Salta i links e vai al contenuto

Il suicidio

di beppino
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
L'autore, beppino, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.

14.941 commenti

Pagine: 1 989 990 991 992 993 1.495

  • 9901
    Marquito -

    Quando comunicai a questa signora la mia intenzione di rivolgermi a un esperto di neuroscienze, quella rispose, con un tono di voce scandalizzato ed indignato: “Ma quello ti cura con i farmaci !” E pronunciò la parola “farmaci” come si potrebbe pronunciare la parola “merda” … Se consideri che quei farmaci mi hanno salvato la vita, e mi hanno completamente guarito dalla depressione, comprenderai sicuramente perché io sia allergico ad ogni forma di dogmatismo. Ti ripeto che lo stesso identico ragionamento lo potrei fare anche a parti invertite, perché conosco gente che è stata rovinata da un abuso di psicofarmaci, mentre poteva tranquillamente essere curata con delle dosi più modeste.
    Quello che io, personalmente, non posso accettare, è il fatto che si utilizzi lo steso metro di giudizio per valutare tanti casi fra loro diversissimi. L’ho detto già tante volte ma lo ripeterò fino alla noia: c’è chi ha bisogno della psicoterapia, c’è chi ha bisogno degli psicofarmaci e ci sono tante persone che hanno bisogno di entrambi. Quando un paziente si trova in pericolo di vita, e le sue sofferenze sono diventate intollerabili, ritengo che sia assolutamente doveroso intervenire sui sintomi, anche a costo di bombardarlo di psicofarmaci. Se il paziente se ne va al creatore non ci sarà più terapia che lo possa salvare. Se il paziente ritrova un minimo di serenità, e grazie all’innalzamento del livello di serotonina riesce a superare quella crisi devastante allora, forse, sarà possibile intervenire anche sulle cause … sempre dando per scontato che la carenza di serotonina non sia essa stessa la causa, cosa che tu neghi nel modo nel modo più assoluto, ma di cui molti “materialisti” e “genetisti” potrebbero anche dubitare.
    Credo di avere espresso la mia opinione in modo pacifico e tutt’altro che polemico.

  • 9902
    gio -

    alessandro non sei stato tu a dirlo direttamente, ma sia te che buck avete aggredito il mio pensiero con le vostre “teorie” che tra le altre cose anche io condivido in parte ovvero che in nome di dio sono stati fatti abusi..Se io credo è per esperienza personale.. nn vado in chiesa e nn appartengo a nessuna setta o gruppo religioso, mi sento solo libero di credere e poter esprimere il mio pensiero. Tolta questa piccola parentesi che spero abbia fatto chiarezza e non sollevi altre polemiche inutili, siamo qui per portare la nostra esperienza personale per il bene di qualcun’altro e sia un medico che una persona che ci è passata di persona come marquito possono farlo, deve essere poi l’interessato a cogliere quello che reputa piu’ giusto in quel momento.

  • 9903
    giorgioantino -

    Sono d’accordo con Rossela Lopez
    Si è vero sono proprio d’accordo. Non si può essere talmente soli da pensare che la propria fine non lascerà nessun segno. In questo periodo di festività che si avvicina si è più depressi del solito (almeno io parlo per me). Chi vive da solo, e come me vive male questa solitudine, quando si avvicinanon le feste sa che deve, può reincontrarsi con i propri cari che rimangono ancora in vita. Questo pensiero lungi dal portarmi sollievo mi fa stare peggio. Anche io come Alessandro ho un passato che mi tormenta, un presente difficile, nessun futuro: momenti belli trascorsi con la fidanzata che non potranno mai più ritornare perchè lei si è già fatta una famiglia e ha un bimbo e io che ero il “suo bimbo” non lo potrò mai più essere. Ci sto tanto male che penso di impazzire. Frequento una psicologa e una psichiatra, ma non è facile per niente lo stesso. CHiedo aiuto a mia sorella che alla fine si stanca di sentirsi dire sempre le stesse cose e mi dice di godermi la vita, la libertà. Ma non ci riesco. A questo si aggiung una storia andata male se volete vi spiego come e perchè…

