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di LAD
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  • 23191
    sherazade -

    Per Golem

    Non metto in dubbio che ce l’avresti fatta comunque. Avevi tutte le basi necessarie per riuscirci. Senza piccoli da crescere e da mantenere, che avrebbero potuto rendere il progetto molto più difficile da realizzare.

    Per Maria Grazia

    Mai pensato che ti debba pentire delle tue scelte. Anch’io rifarei tutte le esperienze a cui sono stata indotta dai miei bisogni e dalle mie possibilità.

  • 23192
    Golem -

    MG, in generale, come ho detto più volte, e almeno per quanto riguarda le mie considerazioni nei dialoghi che facciamo, tu spesso fai deduzioni che non rientrano nel focus delle cose che ho inteso dire.
    Se io scrivo una cosa con una certa intenzione, e tu ne intendi un’altra, non sono io il responsabile di quella lettura, e c’è poco da vedere da diversi punti di vista: non la si è intesa come doveva essere.
    Per quanto riguarda le tue vicende familiari, nessuno può fartene una colpa, è ovvio; ma la questione “valore reale della laurea”, su cui si è incentrato il dibattito dopo quello sull’immigrazione, a un certo punto è diventato il terreno dove la difesa delle proprie posizioni sfociava in quella dell’amor proprio. E con le ragioni dell’amore, a chiunque questo sia diretto, è difficile ragionare in modo equilibrato, ça va sans dire.

  • 23193
    sherazade -

    Per Trader

    Mia madre era una contadina e mio padre un operaio, che divenne caporeparto in un’importante azienda straniera.

    La famiglia impegnò tutti i risparmi per migliorare la vita delle mie sorelle ma, dopo pochi anni, ci ritrovammo con un fallimento e un’ipoteca sulla casa.

    Mio padre non pote’ mantenere la promessa di consentirmi di proseguire gli studi. Ho cominciato a lavorare a 17 anni: anche il mio stipendio era utile per finire prima di pagare i creditori.

    Per molto tempo mi è dispiaciuto ma in seguito ho capito che quasi certamente non sarei stata capace di seguire studi universitari.

    Mentre già lavoravo, ho frequentato per anni scuole serali, per mettere a frutto l’inclinazione per le lingue straniere, che ho poi perfezionato lavorando all’estero, a inizio anni ’70.

    Il lavoro è stato più che soddisfacente anche così! Sono sempre stata economicamente autonoma, libera di decidere come e con chi vivere!

  • 23194
    Golem -

    Sheraross, ho portato mia figlia all’Università diverse volte da quando aveva 9 mesi credo, perchè mia moglie spesso lavorava sino alle 20. E le piaceva evidentemente, perché non ha mai disturbato né si è mai annoiata. A volte per scherzo mi spacciavo per ragazzo padre, e facevo simpatia per questo, ma soprattutto per la piccola bionda con gli occhioni azzurri sempre incuriositi da quegli spazi, che ovviamente non passava inosservata. Rientravo per le 18 e 30, le facevo da mangiare e poi preparavo la cena per l’arrivo della mamma. Non raramente la piccola si addormentava e la mettevo a letto. La mattina la portavo al nido, alla materna dopo i tre anni e a scuola dopo i sei, in strutture vicine al mio ufficio che avevo (quella sì una fortuna) a 800 metri da casa, e naturalmente la prendevo il pomeriggio se la mamma non poteva. E quando capitava che avessi una lezione in quei pomeriggi, la portavo con me.
    È così che ho fatto sei esami l’anno per 5 anni, il primo il 26 giugno ’89, l’ultimo il 26 giugno ’94, a marzo ’95 mi sono laureato: 98/100.
    (98, come il Q.I. Strano.)

  • 23195
    maria grazia -

    Golem, l’eccessivo amor proprio non centra nulla.

    Rossana va nei dettagli. Lo farò anch’io.

