Il suicidio
di
beppino
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x jena
Non so se esiste l’aldilà, ma vorrei che ci fosse per almeno dieci minuti, quel tanto che basta per vedere la faccia di un kamikaze che si è appena fatto saltare in aria in nome di Allah e si accorge poi che Allah non esiste.
Le cose belle sono molto rare…e le cose rare nella vita di una persona possono non accadere mai….
Si,vero,amletica considerazione, le cose rare nella vita di una persona possono anche non accadere mai… Ma la vita stessa è una continua incertezza e quindi chi può dirlo?
Una cosa è certa, se ci si stanca di lottare si è certi. Ma qua si può dire tutto e il contrario di tutto.
E se vogliamo proprio tirar fuori l’aldilà preferisco farlo pensando all’autonoleggio nella paradise island di Carlito’s way “E’ un sogno, Dave. Bisogna sognare,amico!”. Oppure pensando ad un bel panfilo come Jimmy il Santo “…un brindisi, un ideale, è già, al termine di una vita brutta e senza senso eccoti finalmente là a bordo di un grosso panfilo a brindare con gli amici!”.
Ci son persone che per un motivo o per l’altro trascorrono la vita a stretto contatto con la morte, ci convivono, la sfidano fino all’ultimo ed infine arrivano a ricercarla accettandola come logica conclusione della propria partita con la vita. Ci son persone che stringono un’intimità tale con la morte da assumere modi e comportamenti che continuamente la ricordano, quasi fosse una compagna di vita. Ed io non sono molto distante da questo, forse. Però, ad oggi, se potessi scegliere, vorrei morire mentre stò pensando di realizzare un sogno, anche piccolo. Purtroppo spesso non si può scegliere. Pensare di morire per morire, non sò.
Parole sagge Anonimo…Dio creò il mondo,ma gli apparve detestabile,se ne distaccò e fuggì più lontano possibile,allora lo dette in appalto (o subappalto)ad un entità chiamata natura,l’uomo fu chiamato ad essere il guardiano di questo luogo orrido,ovviamente in continui turni notte,dato che sulla terra è sempre buio,sempre notte.Quindi l’uomo lavora per quest’appalto chiamato natura tutte le notti,a volte fa il furbo e non va a lavoro,ma tanto nessuno se ne accorge dato il buio che c’è.Siccome il lavoro in appalto fa più schifo di tutto,il mondo è un grande immondezzaio.Il precariato rende il mondo ancora più schifoso ed io sono lo stronzo che si rende conto di questo soltanto adesso.Buona Pasqua a tutti.
Ho scritto una stupidaggine cara Silvia,la Fede in mè c’è sempre,anche se in vita mia mi ha fatto riflettere tanto sul senso della bontà e della cattiveria,della giustizia e dell’ingiustizia.Sì è vero in arma letale di Martin Riggs viene detto “subisce il fascino della morte.”è un pò così,io non subisco nessun fascino però,infatti a volte mi sono spinto verso la morte senza provare niente,perchè aspettare il treno ed uscire per caso dai binari un momento prima o salire sui precipizi,”Ordalia”lo strizzacervelli ha fatto quest’ipotesi,prove disumane per chiedere a Dio…E’una sensazione di intorpidimento,sai “Comfortambly numb”,ti trovi in un mare mosso e ti fai portare giù e sei talmente indifferente che aspetti che il libeccio ti ributti a riva,perchè sai che è così,se fossi stato in un normale stato reattivo l’ansia mi avrebbe fatto affogare.Quando eravamo ragazzini lo facevamo sempre,le onde grandi ti portavano giù e ti strascicavano giù sul fondo,sulla ghiaia,ma noi sapevamo che dopo alcuni momenti ci avrebbe ributtato a riva,quindi bastava non respirare.Erano onde molto grandi,non come in California però grandi.Non c’era paura,perchè non c’era in noi il concetto,la paura della morte,non c’era consapevolezza che potevamo morire…era un divertimento,era una sensazione forte.Il concetto di morte credo che nasca con l’esperienza di un grande dolore,di una dolorosa separazione..ciao Silvia,grazie per le tue dosi di empatia,sei forte,ciao.