  • 9904
    alessandro -

    Sulla serotonina avevo fatto un discorso molto chiaro, fatto di dati e riferimenti scientifici non di personali opinioni. Gli organicisti non hanno argomenti per confutare questo discorso al momento. E se permetti, se tu queste cose le segui per curiosità o passione, io sono tenuto a seguirle per tutt’altre ragioni. Quindi se sei informato tu, penso di esserlo anch’io non credi?
    Quanto alla pagliuzza, mah potrei stare qui a scrivere fiumi di parole, ma evito, è meglio…
    Venendo al resto, tu parli e giudichi, me dico, ormai sei giunto a sentenza senza conoscere la storia di questa persona, i suoi dubbi e tormenti, le sue titubanze, i suoi tentativi, tutto ciò che ha vissuto pur di provare a salvare un umano destino alla deriva, considerando anche il ricorso ai farmaci, ma per la sola e unica ragione, lo ripeterò fino alla morte (che tra l’altro è vicina…un cancro all’intestino con metastasi diffuse non lascia scampo amico, no non lascia speranza…), di contenere quella disperazione, non certo di curarla, perché non la cura.
    Allora visto che ora sono davvero stanco di star qui a parlare a parlare a parlare a parlare e a parlare ad oltranza e puntualmente venire travisato e o provocato ecc, lascio parlare la mia umile e limitata esperienza…
    Andrea ha 24 anni, una vita felice, piena, intensa fino a 3 mesi, dico 3 mesi prima, ora è in Spdc, ha tentato il suicidio…non riferisco di certo la diagnosi…che non è né psicosi né depressione.
    Ripercorro la sua storia con sua madre, il papà e i suoi 2 fratelli…
    Sono stato 5 ore con lui, uno davanti all’altro, nel silenzio più totale. In me, era l’attesa e la speranza che una qualche parola venisse a toglierci entrambi da quel baratro, che una parola, sua, potesse avviare un motore che poteva correre, verso la vita, una vita da vivere non una vita da scontare. Incrociavamo i nostri sguardi, fissi, e talora lo sguardo si faceva imbarazzante e poi angosciante, e sentivo la voglia, o forse il bisogno o la necessità di dire io per primo una qualsiasi parola che potesse cambiare quel legame fatto di silenzio e disperazione, di entrambi.
    Poi capivo che non dovevo farlo, che non bisognava pronunciare una parola vuota, formale, scontata…mi sarei liberato io dell’angoscia, l’avrei aumentata a lui.
    Abbozzo un sorriso e lo guardo ancora, e lui guarda me sempre, immobile, perso nel suo silenzio ghiacciato. Entrò qualcuno e niente, non si scosse. Che faccio? Non me ne vado quel giorno, non nell’ora in cui avrei dovuto farlo, qualcosa sarebbe dovuta accadere, ed io dovevo essere presente, perché quella presenza era la terapia, e per capire questo bisognerebbe conoscere le complesse dinamiche psicoterapeutiche che, a differenza dei farmaci, richiedono l’umanità di chi cura e prova a comprendere cosa si annidi dentro un ragazzo di 24 anni che non parla da mesi.
    Per farla breve, alla fine parla, e racconta, e molto…uscirono lamenti, desideri, speranze.

