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LAD
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Sull’ultimo passaggio mi trovi d’ accordo, però l’aver avuto una vita difficile, come ad esempio la mia, non significa automaticamente non avere cultura.
Salutami i grandi maestri.
Golem, io non immagino nulla. Descrivo solo la realtà per quella che è, in modo forse un po’ crudo. Il che ovviamente può non piacere.
MG, permettimi, descrivi la realtà per come la vedi o vuoi vederla, non per quella che è, perché io quell’aspetto che ti ho contestato non lo vedo proprio nel modo che hai voluto intendere, e lo so perché ne sono protagonista.
÷÷÷
Trad, ma chissenefrega di chi era o non era, e a chi fosse indirizzato quel fake. Comunque non è servito a niente, se non a tentare di compensare la frustrazione di chi lo ha scritto.
Per Trader
“Si parlava della validità e utilità della laurea, non dei motivi per i quali un individuo non abbia studiato.” – ottima osservazione, che riporta l’argomento alla domanda iniziale.
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Per Golem
La tua laurea, corredata da tante letture e approfondimenti in diversi ambiti, non può che confermarti merito. In particolare per l’epoca in cui l’hai conseguita. Anni in cui i laureati non erano numerosi come anche solo 20 anni dopo.
Devo avertelo già scritto: sei stato fortunato ad avere al tuo fianco una donna che non ti ha fatto pesare la lunga carenza di svaghi, oltre alla favorevole circostanza, da non sottovalutare, di abitare in una grande città.
Anch’io provengo da una famiglia povera, ma mi sono fatto da solo.
Per Maria Grazia
Non entro in polemica sulla tua sensibilizzazione delle lunghe ed accese contrapposizioni del passato, in cui sei stata fedelissima affiancatrice di Golem nel voler imporre una verità in amore che non è affatto assoluta.
Quanto all’importanza della laurea, sembra vero che raramente porti a grandi scoperte/innovazioni, come in ambito informatico e di ricerca. Senza contare che alcune lauree a carattere umanistico sono meno impegnative da conseguire con studi e più facili da equiparare nell’acquisizione di nozioni da autodidatti rispetto a quelle scientifiche.
A chi ha seguito regolari percorsi universitari resta, anche se non sempre, una maggior capacità critica di “leggere” informazioni sull’evoluzione della società e un utile allenamento a prevedere le conseguenze delle proprie scelte. Derivante da automatismi applicativi di metodo e logica.
Donna e grande città sono d’accordo, ma credo che ce l’avrei fatta anche senza quelle dotazioni. Ricordo lavoratori studenti che vivevano a 80 chilometri da Milano.
La tesi comunque l’ho dedicata alla donna. Lo meritava
@Trader, questione planimetrie: stavo facendo un pensiero, le planimetrie che ti servono, non possono essere integrate o far parte di eventuali NOTE ESECUTIVE?
Ogni volta che si fa un progetto, c’è il progetto e il progetto degli impianti, con le note esecutive cioè come é stato fatto l’impianto, disolito corredato della relativa planimetria, la nota esecutiva di tal impianto ha sempre la planimetria, propria sua, del tipo l’impianto elettrico ha la sua planimetria, con tutte le derivazioni segnate, legende varie, e poi l’atto di collaudo. Possibile che questo edificio sia così “anziano”, da non avere più disponibile in qualche archivio tali informazioni?
Se invece ha subito variazioni e ristrutturazioni allora la cosa si fa più complessa. Però da i miei ricordi, le note esecutive, hanno sempre la planimetria o più planimetrie, per impianto. Va detto che si tratta di edilizia residenziale, la mia esperienza, ma anche per edilizia industriale dovrebbe esserci lo stesso…
…principio
Rossana, il percorso di laurea non ha niente a che vedere con il saper valutare obiettivamente le proprie scelte. Inoltre ciò che tu ritieni condannabile ( o irrimediabile ) non significa che lo sia in termini assoluti. Dipende dai propri paradigmi, dalla propria storia e situazione personale.
IO NON MI PENTO DI NESSUNA DELLE MIE SCELTE, perché, nel bene e nel male, mi hanno resa ciò che sono oggi, cioe’ la persona che volevo diventare. Ti è chiaro?
Golem, io e te evidentemente osserviamo la realtà da due prospettive diverse. Quale sia quella giusta non sta a me dirlo. Però i fatti finora mi hanno sempre dato ragione.
Chiarisco che nel mio caso il problema non è stato il non poter studiare per mancanza di mezzi. A casa nostra i soldi non mancavano. I miei genitori erano persone altamente disfunzionali, che miravano non alla naturale realizzazione dei loro figli, ma ad avere il totale controllo su di loro.
È più facile controllare qualcuno sabotando i suoi propositi che non incoraggiandolo. I miei questo lo sapevano bene. A differenza di mio fratello, che accettava tutto passivamente, io mi sono ribellata come ho potuto. Ovvio che, se in giovane età avessi avuto il supporto di una guida appropriata, molte cose si sarebbero svolte diversamente.