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Il suicidio

di beppino
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14.941 commenti

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  • 9891
    Rosella lopes -

    Ho letto e riletto le vostre parole..già,ki può dire se è più egoista ki ti ama o ki si annulla della propria esistenza..Ho provato sulla mia pelle la sofferenza,il disagio,l’agonia..di una persona ke ha provato con tutte le sue forze a sopravvivere alla vita,e se dapprima ho reagito con rabbia a questa scelta,con il passar del tempo,ho capito ke nessuno col proprio affetto può determinare o indurti a fare delle scelte,nessuno è padrone della nostra vita,anke se ki ti ama ti vorrebbe nel bene e nel male sempre presente..non condivido questa scelta,ma voglio comprenderla.forse ora ha trovato la pace dell’anima, e se lui è felice,io cercherò di esserlo per lui..di una cosa sola sono certa..NESSUNO,nessuno può ritenersi tanto solo da pensare ke dietro di sè nn lascerà lacrime..molto spesso il buio dell’anima toglie lo sguardo sull’amore ke ci circonda… CON AFFETTO..

  • 9892
    alessandro -

    Per quanto mi riguarda, Gio, sono d’accordo con te: ognuno porta il suo apporto, esprime in piena libertà e, si spera, sincerità il suo pensiero.
    Io non condivido il tuo, ma lo rispetto, e mi sembra che mai ti ho detto di non esprimerlo. Ho espresso il mio anche in modo crudo ma non pretendo di tacitare quello degli altri.
    Ciao Buck, siamo medici noi due, e seppure con specializzazioni diverse sappiamo bene di cosa parliamo quando parliamo di ‘evidenze’, ‘prove’, ‘basi certe’…tuttavia in psichiatria non c’è niente di certo, mai…gli psicofarmaci, non è dogmatico dire che non curano nulla (quale scoperta delle neuroscienze ha dato risposte certe sull’origine dei disagi mentali? L’approccio organicistico è appiattito, ancora, su questa sentenza dello psichiatra positivista Griesinger: ‘le malattie mentali sono malattie del cervello’, prove da allora? Nessuna!), sedano, eliminano il sintomo, lo sopprimono, ma non curano, per il semplice fatto che non si conosce la causa, organica, da curare, se anche ci fosse.
    Ritornando a Griesinger, lui stesso, però, prese a dubitare della sua ipotesi là dover scrisse: ‘a che servirebbe se conoscessimo tutto ciò che accade nel cervello durante la sua attività, se potessimo penetrare tutti i processi chimici, elettrici e così viva fino all’ultimo dettaglio? Qualsiasi oscillazione e vibrazione, qualsiasi evento chimico e meccanico, non è mai uno stato d’animo, un’idea, un umore. Comunque vadano le cose, quest’enigma resterà insoluto fino alla fine dei tempi, e io credo che se oggi venisse un angelo dal cielo e ci spiegasse tutto, il nostro intelletto non sarebbe nemmeno capace di comprenderlo’. E lo ha detto Griesinger, provate a chiedere ad uno psichiatra organicista, appiattito sulla farmacologia chi sia per lui Wilhelm Griesinger, è la sua Bibbia! Ma forse gli torna comodo dimenticarsi di queste sue parole, forse è più comodo trincerarsi dietro una sentenza che, per chi incappa nei suoi fanatici, non lascia scampo: ‘le malattie mentali sono malattie del cervello’.
    No, non è così, assolutamente, i nostri sentimenti non sono chimica, processi elettrici, sinapsi, giunture neuronali.
    Certo, entra in gioco tutto questo, ma nel modo e nel senso di ci ho già parlato e che è inutile ripetere.
    Si smette di assumere psicofarmaci, e questo gesto cosa vuol dire? Come va inteso? Io, tu, noi che siamo medici Buck, come dobbiamo interpretarlo? Ma mia umile e modesta risposta è che si tratta di un linguaggio estremo e di una disperata richiesta di essere ascoltati anche al di là del proprio sistema neuroendocrino (e se ti parlo di PNEI, psiconeuroendrocrino immunologia sai bene di cosa ti parlo e perché te ne parlo).
    L’appiattirsi sulla farmacologia in psichiatria significa ridurre la persona che soffre a cosa, a mera e vile materia, su cui fare esperimenti magari, come ha fatto una degna discepola del Cassano a Pisa, che ha sperimentato un farmaco su una ragazzina di 13 anni (e già sul dare psicofarmaci a quest’età…).

