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La fine del matrimonio

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Lettera pubblicata il 13 Agosto 2013. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Famiglia - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 16 commenti

Pagine: 1 2

  1. 11
    rossana -

    Lord,
    difficile rispondere o anche soltanto commentare il suo post, così “denso” e sfaccettato. proprio per questo, però, per me molto interessante e stimolante.

    anche per rispetto a Clerima, non essendo possibile in un riscontro esaustivo limitarmi a poche battute, mi piacerebbe poter continuare il dialogo in privato, se le va di darmene l’opportunità.

    altrimenti, una risposta al nucleo principale da lei evidenziato potrebbe essere l’affermazione di riconoscermi più come un’idealista (che ha imparato nel tempo a scendere a patti con la realtà) che una vera e propria sognatrice, anche se, come la gran parte degli esseri umani, anch’io ho nutrito (e ancora nutro) la speranza di essere amata (nel senso di trovare in un compagno il completamento di cui tutti sentono il bisogno e una compagnia privilegiata per sconfiggere la solitudine).

    grazie per la sua attenzione.

  2. 12
    lord -

    x Rossana
    Accolgo volentieri la Sua richiesta purtroppo quando inserisco il mio indizzo mail la pagina mi da errore le lascio il mio numero di cellulare ove se lo desidera puo lasciarmi il suo indirizzo mail
    3406670097
    a presto

  3. 13
    Yago -

    Caro clerima,
    a me è successa la stessa cosa l’anno scorso. 38 anni, 14 anni di matrimonio e 7 di fidanzamento, due figli piccoli, un terzo figlio in programma con una gravidanza assistita. Un giorno la mia ex moglie mi fa dire da un’altra persona che ha capito di non avermi mai amato, che vuole essere libera, etc; in realtà c’era un altro. Inutili i tentativi con psicologi, terapeuti, etc. Dopo un mese che me l’aveva detto se ne è andata di casa lasciandomi con i bambini e una depressione reattiva molto forte causata dalla separazione. Da un giorno all’altro ho dovuto reinventarmi: cucinare, lavare, scuola dei bambini, etc. (io facevo due lavori e in casa faceva tutto lei…).
    Ora è passato un anno, ci siamo separati, i bambini sono seguiti da uno psicologo per il trauma della separazione e perchè la mia ex ha introdotto il nuovo compagno senza spiegazioni. Ho da poco finito la terapia per la depressione. E’ stata dura ma ora sto bene. Lei ha problemi perchè si è accorta che il nuovo compagno cerca solo i suoi soldi e il “resto”. Ora ha cominciato a incolparmi di tutto quello che è successo o forse cerca di riconciliarsi, non mi interessa. Non le voglio male, lei ha diritto di fare le sue scelte ma io ho il diritto di essere lasciato in pace e sono disposto a parlare con lei solo dei bambini. Non sono disposto a mettere in pericolo la serenità che ho raggiunto a fatica. Ho delle amiche ma non mi sento di impegnarmi per il momento. La fine di una relazione è come un lutto, ci vuole tempo per elaborarlo altrimenti vuol dire che non è stato amore.

    Alcune fasi/consigli attraverso cui passerai o sei passato anche tu.
    Sindrome “sostitutiva”: potresti cercare un sostituto a tua moglie per ricostruire una famiglia. Si tratta di una fase passeggera, bisogna fare attenzione perchè potresti incappare nella persona sbagliata e inoltre sarebbe una storia destinata a fallire. Una persona che mi è stata vicina e che ha passato la stessa cosa mi ha detto che prima di cominciare una nuova storia si deve stare bene da soli e ci vuole tempo.
    Trova un buon legale o una associazione che ti aiuti nella separazione.
    Ci sono associazioni che possono aiutarti, chiedi in parrocchia o guarda sul web.
    Se i pensieri autolesionistici diventano troppo frequenti rivolgiti a uno specialista, ci sono medicine e specialisti che possono aiutarti e farti guarire prima e più velocemente.
    Esci con gli amici, vai a fare qualche corso di ballo, di cucina, di quello che vuoi tu. Iscriviti al CAI, vai al canile pubblico a fare volontariato. Vai e fai anche se non ne hai voglia.

    Non sei da solo, siamo in tanti/e. Da quando mi è successo mi sono accorto che è un fenomeno comune. Se posso esserti d’aiuto scrivimi pure.

    Ti ripeto che passerà, l’unica medicina è il tempo. Fatti forza e NON VERGOGNARTI DI CHIEDERE AIUTO!

