Il suicidio
di
beppino
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Con i suoi genitori ho parlato tanto, ho cercato, come ho detto, di ripercorrerne la storia, e se anche ci fossero state delle avvisaglie di quel malessere estremo che poi ha purtroppo avito l’epilogo che ha avuto, per loro stessa ammissione non sono riusciti a coglierle, e questo è certamente il senso di quelle mie parole: ‘una vita felice, piena, intensa fino a 3 mesi, dico 3 mesi prima’, certamente azzardate se relazionate all’evento di li a poco verificatosi, ma cosa potevo fare io e altri colleghi se non concentrarci con tutta la partecipazione possibile su quanto ci veniva detto e riferito dai suoi familiari.
Non credo sia una sensazione che provino in molti quella di sentirsi dentro come una colpa quando accadono certi eventi, un tormento che non ti lascia tregua e pace, perchè non accetti cose come queste.
Ecco, tutto questo uno psichiatra lo vive, uno psichiatra che cerca, con tutta la forza e la consapevolezza delle sue imperfezioni e manchevolezza, di essere partecipe di un umano destino alla deriva.
Detto questo, non aggiungo altro, perché davvero mi sembra che ogni parola che dico non si faccia altro che usarla per attaccarmi, offendermi, accusarmi e quant0altro. vi ricordo, signori, che sono un essere umano anch’io, che sto male anch’io, che soffro anch’io, esattamente come voi tutti !
Signori buongiorno,el
Calma Alessandro, credo che tu abbia colto nelle mie parole un attacco che non c’era.
Tra l’altro mancherebbe il motivo dell’attacco. Se una persona decide di farla finita non si può attribuire la colpa ad un medico che, tra l’altro, da quanto ho capito, non l’ha avuto in cura per molto tempo.
Ciò che intendevo è che, spesso, a volte per vergogna (“ho tanto ma mi sento infelice…..mi faccio schifo), al volte per il rifiuto di accettare sè stessi per ciò che si è veramente, a volte per non deludere le aspettative o le speranze della famiglia (se non, addirittura, spargere il panico se viene individuato come il risolutore di casa) ci si atteggia a ciò che non si è: sicuri, sereni, forti.
Poi, un giorno, basta un’inezia e senza essere malati di mente si comincia a scivolare fino a dare il botto.
E a questo punto mi domando: solo tre mesi? O tre mesi da quando il ragazzo stesso si è reso conto di vivere una farsa felice ed una realtà, forse, disastrosa fino ad arrivare ad una autodiagnnosi di irrimediabilità con tanto di condanna a morte?
Ci sono storie che non si possono ricostruire con i famigliari perchè loro stessi non le conoscono (non sempre il suicida è collaborativo) o, a volte, non le hanno volute conoscere. Perchè facevano troppo male.
Sono i “perchè?” del giorno dopo. Quelli destinati a rimanere senza risposta.
E, a volte, i perchè senza risposta sono tali anche per il suicida stesso. I silenzi a volte sono un semplice “non so cosa dire” perchè è la vita intera che ti si rovescia addosso. Senti il rumore della frana ma non sai ricostruire quando è cominciata e da dove arriverà. Perchè tu stesso, non solo la tua famiglia, o i tuoi amici, ti sei messo il paraocchi e sei andato avanti ad oltranza senza fermarti un minuto a domandarti se tutto stesse andando veramente bene.
Un paio di anni fa ho deciso di farla finita ma avendo combinato, in buona fede, un sacco di cazzate di natura economica ero perfettamente consapevole del rischio di lasciare in eredità ai miei una situazione disastrosa. Ho fatti 15 (quindici) testamenti. Stavo attaccata ad internet pronta ad analizzare qualsiasi sentenza della corte di cassazione che parlassse di fideiussioni. Volevo un testamento bunker perchè volevo sparire senza che nessuno mi ricordasse per le cazzate che avevo fatto.
Ho fatto le cazzate (in buona fede) perchè stavo male e stavo male perchè ero estremamente insicura, spaventata, fragile, preda dei sensi di colpa e convinta di essere totalm,ente inutile e che il disastro fosse alle porte.
Se dovessi parlare di quando ho cominciato a stare male non te lo saprei dire.
Non lo so.
So il giorno, l’ora, il minuto in cui ho sentito qualcosa rompersi dentro, fare crack per capire che non potevo fare altro che togliermi dai piedi.
Caro Alessandro. Grazie per la Tua importante testimonianza. Credo che la tua eventuale assenza faccia fare un balzo verso il basso a questo forum privandoci di una consulenza scientitica di importantanza e utilità per me indiscutibile. Credo di non essere solo nel mio pensiero.