ciao Piergiorgio,la solitudine .. riesci a sentirla anche quando stai in mezzo alle persone ???perchè a me capita questo ,riesco a isolarmi pur parlando sorridendo … sembra che stia recitando una farsa .Comunque il giorno bene o male passa ,ma quando viene la sera ,ti ritrovi stretta in quelle 4 mura ,sistemi i tuoi gatti ti prepari la cena un pò al pc , letto presto il lavoro la mattina alle 5,00 mi attende ..bè devo dirti che il magone arriva ,ma poi passa pensando che comunque questa vita me la sono scelta io (o mi stò prendendo in giro ancora una volta?)Ciao Ele il panico non lo controlli in un batter d’occhio devi imparare tu a farlo ,io qualcuno l’ho eliminato ,su altro ci stò lavorando ,altri mi sono venuti ,che devo fà?tu sai che sono volontaria ANPAS ,e come tale entro in ambulanza ,non posso stare dietro… 🙁 ,non posso entrare con la barella in ascensore .. 🙁 faccio le scalle !!!!,non posso andare ai concerti ,al cinema (devo stare vicino all’uscita) ,alle feste popolari ….(lontano dall’ammasso di gente),però sono riuscita a prendere l’aereo (ho lavorato tanto su questo) Ti racconto un fatto accadutomi poco tempo fà,io mi arrampico da tutte le parti (non ho paura è la scesa che mi crea problema ,comunque sono sempre salita in soffitta con una scala a casa mia tranquillamente a riporre delle cose … sono stata quasi tutto il giorno in soffitta ,non riuscivo a scendere il panico più assoluto ,senza cell ,ho strillato chiamato sperando che qualcuno mi sentisse ,ma c’erano soltanto i miei gatti che miagolavano!!!!! un bacione tesoro
Ciao Marina! Per ora la mia ansia è in una fase assolutamente tollerabile,nel senso che non mi comporta limitazioni.. È un risucchio nella pancia, un tremore delle mani, le lacrime agli occhi e il respiro che si affanna. Dura qualche minuto, a volte più intensa di altre. Io mi mmobilizzo, non faccio nulla, aspetto che passi però intanto mi spavento… Nel senso che temo che possa diventare uno stato d’animo continuo e allora lì si che non saprei cosa fare… In quest’ultimo periodo poi comincio ad avere paure mai avute.. Tipo con lo scooter mi sento vulnerabile (vado sulle 2 ruote da più di 20 anni e non ho mai avuto paura di niente..), oppure se vedo brutta gente per strada, penso che vogliano farmi del male, anche se poi il male a me l’hanno fatto tutte persone “per bene”!!! Insomma mi sta succedendo qualcosa?? Potrebbe essere un effetto collaterale dello zoloft? Voi che ne pensate? Vi è mai successo? Un abbraccio a tutti.