  • 9893
    alessandro -

    Assurdità per la quale, questa ‘psichiatra’, questa ‘dottoressa’ è stata giustamente e doverosamente condannata.
    L’appiattirsi sulla farmacologia in psichiatria tende a privare il sofferente della sua soggettività, e quando questa è compromessa, non è certo il sistema neuroendocrino e l’apporto degli psicofarmaci a poterla restaurare.
    Se la follia e la sofferenza psichica sono la destrutturazione della soggettività come si può pensare di vincere questa sofferenza attraverso un agire medico che assume come logica proprio la negazione della soggettività? E questo succede, negli Spdc e in tutte le strutture psichiatriche questo accade, ed è proprio davanti a questa negazione che si ribellano quanti rifiutano l’assunzione di farmaci, perché in questa negazione stanno peggio che nella pazzia e nella sofferenza, che con uno psicofarmaco non scompare.
    Detto questo, torno a ripetere che è chiaro che per superare atroci sofferenze l’aiuto chimico può rendersi necessario, ma nel senso del contenimento non certo della cura, la cura in psichiatria è tutt’altra cosa.
    I dogmatici sono loro, sono gli psichiatri – sacerdoti del litio per i bipolari, della fluoxetina per i depressi, del depakin per i destabilizzati umorali, delle benzodiazepine per gli ansiosi ecc…i dogmatici e fanatici sono gli psichiatri che non riconoscono questa semplice evidenza, l’unica certa in psichiatria, che poi è un incertezza: che non c’è nessuna origine organica alla base di tutti i disturbi psichici. Almeno allo stato delle attuali conoscenze!

  • 9894
    Buck -

    Marquito , mi spiace , ma sono stato talmente crptico che non sono riuscito a far capire che ero totalmente d’accordo con te.
    Cosi’ come sono in totale accordo sulla problematica riguardo a Dio con Alessandro.
    Le Allusioni erano per dare accordo , non erano in disaccordo.
    Mi fa piacere di non aver “colpito” negativamente Rosella , anche perchè il problema da lei sollevato e’ tutt’altro che marginale.
    Ciao Alessandro.
    Ma forse è meglio che mi ritiri dal forum ( e forse non solo da quello).

  • 9895
    Marquito -

    Mi limito a rilevare che i signori medici non sono necessariamente più competenti dei non-medici in materia di suicidio. Il suicidio è un problema che può essere affrontato da varie angolazioni. La prospettiva di un antropologo, o di un psicologo, o di una persona che ha tentato materialmente il suicidio, è altrettanto feconda e degna di rispetto di quella di un medico … Secondo me nessuno ha scritto un’opera sul suicidio migliore di quella di James Hillman, che è “solamente” uno psicologo di formazione junghiana.
    Un mio zio si è tirato una revolverata; io ho tentato il suicidio ingerendo 2OO compresse di sonnifero sciolte nella vodka e in seguito a questo evento drammatico sono stato in coma per più di due giorni ; eppure non vengo qui a rivendicare il mio status di “sopravvissuto” per dimostrarmi più bravo e competente degli altri…. né tanto meno vengo a dirvi in cosa sono laureato … Certo; porto la mia personale esperienza e come tutti gli esseri umani sono condizionato dalla mia storia e dal mio background esistenziale, sociale e culturale … Gli antidepressivi mi hanno salvato la vita e non si può pretendere che io abbia una posizione pregiudizialmente ostile nei confronti degli psicofarmaci … ma per favore; evitiamo di stabilire graduatorie fra chi è più competente e chi è meno competente.
    Detto ciò; io sono sempre più perplesso dalla piega che sta prendendo questo forum e mi vedo costretto a condividere il pensiero di Dago e di tanti vecchi utenti, che un tempo lo frequentavano assiduamente e poi si sono allontanati. Penso proprio che entro breve seguirò il loro esempio.

