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Legata a un ricordo

Trovi il testo della lettera a pagina 1.

Sono passati quattro anni, e non so quanti ancora ne debbano passare per mandare via questa malinconia. Un anno di storia a distanza, doppio lavoro part time per mantenere i viaggi, e gli alberghi, per rubare ogni istante, ogni bacio, assaporare ogni secondo della nostra storia senza perdere niente per strada. Progetti e sogni condivisi. Almeno sembrava.
Sebbene io abbia rianalizzato la storia almeno un miliardo di volte, ormai capendo alla perfezione che, al 90% non era altro che una mia illusione…io,questo ragazzo, anzi dovrei dire credo, quest’uomo ora, non riesco a cancellarlo dalla mia memoria. Non so cosa avesse di così straordinario, la mia parte razionale mi dice che non aveva nulla, figuriamoci che a momenti io “lo mantenevo”…. privo di qualunque spirito vitale quando lo conobbi, ebbe su di me un effetto devastante. Uscito dal suo bozzolo di depressione, sputò contro di me l’ira che, forse da tempo, teneva dentro, distruggendomi. Per un anno son stata vicino a lui per farlo schiudere, conoscendolo sull’orlo di un forse suicidio, assente di qualunque speranza. Mi chiedo ancora oggi quale male io abbia fatto per meritarmi tanta violenza(psicologica) da parte sua. Ma più di questo, che forse ho smesso di domandarmi da tempo, io mi domando come sia possibile, nonostante la mia razionalizzazione mi porti a capire che nulla di buono c’era in lui, che io continui a sentirne la mancanza. O meglio, che io continui a sentire la mancanza delle emozioni che provavo per lui e che mi sembra di non poter più provare. Sono ora innamorata, convivo, darei la vita per il mio uomo eppure… sento che manca qualcosa. Sento che non riuscirei a rifare tutto di nuovo, come feci all’epoca. Sento che ora, se si ripresentasse la stessa situazione, io non lotterei come prima. Forse la ferita non si rimarginerà mai, e forse ho smesso di credere che la lotta serva a qualcosa in amore. Forse ho smesso di credere in ciò che va oltre le certezze. Forse ho smesso di credere al cedersi completamente dimenticandosi di se’ per un’altra persona. Forse….forse…forse…gli psicologi lo chiamano un progresso, ho imparato ad amare me stessa prima di un altro essere vivente…io…io lo chiamo svuotamento…era la parte di me che più mi faceva soffrire….ma era anche quella parte che era veramente mia, quell’essere in grado di fracassarmi, violentarmi, farmi del male pur di lottare per qualcosa in cui credevo….lottare per l’amore… l’amore incondizionato…
Ecco io, io non so se sarò mai in grado di amare incondizionatamente qualcuno di nuovo, e so che razionalmente questo è un bene ma io….io mi sento tanto vuota ora….

Lettera pubblicata il 10 Dicembre 2012. L'autore ha condiviso 17 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 12 commenti

Pagine: 1 2

  1. 11
    dolcevita -

    E comunque, anche qua da esterna, ci vedo fragilità e un po’ di disperazione dietro a quel comportamento.

    Dici che aveva un problema che non gli permetteva di vivere bene, addirittura gli faceva pensare di farla finita. Purtroppo temo di capire tutti i pensieri. Perché mi è capitato in prima persona. Ed anche io ho reagito talvolta con aggressività, perché semplicemente non potevo credere che davvero qualcuno potesse volermi bene nonostante quel difetto (presunto eh).
    E quindi si pensano tante robe assurde, tipo”sta con me per un altro motivo”, “mi sta prendendo in giro”, “non capisco come possa trovarmi attraente nonostante questo”.
    E se l’altro insiste nel contrastare la tua tesi, si diventa aggressivi o si sclera. E lo si mette a dura prova, si entra in un circuito perverso nel quale il disegno è: farlo capitolare.
    Nel caso succedesse, per poi dire “hai visto? Mi hai lasciato per questo! Lo sapevo che stavi con me chissà per quale motivo!”.
    Più che altro per dimostrare a se stessi che si vale proprio poco. La strumentalizzazione di cui parli, da parte sua, io la interpreto così.
    Nel caso del tuo ex, c’è anche qualcos’altro che però non riesco a cogliere. Come se avesse voluto distruggerti per sentirsi più forte, come dire “ecco, ora posso farcela anche senza di te”, come se l’aiuto l’avesse fatto sentire inferiore, e per “riscattarsi” avesse bisogno di questo modo per dire “si, mi hai aiutato, ma ora che mi sono rimesso in piedi posso farcela anche senza di te, e te lo dimostro col fatto che posso svalutarti e calpestarti”. C’è tanta fragilità e disperazione dietro, ti chiedo di tener conto di questo quando ripensi al male gratuito ricevuto.
    E, se riesci, di dimenticare quelle frasi orribili che ti sono state rivolte, anche in virtù del bene incondizionato che ancora gli vuoi. In fondo se la stava prendendo con se stesso, penso!

    Credo che da lui non riceverai spiegazioni, né risposte. Forse non sa neppure che dire, oppure s’è lasciato incattivire dalla disperazione, e non gl’importa più di nessuno.
    Però non è giustificabile la prevaricazione e la violenza che ti ha usato. Questa è necessario non dimenticarla, ma lo sai anche te, non c’è bisogno che lo ripeto :)))

    Quando ci sei dentro è difficilissimo rendersi conto, per questo quando si sta in queste situazioni è meglio mettersi nelle mani di un professionista competente, soprattutto per non danneggiare gli altri, tantomeno se stessi.

  2. 12
    dreamer -

    Pian piano l’ossessione se ne sta andando via, anche se so che potrebbe tornare. Quest’ossessione di risposte che non ho. Oggi ne ho parlato con la mia psicologa (ho cominciato la terapia per altri motivi e ora è la mia ancora quando sento di crollare). Lei mi ha dato una risposta per così dire…clinica. Conosceva tutta la storia. L’ha vissuta nei dettagli, dall’esordio al termine. All’epoca andavo da lei una volta a settimana quindi, era sempre aggiornata. “Era un caso clinico, lui. Ma tu avevi deciso comunque di prendertene cura. E tu eri la sua salvezza ma il suo terrore. Tu lo facevi stare bene ma allo stesso tempo gli mettevi di fronte tutti i suoi mostri perché per poter stare con te lui doveva uscire di casa, partire, muoversi, affrontare i suoi fantasmi. Ci sono persone che quando perdono l’equilibrio e non sanno dove aggrapparsi, attaccano. Era semplicemente una persona malata. Eri il suo unico appiglio ma allo stesso tempo una minaccia. Non poteva averti,e quindi ti ha demolito. Tu hai cercato con l’amore di guarire ferite troppo grandi.”
    Non so se mi abbia detto ciò per permettermi di rivalutare me stessa. Ma la sua convinzione è che dietro alla sua indifferenza si nasconda in realtà odio dettato dalla sua condizione psichica. Diciamo che questa sua spiegazione mi è andata a genio e sono uscita gongolante. E ho la speranza che un domani, molto molto lontano, lui guarirà, e allora, ricorderà con affetto quella str**a che cercò di aiutarlo, sbagliando probabilmente, con tutto il suo amore. E a me basterebbe questo. Sapere che un giorno potrà ricordarmi con affetto.

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