Sono sopravvissuta perchè ha prevalso il senso di colpa nei confronti dei miei.
Sono viva perchè sono stata raccolta dalla fogna in cui ero caduta e, sto, lentamente ricostruendo tutti i tasselli. Sono lenta nel farlo perchè ho interrotto le secute con lo psicologo sia perchè eravamo arrivati ad un punto fermo sia perchè non navigo nell’oro.
Faccio un fai da te assistito da chi mi sa acchiappare al volo qundo minaccio di precipitare nei vecchi stati d’animo.
Non so quanto tempo durerà questa storia, quando finalmente individuerò il momento in cui la frana ha silenziosamente cominciato a scendere.
Ciò che so è che in casa mia, nel lavoro, tra i pochi amici che ho continui a sentir dire “dillo a Emma, lascia che se ne occupi Emma, lascia fare ad Emma che sa ciò che fa”. Così come si dice ed è stato detto che sono “cazzuta”, che sono forte, che se esco di testa è perchè sono stressata esclusivamente dal lavoro.
Perchè nessuno sa cosa c’è, per davvero, dietro alla Emma ribalda che risolve tutto. Non lo sa perchè non l’ho detto.
Non lo sa perchè, quando , sono stata o ignorata o riportata all’ordine con l’esibizione dell’elenco di persone che si troverebbero in difficoltà se io crollassi.
E ti giuro, Alessandro, che le peggiori balle le ho raccontate proprio allo psichiatra, nel 2009 e parte del 2010 e sai perchè? Perchè non volevo guarire, non volevo affrontare la situazione, non me ne fregava niente di arrivare al giorno dopo. Non me ne fregava un tubo di me. Non volevo lasciare nè rogne, nè brutti ricordi, questo si.
Volevo che mi prescrivesse qualcosa che mi regalasse lucidità mentre redigevo testamenti su testamenti e scandagliavo le sentenze della corte di cassazione. Non potevo permettermi né distrazioni né errori.
E sapessi con che maestria mi atteggiavo a paziente meticolosa e collaborativa pur di mettere le zampe sul bottino sotto forma di gocce e pasticche.
Dopo, quando ho modificato visione della vita e desideri, quegli stessi farmaci, assunti con un animo diverso, mi hanno aiutata a stare in piedi, per un periodo.
Non mi hanno guarita. Nel mio caso non c’è stato un “miracolo farmacologico”, lo ammetto. In altri casi, invece, c’è stato.
E’ tutto soggettivo.
Ho visto il farmaco, sempre lo stesso, prima come un qualcosa che mi tenesse sveglia prima del riposo eterno e, dopo, come un bastone a cui appoggiarmi in attesa di stare in piedi da sola. Cosa che è accaduta. Almeno….così mi pare. Ora non prendo più nulla. Non ne sento il bisogno. Continuare sarebbe stato pericoloso perché avrei rischiato di cadere in una dipendenza (già fumo…….).
Un farmaco non risolve una cippa se chi lo assume non vuole risolvere una cippa. Tutto parte da noi. E lì che occorre “lavorare” ma il lavoro più grande lo deve fare il diretto interessato. Altrimenti il povero cristo che se lo trova davanti, che sia un medico, che sia un familiare, che sia un amico, al di là delle belle e buone intenzioni …….si trova in un vicolo cieco.
Opinioni personali, dette senza polemica. Solo per “parlare un po’”.
Ps. Credimi….conosco Marquito e non è affatto luciferino 🙂 Tantomeno malvagio…..
Un saluto a tutti.
Come fate voi a combattere la solitudine?
Piegiorgio che domanda ??? ….Io per quanto mi sforzi non ce la faccio a cambatterla !!! Mi sento sempre e dovunque sola ,spesso piango di questa solitudine che mi ammazza, ma vado avanti giorno per giorno e spero sempre che passi!!mah mah mah
@ Piergiorgio: io x combatterla sto sola.. sembra un paradosso, ma mi sento peggio in mezzo alla gente.. ora più del solito.
ma come è possibile sentirsi così fuori posto?
(… non è educato rispondere ad una domanda con una domanda.. scusa..)
Ciao Marina, questa notte penso un po’ a te come ad un’amica che soffre di solitudine come me; mi sento già un po’ meno solo. Ciao
Cara Ele spero tanto che col tempo i tuoi problemi emotivi si affievoliscano. Nel frattempo rimaniamo in contatto con questo forum, il confrontarci senza maschere un po’ ci aiuta entrambi. Ciao