  • 9896
    Nik -

    Desidero semplicemente tornare sul tema del forum annontandoVi una scritta che vidi tempo fa in un lenzuolo attaccato su di un luogo dove c’era stato un incidente stradale, mortale per un motociclista.

    “Ciao Paolo, da oggi saremo tutti un pò più soli”

    Riflessione:
    Non importa legittimare o meno la scelta di “andare via” quando si vuole; ma ricolmare il vuoto che si viene a creare in chi ti conosce (e non), che sicuramente, rimarrà per sempre insostituibile.

  • 9897
    buck -

    @Marquito . mi domando se la brutta piega che questo forum sta prendendo non sia anche , magari in minima parte ,conseguenza della mia presenza. Forse è meglio che mi limiti a leggere, e che continuino a porsi domande e a cercare risposte altri come te.
    Meglio che abbandoni io piuttosto che tu.

  • 9898
    alessandro -

    Ma perchè hai sempre il bisogno di far polemica, di attaccare, provocare? Prima leggi con intetresse e chiedi il confronto, e se uno accetta e parla con tutto l’insieme del suo essere poi te ne risenti? Mah…
    Laurea, competenza, verità, risentimenti, ritiri, ma di che parli?
    Io non ho nessuna verità da imporre, esattamente come te porto la mia esperienza e sensibilità, senza voler imporre nulla a nessuno, ti è chiaro questo?
    Hai preso psicofarmaci e sei stato meglio, anzi ti hanno salvato la vita? Bene, ne sono felice, e mi fa piacere che partecipi questo agli altri, ma ti chiedo troppo di permettere anche agli altri, anche a me di fare lo stesso? Di dire il mio pensiero, di esprimere le mie idee, di riferire le mie esperienze umane e professionali, che sono la stessa cosa poi, si uniscono inscindibilmente insieme? Ti chiedo troppo davvero?
    Anch’io ho una storia che mi condiziona, un passato che mi tormenta, un presente che mi spaventa, e un futuro che non ho perchè non vivrò a lungo, e parlo sulla scia delle emozioni, ferite, sì emozioni ferite e delle sensazioni spesso atroci che dalla consapevolezza di tutto ciò me ne vengono, posso farlo o ti disturba troppo?
    Anch’io soffro amico, anch’io alle volte vorrei prendermi una boccetta intera di xanax per non pensare, delle stilnox per dormire almeno 2 o 3 ore. Anch’io ho i miei casini, le mie difficoltà, i miei entusiasmi castrati, i tanti problemi, di ogni genere e non solo di salute e non solo di abbattimento psicologico, da affrontare quotidianamente, dovendomi anche far carico dei miei disastri familiari, di mia madre, mia nonna, mia sorella ecc…
    Mi sembra che stai lì col fucile puntato pronto a colpire come uno si azzarda a dire cose che ti farebbe piacere non sentir dire, e poi chiami gli altri intolleranti e dogmatici?
    Quando mai ho detto o lasciato intendere che di suicidio siano autorizzati a parlarne solo medici e psichiatri (magari solo loro, insieme agli psicologi anche, a ‘curare’ chi lo ha tentato, ma quanto a parlarne…)? Ma lo fai apposta a distorcere il mio pensiero per non so bene quale scopo o proprio interpreti la realtà in modo distorto?
    Io non ho mai cercato di imporre ‘verità’ di nessun genere, ho sviluppato solo argomentazioni mediche sulla base delle attuali conoscenze, che per ora sono quelle, punto, qual è il mio comportamento così riprovevole che scatena questo tuo risentimento proprio non riesco a capirlo, e francamente guarda, a questo punto rinucio a chiedertene motivazione.
    Buck, non ho capito una cosa: personalmente, senza ricorrere alla laurea, come interpreti la tua soffrenza, diciamo pure il tuo male di vivere: è tutta una questione di chimica o prevalentemente di chimica, o pensi che si tratti, anche, o di altro?
    Te lo chiedo perchè nel tuo ultimo commento ho notato una specie di contraddizione rispetto al altri tuoi precedenti…ma ti chiedo una risposta, se vorrai darla, dall’uomo che soffre non dal medico, dall’uomo e dalla sua sensibilità.