    Un abbraccio

  4. 14
    clerima -

    Ringrazio tutti voi per i vostri interventi, a quanto pare grazie alla mia lettera qualcuno sta conoscendosi meglio, e questo non può che farmi piacere.
    Un ringraziamento particolare va a Yago, non me ne vogliano gli altri ma è la storia che fin’ora vedo più simile alla mia, anche se almeno per il momento il “terzo” pare che non ci sia.
    Poi chissà, magari scoprirò anche questo, ma almeno potrò farmele una ragione e dirmi ok non posso fare più niente……. ma questa è un’altra cosa, e magari un giorno voglia e tempo permettendo ne parlerò……
    a costo di sembrar ripetitivo grazie, grazie mille a tutti voi, mi farebbe piacere avere il commento e l’opinione di qualche donna se è possibile……. io son qui che attendo.
    Buona serata a tutti a presto
    Clerima

  5. 15
    rossana -

    Clerima,
    concordo con Yago, di cui apprezzo la pacatezza, su quanto ha scritto ma in particolare su:
    – “La fine di una relazione è come un lutto, ci vuole tempo per elaborarlo altrimenti vuol dire che non è stato amore.”
    – “Da quando mi è successo mi sono accorto che è un fenomeno comune.”

    Sul secondo enunciato sto riflettendo da tempo. Per ora mi sembra di poter ipotizzare che in passato la famiglia si reggeva molto spesso sull’abnegazione della donna, sia per sua necessità economica che per il bene dei figli.

    Ora le leggi sono completamente a suo favore, pure parecchio sbilanciate riguardo ai maschi, ed esiste sovente anche per lei la possibilità di avere una carriera professionale o anche soltanto di essere economicamente autonoma.

    Quanto ai figli, quello che un tempo era l’eccezione, che poteva porli in una condizione di sofferenza, adesso è diventata la norma, limitando per essi il rischio di dover soffrire eccessivamente per la separazione dei genitori, che comunque, quando hanno un minimo di buon senso, restano tali, pur proseguendo ognuno per conto suo la quotidianità.

    A quanto sopra si aggiunge l’imperativo di questa nostra società, alquanto egoistico e prevaricatore in tutti i sensi, con il risultato che, se un tempo per la donna era normale giacere con un uomo anche quando non lo amava più, ora, nella migliore delle ipotesi, questo è diventato per lei un “sacrificio di sè” troppo grande, senza tener conto della continua ricerca di emozioni di persone immature o superficiali, che non mi sembra si adatti a madri di famiglia o a donne che hanno portato avanti unioni decennali.

    Purtroppo, una donna matura che dissolve un’unione abbastanza lunga dimostra di amare più se stessa che il proprio compagno e, se madre, i propri figli.

    Non ho idea di cosa può derivare in ambito dei rapporti di coppia da questo nuovo modo “al femminile” d’intendere l’unione ma mi sembra evidente che esso è sintomatico dell’evoluzione dei costumi derivante dall’emancipazione della donna.

    Posso soltanto auspicare che in futuro l’uomo condivida più di quanto già non faccia il peso della conduzione di una famiglia, che, se un tempo era l’unico sbocco per una donna, adesso appare in tutto il suo aspetto più negativo come ghettizzante nella sua aberrante ripetitività. Provare per credere!

    Infatti, per l’uomo, la routine familiare è nella maggior parte dei casi un porto sicuro, che non lascia facilmente…

    Per me l’amore resta amore, quando amore è, sia che duri lo spazio di un mattino che l’intera vita, fermo restando che nessun essere umano può mai colmare completamente i bisogni e le aspettative di un altro. Si cambia rapidamente nella nostra epoca, si può rendersi conto di non aver mai veramente amato così come si può approdare al momento in cui non si ama più. Niente dura per sempre, o meglio: in questo contesto esistono eccezioni, che sono comunque rarissime e che alimentano impropriamente il mito.

    Non resta che farsene una ragione e guardare avanti

  6. 16
    rossana -

    Clerima,
    scusa se sono rimasta sul generico: ogni unione ha una storia a sè e soltanto chi l’ha vissuta può analizzarla correttamente.

    Conoscere se stessi il più a fondo possibile è fondamentale per evitare d’incappare in sbagli madornali, soprattutto in amore, e aiuta anche a meglio comprendere il prossimo a cui s’intende affidare gran parte del proprio futuro.

    Temo che altro non si possa fare.

    Lord,
    grazie per il numero di cellulare.

    Mi farò viva al più presto, pur precisando fin d’ora che il nostro sarà soltanto un confronto ravvicinato fra persone affini, che, in tempi diversi, hanno provato lo stesso tipo di dolore, come purtroppo accade a molti altri…

    buon pomeriggio a lei e a tutti quelli che seguono questo thread!

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