONI!

    – guardati dalle persone apparentemente molto perbene: sono le peggiori in assoluto!

    – non esiste l’ amore incondizionato, a parte quello di un genitore per un figlio.

    – chi ti fa pressioni per farti fare una cosa che non ti va, o per farti rinunciare a una cosa che ti va, non è una persona di cui potersi fidare.

    – sii “egoista” quanto basta e altruista solo in pochissimi casi. e ti troverai sempre bene.

    – La sopravvivenza è fatta di mille compromessi, e chi lo nega è o un privilegiato o un emerito illuso. sta A TE decidere quali compromessi puoi accettare, e quali no.

    – non permettere mai a nessuno di giudicarti e di dire CHI SEI, perchè lo puoi sapere solo tu!

    ciao.

  9. 19
    rossana -

    Wooden Pillow,
    se hai tempo e ti va di farlo, dai un’occhiata qui: http://www.riflessioni.it/senso-della-vita/index.htm

    a suo tempo questo sito mi è stato d’aiuto, e a tratta ancora lo è…

  10. 20
    fenix -

    Tanto mi sento vicina alla tua condizione e alle tue parole che non ho voglia più neanche di scrivere, neanche di provare a superare. Non so cosa mi manca, di sicuro niente rispetto a quello che prima potevo solo desidere. Prima ero nello stesso stato in cui mi ritrovo ora. Apatia. Pensieri che invadono il vuoto. Spleen. Non mi mancava l’ essere bella, fi.., magra, bona, cercata da tutti, con tanti pretendenti, no. Mi mancava l’ amare. Ho passato due anni meravigliosi e colmi di emozioni, positive e negative s’ intende. Ho superato quel momento grazie all’ amore e ora che non c’ è più e mi rimane invece tutto ciò che una persona qualunque, anche io stessa, desideravo. Mi sa che funziono ad amore. Ma che senso ha scrivere tutto questo? Forse per dirti che una speranza c’ è, almeno una, forse effimera.

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