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Il mio lento decadimento

di OWARY

Sono sempre stata una persona con tanta voglia di fare: non mi fermavo mai. Ogni progetto o lavoro per me diventava una sfida da vincere!
Ho frequentato il liceo scientifico e mi sono diplomata con voti molto alti. Durante questi cinque anni mi sono migliorata o, almeno, mi sono sforzata tanto per farlo. Ho lottato tanto per migliorare quei lati di me che non mi sono mai piaciuti: l’insicurezza, l’essere ansiosa per qualsiasi cosa, il continuo rimuginare della mia mente su cose di cui non vale la pena nemmeno parlare, e così via… Mi sono sforzata a smussare questi lati del mio carattere e, detto onestamente, pensavo di esserci riuscita. Pensavo di essermi buttata finalmente alle spalle quella persona che tanto ho odiato…invece no.
Il mio lento decadimento è iniziato significativamente a gennaio di quest’anno ma, in realtà, i primi “sintomi”, se così possono essere definiti, li ho avvertiti già molto prima.
Tutto è iniziato quando mi sono iscritta all’università. Mi sono iscritta alla facoltà di architettura. E’ sempre stato il mio sogno diventare architetto e, magari, insegnare storia dell’arte e condividere questo amore con gli altri. Ero così convinta della strada che volevo intraprendere, che non mi sono data nemmeno la possibilità di valutarne altre. Eppure da quando ho iniziato a seguire le lezioni, il mio entusiasmo è andato scemando. Con chiunque ne parlassi, mi rispondeva: “Ѐ normale. L’università è così. Poi passa tutto”… Il problema è che non mi è mai passata.
Come ho già detto, sono sempre stata una persona molto riflessiva, che pensa troppo alle cose e che, forse, si analizza anche eccessivamente. E proprio questo mio “calo di entusiasmo” mi ha portato ad analizzarmi, a criticarmi e, di conseguenza, a demoralizzarmi. Sono ritornate le paure, le ansie e le insicurezze. Tutte quelle cose che avevo faticato ad accantonare. Ho ricominciato a non dormire la notte, ad avere paura del giudizio delle altre persone, a sentirmi inferiore a chiunque. E tutto è peggiorato a gennaio.
Dal liceo mi sono portata dietro tanti bei ricordi ma, soprattutto, tante belle persone. E proprio con quelle persone ho condiviso, come si suol dire, il “sonno e il piatto”. Eravamo un gruppo di amici affiatati e qualsiasi cosa la facevamo insieme.
Dico questo perché il mio malessere è partito proprio da qui. Agli sgoccioli di gennaio, infatti, nel mio gruppo viene a crearsi una situazione spiacevole ed, a tratti, imbarazzante: un ragazzo di questa mia comitiva si infatua di me. Se non fosse che io sono fidanzata, e che il mio stesso fidanzato ha sempre fatto parte del gruppo (perché è una di quelle bellissime persone che mi ha regalato il liceo). Problema di poco conto uno può pensare, io stessa la pensavo così… finché questo ragazzo non ha iniziato a riversare su me, il mio ragazzo e quelli che più mi stavano vicino, il proprio disprezzo. Le serate sono iniziate a diventare fredde, pesanti e io stessa mi sentivo la causa di questo. Proprio per questo motivo, agli inizi di febbraio decido di allontanarmi per un po’ da loro, per “far calmare le acque”. Ciò mi ha distrutto…non solo perché loro erano la mia valvola di sfogo, ciò che mi riportava agli anni felici della mia vita, ma perché loro stessi non hanno faticato a “sacrificarmi”. Quando parlai con alcuni di loro della mia volontà di allontanarmi per non rovinare le cose, mi hanno semplicemente risposto: “Si forse è meglio che per un po’ ti allontani, altrimenti qui tutto va in malora”. Ѐ stato un colpo al cuore. Quelli che consideravo la mia seconda famiglia, mi hanno lasciato andare senza troppi se e ma. Tutto ciò non ha fatto altro che accrescere le mie paranoie ed insicurezze.
Il problema di tutto questo è che ho reagito alla cosa nel modo peggiore: non reagendo. Mi sono chiusa in casa, senza fare nulla. Ho passato il mese di febbraio e di marzo sul letto a rimuginare a quanto facessi schifo e a quanto fossi troppo facilmente sostituibile. Tutto questo malessere si va a sommare a tutte le mie insicurezze e fragilità, a tutte le mie problematiche con l’università, e il risultato di tutto questo è che non do nemmeno un esame. Mi sento inutile, insignificante, e la rabbia dentro di me cresce piano piano. Divento triste, depressa, e troppe volte furiosa con me e con gli altri.
Ricomincio a seguire i corsi e una parte di me è motivata a prendersi la rivincita, senza però considerare che quella parte ferita e arrabbiata è troppo grande e dura da sconfiggere.
Arrivo così alla sessione estiva, e come in quella invernale, non do esami.
Ho trascorso un anno della mia vita soffrendo, stando male e a studiare assiduamente per poi non fare nulla. In poche parole: ho sprecato un anno della mia vita.
La cosa che più mi rattrista è che sono diventata il tipo di persona che ho sempre disprezzato: quella che si piange addosso e non fa nulla per cambiare.
Il problema è che ho fatto tanto per cambiare, diversi tentativi, ma è stato tutto inutile. Non è servito a nulla tutto questo.
Tutto questo per arrivare ad oggi, 27 luglio 2019 alle 5:00 del mattino, a scrivere queste righe su quanto io sia insignificante…mi odio così tanto…non so che fare.

Lettera pubblicata il 28 Luglio 2019. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 2 commenti

  1. 1
    Yog -

    Tutti siamo utili, ma nessuno è indispensabile. Dato che hai scaricato la tua compagnia, che ti aspettavi? Un applauso e una standing ovation?
    Il vero errore è stato sclerotizzarti nel ricordo del liceo, la conseguenza più grave ed irrimediabile è aver perso un anno.
    La vita è cambiamento, accettalo, se no ti succede lo stesso.

  2. 2
    Bottex -

    Allora, prima di tutto ti invito a riflettere su una cosa. Perchè vuoi “cambiare”? Nella vita bisogna essere sè stessi, non sforzarsi di essere chi non siamo. Puoi fuggire fino in capo al mondo, ma non puoi fuggire da te stessa. E poi, perchè mai saresti insignificante? O inferiore ad altri? Solo perchè sei più riflessiva? MAI pensare cose simili.
    Secondo, forse l’università non è la strada giusta per te. FORSE. Se non hai più l’entusiasmo di prima, dovresti forse cambiare facoltà, o magari provare a lavorare, almeno per un po’. Alcuni dicono che oggi ci vuole la laurea per tutto, ma non è vero. Valuta questo tipo di cambiamento.
    Terzo: se le persone che ti stavano a cuore prima sono diventate fredde, lasciatele alle spalle e cerca di conoscerne altre! Ricordati che al centro della tua vita ci sei sempre tu, non gli altri.
    Ora, sei ancora giovane, se sei giunta a un punto morto, quella che ti ci vuole è una piccola scossa. Lasciati alle spalle il passato, non pensare al liceo, conosci gente nuova (l’università è un buon posto) e ricorda che quello che fai, lo fai per TE, non per gli altri. Agosto è tempo di vacanze, magari fattene una. E poi a settembre, nuova grinta e riprenditi la tua vita!

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