    I miei erano da sempre persone ossessionate dai soldi, ma le cose peggiorarono quando mio padre venne truffato dal suo commercialista, che lo derubò di una somma che allora ( erano gli anni 90 ) corrispondeva a circa 25000 euro. La loro frustrazione si riversò soprattutto su di me, considerata da sempre la “figlia difficile”. Noi a casa avevamo una caldaia elettrica, e mio padre la spegneva tutte le volte che sapeva che mi sarei dovuta fare una doccia. Spesso dovevo lavarmi con l’ acqua gelida. Indusse anche mio fratello a venirmi a chiudere il rubinetto dell’ acqua ogni volta che mi stavo sciacquando la bocca dal dentifricio. Quando a casa telefonava un ragazzo con cui uscivo e rispondeva mia madre, lei gli faceva il terzo grado per informarsi della sua situazione finanziaria. Il ragazzo poi mi riferiva tutto e io mi sentivo terribilmente in imbarazzo.

  • 23196
    maria grazia -

    Mio padre ripeteva che studiare era inutile, che lui a sette anni già lavorava e così facendo si era comprato due casette al mare. Lo sentivo borbottare ogni volta che prendevo in mano un libro, diceva che erano perdite di tempo e che la scuola costa troppo. Io comunque studiavo lo stesso con profitto.

    Mia madre mi disse che l’ università dovevo scordarmela e che dopo il diploma sarei dovuta andare a lavorare. Noi vivevamo a Milano, che già allora era una città costosissima, con i lavoretti che trovavo non avrei potuto pagarmi un appartamento per stare per conto mio, nemmeno in condivisione, e di certo i miei non me lo avrebbero finanziato. Le liti furiose e ricorrenti con loro mi lasciavano completamente senza forze. Una sera mio padre mi lanciò contro qualcosa. Lo sfiorai per un pelo. Arrivai a prendere gli ansiolitici perché a casa con loro cominciarono a venirmi attacchi di panico.

    Alla fine, esausta, mi trasferii al mare, da sola, dove avevamo le nostre due case vacanza. Contro la loro volontà.
    Loro rimasero in città. Solo da quel momento trovai un po’ di pace.

  • 23197
    Golem -

    MG, trovo naturale difendere le proprie posizioni, o condizioni, anche nel sia pur non richiesto confronto con quelle altrui, ma non andando oltre quello che è il normale buon senso.
    Comunque, triste la tua storia famigliare, e chissà quanti ragazzi vengono segnati per la vita da famiglie disfunzionali, in una spirale perversa che si replica di generazione in generazione.

  • 23198
    sherazade -

    Per Golem

    Senza dubbio, sei stato fin dall’inizio un ottimo padre con la figlia di cui spesso racconti.

    Molto bella la dettagliata descrizione di come e quanto ti sei preso cura di lei negli anni in cui hai frequentato con profitto l’università.

    Senza toglierti alcun merito, resta comunque una fortuna sia avere avuto due stipendi a fine mese che essere stati in due a crescere un cucciolo.

  • 23199
    sherazade -

    Per Maria Grazia

    Nella vita molto conta fin dall’inizio. Da lì deriva gran parte del proprio modo di essere e del proprio futuro.

    Al di là di inevitabili contrasti, continui ad essermi simpatica per alcune affinità che sento di condividere.

    Tu sei stata distolta dalla famiglia dalla possibilità di frequentare l’università ma amavi studiare. A me non è stato permesso per motivi economici ma difficilmente sarei stata in grado di applicarmi ad argomenti che non fossero di mio particolare interesse.

    In diverse epoche, ci siamo entrambe barcamenate al meglio delle nostre capacità nelle inevitabili complicazioni dell’esistenza, che non risparmiano nessuno. Ognuno si destreggia meglio che può, con quanto ha avuto in dote iniziale, sia genetica che famigliare, con l’aggiunta di quanto ha potuto acquisire strada facendo.

    Per me, le più rilevanti differenze sono da identificarsi nel carattere e nella capacità d’empatia. Mai ai percepita inferiorità per carenza di studi e di dotazioni cognitive…

  • 23200
    Suzanne -

    Alé, sembra l’appendice del libro Cuore. Tanta autocommiserazione verso sé stessi, considerandosi vittime di ciò che si ha ricevuto per nascita, però poi lo stesso riconoscimento non va a chi è nato nella parte sbagliata di mondo. Tutti hanno diritto ad autodeterminarsi, ed essere cresciuti in Italia con pochi soldi e/o con famiglie disfunzionali mi sembra il minore degli impedimenti onestamente. La compassione e le attenuanti che siamo cosí bravi ad attribuirci costantemente, dovremmo essere altrettanto magnanimi da concederle agli altri.

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