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LAD
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Golem e Stunt, grazie a entrambi per le gentili risposte le quali, da angolazioni diverse, dicono cose sulle quali sono sostanzialmente d’accordo. Ribadisco che per me il monologo di Angelo non costituisce un problema in quanto tale, poiché lo considero come un esempio di paradosso e di iperbole che sono insiti nella satira e nella comicità. Però certe idee da lui espresse tendono a diffondersi, in modo più o meno subdolo, in contesti più “seri”. E questo è ciò che, pur con la leggerezza del caso, chi si occupa di disabilità cerca di contrastare.
“Secondo me lui non sfotteva i disabili, ma l’ atteggiamento ( e i pensieri ) che molti hanno verso di loro”.
Vabbè, quando si vuole far passare per bravo un cialtroncello che cerca di fare il comico senza averne il talento.
Non sarà un commento intelligente, ma la realtà è quella.
D’altra parte oggi, con la bulimia mediatica che c’è, anche se fai un monologo con le scoregge traverai qualcuno che ti segue e ne ride. Ma sempre di scoregge si tratta.
‘Tommy, mi spiace per la tua amica. Lo Stato però non è Dio, non è un’entità astratta che plasma i nostri destini muovendoci come marionette inermi. Lo Stato siamo tutti noi”
Lo stato siete voi statali, Suzy
Max, ripeto, sei troppo signore. La buona comicità, o satira, che dir si voglia, utilizza “caratteristiche” particolare dei soggetti di cui ridere, vedi l’uso che ne fa Crozza quando fa la caricatura di De Luca o Feltri, che fanno parte dell'”essere” del soggetto, di cui questo ignora la presenza. Richiamare per ridere comunque, “mancanze” che invece sono ben presenti a chi ne oggetto, è cosa da mediocri.
A me comunque non fa ridere. Sarò massificato?
Suzanne, io credo che a questo punto l’unica opzione che ci rimane è la ribellione, solo così cambiano le cose altrimenti andrà sempre peggio. Vedi dove buttano via i soldi? PIL e spese militari, anziché spenderli per fermare una buona volta per tutte questo maledetto assassino chiamato cancro che ha ucciso la mia migliore amica. E sinceramente a me questo cancro mi spaventa più del Covid perché per qullo non c’è vaccino che tenga, nemmeno con la chemioterapia fermano quel bastardo. Sono traumatizzato, questa disgrazia mi ha segnato la vita per sempre, mi ha portato via l’unica amica che per me era come una sorella.
Sai Max, se c’è una cosa che ho imparato nella vita è diffidare di chi a parole dice di essere buono, generoso e protettivo con i più sfortunati. Di solito questi sedicenti samaritani non fanno altro che portare abilmente una bella maschera, ma nella loro vita privata si guardano bene dal praticare quello che predicano. Forse l’intento di Angelo Duro era proprio quello di veicolare l’attenzione sui disabili, proprio perché quasi tutti se ne fregano di loro. E se lo ha fatto mettendosi peraltro in una posizione scomoda, non è che da encomiare.
Stuntman, perdona se mi intrometto, ma “lo vuoi” proprio bene a ‘sto Angelo Duro, per arrivare a immaginarne una iperbolica quanto raffinatissima capacità di fare della “buona” morale con quella “particolare” satira. Tutto per mettere alla berlina l’ipocrita moralismo dei buonisti mentre si ride dei ciechi dei sordi. Certo tutto è possibile, pur sempre nei limiti della possibilità che “l’ermetismo” del messaggio venga recepito, ma credo proprio che qui siamo nel campo delle pareidolie.
Indomma, un po’ come i devoti alla “Maronna” che ne vedono le sembianze nelle macchie di umidità del bagno. Vedono la Maronna, ma sempre macchie sono.
Caro Stunt, apprezzo l’intelligenza delle tue argomentazioni ma molti passaggi del discorso di Angelo Duro proprio non posso accettarli. Poi, come ho già detto più volte, la mia reazione non vuole essere di indignazione o di offesa ma cerca di improntarsi su un registro più “lite”, ma nel merito, quello sketch proprio non lo posso condividere. Vorrei far presente che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto la cecità come la più grave, o almeno una fra le più gravi forme di disabilità. Questo può sembrare paradossale, perché chi è affetto da tetraplegia o da SLA conduce una vita indiscutibilmente pesante e sofferta. Ma non possiamo dimenticare che il 75 per cento delle informazioni che riceve il cervello proviene dalla vista, per cui la mancanza di un canale che fornisce una quota così elevata di informazioni non può non avere ripercussioni pesanti nella quotidianità e nell’organizzazione percettiva e cognitiva di chi si trovi in questa condizione.
Ovviamente le strategie compensative, che ci permettono di condurre una vita accettabile, ci sono e portano ad ottimi risultati, ma non si può dimenticare che ciò avviene con enormi sforzi e con una capacità di organizzazione di pensiero e azione che ai vedenti è richiesta molto meno. E la compensazione, anche là ove porta a risultati brillanti, non sarà mai completa, proprio perché ciò che manca incide per una percentuale molto forte. Non è questo né il tempo né il luogo per dare esempi di ciò che qui ho affermato: chi vorrà saperne di più potrà chiedermelo nello specifico o, meglio ancora, potrà contattare la nostra Unione per aderire alle iniziative che ho menzionato nei miei interventi precedenti (Percorsi o Cene al Buio). Queste iniziative non puntano a suscitare mera compassione, ma a far sperimentare potenzialità e limiti di una condizione che molti credono di conoscere ma che, proprio perché ha a che fare con la percezione, presenta dinamiche di funzionamento sue proprie.
Max, Angelo Duro ci è andato giù troppo duro. Però vorrei affrontare la tematica che ha sollevato, facendo l’avvocato del diavolo. Conosco alcuni disabili, impiegati come categorie protette, che sul posto di lavoro si approfittano della loro disabilità, pretendendo cose che a loro non spettano. È giusto tutelare una persona che ha un problema, ma andare oltre assecondandoli in tutto non fa bene a nessuno. Poi aggiungiamoci che le pari opportunità ti tormentano se hai scritto una circolare rivolgendoti a “tutti i dipendenti”, anziché “tutti i dipendenti e tutte le dipendenti”.
Per il resto Angelo Duro ha detto delle cattiverie. Mi metto nei panni di un non vedente che ascolta il cabaret di Angelo. Resterei male a sentire la battuta sprezzante che i non vedenti gli rompono le scatole, chiedendogli dove sia il gradino. Penserei:”Ma chi gli ha mai chiesto niente?!” Che poi sarebbe come affermare che gli anziani