  • 9899
    Marquito -

    @ Buck:
    Caro Buck; ho letto soltanto adesso il tuo ultimo post e non ho assolutamente nessun motivo per dubitare di quello che scrivi ; quindi mi dispiace molto di avere frainteso il senso delle tue parole. D’altra parte, quando ci si esprime per allusioni, ci si espone sempre al rischio di non essere compresi. Io preferisco esprimermi in modo chiaro e diretto proprio perché so bene che all’interno di un forum si possono facilmente generare incomprensioni. Ti assicuro che il tuo messaggio era estremamente ambiguo e che si prestava facilmente ad interpretazioni contrastanti (non sono stato il solo ad avere questa impressione). Comunque se mi sono sbagliato ti chiedo immediatamente scusa, perché io, grazie al cielo, non ho nessuna difficoltà ad ammettere i miei errori.

  • 9900
    Marquito -

    Alessandro, mi fa una strana impressione sentirti dire che io sono polemico, che attacco gli altri utenti e che cerco di imporre il mio pensiero, non perché questa opinione non sia legittima, ma perché questo mi sembra il tipico caso in cui si vede la pagliuzza nell’occhio del proprio fratello senza accorgersi della trave che è nel proprio. Adesso cerco di farti comprendere meglio il mio punto di vista; poi valuterò se sia il caso di intrattenermi ancora in questo forum, a cui sono molto affezionato ma che da qualche tempo a questa parte è divenuto assolutamente irriconoscibile.
    La mia impressione è che nell’ambito della psichiatria ci siano troppo settarismo e troppo fanatismo. A cosa mi riferisco quando parlo di “atteggiamento dogmatico” ? Mi riferisco al fatto che molto spesso le convinzioni personali dello psichiatra vengono anteposte all’interesse del paziente, il tutto, si badi bene, in perfetta buona fede … Le persone dogmatiche, generalmente, non hanno il minimo sentore del loro dogmatismo. Gli psichiatri tendono a dividersi in scuole di pensiero e qualche volta combattono le loro personali battaglie sulla pelle del malato, il tutto, lo ripeto ancora una volta, senza nemmeno rendersene conto. Tu mi dirai che entro certi limiti è inevitabile che sia così, perché anche lo psichiatra è un essere umano che ha i suoi convincimenti, i suoi ideali e le sue travolgenti passioni. Te lo concedo tranquillamente; ma credo che ci siano dei casi in cui lo psichiatra esagera, prescindendo quasi completamente dai dati oggettivi che si trova di fronte. Guarda che non ne faccio una questione di schieramenti; questo discorso vale tanto per i “materialisti” che per i loro avversari. Ti faccio un esempio tratto dalla mia personale esperienza. Io sono stato seguito da una psichiatra che era preparatissima dal punto di vista teorico, ma che mi ha oggettivamente danneggiato a causa dei suoi preconcetti nei confronti degli psicofarmaci. Questa signora si è ostinata per un anno a prescrivermi una dose di antidepressivo assolutamente inadeguata alla situazione di emergenza in cui mi trovavo, e questo non perché non fosse intelligente, ma perché i suoi terribili pregiudizi ideologici erano più forti della sua notevole intelligenza. Credeva ciecamente nella psicoterapia freudiana, e riteneva che l’unico modo per affrontare la depressione fossero delle lunghe sedute di psicoanalisi (SEGUE)

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