  • 9905
    alessandro -

    Ha ancora delle aspettative e vuole farcela, ma si sente fuori luogo in ogni situazione, e non sa indicare un periodo preciso come inizio di questo suo disagio.
    Terapia alla dimissione? Antipsicotici (e non era psicotico), ansiolitici, stabilizzatori, depot ogni 15 giorni. Dopo tre giorni un lancio nel vuoto da 17 metri, schiantato come un maiale al macello.
    Lascia un biglietto, voleva essere ascoltato, voleva liberare le sue parole di angoscia e disperazione non castrarle, reprimerle, infine spegnerle.
    Tu dici: c’è chi ha bisogno dei farmaci e chi della psicoterapia e chi di entrambi…no mio caro: c’è chi ha bisogno del dialogo e dell’incontro sempre e forse, per un motivo ben preciso, qualche volta ha bisogno anche dei farmaci. A te la chimica a salvato la vita? Io non faccio come fai tu con me, non vengo a puntualizzare sulla tua situazione come tu puntualizzi sul mio pensiero e le mie scelte, allora ti dico solo questo: ne sono contento. Auguri e buona vita!
    Tuttavia, come in questo caso e in migliaia di altri casi, l’essere stati lasciati in bilico ed in balia dei (soli) farmaci, dico (soli) farmaci, quella vita possibile l’hanno resa una vita mancata, per non parlare della sopravvivenza a cui, sempre grazie ai (soli) farmaci sono costretti un numero sterminato di altre persone. Private, dalla chimica vista, intesa e praticata come la sola e unica ‘soluzione’ di quella soggettività di cui ho già parlato.
    La teoria sì, sì sì, come no…la teoria la conosco bene certo, sia quella riguardante la chimica, sia quella concernente l’aspetto dialogico, diciamo pure psicoterapeutico e tutto il resto.
    Ma la ‘sapienza’ non basta, la sola ‘sapienza’ conduce sempre all’errore e al disastro, alla tragedia. Uno psichiatra soffre perché è un uomo, e almeno nella mia concezione, e questa, differentemente dal discoso sulla serotonina, non è scienza, solo una mia personalissima opinione, al di là di farmaci o non farmaci da affiancare ad un incontro dialogico, l’unica cosa che davvero serve è conoscere il dolore e la sofferenza, la propria personalissima sofferenza, da offrire nell’incontro con colui che stai provando a salvare.
    Ho scelto questo mestiere sai perché? Perché al terzo anno di medicina tentai il suicidio, ecco, l’ho scelto per questo. E tu mi parli di ‘preparazione teorica’…
    Le parole che curano sono tali quando si uniscono alla voce spesso tremante, agli occhi, agli sguardi, a tutte quelle naturali e spontanee espressioni che confermino nell’altro le parole ascoltate, il farsi partecipe di uno stesso destino di paura o di disperazione e rassegnazione. Le parole che curano, in psichiatria, non possono non essere animate e rese vive e palpitanti dalle emozioni che sono in noi. E il colloquio come terapia intende aiutare il paziente nel trovare le parole che gli consentano di esprimere quello che lo opprime e forse, se non le si fa uscire, lo condannerà.
    Farmaci? Sì, ma prima e dopo ci vuole altro, e continuerò a crederlo nonostante i negatori !

  • 9906
    Buck -

    E’ scritto che vi è un tempo per amare , un tempo per odiare, un tempo per vivere , un tempo per morire.Forse c’è anche un tempo per parlare ed uno per tacere.
    Beh , ci ho riflettuto sopra a lungo ,ed è meglio che taccia per sempre.Se non sono piu’ capace di scrivere e comunicare senza correre correre il rischio di essere frainteso , la colpa è solo mia.
    Quindi taccio.
    Alla solitudine oramai sono abituato , addirittura mi piace.
    Continuerò probabilmente a seguirvi, ed , in silenzio ,ora mi congedo.
    Un caro addio a tutti ( per favore , non prendete queste parole come ricatto morale o simili).