Sulla nascita del concetto di morte, in parte si, la vedo un pò come te, ma non penso solo questo. In tanti anni ho avuto modo di riflettere, anche perchè sintetizzando al massimo tutto mi son ritrovata di fronte a due scelte soltanto, vivere o morire… e riflettere rientrava nella prima delle due. Immaginiamo un bambino di cinque sei anni con una madre che dice di voler morire che non ce la fa più ecc, ecc, ecc. A sei anni i bambini cominciano a scrivere, magari qualcuno impara un pò prima, ma comunque… il livello mentale di un bimbo a quell’età è abbastanza semplice e dovrebbe rimanere semplice. Certi ragionamenti e tutti i pensieri di matrice più esistenzialista dovrebbero iniziare a girare nel cervello più tardi,secondo me, non certamente a cinque anni. Comunque, fatta questa premessa , penso che nella creazione del concetto di morte (che ritengo personale per ciascuno) c’entri molto l’esperienza del dolore, il contatto diretto con il dolore fisico ma anche la separazione da importanti affetti è dolore( specie quel tipo di separazione che si avverte come definitiva). Penso che c’entri, ma non credo che nasca lì. L’esperienza del dolore e della separazione(definitiva) non penso siano i creatori del nostro concetto di morte, credo piuttosto fungano da fertile terriccio grazie al quale può crescere un seme che era già lì. In sostanza, oggi , penso che il concetto di morte (pur con sfacettature diverse) faccia parte delle peculiarità della nostra specie. Abbiamo prove lasciateci dai nostri avi a dimostrazione di questo. Ciò che è cambiato nei tempi e nei secoli è l’elaborazione di tale concetto. Il concetto di morte è stato usato dai potenti di ogni era e in ogni luogo, estrapolando ogni volta una dottrina diversa allo scopo di intimorire e calmare le masse (considerate stupide ma molto utili nella costruzione del benessere di pochi). Un lungo “viaggio” mi ha portato a capire che l’essere umano Usa il concetto di Dio: per accusare e per difendere, per auto-abilitarsi a fare certe cose,per riuscire a perdonare e perdonarsi, per fare domande e cercare risposte, per darsi quelle risposte che nessun essere umano potrebbe mai dare. Non parlerò di religioni, sette, confraternite, congregazioni, e adepti vari…nè parlerò di fede e simili…è un terreno che ho già percorso ed in base alle mie esperienze porta solo in una direzione, quella già definita da chi stà ai vertici dell’organizzazione religiosa (di turno). C’è chi l’accetta e chi no, tutto qui. Il discorso con Dio, se mai ce ne fosse uno, io lo rimando a quando sarà,… in forma intima e privata ho in credito almeno un paio di spiegazioni. Per chi non ha mai affrontato nessun percorso religioso o spirituale, personalmente mi sento di sconsigliare entrambi, con alcune riserve a favore del secondo… considerando che potrebbe rivelarsi interessante il viaggio interiore e davvero stupefacenti alcuni incontri umani.
Jena,ti chiedo davvero Scusa, ma m’irrigidisco molto sulla parola empatia. Purtroppo sono un pò puntigliosa su certe cose. Meriterebbe un capitolo a parte, ma vorrei precisare che per come la vedo io, l’empatia è qualcosa di più. Se si vuole usare come semplice complimento, va bene, ci può stare… ma per me l’empatia è davvero qualcos’altro, di molto più intimo e viscerale. E’ davvero difficile, per non dire impossibile, entrar dentro alla sofferenza/sentimento altrui. L’idea di provare ad entrare dentro alla sofferenza altrui o l’idea che qualcuno prova di entrare nella mia, mi ricorda troppo strizzacervelli e psicoanalisti conosciuti e…
Penso, qui siamo più sul confronto di pensieri e stati d’animo, scambio di pensieri misti a qualche sensazione.
Sì è vero,scoppiare in un pianto all’improvviso,in una situazione che rivivi mentre la vive un altro.Lo so scusa.Empatia è un mondo, è una condizione per me troppo inarrivabile,è un qualcosa di cui non saprei dire due parole,ma soltanto scoppiare in un pianto dirotto,arriva e picchia fortissimo,mi fa venire in mente reduci di guerra o di altre situazioni terribili o atroci…ma non si ferma lì,altre tragiche cose,anche meno violente che rivivi attraverso qualcun’altro,non lo so non l’avevo mai vissuta fino a poco tempo fa,non credevo potesse esistere…empatia.Empatia è forse il Natale 1914,dove i soldati inglesi e francesi e tedeschi dall’altra parte si riunirono in pace.Dio mandaci tanta empatia!E pure G.M.Volontè “Bastaaaa,con questa guerra di morti di fame contro morti di fame”,o qualcosa del genere.Ciao Silvia