  • 9907
    Marquito -

    Ritengo che in questo momento manchino completamente i presupposti per potere intavolare una discussione serena; di conseguenza, come avevo promesso, mi allontano da un forum che nello spazio di venti giorni è stato letteralmente sconquassato dal vento di Ponente. Mi dispiace moltissimo per tutto quello che è accaduto in questi giorni, mi assumo tranquillamente la mia parte di responsabilità ma ci tengo a ribadire che non sono stato io a cominciare con gli insulti (i post sono consultabili da tutti e tutti hanno potuto verificare chi sia stato ad accendere la miccia). Io sicuramente non ho mai gridato agli altri utenti di vergognarsi e non sono mai andato da un altro utente a parlare male di Alessandro offendendolo pesantemente e accusandolo di “delirare”. E’ quanto meno singolare che questo signore faccia sfoggio di umanità e di empatia e che poi irrompa in un sito dedicato al suicidio muovendosi come un elefante africano dentro a una cristalleria. Quello che mi addolora maggiormente è il fatto che tutte queste polemiche si sarebbero potute evitare con relativa semplicità. Sarebbe bastato che Alessandro ammettesse di aver sbagliato nel gridare di vergognarsi a delle persone sofferenti, e io mi sarei perfino congratulato con lui per la sua correttezza…
    Evito di replicare alle solite accuse generiche e infondate (ma quale giudizio ? Ma quale sentenza ? Possibile che quest’uomo sia così egocentrico da interpretare tutto quello che dico come un atto di accusa nei suoi confronti ? ) Sono perfettamente consapevole che qualsiasi cosa dicessi verrebbe immediatamente interpretata come crudeltà gratuita e sono diventato abbastanza accorto da non cadere più in certe trappole. In un contesto differente avrei proposto a Alessandro di chiarirci in privato, ma in questo caso, lo ripeto, mancano i presupposti minimi per potere dialogare in modo costruttivo. Mi limito soltanto a rilevare che il suo ennesimo “colpo di scena” si è tradotto immediatamente in un clamoroso autogol (chi ha orecchie per intendere intenda ).
    Io mi trasferisco in lidi più sereni e siccome questa vicenda mi ha profondamente turbato eviterò accuratamente di rientrare in questo forum. Un saluto affettuoso a Ele, a Marina, a Buck e tutti gli altri utenti che hanno partecipato al dibattito.

  • 9908
    Eme -

    È vero, il dialogo è importante, è fondamentale. Ma, spesso, viene negato proprio da chi vorrebbe parlare, vorrebbe essere ascoltato. È difficile se non impossibile capire il motivo. Anche perche’, in tanti casi, l’ostruzionismo di chi ha un disagio viene fagocitato dalla cecità, dalla sordità, dalla vergogna del disagiato. Non riesco a concepire che, in tre mesi, un ragazzo felice arrivi al punto di lanciarsi nel vuoto. “Capirei” il gesto d’impeto ma non comprendo i tre mesi di silenzio. Mi viene da pensare che siano stati vent’anni di silenzio attivo e passivo che, alla fine, hanno scavalcato la diga. Perché quel ragazzo non ti ha parlato se veramente cercava un dialogo? Perché non ha colto l’occasione che gli offrivi? Forse perché era stanco. Una stanchezza non di tre mesi ma di una intera seppur breve vita. Quando una persona non ha più input alla vita non c’è farmaco, non c’è dialogo, non c’è terapia che possa servire. Tutto parte da noi. L’istinto di sopravvivere, la voglia di farla finire

  • 9909
    Eme -

    ….la voglia di far finire la propria cecità, la propria sordità, la propria vergogna che porta a far indossare una maschera che, alla fine, non si sopporta più. Da un lato c’è il negare il dialogo, dall’altro il negarsi il dialogo per non tradire l’ immagine che si è data di sé. A volte si è solo vittime, a volte si è vittime e carnefici senza colpa e senza dolo. E troppe volte c’è chi si domanda “perché?” anche se il perché è morto tanto tempo prima insieme alla voglia di vivere lasciando un corpo che si trascina verso la morte e che niente e nessuno può fermare. La verità è dentro di noi e solo noi sappiamo qual’è e dove ci porterà.

  • 9910
    alessandro -

    La furbizia luciferina di questo signore davvero sgomenta e zittisce. Mi era parso che ci si fosse chiariti nelle rispettive posizioni, e che reciproco rispetto le si fosse ben motivate e sostenute, ed io, da par mio, mai mi sono azzardato di dire a questa persona che il suo pensiero che gli psicofarmaci gli abbiano salvato la vita è un’assurdità, anzi ho detto il contrario, argomentando poi il mio punto di vista.
    Il perchè questo signore abbia necessità intermittente di fare queste fuoriuscite assurde è sta diventando preoccupante.
    Certo, mi sono scontrato anche in modo aspro con lui, poi ci si era intesi appunto, e ora? Ora come motiva questo ennesimo comportamento strano? Di nuovo questi insulti, di nuovo questo risentimento, di nuovo queste menzogne (chiaro è che non sono stato io ad iniziare nessun polemica con lui, ed ora lui si attacca a quel ‘vergognatevi’, certamente d’impeto, e di questo mi scuso, ma ben motivato e contestualizzato da parte mia…)? Di nuovo il grottesco, in penuria di argomenti qual è, così egocentrico quel è a tal punto da voler zittire un medico su un tema che ha vissuto quotidianamente in veste umana e professionale (come ho detto: che parli lui e che parlino tutti, come è giusto e doveroso, ma posso parlare anch’io? Senza dire imporre nulla, solo portare la mia modesta testimonianza di uomo e di medico? Poi sono io l’intollerante eh…), altro non gli rimane che riaprire polemiche rifacendosi al passato remoto.
    Io davvero non sto riuscendo a capire se questo sia frutto di luciferina malvagità oppure di uno stato psichico decisamente preoccupante.
    Non mi interessa, per me finisce qui ! Non chiedo giustificazione, davvero, di tutto questo astio da parte di questo signore nei miei confronti. Non mi interessa!

    Quanto al successivo commento, vorrei dire una cosa, e fin da ora chiedo scusa nel caso abbia frainteso: spero si rinunci alla pretesa di volermi insegnare il mio mestiere. Posso averlo fatto male, posso aver fallito, anzi sicuramente spesso ho fallito, ma ho agito sempre, e dico sempre, con sincerità e nel solo scopo di essere d’aiuto a quanti la mia avventura di uomo e di medico mi ha consentito di incontrare e di accompagnare nel loro cammino di angoscia e di speranza.
    Mi riferisco a queste parole che, lo ripeto, è possibile che abbia inteso male: ‘Non riesco a concepire che, in tre mesi, un ragazzo felice arrivi al punto di lanciarsi nel vuoto. “Capirei” il gesto d’impeto ma non comprendo i tre mesi di silenzio’. Non l’ho capito io, non l’ha capito nessuno, vuoi che lo si capisco così? Possiamo fare tutte le supposizioni e sviluppare tutte le argomentazioni che vogliamo, ma questo è, quel silenzio è stato, non ho altro da dire e bob direi altro sinceramente, e penso non sia difficile capire il perchè
    Aggiungo solo che quel agazzo con me, e solo con me, in un particolare frangente ha parlato, poi tu sai che in psichiatrica non esiste nulla di certo.

Pagine: 1 989 990 991 992 993 1.495

Lascia un commento

Max 2 commenti per lettera alla volta. Max 3 links per commento.

Se non vedi i tuoi ultimi commenti leggi qui.


▸ Mostra regolamento
I commenti vengono pubblicati alle ore 10, 14, 18 e 22.
Leggi l'informativa sulla privacy. Usa toni moderati e non inserire testi offensivi, futili, di propaganda (religiosa, politica ...) o eccessivamente ripetitivi nel contenuto. Non riportare articoli presi da altri siti e testi di canzoni o poesie. Usa un solo nome e non andare "Fuori Tema", per temi non specifici utilizza la Chat.
Puoi inserire fino a 2 commenti "in attesa di pubblicazione" per lettera.
La modifica di un commento è possibile solo prima della pubblicazione e solo dallo stesso browser (da qualsiasi browser e dispositivo se hai fatto il Login).

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 caratteri disponibili